Sabato 25 febbraio 2012
Io, Simone e Paolino l'Alpino
Arrampicare in montagna ad oltre 2.400 m a febbraio... Che dire?
Magnifica idea... che ha trovato piena conferma sul posto!
Partiamo in quattro: oltre a me e Paolino, fa il suo esordio in cordata Simone, che si rivelerà un ottimo acquisto.
Livio mi dà manforte lungo il viaggio a denigrare gli avversari juventini in vista della sfida di questa sera... e ci divertiamo un casino!
La destinazione è ancora una volta la bassa Vallée: ho infatti proposto di fare un tentativo e vedere se sia possibile arrampicare in montagna anche a febbraio!
Ho suggerito la Via delle Placche (IV+ AD+ 8L 250 m) al Bec Raty (m 2.417), dove siamo già stati diverse volte.
Superiamo Champorcher ed imbocchiamo la strada verso Dondena; le condizioni sembrano rendere possibile la scalata, non pare esserci molta neve in giro, anche se la strada risulta interrotta molto prima di quanto sperassimo...
In effetti, dobbiamo fermarci ancora prima che termini l'asfalto, ma la giornata è splendida e ci godiamo la camminata fino alla parete:
Camminiamo circa 40', poi ci dividiamo: Livio prosegue lungo la valle, noi tre abbandoniamo la strada e risaliamo alla meglio la pietraia che conduce verso le grandi placche del settore sinistro del Bec Raty.
A destra, la parete percorsa lungo altre vie:
A sinistra, il nostro obiettivo:
Salendo:
Dopo una mezzoretta, eccoci all'attacco della via, sotto un tetto nerastro:
La via è di stampo alpinistico, non ci sono molti chiodi, come piace a me.
Ci prepariamo: la roccia è asciutta, tutto ok, la temperatura magnifica.
Vado avanti io per i primi tiri e già lungo il primo (IV) mi devo proteggere piantando due buoni chiodi:
L'infissione del primo chiodo:
La sosta è già attrezzata e posso recuperare gli amici.
Il secondo tiro presenta una magnifica placca rossa (IV) ed è attrezzato a spit:
Lo affronto divertendomi un sacco:
Raggiunto dai compagni, affronto una facile placca sulla sinistra, dove trovo un chiodo, quindi una serie di muri (IV), in uscita dall'ultimo dei quali pianto un chiodo per pochi centimetri, per superare il passaggio con più tranquillità:
Faccio sicura a Paolino e Simone, il quale sta salendo senza difficoltà:
La vera sosta, irraggiungibile per via della neve; ho fatto sosta su un albero vicino.
Il tiro successivo è facile, quasi un trasferimento, fino ad una sosta nuova con spit e catene:
Quinta lunghezza: dopo alcuni metri facili, mi porto sotto ad un diedro caratterizzato da un masso incastrato (III+), quindi un secondo muretto che presenta un cordino infilato in una clessidra come protezione:
Arrivo quindi ad uno dei passi chiave della via, una fessura ascendente verso sinistra che mi pone qualche problema, in quanto il suo superamento presuppone uno sbilanciamento a sinistra difficile da gestire, in assenza di appoggi per il piede sinistro:
Alla fine mi isso oltre l'ostacolo, proteggendomi con un friend medio-piccolo, ma lo sforzo mi causa un sospetto stiramento al pettorale destro...
I compagni mi raggiungono e ci diamo il cambio in testa, passa Paolino.
Prima una breve lunghezza di trasferimento, tanto per levarci di mezzo l'attraversamento di una placca innevata e di un albero, fastidioso per la gestione delle corde.
La comoda sosta:
La sesta lunghezza (III) non pone difficoltà: dopo una prima placca fessurata, una serie di risalti conducono alla comoda sosta, cui ero già arrivato nel 2009 salendo la via Verde Smeraldo:
Simone sale "da due", io chiudo la fila:
Settimo tiro (IV+): prima un bel muro verticale solcato da una fessura, protetto da un buon chiodo, poi Paolino passa su una placca verticale esposta ad est, dunque ormai in piena ombra, e cominciano le litanie...
Lo sentiamo imprecare a più non posso, finché riesce a raggiungere la sosta.
Ormai non manca molto ad uscire in cima e già osservo le cornici di neve sommitali: speriamo di non tribolare troppo lungo la discesa, speriamo che non ci sia troppa neve...
Simone sale la fessura:
Quando superiamo la cresta e ci troviamo in parete est, ecco spiegate le lamentele di Paolino l'Alpino... la placca è incrostata di neve e molto bagnata... la roccia qui è serpentino, che già di per sè ha meno della metà del grip del granito o del calcare: bagnata diventa un problema.
Tra le imprecazioni, ammettendo però che stiamo arrampicando a 2.400 m di quota a febbraio, raggiungiamo la sosta, comoda ed esposta al caldo e piacevole sole delle 15,00:
Ehm... è già l'ora dell'appuntamento con Livio... il tempo vola sempre, quando si sta in parete... vabbè, dovrà aspettare anche questa volta...
Intanto Paolino attacca l'ultima lunghezza, un diedro (III), quindi l'uscita sulla placca di destra (IV), senza problemi:
Salendo per ultimo, mi sfugge una fettuccia di Paolino, quindi ridiscendo la placca disarrampicando e poco dopo eccoci tutti riuniti in vetta:
C'è molta neve, in effetti, e sprofonderemo parecchio in discesa, ma niente di grave:
Alle 17,30 siamo all'auto, dove Livio ci aspetta da oltre due ore...
Ma ora abbiamo altro a cui pensare: via verso casa, dove ci aspetta la partita!