lunedì 24 giugno 2019

CIMA PICCOLA di LAVAREDO (m 2.857): Spigolo Giallo

Lunedì 24 giugno 2019
Io e Bruno

Una di quelle giornate che non si scordano...
Dopo la bella scalata alla Torre Wundt (m 2.517) ai Cadini di Misurina, ci siamo sistemati al Rifugio Auronzo, con un'ottima e abbondante cena.
Serata a studiare i dettagli della via del lunedì, il mitico Spigolo Giallo (VI+   TD   13L   380 m) alla Cima Piccola di Lavaredo (m 2.857), poi pensieri a ruota libera nella mia branda in alto, alla stanza 27 del terzo piano...
Unica pecca di una gestione veramente ottima del rifugio è l'ora di inizio colazione, alle 7,00... insomma, nemmeno in città si inizia così tardi... è vero che qui per la maggior parte sono turisti (si arriva in auto, passando l'incredibile pedaggio di 30 € al fondo della strada...), ma qualche sparuto scalatore come noi c'è... e siamo quelli che hanno più bisogno di mettere un po' di benzina in corpo, prima della scalata...
Non riesco a dormire molto, l'attesa dell'azione imminente si fa sentire.
La sveglia è alle 6,40, ma alle 6,00 io e Bruno ci guardiamo e scendiamo, non si dorme più, anche perchè la camerata è invasa da una luce abbagliante: come previsto, la giornata è splendida, radiosa.
Ci prepariamo, ci laviamo e scendiamo a colazione.
L'attrezzatura è già pronta dalla sera prima.
Ottima colazione, poi via, alle 7,20 siamo in marcia.
Mezz'oretta dopo eccoci al cospetto della linea incredibile dello Spigolo Giallo, che incute molto rispetto, per non dire altro:
L'attacco è evidente, logico; la parete vista da sotto è una di quelle visioni che non si dimenticano più:
La targa a sinistra del diedro di attacco:
Alle 8,10 siamo in ballo, Bruno attacca il diedro del primo tiro (V+), subito verticale e con prese e appoggi un po' lisciati:
Dopo 30 m trova la sosta e mi comunica subito la prima sorpresa negativa di giornata: gli spit di sosta descritti nella guida, presenti a partire dal 2013 in occasione dell'80-esimo anniversario della salita della via da parte di quel fenomeno di Emilio Comici in compagnia di Mary Varale e Renato Zanutti, sono stati distrutti, smartellati e resi inservibili... Sarà così per tutta la via.
Imbecilli...
Pazienza, avanti. Salgo il tiro a mia volta, non senza impegnarmi a fondo:
La sosta:
Secondo tiro (6a): Bruno resta davanti, sale i primi metri su ottime prese, sempre verticalissimi e divertenti.
Poi si imbatte in un tetto piuttosto impegnativo, ben protetto a chiodi ma molto fisico:
Segue una rampa più articolata, magnifica.
Salgo poi io, riuscendo in qualche modo a passare il tetto per raggiungere l'amico in sosta, su comoda cengia, sbucando al sole.
Frattanto alla base della via è sopraggiunta una seconda cordata, due ragazzi inglesi che stanno attaccando la via a loro volta.
Ecco una splendida foto dove ci siamo io e Bruno (cerchiolino rosso):
Terzo tiro (IV+): passo avanti io, lungo una rampa traverso a destra, doppio lo spigolo e salgo in parete aperta, in diagonale verso destra, trovando un solo chiodo all'inizio, poi nulla:
Questi tiri non chiodati fanno sempre perdere tempo, in quanto la ricerca del percorso corretto, o almeno logico, prende tempo.
Alla fine mi imbatto in una sosta collegata su un terrazzino, dove poco dopo mi raggiunge l'amico:
La parete sopra di noi, magnifica:
Sempre noi due visti da lontano, in piena parete:
Quarta lunghezza (IV): resto davanti e salgo in verticale la parete soprastante, fino a una sosta su due chiodi collegati:
Bruno sale a sua volta:
Quinta lunghezza (V): Bruno sale una bella paretina, poi un tettino, seguito più in alto da un altro strapiombo, da vincere con un passo a destra, fino a una cengia:
 
Siamo alla ricerca della cengia giusta per operare il famoso traverso a sinistra che ci riporterà sul filo dello spigolo...
Non è questa, no...
Bruno prosegue allora in verticale, fino a trovare la cengia giusta, dopo alcuni passi impegnativi (V), poco protetti:
Eccoci al traverso, sesto tiro (IV+): tocca a me, le difficoltà tecniche sono dapprima basse, ma l'esposizione è assoluta, di quelle che non si dimenticano:
Inizio a traversare, rinvio un primo chiodo, poi avanti, per una quindicina di metri, trovando altri due chiodi e superando un passaggio un po' ostico:
La sosta è proprio sul filo dello Spigolo Giallo, in piena, fantastica esposizione.
Bruno mi raggiunge e riparte quasi subito, dopo aver bevuto entrambi qualcosa (io ho due bottiglie di Coca). Supera subito uno strapiombetto (1p. VI-) protetto da un chiodo e prosegue obliquando leggermente prima verso destra e poi verso sinistra, per muretti gialli e grigi. Si incontrano lungo il tiro un paio di chiodi e altrettante clessidre:
Fa sosta su una cengetta, su due chiodi marci, salgo con il gentile invito a non volare da parte sua...
Poi riparte e pochi metri più in alto trova una sosta migliore, per cui in pratica il settimo tiro è sdoppiato in due tiri; io lo raggiungo.
Siamo all'ottavo tiro (6a+), il tiro chiave. Bruno resta davanti, anche perchè io ho già iniziato a soffrire di crampi alle mani, a causa anche della fatica e della disidratazione della salita di ieri, combinata a quella di oggi...
Bruno si innalza dalla sosta leggermente verso sinistra, sulla placca chiara (V+, 1 chiodo) e punta poi decisamente alla base del diedro giallo molto strapiombante, 7-8 metri sopra la sosta. Il diedro è atletico, con appigli buoni ma un po’ levigati; fortunatamente il diedro è molto ben chiodato. Si sosta, scomodamente appesi e in forte esposizione, su alcuni vecchi chiodi, poi salgo io:

Nono tiro (VI): Bruno traversa sempre in grande esposizione verso sinistra per circa 8 metri seguendo una fessura orizzontale non molto evidente, poi riguadagna il filo dello spigolo,salendo una bella placca verticale:
lo raggiungo poco dopo, sempre alle prese con continui crampi alle mani, che mi si chiudono da sole...
Stringo i denti, ormai non manca molto, ma lascio andare Bruno avanti.
La decima lunghezza (V+) è magnifica, ma prende un po' di tempo, in quanto la chiodatura è ormai quasi del tutto assente e diventa difficile indovinare dove andare...
Bruno si innalza dritto dalla sosta, seguendo i punti deboli del verticale ed esposto muro soprastante:
Poi giunge su una cengia grande e indovina un pilastro impegnativo da salire, sempre senza protezioni, anche se molto divertente, fino a imbattersi in una sosta a chiodi, dove mi recupera:
Alla nostra destra, ormai più in basso, la Punta Frida (m 2.700):
Siamo all'ultimo tiro (IV+), Bruno attacca il camino sopra la sosta, con un primo passo ancora impegnativo, poi via via più facilmente fino a sbucare fuori e salire l'ultima parte di spigolo, facile, con soddisfazione, emozione e un filo di sollievo:
Poco dopo eccomi all'uscita della via a mia volta:
La vetta della Cima Piccola dista ancora 2 o 3 facili tiri della via Normale, ma a noi interessa lo Spigolo Giallo e la via è fatta!
Sono le 14,15 quando scattiamo le foto di vetta, prima con la Cima Grande (m 2.999) sullo sfondo:
Poi con i Cadini di Misurina:
La discesa inizia con alcuni passi ancora molto delicati, vietato sbagliare: scendiamo pochi metri, poi iniziamo a traversare verso nord-ovest lungo una cengetta a tratti strettissima e sempre molto esposta:
Cadini di Misurina, dove eravamo ieri:
Una serie di calate in doppia in parete ovest su grossi anelli cementati ci depositano alla sella tra Cima Grande e Cima Piccola, dove ci attende un infimo canalino innevato, fortunatmente ben tracciato:
Ora è veramente finita, possiamo rilassarci e goderci lo spettacolo della prua che abbiamo scalato poco fa:
E' uno dei giorni che non dimenticherà mai:
Ora ci aspettano... 6 ore di auto fino a casa, c'est la vie!

Il video della fantastica scalata:
 

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