domenica 22 giugno 2014

CRETE du RAISIN (m 2.818): Les Mystères de l'Ouest

Domenica 22 giugno 2014
Io e Paolino l'Alpino

Ancora un'uscita domenicale.
Io e l'Alpino ci arrovelliamo a lungo per decidere dove andare, ravanando tra i vari siti meteo...
Alla fine decido di fidarmi della Francia, sia di Meteofrance, sia soprattutto del magnifico microclima degli Ecrins, dove c'è quasi sempre il sole.
Destinazione Crete du Raisin (m 2.818), dove siamo già stati per un'altra via sempre sulla parete ovest; stavolta saliremo la via Les Mystères de l'Ouest (6a   TD-   12L   300 m).
Per la verità i commenti in rete parlano di una via un po' discontinua, caratterizzata da ambiente e panorama magnifici, ma non indimenticabile dal punto di vista prettamente arrampicatorio.
Per noi può andar bene e decidiamo di andare a verificare di persona.
Come al solito, essendo domenica, cercherò di partire presto per non tornare tardi; essendoci qualche rischio di temporale nel pomeriggio, la mia scelta di partire presto, alle 4,15, è ineccepibile.
Passo a prendere l'Alpino e via, veloce verso la Vallée de la Clarée ed il paese di Névache, oltre il Colle della Scala che imbocco sopra Bardonecchia.
Alle 6,00 parcheggio a Fontcouverte, all'altezza del campeggio; ci prepariamo ed alle 6,20 siamo in cammino, sotto un cielo limpido come solo gli Ecrins sanno garantire:
L'ambiente è veramente dolomitico e presto siamo in vista della nostra montagna e della sua vertiginosa parete est (dove corrono vie solo per big):
Dopo circa 45' transitiamo per il Réfuge du Chardonnet (m 2.223) e proseguiamo lungo lo splendido pianoro prativo che lo circonda; poco dopo eccoci in vista della parete ovest, sul cui lato destro corre la nostra via, ovviamente ancora in piena ombra:
La curiosità riguarda l'eventuale presenza di neve dura per raggiungere l'attacco della via.
Intanto la temperatura è ottima: mi sorprendo spesso a leggere i commenti su molte vie in ombra, dove chi scrive lamenta freddo e gelo anche in agosto... in realtà io mi trovo quasi sempre bene, boh...
Anche oggi lo zero termico è piuttosto elevato, pur senza raggiungere i 4.000 m, e fortunatamente non c'è quasi vento.
La muraglia della calcarea parete ovest del Raisin:
Ci avviciniamo: ebbene sì, l'attacco della via è proprio in corrispondenza di un grande accumulo nevoso, un conoide piuttosto pendente:
Iniziamo la risalita del pendio, fortunatamente la consistenza della neve permette di gradinare abbastanza agevolmente:
Quando raggiungiamo la sommità del conoide, però, ecco che si spalanca una bella crepaccia terminale...
Troviamo un punto in cui calarci dentro, quindi avanzo tra roccia e neve per raggiungere l'attacco:
Un passo troppo duro ci costringe a tornare indietro e cercare un tiro alternativo alla prima lunghezza (5c): salgo tre o quattro metri, raggiungo una scomoda nicchia e decido che è meglio infilare le scarpette da arrampicata; intanto mi lego a un capo della mia corda e lancio l'altro capo a Paolino, così almeno lui potrà salire in sicurezza, se raggiungerò la prima sosta.
Nonostante qualche passo un po' delicato e qualche pietra che precipita sotto i miei piedi o sotto la corda, salgo il mio bel tiraccio in solo, traverso su ghiaia instabile e vado a reperire la prima sosta della via, da cui posso recuperare il socio:
Abbiamo perso una mezzoretta, sono le 8,30.
Ci alterniamo e Paolino sale la seconda lunghezza (data 5b, ma al massimo c'è un passettino di 5a), in placca e lungo uno speroncino:
Lo raggiungo: siamo all'ombra, ma come già detto si sta benissimo:
La terza lunghezza (5c) mi vede salire in diagonale verso destra, fino ad un passo delicato, in aderenza, su buona roccia:
Paolino sale il quarto tiro (5b), in placca, quindi su un muretto con qualche presa che si sbriciola e poi ancora in placca:
Saliamo ora una serie di lunghezze senza difficoltà, molto discontinue, con al massimo qualche brevissimo passaggio, per portarci verso la parete finale, dove la montagna si raddrizza:
Sesto tiro (5a):
Pascolata per il settimo tiro (4c):
Ottava lunghezza (4c), con la quale finalmente raggiungiamo la parete più verticale:
L'ambiente però è di alto livello, anche se la via fin qui è deludente:
Il nono tiro (5c) torna ad essere decisamente arrampicatorio, fortunatamente: un bellissimo muro verticale a gocce e vaschette:
Bellissimo:

Alla nostra sinistra, il gruppo dei Queyrellin e, davanti a destra, il Pavé du Chardonnet, scalato due volte lungo due divertenti vie molto frequentate, che da qui sembra bassissimo:
Dopo il muro verticale, traverso a destra e seguo un lungo diedro-rampa, fino alla sosta in coincidenza con un'altra rampa verso sinistra; Paolino mi raggiunge:
La decima lunghezza (5c) vede Paolino percorrere tutta la rampa ed attaccare la parete seguente, verticale, estetica, anche se qualche roccia è un po' friabile:
Qualche passo un po' delicato, ma nessuna grossa difficoltà; la sosta è in corrispondenza della sella:
L'undicesimo tiro (6a) è molto divertente, ma anche qui le difficoltà sono in realtà inferiori a quelle dichiarate, secondo me:
Qualche passo in traverso a destra, protetto alla grande con due o tre spit, poi un breve passaggio di forza per salire al di sopra di un piccolo strapiombo, quindi l'uscita su muretti articolati:
Un'ultima placca facile mi conduce alla comoda sosta, da dove mi par di scorgere la vicina vetta... Se così fosse, anche la valutazione globale di TD- sarebbe certamente esagerata, e di molto...
Paolino mi raggiunge:
La dodicesima ed ultima lunghezza (data 5b, ma anche questa secondo me non supera il quarto grado superiore...) consiste in una breve placca percorsa da cannule di erosione molto belle, purtroppo molto brevi:
Pochi metri sopra, la via termina, la croce di vetta ci aspetta lì a pochi metri:
Sono le 15,00.
Autoscatto, con alle mie spalle la Crete du Diable (m 2.869):
Di fronte a noi, le nubi ci lasciano intravedere la regina del Delfinato, la Barre des Ecrins (m 4.103), un bel ricordo della mia scalata dell'agosto 2012:
Autoscatto celebrativo con diversi sfondi:

Per scendere, dopo aver sgranocchiato qualcosa, percorriamo la cresta sommitale verso sud, con alcuni passi un po' delicati, quindi una calata in doppia di 40 m ci deposita alla base di un canale, ormai fuori dalle difficoltà.
Scendiamo per sentiero e nevai residui, fino a ripassare sotto alla parete ovest appena scalata, ora illuminata dal sole del primo pomeriggio:
Di fronte a noi, i Queyrellin e, davanti, il Pavé du Chardonnet:
La nostra montagna ci scorre a destra mentre scendiamo veloci tra bei prati ed il torrente:
La bellissima cresta della Crete du Diable:
Dopo una breve pausa al rifugio, riprendiamo la discesa, in un ambiente veramente mozzafiato:

giovedì 12 giugno 2014

PUNTA CRISTALLIERA (m 2.801): Superbianciotto

Giovedì 12 giugno 2014
Io e Paolino l'Alpino

Appena quattro giorni fa ho conosciuto in parete Fiorenzo Michelin, il quale mi ha consigliato di andare a scalare la sua via alla Punta Cristalliera (m 2.801).
Detto fatto!
Oggi, un giorno di ferie decisamente ben speso, anche perchè le previsioni meteo sono pessime per il fine settimana.
Paolino è presente e passa a prendermi alle 5,30, con destinazione Fenestrelle e poi deviazione verso il Rifugio Selleries (m 2.023), che raggiungiamo dopo alcuni km su strada sterrata abbastanza agevole, solo un paio di cunette un po' profonde.
Arriviamo al rifugio verso le 7,30 e subito mi concedo una ottima colazione, con torta e thè.
Poi ci mettiamo in cammino verso la Cristalliera, puntando alla famosa via Superbianciotto (6a   TD-   8L   220 m):
Il sentiero è ottimo e dopo mezz'ora eccoci ad alcune splendide baite in pietra, poco prima del primo lago, caratterizzato da un isolotto centrale:
Giù in fondo, la nostra parete, anche se il sole ce la nasconde ancora alla vista:
Il posto è magnifico, devo ammettere che non me lo aspettavo così bello, l'ambience è di alta montagna ed il luogo è popolato di animali: un gruppo di camosci ci accoglie al nostro arrivo al lago superiore, il Lago della Manica:
Incantevole anche questo:
Lo costeggiamo un po' sulla destra, poi abbandoniamo ogni traccia di sentiero e saliamo a destra, verso la lunga pietraia che ci condurrà alla base della parete ovest:
Saliamo faticosamente, in totale l'avvicinamento richiede una bella ora e mezza.
La parete si fa sempre più grande e verticale:
Ormai ci siamo, lasciamo qualcosa alla base (bastoncini, una bottiglia da bere) e ci prepariamo; la partenza sarà all'ombra, ma la temperatura eccezionale di questi giorni ci permette di non vestirci troppo:
L'attacco ci riserva ancora un po' di neve, che non dà problemi; parte Paolino per la prima lunghezza (5c):
Si inizia subito in un camino incassato, con roccia un po' fredda e bello verticale; Paolino impreca un po', ma sale:
La prima sosta, inconfondibile stile Michelin:
Tocca a me:
Bei passaggi, anche se non amo particolarmente i passaggi incassati, come i camini:
Passo finale delicato, un'uscita verso destra sotto uno strapiombo un po' da interpretare:
Ci alterniamo al comando e mi tocca il secondo tiro (6a); prima un traverso a destra in leggero strapiombo:
Poi una bellissima placca da salire in verticale, per poi traversare in diagonale a sinistra, sempre sotto strapiombi, ma con chiodatura a spit molto corretta:
Segue un diedro-camino molto faticoso e praticamente sprotetto, in cui devo integrare con un friend ed un nut.
Paolino segue:
Terza lunghezza (5b/c): Paolino sale i risalti sopra la sosta, poi si impegna in un diedro sulla destra con un passo in strapiombo:
Alle nostre spalle, i colossi del Delfinato: a sinistra il Pelvoux (m 3.946), alla sua destra la Barre des Ecrins (m 4.102), già saliti entrambi:
Intanto Paolino mi dà il segnale e salgo il tiro:
Eccomi in uscita, con il Lago della Manica alle mie spalle:
Il quarto tiro (5c) inizia con uno strapiombo, breve ma con prese svase in uscita:
Un po' da interpretare, ma alla fine niente di che:
Poi mi sposto sulla destra, traversando in corrispondenza dell'inizio di un diedro: rinvio un chiodo (rigorosamente colorato di azzurro Michelin) e salgo a destra, fino a raggiungere la base di un altro fatnastico diedro rosso:
Salgo tutto il diedro, poi con un breve movimento non protetto mi sposto a destra, lasciando il diedro per raggiungere un terrazzino, dove trovo la sosta:
Paolino mi segue, eccolo nel bellissimo diedro:

La quinta lunghezza (4c) è un unico traverso a destra, quasi in orizzontale:
Ci portiamo così alla base di una parete totalmente verticale, sulla destra, con una partenza non facile (5c/6a): è la sesta lunghezza:
Passo bene, sempre un po' in opposizione, poi salgo il muro verticale, intervallato da un paio di nicchie che fungono da punto di riposo:
Nel complesso, un'altra lunghezza entusiasmante.
Dopo l'uscita, una facile rampa sulla destra mi conduce ad un diedro-camino un po' faticoso ma ben appigliato, quindi un'ultima placca mi permette di guadagnare la sosta, decisamente comoda anche questa.
Paolino all'uscita del muro:
Settimo tiro (5c): Paolino sale prima facilmente attraverso due blocchi, per portarsi alla base di un fantastico diedro verticale, perfetto, a 90° con ottima fessura sul fondo per dulfer e friends.
Dopo il superamento di un primo risalto più impegnativo, inizia la lunga dulfer:
Finalmente tocca a me: che dire, una goduria!
L'essenza dell'arrampicata:

Bellissimo, peccato finisca presto:
L'ottava lunghezza (5c) è ancora molto bella e consiste essenzialmente in una parete verticale a tacchette:
Salgo prima al centro, poi ne esco leggermente a destra:
Sono in cima alla via:
Recupero il socio, ultimi metri anche per lui:
Poco prima delle 15,00 siamo fuori; scendiamo in qualche modo dal torrione su cui siamo sbucati e, da veri alpinisti, raggiungeremo la vetta della Punta Cristalliera (m 2.801), per rocce sfasciumate:
Poco dopo siamo in vetta:
Sgranocchiamo qualcosa, ammiriamo lo splendido panorama a 360° e dobbiamo scendere, tanto per cambiare sono in ritardo...
Mi scuso con l'Alpino per non poterci rilassare in vetta come facevamo tempo fa... ma per poter essere qui, ho promesso che avrei rispettato un orario...
La ricerca della via di discesa ci impegna un po', causa difformità nelle due relazioni che abbiamo...
Quando torniamo alla base della parete scalata, possiamo ammirarla in tutto il suo splendore:
Recuperiamo un po' di roba che avevamo lasciato ai piedi della via, poi riprendiamo la lunga, scomoda e odiata pietraia che ci ricondurrà al Lago della Manica.
Ci volgiamo spesso a rimirare la torre scalata:
Il gusto speciale di una bella via sgraffignata in un giorno feriale è indescrivibile:
Non c'è che dire, il luogo è bellissimo:
La nostra torre:
Poca gente in giro, di giovedì, ma... non siamo soli:
Il sentiero bucolico verso il rifugio, con la Cristalliera alle spalle di Paolino l'Alpino:
Una splendida giornata...