venerdì 19 aprile 2024

PUNTA ACUTA (m 1.863): I Camosci Stanno a Guardare


Venerdì 19 aprile 2024

Io e Alberto

Un po' di tempo fa Alberto mi aveva segnalato una via in Val Chisone, una via un po' particolare in quanto caratterizzata ancora da poche ripetizioni e da un avvicinamento piuttosto lungo.

La via in questione è I Camosci Stanno a Guardare (5c   8L   270 m) a Punta Acuta (m 1.863).

Ebbene, oggi le temperature sono buone, ma la neve non permette di salire più di tanto di quota; inoltre non scalo con Alberto da un po'; infine, a questo punto della stagione penso di aver bisogno di iniziare a mettere un po' di dislivello nelle gambe, in vista dei lunghi avvicinamenti che caratterizzeranno le vie estive.

Questi sono i ragionamenti che mi portano a proporre all'amico questa via per oggi; lui accetta con entusiasmo, seppur un minimo sempre dubbioso sul rischio freddo in quota...

Ci ritroviamo al Mc di Pinerolo alle 8, colazione e via con l'auto di Alberto verso la Val Chisone, a Perosa Argentina svoltiamo a destra e saliamo fino alla piccola borgata di Serre La Croce, dove posteggiamo in un ampio e panoramico spiazzo erboso, dopo aver percorso un tratto di sterrato.

Ci prepariamo, due mezze corde, friend, una dozzina di rinvii, bastoncini e via.

Il sentiero è magnifico, sale dolcemente lungo il crinale, dapprima nel bosco, poi al sole, sempre ben segnalata da bolli rossi fino all'attacco della via; dopo una quarantina di minuti, ecco la nostra meta in vista:

La via sale due risalti rocciosi, un paio di tiri, una calata in doppia e gli ultimi 6 tiri sul torrione principale:
Ogni tanto incontriamo ancora un po' di neve sul sentiero, nei tratti più ombrosi, ma senza mai dare fastidio:
Dopo un'oretta, lasciamo il sentiero che sale per traversare a destra, a mezzacosta, in direzione delle pareti:
L'ultima parte dell'avvicinamento ci conduce all'attraversamento del canale e del torrente, dove è stata installata una corda fissa. Notiamo due problemini: il canale è invaso dalla neve e la corda fissa è stata tranciata (da una valanga o da una caduta massi)...
No problem, in qualche modo passiamo: saliamo qualche metro e traversiamo più in alto, con grande attenzione, raggiungendo l'altra sponda e proseguendo in breve fino all'attacco della via.
Qui ci prepariamo, ci leghiamo, infiliamo i bastoncini nello zaino e iniziamo la salita; attacco il primo tiro (4b), salendo lo sperone senza eccessive difficoltà:

Quando la parete si abbatte, trovo la sosta su 2 golfari e faccio salire l'amico:
La temperatura si mantiene buona, io sono poco vestito e non ho sbagliato; Alberto come sempre è super vestito.
Alle nostre spalle abbiamo un super panorama, con una splendida vista sul Monviso (m 3.841):
Secondo tiro (4a): proseguo lungo la parete, che va restringendosi verso la parte alta, fino a sbucare in cima, da cui proseguo con un passo in discesa per risalire dalla parte opposta dove trovo la sosta; poco dopo Alberto sbuca sulle mie tracce:
Qui ci caliamo con una doppia di una decina di metri, su un ancoraggio che sinceramente non mi piace granché (un solo cordone con anello attorno a un masso):
Alla base, per prima cosa mollo i bastoncini accanto ad alcune rocce, ben visibili per il ritorno.
Quindi cerchiamo il proseguo della via, che si trova sullo sperone che attacca a destra (faccia a monte), dopo essere discesi di alcune decine di metri.
Il terzo tiro della via (5c) è il tiro chiave: salgo i primi risalti senza difficoltà, poi mi porto nel diedro-camino che si impenna verticale, in ombra e al freddo, e che richiede una discreta decisione, dal momento che la chiodatura non è così ravvicinata come altrove:
Esco dalle difficoltà e percorro gli ultimi metri in cresta, non difficili, con un fastidioso tiraggio di corde.
Poi è la volta di Alberto, che esce dalle difficoltà un po' ghisato:
Seguono alcune lunghezze più facili, a cominciare dal quarto tiro (3c), cui segue un lungo tiro (3a) di trasferimento, a sinistra alla base della parete più grande e verticale.
Mi appresto quindi a salire la sesta lunghezza (5b), splendida:
Salgo in verticale le prime placche, poi impegno un paio di diedri molto divertenti, proseguendo lungo diedri e rampe che mi conducono alla sosta sulla sinistra, nei pressi di un albero, dove recupero il socio:
Il tiro successivo è a dir poco particolare... La relazione parla di quarto superiore, ma per me il settimo tiro è un buon 5b: traverso a destra e salgo la parete, subito verticale, con un passo in esposizione a destra per prendere il filo dello spigolo. Salgo poi in leggero diagonale a sinistra lungo un diedro-rampa:

Proseguo quindi lungo muri e diedri, con difficoltà via via in diminuzione, fino a uscire in cima al risalto, dove trovo la sosta da cui recuperare l'amico:
L8 4a









sabato 13 aprile 2024

SPERONE del BARFÈ (m 1.300): Via dello Spigolo e Parete Superiore + MONTE VANDALINO (m 1.200): Via dei Lamponi Profumati


Sabato 13 aprile 2024

Io e Giorgio 

Torno a ritagliarmi un sabato libero, così io e Giorgio organizziamo un'uscita, approfittando di un meteo a dir poco esagerato, caldo, soleggiato, purtroppo non sfruttabile a pieno a causa della neve ancora abbondante in quota.

Dopo attenta valutazione, optiamo per rimanere conservativi e stare ancora una volta a bassa quota, andando a visitare una valle nuova, la Valle Angrogna, ancora una volta nel segno e nel ricordo del grande Fiorenzo Michelin.

La via prescelta è in realtà una combinazione di vie:

  • Via dello Spigolo e Parete Superiore (6b   TD-   7L   160 m) allo Sperone del Barfè (m 1.300)
  • Via dei Lamponi Profumati (6b   5L   110 m) al Monte Vandalino (m 1.200)
Appuntamento a Luserna San Giovanni alle 8,20, poi via verso la Valle Angrogna, come da precise indicazioni in relazione. Posteggio, ci prepariamo e percorriamo il breve avvicinamento, che in 25' ci conduce all'attacco della via, sotto un sole caldissimo.

Saliremo con una sola corda da 60 m sdoppiata, come consigliato, soluzione buona per entrambe le vie che vogliamo concatenare.

Alle 9,20 ci leghiamo e apro le danze, salendo il divertente primo tiro (5b), verticale e ben appigliato, sul filo dello spigolo:

Giorgio sale poi a sua volta il tiro:
Procediamo a comando alternato come al solito e Giò si impegna sulle belle placche che aprono il secondo tiro (5b), per emergere sul comodo terrazzo di sosta:
Avanti con la terza lunghezza (5c): attacco subito la prua verticale alla nostra sinistra, sul filo dello spigolo, salendo dapprima sul lato sinistro, poi portandomi sul filo vero e proprio:
Un'ultima serie di muri e placche, molto divertenti, conduce alla comoda sosta, dove poco dopo l'amico mi raggiunge:
Un paio di considerazioni di fondamentale importanza: la roccia è un ottimo gneiss, dall'altrettanto ottimo grip, e la chiodatura è a dir poco perfetta, solito ennesimo gran lavoro di Fiurens & C.
Siamo già al quarto tiro (6a): Giorgio sale in dulfer il primo passo, non banale, poi impegna la placca sulla faccia destra del diedro:
Un passo sullo spigolo lo porta ad affrontare il tratto liscio ed esposto verso sinistra, per riportarsi sul filo:
Gli ultimi metri, più articolati e facili, conducono in sosta; poco dopo è il mio turno di salire questa bella lunghezza:
Proseguo subito, già tormentato dalla sete e dall'arsura, per il quinto facile tiro (4c), con un traverso a sinistra e la salita di alcuni risalti e una fessura, con cui raggiungo la sosta in cima al risalto:
Giorgio segue poco dopo:
Dopo un breve trasferimento a piedi, con un passo protetto da provvidenziale corda fissa, raggiungiamo la seconda parte della via, la cosiddetta Parete Superiore.
La sesta lunghezza (6b) attacca il muro verdastro che sormonta il canale, con un passo subito strapiombante, seguito da una sezione in placca che richiede un po' di decisone:
Più in alto, dopo alcuni passi più articolati, Giorgio percorre la placca liscia che segue, provvidenzialmente solcata da una fessura, da seguire salendo in diagonale verso sinistra, per uscire direttamente in sosta; poco dopo tocca a me:
Salgo quindi l'ultima lunghezza (6a), attaccando un bel diedro verticale e portandomi poi a sinistra, lungo un muro verticale che diviene strapiombante, ma con buone prese:
L'uscita propone un ultimo passo di forza, poi in cima trovo la sosta, su comodo terrazzo.
Segue l'amico, che mi raggiunge mentre una seconda cordata sta attaccando la sesta lunghezza, sotto la parete:
La prima via di giornata si chiude così, col caldo... una bella sorsata di Coca mi rifocilla un po', mentre facciamo su le corde nel bosco; poi cambiamo le scarpe e ci trasferiamo per una ventina di minuti lungo la traccia ben segnalata e ben descritta in relazione, fino a scendere verso il torrente, lungo il cosiddetto Salto del Vandalino, in fondo al quale parte la via dei Lamponi Profumati:
La parete è veramente impressionante, verticale e a tratti strapiombante, a piombo sul torrente impetuoso (e molto rumoroso):
L'acqua impetuosa sembra dare una sensazione di fresco, in questa giornata caldissima:
Ci prepariamo e ci leghiamo, per proseguire.
Attacco io la prima lunghezza (5b), salendo un sistema di diedri verso sinistra, portandomi subito al di sopra del torrente:
Un traverso a sinistra in grande esposizione mi porta a salire l'ultimo muro che precede l'approdo in sosta.
Giò sale a sua volta il tiro:
Ora siamo subito al tiro chiave, il secondo (6b): Giorgio sale i primi risalti, prima di impegnarsi a fondo nel diedro strapiombante che ci sormonta, in opposizione, per uscire con un ultimo passo atletico sul terrazzino di sosta, dopo un tiro intenso ma molto breve:
Poi è il mio turno e mi cavo fuori in qualche modo dalle difficoltà, azzerando un paio di passi:
Fortunatamente la chiodatura lo permette.
Proseguo poi per la terza lunghezza (4c), traversando a destra senza difficoltà ma in forte esposizione, fino a doppiare lo spigolo:
Appena oltre lo spigolo, trovo la comoda sosta, da cui posso assicurare l'amico:
Giò agli ultimi passi:
Il tiro successivo (5c) è magnifico e percorre la bella placca fessurata che sormonta la sosta; il tiro è protetto da un nut incastrato, poi da qualche spit:
Lascio salire al socio l'ultimo tiro, il quinto (6a+), uscendo senza problemi dai grandi tetti che ci sovrastano, per poi salire una rampa verso destra e scalare il muro finale, leggermente strapiombante e purtroppo un po' bagnato, per uscire in vetta.
Poco dopo è il mio turno, raggiungo il tratto finale:
Sulla piatta sommità celebriamo la salita con un selfie:
Intanto ammiriamo lo spigolo della Parete di Embergeria, dove prima o poi torneremo:
Un'ultima occhiata al magnifico scenario che ci circonda, prima di iniziare la discesa:
Torniamo all'uscita della via precedente, poi rimaniamo bassi ed evitiamo qualsiasi calata in doppia, anche se la discesa dell'ultimo canale è tutt'altro che piacevole.

Dopo il caldo patito, al parcheggio mi godo la meritata Monster, riscendendo la valle con il piacere di aver scoperto un posto nuovo degno di nota.