sabato 11 settembre 2010

VISOLOTTO (m 3.348): Cresta Sud-Est e Traversata delle Tre Cime

Sabato 11 settembre 2010



Io e Paolino l'Alpino

Che giornata grandiosa!!!
Da ormai oltre 4 anni, vale a dire dal giorno in cui ho scalato il Visolotto (m 3.348) lungo la parete sud, mi accompagna la voglia travolgente di tornare sulla montagna per salirla lungo la spettacolare Cresta Sud-Est e Traversata delle 3 Cime (4c AD+ 10L 400 m).
Ieri, venerdì, provo a convincere Paolino l'Alpino, forte del meteo perfetto e della concreta possibilità che questo sia l'ultimo grande week-end della stagione estiva, in cui poter scegliere e portare a compimento un grande obiettivo in alta quota.
Sorprendentemente, ci riesco!!!
Paolino comincia a prendere in considerazione l'ipotesi, così premo sull'acceleratore e lo convinco che la cosa sia fattibile, addirittura in giornata...
OK, facciamolo!
La sveglia è disumana: ore 3,10...
Alle 3,30 partiamo alla volta della Val Varaita, veloci fino a Castello di Pontechianale (m 1.604). Alle 5,00 parcheggio. E' buio pesto, non c'è luina e le giornate si sono già accorciate parecchio.
Ci prepariamo in fretta ed alle 5,10 siamo in marcia alla luce delle pile frontali.
Il sentiero è veramente bello, salendo incontriamo 2 alpinisti diretti al Monviso.
Camminiamo a buon ritmo e dopo 1h 45' siamo al Rifugio Vallanta (m 2.450); sono le 7,00 e non è ancora del tutto schiarito...
Il rifugio, con alle spalle il Visolotto (m 3.348) ed il Monviso (m 3.841):

Noi ci dirigiamo verso le pietraie e gli sfasciumi in mezzo alle due montagne.
Giovedì è nevicato: ieri abbiamo passato molto tempo a scrutare le varie webcam in rete, per capire se e quanta neve avremmo potuto trovare lungo la via. Fin qui, sembra tutto ok, anche se per sicurezza abbiamo i ramponi nello zaino.
Oltrepassiamo il vicino Rifugio Gagliardone, poi imbocchiamo un couloir all'apparenza molto ripido, ma sgombro di neve; in realtà non si rivelerà troppo faticoso:

Sbuchiamo dal canale e cominciamo a risalire infiniti sfasciumi, dove fortunatamente troviamo una traccia percorribile; sono ormai 3 ore che camminiamo, una breve pausa ristoratrice è d'obbligo.
Poi si riparte; giunti in cima ad una morena, dobbiamo scendere un po' e superare una vasta conca innevata.
La neve è ghiacciata, per cui decidiamo di aggirarla; troviamo un terreno veramente ostico, pietraie, poi sfasciumi a pemdemza molto accentuata, al punto che devo usare anche le mani per progredire...

Alle nostre spalle, il sole è ormai sorto del tutto ed il Monviso proietta la sua ombra gigantesca e piramidale sui pendii circostanti:

La nostra meta intermedia, le Cadreghe di Viso (m 3.190), da cui attacca la via:

Ci siamo, finalmente!
La giornata è splendida, la temperatura sta salendo rapidamente e la roccia è pulita. Non sento più la fatica, tanta è la voglia di metterci le mani!

Alle nostre spalle, le Cadreghe di Viso si stagliano contro il sole:

Più indietro, la parete nord del Monviso indossa il mantello invernale, maestosa e direi poco invitante:

Ci leghiamo, inizia l'avventura verticale su questa montagna sempre misteriosa e poco frequentata:

Parto io, quando attacco sono circa le 9,45.
Abbiamo un paio di relazioni, ma il percorso non è obbligato, quindi posso dare sfogo alla fantasia e scegliermi i passaggi più divertenti.
Il primo tiro mi conduce prima diritto, poi in diagonale verso destra, ad est, in esposizione sulla Valle Po, con difficoltà contenute (III+), su roccia ottima:

Dopo 50 m faccio sosta su un ottimo spuntone; il sole è caldo, rimango in maglietta, mentre assicuro Paolino:

Che ambiente grandioso!
Paolino va avanti, traversando ancora verso est e poi salendo un diedro aperto, fino ad un intaglio della cresta, dove sosta ancora su spuntoni; lo raggiungo:

Terza lunghezza: salgo il filo di cresta, su ottima roccia:

Supero e poi discendo dalla parte opposta un risalto lungo la cresta, che mi conduce ad un bellissimo diedro verticale (III+), ben appigliato, al termine del quale trovo una sosta con chiodo e clessidra:

Intanto, incredibilmente vista la scarsissima frequentazione di questa via, a breve ditanza ci seguono due francesi.
Paolino sale il quarto tiro (II+), una bella parete articolata, rinviando un friend incastrato e sostando su clessidra + friend dopo l'intera lunghezza delel corde da 60 m:

Comunichiamo grazie alle radioline, che come al solito risultano molto utili.
Alle nostre spalle, i francesisuperano il risalto del terzo tiro. Ci seguiranno in maniera un pochino interessata, visto che io sono l'unico dei quattro che conosce la via di discesa dalla montagna, lungo la parete sud, avendola già percorsa...

Raggiungo Paolino in sosta e proseguo, prima diritto, poi con un lungo traverso a destra su terreno facile, fino a reperire un sistema di diedri verticali molto belli, direi irresistibili... Mi spiego: la relazione è piuttosto vaga in questa parte, per cui mi posso sbizzarrire e salire dove più mi ispira! Scalo una ventina di metri, proteggendomi con una fettuccia su spuntone, ed esco su una grande cengia, dove sosto su spuntoni:

Paolino prosegue ancora verso destra lungo il sesto tiro (un passo di III), andando a sostare dopo 50 metri alla base della parete terminale; lo raggiungo divertendomi un mondo:

Settimo tiro: attacco una bella lama (III), poi mi porto sul versante nord-est, dove infatti trovo rocce in parte incrostate di neve e ghiaccio; riesco ad evitarle abbastanza bene, poi la parete si raddrizza, ma ormai c'è aria di vetta:

Finalmente esco alla sommità della prima cima, il Picco Montaldo (m 3.444), che l'ingegner Montaldo pensava fosse la massima elevazione del Visolotto...
Alle mie spalle, la Valle Po sembra vista dall'aereo:

Alla mia sinistra, l'himalayana parete nord-ovest del Monviso:

Non guardo l'orologio, ma devono essere circa le 13,00.
Paolino mi raggiunge, quest'ultimo tiro è aereo e divertentissimo; seguono a ruota i francesi:

La croce sommitale, la prima del trittico:

L'uscita in vetta:

La cresta che ci attende, davvero lunga ed affilata:

Autoscatto, immancabile:

La discesa dal Picco Montaldo è piuttosto impressionante, a prima vista...
Cerco con lo sguardo un ancoraggio per corda doppia, ma non lo trovo; la relazione in effetti parla di disarrampicata massimo II+, per cui non dev'essere troppo impegnativa.
Paolino scende, assicurato da me in cima; non resisito e gli chiedo di immortalarmi qui, davanti a questo scenario unico:

La discesa non crea problemi, si assicura all'intaglio tra la prima e la seconda cima e mi recupera mentre disarrampico a mia volta:

La parete nord è degna del suo nome, verticale, esposta, fredda ed inospitale:

Eccoci al punto chiave della scalata: la salita della seconda cima, che presenta una cresta verticale, espostissima e senza l'ombra di un chiodo...
Salgo i primi metri, piazzo un grosso friend e poco dopo riesco a fissare una fettuccia:

Leggero traverso a destra, quindi mi isso sul filo dello spigolo, incredibilmente esposto, ma su roccia ottima; pochi metri prima della cima inserisco un friend medio, quindi supero l'ultima breve placca:

Sono a pochi metri dalla madonnina della seconda cima, ma le corde esercitano troppo attrito, quindi mi fermo in posizione molto aerea, sostando su uno spuntone; Paolino mi raggiunge e poco dopo eccolo doppiare la seconda vetta della giornata; dalla parte opposta le difficoltà si abbattono, quindi arriva in fretta ad un comodo terrazzo di sosta, dove lo raggiungo transitando a mia volta accanto alla madonnina del Picco Coolidge (m 3.440), seconda tappa della grande cavalcata di oggi:

Da qui in avanti il terreno è molto più semplice, per cui propongo di proseguire in conserva protetta; faccio su una delle due mezze corde e la infilo nello zaino: procediamo legati con una mezza da 60 m doppiata metà; vado avanti io, rinviando spuntoni qua e là:

La vetta non è più lontana.
Alla nostra sinistra, la presenza magnetica e grandiosa della nord del Monviso si fa sentire:

In cresta c'è un po' di vento, ma permane l'alta pressione ed il sole non ci abbandonerà mai.
Quando mostro loro la prima calata della linea di discesa lungo la parete sud, i francesi decidono che per oggi ne hanno abbastanza e scendono.
Anche Paolino si sente un po' stanco e vorrebbe scendere con loro, ma lo sprono e, avendola già salita 4 anni fa, gli garantisco che in pochi minuti saremo in cima al Picco Lanino (m 3.448), la vera vetta del Visolotto!
Mi impongo con la forza dell'entusiasmo: stiamo bene, il meteo è ottimo, non è prestissimo, ma nemmeno tardi (sono le 15,00) e io conosco già la via di discesa: "Paolo, quando ci torni fin quassù??? Dài, facciamo la terza cima!"

In effetti, pochi minuti dopo metto nuovamente piede sulla cima del Visolotto!
Paolino mi raggiunge e subito scattiamo foto a destra e sinistra:





Il panorama è perfetto, si vede tutto a 360°, centinaia di cime note...
Come promesso, però, scendiamo quasi subito, appena dopo essere riusciti a telefonare a casa, per avvertire che, fatti due conti, arriveremo comunque molto tardi.
Assicuro Paolino mentre ridiscende la cresta finale fino all'intaglio dove iniziano le calate, quindi lo raggiungo.
Vado avanti per primo in discesa, visto che spero di ricordare dove sono le soste: la prima sosta non è proprio il massimo della sicurezza...

Un cordone avvolto attorno ad uno spuntone non troppo pronunciato...

Seguono altre 4 calate lungo la parete sud:

Alla nostra destra (faccia alla parete), le Cadreghe di Viso e l'attacco della via percorsa stamattina:

La prima parte della cresta scalata, decorata da colori splendidi:

La discesa non presenta intoppi, in un'ora e mezza siamo sulle infide pietraie basali; recuperiamo i nostri bastoncini, mangiamo qualcosa e cominciamo a scendere; alle mie spalle il profilo della cresta salita:

Dove vorremmo essere, se non qui adesso???

Un ultimo sguardo alla via...

poi via decisi, ci aspetta molta strada.
Abbiamo salito complessivamente 1.700 m di dislivello, non male!
Giunti ai nevai, questa volta decidiamo di percorrerli, per evitare gli sfasciumi e le pietraie ed in ragione del fatto che il sole dovrebbe aver smollato un po' la neve.
Così è, anche se io preferisco indossare i ramponcini, anche per dare un senso all'averli portati a spasso tutto il giorno...

La spettacolare parete sud-ovest del Visolotto:

Sopra di noi, l'enorme Dado di Vallanta (m 3.781), addossato alla parete ovest del Viso:

Ridiscendiamo gli sfasciumi ed il couloir, siamo quasi al rifugio Vallanta: un ultimo sguardo alla nostra montagna, con le sue tre vette, che ormai conosciamo bene:

Una sosta al rifugio per dissetarci e facciamo la conoscenza di uno splendido san bernardo, custode silenzioso e bonario di quei luoghi:

Gli ultimi raggi di sole illuminano ancora Punta Caprera (m 3.387), con l'evidente Spigolo Bessone:
Sono le 19,30 quando ripartiamo; ben presto accenderemo nuovamente le pile frontali, con le quali raggiungiamo l'auto alle 21,15.
Diamo l'assalto alla prima pizzeria che incontriamo, prima di rientrare a casa ben oltre la mezzanotte... ma ne è valsa senz'altro la pena: ricorderò a lungo questa grandiosa scalata!

1 commento:

paolo ha detto...

Complimenti!!! Veramente Grande Alpinismo !!!