Venerdì e Sabato 27-28 giugno 2008
Chiudo l'ufficio e via!
L'obiettivo è una grande classica, una grande via di montagna: l'Arete de la Fenetre (IV AD+ 350 m).
L'appuntamento con Paolino è per le 20,40, ma la strada è molto lunga: benché la destinazione sia a non più di 10 km in linea d'aria da Entracque (CN), ci tocca un lungo giro automobilistico.
Pensiamo a Mauro Corona ed alla sua teoria sulla "vocina", che mette in guardia l'alpinista dalla malasorte e dai pericoli oggettivi, spesso tramite segni da interpretare: prima ci imbattiamo in una strana corsa ciclistica notturna, con centinaia di partecipanti, che percorre tutta la Valle Stura e ci fa perdere almno 40 minuti... A Vinadio, ecco che anche loro svoltano verso il Colle della Lombarda!
Non arriveremo mai... Io crollo dal sonno e la strada è ancora lunga...
Poi ci si mette il navigatore satellitare a fare le bizze, suggerendo continuamente improbabili svolte in stradine poco rassicuranti...
A Isola 2000 facciamo la "conoscenza" con due cani enormi, che si mettono in mezzo alla strada e mi inseguono giù per i tornanti, abbaiando incazzatissimi a fianco delle mie ruote anteriori...
Dopo un altro errore di rotta nella Valle della Tinée, eccoci finalmente a Saint-Martin de la Vésubie, dove imbocchiamo la Vallée de la Fenestre e, crollando dal sonno, cerchiamo al buio un posto adatto a montare la nostra tendina: è l'1,30...
Dormiamo abbastanza bene; la sveglia suona alle 6,45, smontiamo la tenda e ripartiamo in macchina per gli ultimi 4 km, che ci conducono al Santuario de la Madone.
Ci prepariamo ed imbocchiamo il sentiero GR52: c'è il sole, ma tira un forte vento.
La vallata è stupenda, molto bucolica.
Di fronte a noi, i versanti finora mai visti delle "nostre" Alpi Marittime: il Saint Robert, i Gelas, la Maledia, ecc...
Dopo una ventina di minuti, ci rendiamo conto che la strada maestra era un'altra... Ancora la vocina?
Poco male: usciamo dal sentiero, attraversiamo prati verdissimi e troviamo un buon punto di guado del torrente.
Alle nostre spalle, la cresta:
Salendo la pietraia, alla nostra destra il "missile" slanciato del Petit Cayre de la Madone (m 2.413):
Risaliamo un canalino erboso fino ad un grosso masso, che indica l'attacco della cresta nord-ovest.
Vi giungiamo pochi secondi dopo una coppia di francesi, che gentilmente ci cedono il passo.
Ci leghiamo. Parto io: sono le 9,30, il vento è cessato del tutto e fa piuttosto caldo, anche all'ombra.
Salgo per circa 55 m lungo il filo di cresta, per facili rocce e cenge erbose (II+), poi predispongo una sosta su spuntoni e recupero Paolino.
L'ambiente è fantastico, di alta montagna:
Alla nostra destra, l'impressionante parete nord-ovest del Petit Cayre, dove salgono alcune cordate:
Parte il mio socio: una trentina di metri sul filo di cresta (II+), rinviando alcuni spuntoni di roccia e sostando ancora su spuntoni:
Le vie in cresta sono veramente estetiche e divertenti:
La sosta panoramica:
Il terzo tiro (III+) prosegue sul filo di cresta; salgo un vago diedro: a furia di non trovare chiodi e spit, forse non li cerco più... infatti salto il primo spit della via!
Scalo una paretina e raggiungo un terrazzino, dove la logica vuole una sosta, che trovo attrezzata con due spit da collegare:
Paolino parte per il quarto tiro (IV-): prima supera una paretina (III) sulla destra:
Poi finalmente trova uno spit, sotto uno strapiombo (IV-) e sale:
Eccomi uscire dallo strapiombo, poco sotto la quarta sosta (spuntoni):
Grande ambiente, bella via:
Parto per la quinta lunghezza (II+), portandomi dapprima sullo spigolo:
e vedendomi poi impegnato in una espostissima traversata letteralmente aggrappato al filo di cresta, fino alla sommità del primo gendarme addossato alla parete, cui segue una discesa delicata fino all'intaglio (2 spit di sosta):
Il sesto tiro (III) è piuttosto impegnativo: non è chiodato ed è esposto; Paolino si protegge come può: un micro-nut psicologico, poi il fattaccio...
Nel tentativo di inserire un friend medio, gli sfugge di mano e cade giù...
Il problema è che il friend è mio...
Scherzi a parte, Paolino attrezza una sosta su spuntoni dopo una trentina di metri di scalata, io scendo una decina di metri lungo le cenge erbose all'intaglio tra il gendarme e la montagna e, con un po' di fortuna e molta testardaggine, ritrovo il friend in mezzo ai ciuffi erbosi!!!
Poi salgo a mia volta il tiro:
Attacco la settima lunghezza (III+), mentre all'orizzonte appaiono nuvole un po' preoccupanti.
Risalgo alcune placche (III+), poi seguo una prima fessura verticale (III+):
Scalo poi una seconda fessura verticale leggermente a sinistra (III+) ed esco in vetta al secondo gendarme.
Quindi scendo con attenzione fino al famoso intaglio con il masso incastrato (la Fenetre che dà il nome alla via, al santuario ed al vallone), laddove si racconta apparve la Madonna; sosto su spuntoni e recupero Paolino.
L'ottavo tiro (IV) è fantastico.
E' definito come il tiro-chiave, ma secondo me psicologicamente è molto più facile di tanti altri, grazie alla presenza di ben 3 spit ed un chiodo lungo la placca di IV.
La chiodatura permette quindi di divertirsi al 100%, senza ansia, cosa che facciamo di gusto.
Paolino scala la placca di gneiss e si porta al di sopra del risalto verticale, su inclinazioni più tranquille, dove sosta su spuntoni.
Scalo il tiro a mia volta; veramente bellissimo, con tutti gli ingredienti: alta montagna, placca tecnica di solido gneiss, filo di cresta, forte esposizione, sole caldo e vetta ormai prossima, con le difficoltà maggiori alle nostre spalle:
Percorro in scioltezza la nona ed ultima lunghezza (II+), fino a sbucare sull'aereo pulpito sommitale, sormontato da un ometto in pietra:
Sono le 13,45.
Recupero Paolino:
che ben presto fa capolino sotto la vetta:
Verso ovest e molto più in basso, la cima del Petit Cayre, dove sbucano diverse cordate:
Sulla "nostra" cima, invece, sbucano due simpatici ragazzi francesi, molto giovani, che ci regalano la foto di vetta:
Dopo le foto ed un panino, iniziamo una delicata discesa, lungo la cresta est:
disarrampichiamo con alcuni passi esposti:
giunti alla Brèche du Cayre de la Madone (m 2.480), ci infiliamo giù per uno stretto ed incassato couloir di sfasciumi:
seguono interminabili pietraie, da cui possiamo però ammirare la nostra cavalcata:
Finalmente, alle 16,20, eccoci al rifugio...
La strada è ancora lunga, quasi quattro ore di auto, ma ne è valsa senz'altro la pena!