Io e Paolino l'Alpino
Ancora una volta organizzo una giornata folle, che ci porta ad arrampicare in giornata ad Arco di Trento!!!
Ho un lavoro da sbrigare poco oltre Bolzano, così è deciso: viene anche Paolino, partiamo alle 4,00 di notte e poi si arrampica ad Arco!
Ormai chi mi conosce non si sorprende più di nulla...
Men che meno l'Alpino, che risponde presente.
Verso mezzogiorno finisco il lavoro e mi godo i bei paesini nei dintorni di Bolzano, mangiando un panino di fantastico speck:
Poi saltiamo in macchina e voliamo verso Arco, passando sotto il castello di Firmian di Reinhold Messner:
Alle 13,30 parcheggio ad Arco, vicino alla nota Pizzeria La Lanterna, sotto la Parete San Paolo (m 184), che ho scalato due anni fa con Manu lungo la via Concordia:
Ci prepariamo, scrutando la parete per capire se sia già asciutta: è infatti piovuto fino a ieri pomeriggio...
Sembra di sì, ma per sicurezza scegliamo la via più facile: non dovrebbe avere molti diedri e camini come invece la vicina Caldo Inverno che avevamo individuato; in compenso, non è chiodata a spit, ma solo con qualche chiodo e su clessidre. La via è Sabina (V+ 6L 180 m):
Quando attacchiamo la via sono quasi le 14,00.
C'è il sole, la temperatura è ottima, sui 12°C e senza vento.
Paolino attacca il primo tiro (IV): facilmente per i primi risalti, poi un muro con un singolo passo, ma nessuna difficoltà:
Le soste sono tutte su clessidra o chiodo ed uno spit con anello:
Mi innalzo poi ancora qualche metro in verticale, con un po' di apprensione per la saldezza della roccia su cui appoggio; il passo successivo è un po' delicato, a sinistra per passare in placca, che percorro sempre in diagonale verso sinistra, con divertenti passaggi da un buco all'altro.
Paolino mi segue:
La terza lunghezza (IV+) ci propone il passo che concordiamo nel trovare il più ostico della via, anche se più in alto ci sarà un tiro di V+... dopo i primi movimenti, il diedro si fa verticale e presenta un passaggio, ben protetto da un solido chiodo, con pochi appoggi per i piedi:
Avanti: il quarto tiro (IV+) non pone problemi, è una successione di tre risalti verticali, protetti da due clessidre ed un chiodo; l'ultimo muro è un po' faticoso, ma grazie alla mia altezza arrivo quasi subito ad afferrare una buona lama in uscita:
Quinta lunghezza (IV), di cui non posso certo parlar bene: Paolino sale diritto, piegando leggermente a destra su roccia dapprima buona, ma poi le cose si fanno penose: superata una fascia di rocce più rotte, lo aspetta un lungo traverso a sinistra di una quindicina di metri, tra blocchi instabili, con tiraggio delle corde mica da ridere:
Insomma, una lunghezza decisamente illogica...
Ci portiamo così alla base del sesto ed ultimo tiro, il tiro chiave (V+), che attacca sotto un evidente strapiombo, senza che si vedano chiodi o fettucce più in alto...
Lungo, continuo e magnifico, mi conduce infine alla cengia che ci condurrà in cima verso destra; Paolino segue:
Eccoci in cima:
Una decina di metri a sinistra in realtà si potrebbe ancora salire un tiro di 6a, protetto a spit, ma sono già quasi le 17,00 ed è ora di scendere:
Un ultimo sguardo alla Valle del Sarca, da quassù:
L'aerea ed esposta cengia da percorrere per uscire dalla parete:
Giunti in cima, dalla parte opposta, altre pareti vertiginose contribuiscono a rendere celebre la zona di Arco:
La discesa avviene a piedi, lungo un comodo sentiero e ci riporta alla base della parete dopo circa 40', quando siamo quasi all'imbrunire.
Uno sguardo alla parete dal parcheggio, la via salita è sulla sinistra:
Ho un lavoro da sbrigare poco oltre Bolzano, così è deciso: viene anche Paolino, partiamo alle 4,00 di notte e poi si arrampica ad Arco!
Ormai chi mi conosce non si sorprende più di nulla...
Men che meno l'Alpino, che risponde presente.
Verso mezzogiorno finisco il lavoro e mi godo i bei paesini nei dintorni di Bolzano, mangiando un panino di fantastico speck:
Poi saltiamo in macchina e voliamo verso Arco, passando sotto il castello di Firmian di Reinhold Messner:
Alle 13,30 parcheggio ad Arco, vicino alla nota Pizzeria La Lanterna, sotto la Parete San Paolo (m 184), che ho scalato due anni fa con Manu lungo la via Concordia:
Ci prepariamo, scrutando la parete per capire se sia già asciutta: è infatti piovuto fino a ieri pomeriggio...
Sembra di sì, ma per sicurezza scegliamo la via più facile: non dovrebbe avere molti diedri e camini come invece la vicina Caldo Inverno che avevamo individuato; in compenso, non è chiodata a spit, ma solo con qualche chiodo e su clessidre. La via è Sabina (V+ 6L 180 m):
Quando attacchiamo la via sono quasi le 14,00.
C'è il sole, la temperatura è ottima, sui 12°C e senza vento.
Paolino attacca il primo tiro (IV): facilmente per i primi risalti, poi un muro con un singolo passo, ma nessuna difficoltà:
Le soste sono tutte su clessidra o chiodo ed uno spit con anello:
La seconda lunghezza (IV+) ci fa subito capire che abbiamo scelto la via giusta: qui infatti devo salire un diedro verticale, che è bagnato:
Partenza complicata: per evitare il bagnato, su cui la scarpetta non terrebbe, salgo mezzo metro sulla sinistra, con qualche passo un po' psicologico, fino a quando non arrivo a rinviare la prima clessidra.Mi innalzo poi ancora qualche metro in verticale, con un po' di apprensione per la saldezza della roccia su cui appoggio; il passo successivo è un po' delicato, a sinistra per passare in placca, che percorro sempre in diagonale verso sinistra, con divertenti passaggi da un buco all'altro.
Paolino mi segue:
La terza lunghezza (IV+) ci propone il passo che concordiamo nel trovare il più ostico della via, anche se più in alto ci sarà un tiro di V+... dopo i primi movimenti, il diedro si fa verticale e presenta un passaggio, ben protetto da un solido chiodo, con pochi appoggi per i piedi:
Avanti: il quarto tiro (IV+) non pone problemi, è una successione di tre risalti verticali, protetti da due clessidre ed un chiodo; l'ultimo muro è un po' faticoso, ma grazie alla mia altezza arrivo quasi subito ad afferrare una buona lama in uscita:
Quinta lunghezza (IV), di cui non posso certo parlar bene: Paolino sale diritto, piegando leggermente a destra su roccia dapprima buona, ma poi le cose si fanno penose: superata una fascia di rocce più rotte, lo aspetta un lungo traverso a sinistra di una quindicina di metri, tra blocchi instabili, con tiraggio delle corde mica da ridere:
Insomma, una lunghezza decisamente illogica...
Ci portiamo così alla base del sesto ed ultimo tiro, il tiro chiave (V+), che attacca sotto un evidente strapiombo, senza che si vedano chiodi o fettucce più in alto...
Mi innalzo di un paio di metri, rinvio un buon chiodo, poi mi fermo a studiare un po' il passaggio, che in realtà si rivelerà meno duro del previsto: un po' faticoso e con un po' di attenzione agli equilibri, ma niente di trascendentale; anzi, secondo noi il passo più delicato rimane il diedro del terzo tiro:
Il tiro si rivela entusiasmante e ripaga dei ravanamenti patiti sotto...Lungo, continuo e magnifico, mi conduce infine alla cengia che ci condurrà in cima verso destra; Paolino segue:
Eccoci in cima:
Una decina di metri a sinistra in realtà si potrebbe ancora salire un tiro di 6a, protetto a spit, ma sono già quasi le 17,00 ed è ora di scendere:
Un ultimo sguardo alla Valle del Sarca, da quassù:
L'aerea ed esposta cengia da percorrere per uscire dalla parete:
La discesa avviene a piedi, lungo un comodo sentiero e ci riporta alla base della parete dopo circa 40', quando siamo quasi all'imbrunire.
Uno sguardo alla parete dal parcheggio, la via salita è sulla sinistra:
Allargando lo sguardo verso Arco, ecco gli altri settori, alcuni dei quali molto noti (Castello, Colodri, ecc.):
OK, Paolo, ci aspettano 350 km di strada... ma fileranno lisci lisci, con pizzeria a Brescia: alla prossima follia!