sabato 28 luglio 2018

NADELHORN (m 4.327): Normale (Cresta Nord-Est)

Venerdì e Sabato 27-28 luglio 2018
Io e Simone

Una grandiosa uscita in alta quota, su uno dei più belli tra i tanti Quattromila svizzeri.
E finalmente per me l'atteso 30-esimo Quattromila in bacheca, che mi dà accesso al Club4000.
Partenza con calma venerdì mattina, poco prima delle 9,00.
Lollo purtroppo non sarà dei nostri, rimaniamo io e Simone.
Guido io, ho un'auto a noleggio per il week-end.
Verso mezzogiorno facciamo una breve sosta a Brig al McDonald's, poi proseguiamo alla volta di Saas-Fee, dove lasciamo l'auto nel parcheggio all'ingresso del paese, paese che trova uno dei punti di forza nel non consentire il traffico veicolare.
Al parcheggio notiamo subito qualcosa di particolare, vale a dire un mega-raduno mormone... ovunque persone vestite e pettinate nel modo ben noto a chi li conosce.
Ma la vista è subito rapita dalla corona di Quattromila che ci circondano, a partire dall'Alphubel (m 4.206), che proprio io e Simone abbiamo scalato un paio di anni fa:
Ci carichiamo come muli con zaini e attrezzatura e attracersiamo il paese fino alla cabinovia che ci porta all'inizio del sentiero.
Qui giunti, prendiamo il sentiero a sinistra, prima in leggera discesa, poi a mezzacosta, per scendere ancora fino ad attraversare due canaloni, uno con un ponte, un altro con l'attraversamento di un canale innevato, senza problemi.
La vista sale subito al nostro obiettivo, il Nadelhorn (m 4.327):
Il sentiero sale a lungo verso il rifugio Mischabelhutte (m 3.340), dove pernotteremo.
Spesso raggiungiamo balconate spettacolari come questa, con vista su Allalinhorn (m 4.027) e Alphubel (m 4.206):
Alle nostre spalle, i giganti al di sopra di Saas Grund: il Lagginhorn (m 4.010) e il Weissmies (m 4.023):
Ho già salito tutti questi 4 splendidi monti, negli anni scorsi.
Dopo circa 1h 30' di salita, inizia la via ferrata, percorso divertente, che rompe la monotonia del lungo sentiero:

Dopo una ventina di minuti, noente popodimeno che una scala metallica bella lunga:
Ad un certo punto, la ferrata finisce, in cima allo sperone roccioso ecco finalmente il rifugio non lontano:
Appena dopo le 16 siamo al rifugio:
Abbiamo impiegato 2h 30' per salire.
Non c'è molta gente, saremo in totale una trentina, bene; d'altronde abbiamo scelto apposta di evitare il week-end vero, essendo oggi venerdì; i posti assegnati per dormire, una bella sistemazione particolare:
Un po' di svacco ci sta.
Poi usciamo ad ammirare e fotografare il panorama, anche grazie alla fantastica vetrata della sala da pranzo del rifugio:
La cena non è male, per essere in Svizzera. Certo, il prezzo è alto.
Il sabato la sveglia è alle 3,30; colazione ok, poi ci prepariamo e alle 4,00 siamo in cammino, prima lungo lo sperone roccioso, poi mettendo piede sul ghiacciaio:
L'alba, sempre un momento magico in montagna, in alta quota:
La giornata si annuncia splendida, noi stiamo bene e saliamo spediti, anche grazie alle condizioni eccezionali del ghiacciaio, con praticamente tutti i crepacci chiusi.
A differenza di quanto ho letto per gli anni scorsi, addirittura la traccia tira dritto nella parte che traversa l'Hohbalm Gletscher sotto la mitica parete nord-est della Lenzspitze (m 4.294), evitando l'ampio semicerchio che si faceva per evitare i crepacci.
Davanti a noi solo un paio di cordate partite prima; ora abbiamo di fronte un bel muro da salire a zig-zag, piuttosto ripido, inizialmente con andamento prevalentemente a destra; poi pieghiamo a sinistra e andiamo a raggiungere il Windjoch (m 3.850), dove subito ci accoglie un vento gelido e persistente  (ecco da dove prende il nome...), che ci accompagnerà per tutto il tempo trascorso da qui in su.
Ci siamo, ora prendiamo la parte più bella della via, la favolosa cresta nord-est, mentre è ancora buio, sono le 5,30:
Sulla cresta la traccia è buona:

Arriva il sole a illuminare la giornata, la cresta è splendida:

Alla nostra sinistra, la mitica parete nord-est della Lenzspitze:
La cresta si mantiene nevosa, non difficile, magnifica:

Una scala verso il cielo...
Ormai siamo a buon punto, mentre alla nostra destra vediamo l'ultima parte della Nadelgrat, la via di cresta che unisce 4 vette di 4.000 m; non lontano da noi, lo Stecknadelhorn (m 2.241):
Continuiamo a salire la nostra scala verso il cielo:
La prima parte della Nadelgrat:
Abbiamo quasi raggiunto le due cordate davanti, ma è presto, non c'è fretta in effetti:
L'ultimo tratto è più verticale e ghiacciato, saliamo con attenzione e finalmente alle 6,30 siamo in vetta:
Siamo stati decisamente veloci, salendo in sole 2h 30'.
Il panorama, con qualche nuvola come previsto:
Dalla parte opposta la vista è dominata dall'imponenza della parete del Dom de Mischabel (m 4.545):
Ci assicuriamo alla croce di vetta, essendo la vera cima davvero esile ed esposta (le altre cordate non si sono spinte fino a qui, ma si sono fermate qualche metro più in basso), per un selfie celebrativo:
Per me è il 30-esimo Quattromila.
Verso ovest, la cresta che collega il Nadelhorn con la Lenzspitze:
Non ci fermiamo molto, anche perchè il vento continua a sferzarci gelido e inoltre la strada fino a valle è lunghissima.
Scendiamo disarrampicando con estrema attenzione, rimanendo più sulle rocce a sinistra (faccia a monte) rispetto alla salita, sia per evitare il ghiaccio, sia per non incrociare chi sta giungendo in vita della vetta:
Ripresa la cresta nevosa, possiamo leggermente rilassarci, la parte più delicata è andata, ora ci godiamo la lunga ma piacevolissima discesa su cresta e ghiacciaio, incrociando diverse cordate in salita:
Ancora uno sguardo allo scivolo impressionante della Lenzspitze:
Felicità:


Torniamo al Windjoch e appena iniziamo a scendere il pendio nevoso ci ritroviamo al riparo dal vento, oltre che al sole, per cui possiamo svestirci un po' e sgranocchiare qualcosa:
La traccia rimane più alta rispetto alla parte di ghiacciaio più tormentata dai crepacci e seracchi, al cambio di pendenza:
Alle 8,30 siamo già di ritorno al rifugio: incredibile...
Mangiamo ancora qualcosa, poi cambiamo assetto e scendiamo in maglietta, anche se con gli zaini carichi, prima la parte attrezzata, poi il lungo sentiero, fino alla cabinovia e quini al paese.
In perfetto orario per l'ora di pranzo, siamo al McDonalds di Visp e poi via verso l'Italia!

venerdì 13 luglio 2018

PUNTA INNOMINATA (m 2.770): Colbacco

Venerdì 13 luglio 2018
Io e il Pol

Primo giorno di ferie, si scala in zona Rifugio Bozano, come sempre è un gran piacere!
Ritrovo col Pol, che propone di salire la via Colbacco (6b   TD+   8L   250 m) a Punta Innominata (m 2.770), via non recentissima aperta dal binomio di ferro Massimo Piras - Guido Ghigo (i Vecchi Lupi!) e recentemente richiodata dagli amici Bergese e Ghibaudo.
Nominare una cima Punta Innominata è sempre un divertente ossimoro...
Il mitico Guido Ghigo mi ha fatto sapere il giorno dopo la salita che il nome originale della via sarebbe Coldbacco, per la precisione. A proposito, complimenti a chi saliva questa via prima della richiodatura! Non molti, per la verità, ma si può ben capire il perchè...
Partenzaalle 6,00, il Fortissimo ha fatto la notte e vogliamo fargli dormire almeno 3 o 4 ore???
Ritrovo da Mario, colazione e via, guido io alla volta della Valle Gesso.
Parcheggio al Gias delle Mosche, dove troviamo 3 o 4 auto, già tanto, essendo venerdì.
RedBull al fresco nel torrente e via, saliamo agili su per il sentiero percorso già n volte, sempre divertente.
Dopo una ventina di minuti, eccoci in vista del Corno Stella (m 3.050) e degli speroni ovest dell'Argentera (m 3.297), le cui condizioni sono decisamente migliorate rispetto a non molti giorni fa:
Poco dopo siamo al rifugio, che raggiungiamo in 1h 15', accolti dal mitico Marco e dalla sua leggendaria crostata di castagne, imperdibile.
Il meteo è spettacolare; il Corno presenta molta neve alla base, tanto che Marco ha dovuto piazzare anche qualche corda fissa per agevolare la salita alle vie; se penso che un anno fa abbiamo scalato tranquillamente nel mese di maggio, le differenze sono sensibili:
Dopo la (seconda) colazione, saliamo all'attacco della via, che troviamo praticamente subito:
Sono circa le 9,40.
La via attacca con un primo tiro morbido, di riscaldamento (4c), che sale lo zoccolo lungo placche e muretti divertenti:
Parto io davanti:
Segue il Pol:
La seconda lunghezza (6a) propone una partenza da interpretare, poi una serie di placche su roccia magnifica:
Infine un'uscita con breve strapiombo e muro delicato, prima della sosta posizionata dopo 36 m di cavalcata, con 6 spit:
Per tutta la via il criterio sarà questo: chiodatura impeccabile come qualità e posizionamento, ma mantenendo la distanza originale tra i punti, per cui diciamo che "non si inciampa" nelle protezioni.
Il Pol mi raggiunge, frattanto:

Ora siamo al sole, mentre il Pol passa davanti per il terzo tiro (6a), che apre con uno strapiombo:
Una serie di diedrini piuttosto delicati, poi ancora strapiombi ed un traversino finale a destra, fino alla sosta. Poco dopo eccomi impegnato:
Quarta lunghezza (6a+), il Pol vince un evidente strapiombo iniziale, poi uno splendido muro a tacche di roccia rossastra:
Lo splendido muro, poi un ulteriore strapiombo conduce in sosta:

Quinta lunghezza (6a): una placca liscia in verticale, poi un curioso e delicato traverso orizzontale a destra, fino alla sosta in una nicchia:

Il tanto temuto sesto tiro (6b): Pol attacca con la giusta decisione (ne serve parecchia) la fessura-diedro fortemente aggettante che sovrasta la sosta, prima con le mani in fessura, poi allargandosi e aprendosi in opposizione:
Più in alto si rinvia un cordino decisamente marcio, passato nell'occhiello di un chiodo datato (ma sembra solido, al contrario del cordino...), poi ci si porta sulla faccia destra del diedro, per salire un muro fantastico:
Infine, la sosta, dove arrivo anch'io dopo essere uscito in qualche modo dal diedro strapiombante:

Settimo tiro (5c), torno davanti per salire un muro verticale in placca, con una partenza da studiare:
Due soli spit in 20 metri, serve decisione:
Il Pol segue a ruota:
Siamo all'ultimo tiro di una via bellissima, varia, mai banale nemmeno per un paio di metri e sempre su roccia magnifica.
Ottava lunghezza (6a+) dunque, su diritto per splendidi muri che portano ad un netto strapiombo:
Faticoso e ostico quanto basta, ma non per il Pol:
Chiudono il discorso una serie di diedri e fessurine, fino al comodo ballatoio dove finisce la via. Io sono già stato in vetta all'Innominata, al Pol non interessa, quindi scendiamo, dopo l'immancabile selfie con rifugio come sfondo:
Un'occhiata al Corno Stella, il nostro splendido vicino:
Sono le 14,20.
Optiamo per una discesa in doppia con una sola corda, facendo tutte le calate, saltando solo S1 per piombare a terra sugli zaini.
Poi sgranocchiamo qualcosa e giù per la pietraia fino al rifugio, da dove possiamo volgere lo sguardo alla via salita, ora in pieno sole:
Un saluto a Marco, che non manca di darci qualche consiglio per altre vie un po' alternative in zona, un ultimo sguardo al Corno, poi si scende:
La discesa sarà rapidissima, 45' all'auto, poi a casa.
Alle prossime avventure!