Io e Bruno
Grandiosa salita, che progettavo da tempo.
Arriva il week-end propizio, in questa estate da record negativo di piovosità continua, quasi londinese...
Sabato io e Bruno ricompattiamo la cordata, dopo la splendida via alle Tenailles de Montbrison di giugno, e l'obiettivo è lo Sperone Campia (IV+ D 700 m) alla parete ovest dell'Argentera (m 3.297), una grande classica del nord-ovest.
Le previsioni dicono che domenica sarà bello: speriamo...
Dicevo, sabato pomeriggio appuntamento a Fossano con TeoBruno, poi via in macchina fino al Gias delle Mosche, sopra Terme di Valdieri; puntuale, appena apriamo le portiere della macchina ecco le prime gocce di pioggia!
Ci prepariamo e ci avviamo lungo il sentiero, durante la salita saremo accompagnati anche da una fitta grandinata.
Ogni tanto la nostra parete risulta visibile ed ecco spuntare proprio la nostra via, lo Sperone Campia, tra le nuvole:
Giungiamo al rifugio poco dopo le 17, stendiamo un po' di roba ad asciugare, salutiamo e ci facciamo subito un bel thè.
Poco prima di cena, finalmente, spunta il sole ed il cielo si apre completamente.
Il Corno Stella (m 3.050) e la sua parete sud-ovest, scalata più volte, per la quale sono qui quasi tutti gli scalatori presenti al rifugio:
Chiediamo subito al mitico Marco, il gestore del Bozano, qualche dritta per raggiungere l'attacco della nostra via, visto che diverse cordate si perdono, una volta nei meandri della grande parete ovest...
L'attacco è quello segnato dalla freccia in foto ed individuiamo subito un ottimo riferimento: un piccolo nevaio triangolare posto proprio sulla Cengia Bianca che taglia orizzontalmente la parete e segna l'inizio dei tre speroni Promontoire, Campia e Salesi:
L'anfiteatro è magnifico, illuminato dagli ultimi raggi di sole della sera:
Solita ottima cena, anche se il rifugio è pieno imballato, poi si fa la conoscenza di alcuni simpaticissimi climber (che dire di Cheome, autentico mattatore della serata???), quindi a nanna, con sveglia concordata con Marco alle 5,30 per la colazione.
Notte tranquilla; dopo colazione, siamo in tutto tre cordate dirette agli speroni dell'Argentera: noi al Campia, una cordata da tre al Promontoire ed un gruppetto di toscani diretti allo stesso sperone. Questi ultimi però concordano la colazione un po' più tardi, la cosa mi sorprende un po'...
Un po' di venticello ha contribuito ad asciugare le pareti ed il colpo d'occhio mattutino è ottimo, non c'è una nuvola.
Marco ci ha consigliato di raggiungere la Cengia bianca facendo due tiri di corda sulle rocce a destra del nevaio, con difficoltà sul III grado, ovviamente da proteggere:
Salgo io il secondo tiro davanti, quindi raggiungiamo la cengia e la percorriamo verso sud.
Scavalcati un paio di speroncini, saliamo per un tratto su pendii di erba e roccia, quindi nuovamente a destra, seguendo qualche ometto in pietra, verso una paretina da salire per raggiungere la prossima sella:
Bruno mi segue, mentre i nostri compagni di avvicinamento sono rimasti un po' indietro:
Oltre la sella possiamo già vedere il nostro sperone di profilo:
Prima sul facile, poi con passi di III+; procediamo in conserva protetta:
L'ambiente è selvaggio e magnifico; guadagno il filo dello spigolo, con vista sul Monte Matto (m 3.080):
Dopo il primo gendarme, che non presenta particolari difficoltà, eccoci al secondo gendarme, dove troviamo il passaggio secondo noi più impegnativo: Bruno sale una placca per una quindicina di metri, poi deve traversare a sinistra.
Il passo in foto è decisamente delicato, Bruno si protegge con un friend in basso e con una fettuccia più in alto, ma il breve passaggio è veramente aleatorio, in aderenza su placche lichenate:
Poco sotto la cima del gendarme, traverso a sinistra e mi muovo in parete nord, con movimenti a tratti delicati, in grande esposizione, proteggendomi con un paio di fettucce e trovando tre chiodi (anche se disposti in maniera curiosa...):
Teo mi taggiunge:
L'ambiente è magnifico e selvaggio:
Proseguiamo con un altro tiro di corda: Bruno passa avanti ed affronta direttamente la parete che si innalza al di sopra della forcella (IV+), scalando una trentina di metri bellissimi e impegnativi, rinviando tre chiodi e sostando su spuntoni:
Rimaniamo con le antenne dritte, ma regna grande ottimismo e relax: la giornata si mantiene radiosa e romai galoppiamo verso la fine della via con tempi ottimi:
Proseguo davanti, lungo la parete articolata, piazzando qualche friend o fettuccia ogni tanto, seguito da Bruno a 30 m:
Subito due in sequenza, poi un nut medio-piccolo che mi farà imprecare 15 minuti prima di venire via, quindi un altro chiodo più su:
Dalla sella da cui faccio sicura posso ammirare la curiosa forma della sommità del Corno Stella (m 3.050), con il caratteristico plateau sommitale e la croce a picco sul Canale di Lourousa:
Alle 12,45 siamo in vetta all'Argentera (m 3.297), dove ci aspetta un simpatico ragazzo ligure salito per la Normale.
Scambiamo qualche chiacchiera, firmiamo il libro di vetta e sgranocchiamo qualcosa.
Che dire? Una magnifica scalata, culminante su una delle cime più amate delle nostre montagne.
Foto di vetta verso la Cima Nord:
Verso ovest:
Verso nord-ovest, con la punta del Corno Stella (m 3.050) ed in secondo piano il Monte Matto (m 3.080):
Un ultimo sguardo alla parete ovest ed alla fine del nostro sperone, più in basso, oltre a tutta la vallata risalita ieri ed al rifugio:
Un ultimo sguardo, poi si scende, la strada fino all'auto è ancora molto lunga...
Scendiamo i primi risalti della Normale, poi percorriamo la celebre cengia:
Dopo 1h 40', oppressi da zaini pesantissimi, eccoci al Rifugio Remondino, da cui ammiro uno dei posti che amo di più, le pareti della Nasta:
Arriva il week-end propizio, in questa estate da record negativo di piovosità continua, quasi londinese...
Sabato io e Bruno ricompattiamo la cordata, dopo la splendida via alle Tenailles de Montbrison di giugno, e l'obiettivo è lo Sperone Campia (IV+ D 700 m) alla parete ovest dell'Argentera (m 3.297), una grande classica del nord-ovest.
Le previsioni dicono che domenica sarà bello: speriamo...
Dicevo, sabato pomeriggio appuntamento a Fossano con TeoBruno, poi via in macchina fino al Gias delle Mosche, sopra Terme di Valdieri; puntuale, appena apriamo le portiere della macchina ecco le prime gocce di pioggia!
Ci prepariamo e ci avviamo lungo il sentiero, durante la salita saremo accompagnati anche da una fitta grandinata.
Ogni tanto la nostra parete risulta visibile ed ecco spuntare proprio la nostra via, lo Sperone Campia, tra le nuvole:
Giungiamo al rifugio poco dopo le 17, stendiamo un po' di roba ad asciugare, salutiamo e ci facciamo subito un bel thè.
Poco prima di cena, finalmente, spunta il sole ed il cielo si apre completamente.
Il Corno Stella (m 3.050) e la sua parete sud-ovest, scalata più volte, per la quale sono qui quasi tutti gli scalatori presenti al rifugio:
Chiediamo subito al mitico Marco, il gestore del Bozano, qualche dritta per raggiungere l'attacco della nostra via, visto che diverse cordate si perdono, una volta nei meandri della grande parete ovest...
L'attacco è quello segnato dalla freccia in foto ed individuiamo subito un ottimo riferimento: un piccolo nevaio triangolare posto proprio sulla Cengia Bianca che taglia orizzontalmente la parete e segna l'inizio dei tre speroni Promontoire, Campia e Salesi:
L'anfiteatro è magnifico, illuminato dagli ultimi raggi di sole della sera:
Solita ottima cena, anche se il rifugio è pieno imballato, poi si fa la conoscenza di alcuni simpaticissimi climber (che dire di Cheome, autentico mattatore della serata???), quindi a nanna, con sveglia concordata con Marco alle 5,30 per la colazione.
Notte tranquilla; dopo colazione, siamo in tutto tre cordate dirette agli speroni dell'Argentera: noi al Campia, una cordata da tre al Promontoire ed un gruppetto di toscani diretti allo stesso sperone. Questi ultimi però concordano la colazione un po' più tardi, la cosa mi sorprende un po'...
Un po' di venticello ha contribuito ad asciugare le pareti ed il colpo d'occhio mattutino è ottimo, non c'è una nuvola.
Marco ci ha consigliato di raggiungere la Cengia bianca facendo due tiri di corda sulle rocce a destra del nevaio, con difficoltà sul III grado, ovviamente da proteggere:
La nostra attrezzatura: due mezze corde da 60 m, una di troppo... Il fatto è che, visto anche il meteo pessimo di sabato, in caso di problemi (condizioni non ottimali) avremmo potuto dover ripiegare su altro e poi, anche se la scalata dello Sperone Campia richiederà solo una mezza corda doppiata, in caso di necessità di ripiegamento è molto meglio avere due corde piuttosto che una sola... Morale della favola: farò tutta la salita con una corda da 60 m nello zaino! Lo stesso dicasi per un paio di ramponcini a testa, che abbiamo portato per sicurezza e che non usciranno mai dallo zaino.
Per il resto, abbiamo martello, chiodi, nut, friend, fettucce e una decina di rinvii.
Usciamo dal rifugio alle 6,15 e seguiamo il tubo di presa dell'acqua, fino al grande nevaio, a destra del quale individuiamo subito la fessura consigliata da Marco per salire su roccia verso la Cengia bianca; ci leghiamo, saliamo con scarponcini ai piedi e parte Bruno, seguito dall'altra cordata; saliamo tutti in conserva protetta:
Salgo io il secondo tiro davanti, quindi raggiungiamo la cengia e la percorriamo verso sud.
Scavalcati un paio di speroncini, saliamo per un tratto su pendii di erba e roccia, quindi nuovamente a destra, seguendo qualche ometto in pietra, verso una paretina da salire per raggiungere la prossima sella:
Bruno mi segue, mentre i nostri compagni di avvicinamento sono rimasti un po' indietro:
Oltre la sella possiamo già vedere il nostro sperone di profilo:
Verso le 7,50 ci siamo, abbiamo raggiunto senza difficoltà o dubbi il punto di attacco della via; alle nostre spalle, la giornata finalmente radiosa ci regala l'ombra della Serra dell'Argentera proiettata sulle montagne circostanti, caratterizzata dall'inconfondibile forma trapezoidale del Corno Stella:
L'inizio dello sperone: ci leghiamo a 20 m con una sola mezza doppiata e vado avanti io:Prima sul facile, poi con passi di III+; procediamo in conserva protetta:
Proseguiamo per alcune lunghezza:
L'ambiente è selvaggio e magnifico; guadagno il filo dello spigolo, con vista sul Monte Matto (m 3.080):
Avendo esaurito il materiale, ci diamo il cambio al comando.
Intanto concordiamo che la mezza da 60 m per ora resterà nel mio zaino e ce la scambieremo ogni 2 ore.
Intanto abbiamo deciso di infilare le scarpette da arrampicata, per essere più sicuri sulle placche, avendo entrambi portato modelli molto comodi (le mie le chiamo spadrillas!).
Bruno sale lungo il filo dello sperone:
Procediamo ancora in conserva per una mezz'ora, con passaggi che iniziano a farsi interessanti; la relazione praticamente non serve, almeno per ora: il filo di cresta non si può certo perdere e le difficoltà consentono di viaggiare ancora senza percorso obbligato:Dopo il primo gendarme, che non presenta particolari difficoltà, eccoci al secondo gendarme, dove troviamo il passaggio secondo noi più impegnativo: Bruno sale una placca per una quindicina di metri, poi deve traversare a sinistra.
Il passo in foto è decisamente delicato, Bruno si protegge con un friend in basso e con una fettuccia più in alto, ma il breve passaggio è veramente aleatorio, in aderenza su placche lichenate:
La relazione parla di IV grado, ma forse siamo stati qualche metro distanti dalla via originale, perchè la difficoltà che superiamo è un bel V, anche se solo un paio di metri.
Aggirata la punta del gendarme sulla sinistra, percorriamo un diedro-rampa ascendente in parete nord con movimenti divertenti.
Qui mi adopero per la prima dura lotta con un nut medio che non ne vuole sapere di venir via...
Quando ormai sto per rinunciare, dopo oltre 10 minuti, faccio un ultimo tentativo da più in alto e ci riesco!
Le difficoltà diminuiscono e proseguiamo in conserva, per darci nuovamente il cambio al comando della cordata; recupero il materiale, martello compreso, e vado avanti, portandomi nei pressi del terzo gendarme.
Attacco la parete piuttosto verticale, incontriamo forse il primo chiodo di tutta la via e Bruno si ferma alla forcella ad assicurarmi: qui occorre fare un tiro di corda.
Un passo a sinistra dopo il chiodo ed affronto la bellissima fessura che incide la placca:
Un bel tiro di IV+.Poco sotto la cima del gendarme, traverso a sinistra e mi muovo in parete nord, con movimenti a tratti delicati, in grande esposizione, proteggendomi con un paio di fettucce e trovando tre chiodi (anche se disposti in maniera curiosa...):
Mi fermo su un esiguo terrazzino e recupero Bruno, che mi raggiunge poco dopo:
Leggiamo la relazione e stabiliamo che proseguo ancora qualche metro, fortunatamente non "mi tocca" l'orripilante parete che ho di fronte, bensì raggiungo il masso incastrato alla forcella, lo supero con un breve passo e faccio sosta su spuntone dalla parte opposta.Teo mi taggiunge:
L'ambiente è magnifico e selvaggio:
Proseguiamo con un altro tiro di corda: Bruno passa avanti ed affronta direttamente la parete che si innalza al di sopra della forcella (IV+), scalando una trentina di metri bellissimi e impegnativi, rinviando tre chiodi e sostando su spuntoni:
Salgo a mia volta, anche il terzo gendarme è ormai alle nostre spalle:
Segue la parte più divertente dell'intera scalata, secondo me: prendo il materiale e passo avanti, per salire una lunga serie di lunghezze di corda, in conserva protetta, con difficoltà medie di III grado ed un paio di passi di IV (uno in foto):
La roccia è salda, le possibilità di integrare l'assenza di chiodi ottima, l'ambiente favoloso:
Saliamo molto veloci, galoppando verso la sommità del quarto gendarme, quando finalmente siamo investiti dai raggi del sole, ormai alto in cielo, che raggiungono anche la parete ovest:Rimaniamo con le antenne dritte, ma regna grande ottimismo e relax: la giornata si mantiene radiosa e romai galoppiamo verso la fine della via con tempi ottimi:
Proseguo davanti, lungo la parete articolata, piazzando qualche friend o fettuccia ogni tanto, seguito da Bruno a 30 m:
Il sole che mi colpisce ed una brezza frizzante mi annunciano che la cima del gendarme non è lontana:
Ancora belle placche, poi lo sperone si assottiglia e diventa un filo che mi conduce in cima al gendarme:
Teo segue divertito:
La sommità del penultimo gendarme:
Come da relazione, troviamo la calata e con una doppia tanto breve quanto disagevole in partenza guadagno la sella seguente:
Bruno scende e ci portiamo alla base dell'ultimo breve gendarme:
La placca dell'ultimo tiro (IV+) presenta più chiodi dell'intera via!Subito due in sequenza, poi un nut medio-piccolo che mi farà imprecare 15 minuti prima di venire via, quindi un altro chiodo più su:
Dalla sella da cui faccio sicura posso ammirare la curiosa forma della sommità del Corno Stella (m 3.050), con il caratteristico plateau sommitale e la croce a picco sul Canale di Lourousa:
Intanto Bruno è in sosta, dopo circa 40 m, e tocca a me:
L'ultima placca è bellissima e decisamente meno impegnativa degli altri passaggi gradati allo stesso modo in relazione:
E' quasi un peccato che la via sia finita...
Sono le 12,00 e in 4 ore esatte abbiamo scalato lo Sperone Campia.
La cordata sul Promontoire è più in basso.
Ora ci sleghiamo e ci attendono circa 150 m di dislivello lungo placche appoggiate:
Decidiamo di tenere le scarpette ai piedi, essendo quelle super-comode, così saliamo diretti per placche, cercando la roccia più compatta ed evitando gli sfasciumi: più veloci e con più divertimento, fino alla fine:Alle 12,45 siamo in vetta all'Argentera (m 3.297), dove ci aspetta un simpatico ragazzo ligure salito per la Normale.
Scambiamo qualche chiacchiera, firmiamo il libro di vetta e sgranocchiamo qualcosa.
Che dire? Una magnifica scalata, culminante su una delle cime più amate delle nostre montagne.
Foto di vetta verso la Cima Nord:
Verso ovest:
Verso nord-ovest, con la punta del Corno Stella (m 3.050) ed in secondo piano il Monte Matto (m 3.080):
Verso est, il bacino del Chiotas:
Un paio di autoscatti celebrativi:Un ultimo sguardo alla parete ovest ed alla fine del nostro sperone, più in basso, oltre a tutta la vallata risalita ieri ed al rifugio:
Un ultimo sguardo, poi si scende, la strada fino all'auto è ancora molto lunga...
Scendiamo i primi risalti della Normale, poi percorriamo la celebre cengia:
Dopo 1h 40', oppressi da zaini pesantissimi, eccoci al Rifugio Remondino, da cui ammiro uno dei posti che amo di più, le pareti della Nasta: