13 maggio 2006
Io, Manu, Simo, Carlo, Paolino l'Alpino e Fabri
Maggio è notoriamente il mese più adatto per le
crinate in quota... un po' ovunque c'è ancora un casino di neve, ma siccome comincia a far caldo e le giornate sono molto lunghe, spesso la neve si smolla e, specie al pomeriggio, si assiste all'opera del disgelo, a volte impetuosa...
L'
Oronaye (m 3.131) è una splendida montagna, che tutti conosciamo, che troneggia tra la Val Maira ed il Colle della Maddalena. Saliremo la
Via Normale per il Canalone di sinistra sul versante Sud (F+).
Oltrepassiamo il Colle e, poco dopo, parcheggiamo. Si parte da qui.
Prima per prati e morene, giungiamo in breve al
Lac de l'Oronaye (m 2.411), dopo aver percorso il vallone omonimo.
Qui inizia la neve, quindi calziamo ghette e racchette da neve, con soolievo delle spalle, che liberiamo da un bel peso...
La giornata è splendida e fa piuttosto caldo.
Risaliamo le grandi colate detritiche innevate; ecco il versante Sud della montagna:
La via percorre un canalino incassato tra erte pareti rocciose, innevato, con pendenza fino a ca. 35°; il canale taglia la parte sinistra della parete Sud.
La salita è molto faticosa, ma Carlo, il solito cavallo, si sobbarca il lavoro di aprire un varco nella neve alta, salendo per primo.
Durante la crinata, nei momenti di maggior fatica, salgono alte le bestemmie della Cordata Varicocele, condite di ironia, come sempre... in particolare, si distinguono quelle di Simone!!!
Saliamo guardinghi, con particolare attenzione a rumori o movimenti sospetti del manto nevoso, nei tratti a maggior pendenza... il rischio valanghe, specie in un canalino incassato tra le rocce, è il pericolo maggiore, anche perchè ci troviamo nella traiettoria di naturale sfogo della montagna, in caso di distacchi.
La neve fortunatamente tiene e noi sbuchiamo finalmente sulla ofrcella tra la vetta e l'anticima Nord-Ovest dell'Oronaye, alla quota di m 3.050.
Arriviamo a vedere l'altro versante, verso Nord: la vista si apre sulla Val Maira e, in particolare, al centro della foto, notiamo come il Gruppo Castello-Provenzale appaia completamente sgombro dalla neve e quindi praticabile!
Dalla forcella, alla nostra destra si stacca la cresta rocciosa che conduce in vetta. Traversiamo, con tutta l'attenzione del caso, il canale nevoso e ci portiamo sulle rocce.
Siamo saliti imbragati, anche se slegati, ma ora è il momento di estrarre le corde.
Va avanti Manu, ma la salita è tutt'altro che facile...
I problemi sono i seguenti: la roccia è gelata, si tratta di arrampicare con guanti, scarponi e zaini pesanti su roccia a tratti ghiacciata. In più, l'ora è già abbastanza avanzata.
Già qui qualcuno di noi è perplesso se continuare o fermarsi alla forcella; mentre parliamo sul da farsi, all'orizzonte appaiono minacciose nubi temporalesche...
Decidiamo unanimamente di sgommare, tornare indietro, dato che la discesa non sarà breve.
Troviamo un ancoraggio con spit e cordoni ed attrezziamo una calata in corda doppia che ci deposita direttamente sulla forcella.
Un'ultima occhiata al Gruppo Castello-Provenzale, la decisione che scatta in me di andarci il week-end successivo, e via, giù per il ripido canalino!
Il temporale sta senza dubbio per braccarci e si presenta così:
Scendiamo in fretta, qualcuno di noi anche troppo: un giocoso tentativo di discesa scivolando sul sedere sta per farsi serio, in quanto si prende velocità, ma riusciamo ad arrestarci a vicenda e riprendiamo a camminare.
Mangiamo una barretta alla base della montagna, poi via, giù veloci per le morene ed i prati, ma il temporale esplode implacabile e noi arriviamo alle macchine di corsa, ormai completamente fradici...