Io e Paolino l'Alpino
Si dice che le giornate nate storte, finiscano peggio...
In effetti oggi non ne va bene mezza!
Il viaggio fino a Madone de Fenetre è molto lungo, oltre tre ore di auto, ma almeno il meteo è buono e, grazie alla partenza super-alpinistica, parcheggio con i primi, quando i monti sono ancora in ombra.
Del resto è fine settembre, le giornate non sono più lunghe come due mesi fa...
Ecco subito il nostro obiettivo visibile sullo sfondo: l'Arete Sud-Ouest (V+ D+ 250 m) del Mont Ponset (m 2.828).
L'avvicinamento è piuttosto lungo, la relazione parla di due ore.Iniziamo a salire, come al solito studiando un po' le altre cordate che lasciano il parcheggio, con la mia solita paura che qualcun altro oggi abbia il nostro stesso obiettivo... In effetti a me piace scalare in completa solitudine, solo noi e la parete, meglio se solo noi e la montagna.
Potrà sembrare folle o egoistico, ma questa è la realtà, per quanto mi riguarda.
Ben presto capiremo che a nessun altro è venuto in mente di spararsi due ore di avvicinamento per salire la "nostra" cresta, oggi...
Alla nostra sinistra, il Grand Cayre de la Madone (m 2.532), dove anni fa abbiamo salito la famosa Arete de la Fenetre:
Continuiamo a salire, anche se il sentiero si perde presto nel nulla... quando raggiungiamo il plateau al di sopra della conca in cui sorge il rifugio, perdiamo il sentiero, esattamente in prossimità di un gruppo di mucche al pascolo. Scopriremo al ritorno dove abbiamo perso la traccia, commentando che non c'è da stupirsi che vada a finire così, essendo una traccia ben poco evidente...
La temperatura prevista era piuttosto fredda e soprattutto in presenza di vento forte rischiamo di soffrire.
Fortunatamente mentre saliamo il vento non è molto forte, la speranza c'è...
Ed ecco la nostra cresta di fronte a noi, lassù, da sinistra verso destra: stiamo salendo fuori traccia, tra pietraie e brevi tratti inerbiti, tutto sommato su terreno accettabile:
Dopo circa 1h 20' siamo di fronte alla parete nord del Ponset, molto bella ed imponente, pare di ottimo gneiss:
Ci portiamo verso sinistra, dobbiamo risalire la parete lungo le linee di debolezza.
La risalita si rivela piuttosto delicata, un'arrampicata sprotetta su terreno a tratti cedevole, insomma la classica situazione che Paolino non ama...
Alla fine sbuchiamo ad una sella, dove ci attende una bruttissima sorpresa, vale a dire un vento gelido e forte che ci sferza da subito...
Purtroppo si è materializzato il rischio principale di oggi: la via è ancora totalmente in ombra, nonostante siano già le 10,00, e questo vento freddo ci ha già gelato le estremità... Come si fa ad arrampicare sul 5c con le mani gelate?
Essendo in ombra, poi, la roccia è e sarà ancora per un bel po' molto fredda, peggiorando le cose.
L'ambiente in cui siamo immersi quassù è spettacolare:
Che fare?Paolino la vede subito male... Io come al solito sono più restio a mollare l'osso, ma in effetti la situazione è al limite...
Per di più, sappiamo che la via non è banale (5c), la roccia è gelida e non vediamo molti chiodi lungo il primo torrione verticale che si innalza dalla forcella in cui ci siamo portati:
Niente da fare, la via non si muove da qui: torniamo giù, anche se a malincuore.
Per di più abbiamo fatto moltissima strada, è un peccato sprecare la giornata...
Alternative?
La Cresta alla Cima di Saint Robert (m 2.917) sarebbe bella, ma è un po' troppo lontana da qui, non ce la faremmo in giornata...
L'unica via che mi viene in mente è l'Arete Sud (5c D 9L 250 m) del Petit Cayre de la Madone (m 2.413).
Ok, vada per questa, se la troviamo...
Scendiamo, con grande attenzione, valutando anche l'opportunità di fare qualche calata in doppia; alla fine non ne facciamo.
Quando finalmente siamo scesi, ecco il sole che arriva a lambire la cresta; vista da qui, al riparo dal vento freddo, sembra ora fattibile e per un attimo ci assale il rammarico... ma in realtà lassù il vento è ancora quello di prima:
Scendiamo per pietraie e ci portiamo nei pressi della parete sud del Grand Cayre de la Madone (m 2.532); proseguiamo ed individuiamo finalmente il Petit Cayre de la Madone (m 2.413):
Il problema è che non abbiamo relazioni e non è scritto il nome delle vie alla base...
Fortunatamente c'è segnale telefonico, così chiamiamo Carlo per cercare di capire dalla relazione che lui cerca in internet se siamo di fronte alla via giusta:
Ok, la via è quella che abbiamo sopra la testa, direi.
Paolino è ancora un po' dubbioso, ma intanto io mi propongo di salire e di andare a dare un'occhiata: il primo tiro (III+) non oppone difficoltà e trovo qualche spit, specie in un bel diedro che salgo e da cui esco sulla sinistra:
Paolino mi segue:
Ci alterniamo al comando e l'Alpino sale la seconda lunghezza (V), che presenta un passaggio veramente ostico e delicato, il trasferimento dal diedro alla placca alla sua sinistra:
Il diedro:
La sosta S2 si trova su un aereo terrazzino e da qui in avanti la via piega verso sinistra, verso sud-ovest.
Mi trovo a dover superare un tratto verticale senza chiodi, in esposizione, poi raggiungo un gruppo di alberi secchi e proseguo lungo altre pareti verticali, molto divertenti, fino all'aerea sosta:
Proseguo verso l'alto, trovando abbastanza pochi segni di passaggi:La via è aerea, la roccia buona, anche se un po' disturbata dalla vegetazione:
Percorro un tratto in placca fino in cima al pilastro, dopo di che occorre calarsi in doppia lungo l'intaglio tra le due strutture:
La parete che seguirà, dove non vediamo nulla...
Senza relazione e con pochissime certezze, di fronte a quello che è senz'altro un punto di non ritorno (se ci caliamo di qui, non torniamo più su...), Paolino insinua ulteriori dubbi, così decidiamo di scendere, allestendo una prima doppia su albero (secco):
La mia ombra, durante le calate:
Giunti a terra, volgiamo lo sguardo al nostro obiettivo iniziale, la cresta del Ponset che vediamo distintamente di profilo da qui... assolata... però non possiamo escludere che lassù continui a tirare il vento gelido di stamane...
Un ultimo sguardo ai Cayres de la Madone, poi via, ci aspetta un lungo viaggio di ritorno: