Io e Paolino l'Alpino
L'ho scampata bella: fino all'ultimo, venerdì pomeriggio, ho rischiato di rimanere incatenato al lavoro anche il sabato...
Ma poi due miei grandiosi colleghi si sono sacrificati (quanti caffè mi toccherà pagare?) e mi hanno parato le chiappette!
OK, ragazzi, ci sono!
All'appello risponde Paolino l'Alpino, Manu e Simo si sono imparolati coi ragazzi della palestra boulder e vanno al Bracco.
Per la verità, ad essere sincero fino in fondo, trascino letteralmente il fido Paolino in Valle d'Aosta: per me non è più tempo di monotiri, d'ora in avanti vie lunghe e alta quota!!!
Il nostro obiettivo è il Paretone alla Corma di Machaby (m 798), in bassa Vallée.
La via prescelta è la Diretta al Banano (5c 280 m 9L).
Al parcheggio incontriamo subito due amici di Bra, parliamo del più e del meno e, parlando di vie di arrampicata, la salita di avvicinamento alle vie risulta meno pesante e passa in un attimo...
Loro vanno a fare Topo Bianco, noi il Banano.
Il primo tiro contiene un passo delicato (5c) su roccia scivolosa.
Oggi saliamo con una corda singola.
Criniamo un po', ma arriviamo in sosta.
Il secondo tiro è più tranquillo (4a), placca verticale, poi una fessura, fino a giungere ad una comodissima sosta.
Questa foto è fatta dalla seconda sosta, alla mia destra:
Alzo lo sguardo e questa è la terza lunghezza (4a, poi facile): ancora una bella placca, poi si giunge alla grande cengia a metà della parete.
Sale Paolino, ma dopo un po' non ci sentiamo più a voce e la radiolina non capta il segnale...
Rimaniamo un po' di tempo fermi alle soste, poi ci capiamo a strattoni della corda e lo raggiungo.
Dalla cengia parte il quarto tiro (5c), che conduco io. Paolino in sosta:
Si sale il diedro e, giunti sotto l'evidente tetto, si esce a sinistra su una splendida placca verticale, sopra la quale si torna a destra, fino in sosta (ultimo spit un po' lungo...)
Giungo in catena e fotografo il tiro dall'alto, con Paolino che fa sicura. E' una grandiosa lunghezza di corda, un'arrampicata splendida!
Anche il quinto tiro è bellissimo (5c): tocca a Paolino, una divertente placca verticale lavorata e poi un tettino.
Eccoci alla quinta sosta.
La sesta lunghezza (5a) affronta un'altra bella placca non completamente verticale, obliqua leggermente a sinistra e qui c'è il rischio di finire su un'altra via, come ho fatto io...
A metà di una paretina verticale di 5c, rinvio uno spit e mi accorgo che dovevo seguire un'altra linea, molto meno logica, che traversava a destra e finiva in sosta su un terrazzino.
Non c'è altro da fare: a malincuore, tolgo il rinvio cui sono assicurato e scendo disarrampicando in obliquo verso destra, ritorno sui miei passi e con un saltello mi ritrovo su una cengetta; salgo un passo, traverso a destra e mi allungo il più possibile per afferrare una presa piuttosto sfuggente, grazie alla quale mi isso in sosta.
Alla mia destra, il Monte Coudrey (m 1.298) e l'attenzione cade sullo splendido Pilastro Lomasti:
Il settimo tiro consiste in una breve salita di pochi metri e in una traversata delicata verso destra, sprotetta.
L'ottava lunghezza supera un enorme tetto: ora, la relazione dice 4c, ma io e il mio compare (e molti altri pareri raccolti in giro per il web...) siamo senza parole... ma come è possibile una tale disomogeneità di giudizio sul grado di difficltà di una stessa via? Capisco le differenze di valutazione tra una zona e l'altra, tra un apritore e l'altro, ma nell'ambito di una stessa via è inconcepibile...
Infatti, laddove la relazione recita: "giungere ad un muro strapiombante che si risale con passo esposto ma ben appigliato", in realtà di appigli non ce ne sono molti!
Comunque esco fuori dal tetto e scalo la placca verticale lavorata che lo sormonta (anche qui tutt'altro che 4c...); giunto in sosta, le difficoltà sono finite.
Il nono tiro è una divertente cavalcata (4a) su placche e gradoni.
Chiudo con il decimo e ultimo tiro, di terzo grado, dove non manco di sottolineare come ci siano più spit che non sui passi più difficili... tant'è che ne rinvio soltanto uno sì e uno no...
Siamo in vetta alla Corma di Machaby: per me è la terza volta, dopo Lo Dzerby ed il Diedro Jaccod.
Un momento di meritato svacco sulla comodissima placca sommitale...
Ho le mani a pezzi, mangiate dalla roccia e impiastrate di magnesite...
Stavolta scendiamo per la via più comoda, il sentiero che discende sul versante opposto e fa il giro attorno alla montagna; in un'ora siamo alla macchina.