martedì 21 agosto 2018

CIMA di COSTAROSSA (m 3.040): Spigolo Sud-Ovest

Martedì 21 agosto 2018
Io e Simone


Direttamente dalla spiaggia di Alassio pianifico e tramo nell'ombra il mio ritorno: Simone risponde presente e concordiamo nel salire una via a dir poco alternativa, decisamente fuori dalle rotte più seguite dagli arrampicatori del 2018...
Il piano prevede la partenza lunedì nel primo pomeriggio, per andare a raggiungere il Bivacco Bertoglio (m 2.760), sopra il Vallone di Vallanta, in zona Monviso, ove pernottare per poi scalare lo Spigolo Sud-Ovest (5b   AD+   8L   250 m) alla Cima di Costarossa (m 3.040).
Ci troviamo al solito posto, carichiamo per bene la macchina di Simone, poi via verso la Val Varaita.
Le previsioni non sono eccezionali, specie per oggi, ma tant'è...
Come temuto, proprio pochi minuti prima di parcheggiare l'auto ecco che inizia a piovere...
Aspettiamo in auto che il peggio passi, dopo una ventina di minuti sembra quasi smettere, così ci carichiamo le spalle di zaini pesantissimi e via, si parte!
Purtroppo dopo pochi minuti, lungo la rampa iniziale del sentiero, ecco che ricomincia la pioggia...
Poco dopo incrocio uno degli istruttori al mio corso di alpinismo CAI del 2005, il mitico Giovanni, sempre in gran forma, di ritorno dal Visolotto.
La salita è faticosa, la pioggia se ne va, si prosegue senza sosta, senza incontrare nessuno, se non un solitario che sale di buon passo, grazie allo zainetto ridotto al minimo.
Tutti i sentieri, anche i più faticosi, prima o poi terminano, così eccoci finalmente al nostro bivacco, che troviamo fortunatamente vuoto e tutto per noi:

L'ambiente è magnifico, grandioso.
Di fronte, sulla destra, la Cima di Costarossa (m 3.040) che scaleremo domani:
Prendiamo possesso del bivacco e ci sistemiamo:

Che posto!

La cena è rapida e piuttosto frugale, un panino e qualche snack, poi esploriamo un po' i dintorni, prima di sistemarci per la notte, che sarà piuttosto fredda:

La mattina la sveglia ci riporta alla vita alle 6,20, dopo essermi alzato alle 2,30 per ammirare una splendida stella cadente.
La temperatura è stata decisamente bassa, la red-bull che sosituisce il mio caffè per colazione è quasi congelata...
Ci prepariamo con calma, aspettiamo il sorgere del sole per riscaldarci le ossa, poi via, un selfie ben augurante davanti alla porta del bellissimo bivacco che ci ha accolti e ce ne andiamo:
Scendiamo dal poggio su cui è costruito il bivacco e ci volgiamo indietro a salutarlo:
Camminiamo in direzione della parete che intendiamo scalare, laggiù a destra:
La linea che seguiremo è l'evidente spigolo sud-ovest, che prenderà il sole proprio quando lo attaccheremo, come da esatta valitazione:
L'ultima pietraia, ripida e disagevole, con un paio di stambecchi esattamente sotto l'attacco della via, come ad indicarcela:


Come da relazione, all'attacco della via sono incise le iniziali dell'apritore (B. Daniele):
Ci leghiamo, il primo tiro (4c) è per Simone: sale il grande diedro verticale che ci sormonta, su roccia piuttosto delicata, poi ne esce leggermente a sinistra, reperendo uno spit che col senno di poi potrei definire piuttosto fuorviante:
Infatti si ritrova con strapiombi sulla testa e non sapendo come proseguire per non finire fuori via opta per sostare lì, aggiungendo allo spit un nut e facendomi salire:
Qui giunto valutiamo insieme la situazione, poi decidiamo che proseguirò io cercando di tornare un po' più a destra, superando dapprima un muro verticale su roccia piuttosto aleatoria:
Al di sopra esco su una piccola cengia, da dove ritrovo la descrizione della relazione, un muro a tacche con un chiodo, poi più facilmente fino alla sosta, dove poco dopo l'amico mi raggiunge:
Ok, abbiamo capito che la gradazione è quella "classica", non certo da interpretare in chiave moderna... ma ce lo aspettavamo, sì.
Resto davanti, attacco il secondo tiro (5b), doppiando lo spigolo a sinistra e salendo un bel diedrino, quindi una placca:
Raggiungo una cengia, da cui sale un muro liscio completamente verticale, inciso da una fessura abbastanza buona, spit e poi chiodo (anche se ritorto verso il basso):
Abbastanza impressionante visto da sotto:

Discutibile la scelta di non attrezzare la sosta a spit, come quasi tutte le altre... La attrezzo con friend e spuntoni.
Terza lunghezza (4a): salgo la bella fessura verticale, raggiungo una cengia, salgo un masso a sinistra e mi impegno in una seconda fessura, che mi fa uscire con un singolo passo fisico su una comoda cengia, un po' ingombra di massi instabili:
Simone segue:
La relazioneparla ora di una rampa a destra (2c), che seguo fino a cercare la fessura che dovrebbe solcare il muro verticale successivo, fino in cima a un gendarme:
Fatico non poco a individuare quella che potrebbe essere la fessura corretta, alla fine ne impegno una piuttosto ostica, su roccia non buonissima, che mi fa faticare abbastanza, prima di uscire in cengia e salire poi il gendarme successivo per divertenti sequenze di placche e diedri, fino alla sua cima:
Quinta lunghezza (4c): raggiungo la sella scendendo dalla cima del gendarme di sosta, poi impegno un diedro-camino verticale, con un singolo passo più atletico:

Ne esco a sinistra, su comoda cengia trovo una sosta a spit, da cui recupero l'amico laggiù:
Il sesto tiro (3c) è tanto spettacolare quanto facile: salgo in opposizione un muro leggermente strapiombante:

Poi una serie di placche abbattute e facili mi conducono ai due spit di sosta, in cresta:
Siamo molto alti sui ghiaioni, ormai:
Siamo in vista della vetta: salgo il facile settimo tiro (3), percorrendo la lunga cresta, per scendere poi all'intaglio successivo:
Simone in sosta, sull'aereo pulpito in cresta:
Ottavo ed ultimo tiro (4a): salgo le belle placche sopra la sosta dove ho allestito la sosta:
Raggiungo l'ultimo gendarme superando un breve tettino ben appigliato:
Ultime facili placche, prima della vetta, dove poco dopo siamo riuniti per la foto rituale:
Il meteo alla fine ha tenuto bene, ma ora sembrano addensarsi nuvole scure un po' preoccupanti:
La vicina Punta Dante (m 3.166):
Ancora qualche foto, una telefonata e un breve snack:
Scendiamo con una doppia verso sud-est, lasciando anche un moschettone all'ancoraggio per agevolare il recupero delle corde:
Andiamo poi alla ricerca di un canalone "scendibile", che troviamo, tenendo alta l'attenzione ma avendo successo:
In circa mezzora siamo giù, scendiamo le pietraie dove abbiamo lasciato i bastoncini, poi ci allontaniamo, voltandoci spesso ad ammirare la via appena scalata, ora in pieno sole:
Il sentiero ci fa passare per il Passo San Chiaffredo (m 2.764), caratterizzato da una miriade di penitentes di pietra eretti dagli escursionisti negli anni:
Scendiamo l'infinito sentiero per raggiungere infine l'auto, dove mi attende la meritata Monster, prima del ritorno a casa.
Domani mi aspetta il Pol per una via bella tosta in Castello...

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