Io, Lollo e Renna
Oggi si viaggia nella storia dell'alpinismo, ancora una volta sulle tracce del Fortissim, di cui tra l'altro ho appena terminato la splendida biografia scritta da Enrico Camanni.
Siamo di nuovo in tre, ritrovo a Marene poco prima delle 8,00 poi via, dirigo il mezzo alla volta di Caprie (TO), sopra cui si erge la Rocca Sella (m 1.508), storica palestra di roccia del torinese dagli anni 30 in avanti. L'obiettivo è la via Gervasutti (V D- 150 m), con uscita lungo la Cresta Accademica (IV-) fino in vetta.
Oltrepassiamo Almese, poi a Rubiana svolto per Celle; quando faccio per parcheggiare, come da relazione, Renna insorge e mi intima di proseguire "almeno finché c'è asfalto, e anche oltre"...
Nell'ilarità generale, proseguo lungo la stradina, fino alla borgata Comba, dove troviamo parcheggio, per l'esultanza dell'amico poco amante dei dislivelli in avvicinamento, per dirla con un eufemismo...
Ci prepariamo, io propongo una sola mezza corda da 60 m da usare sdoppiata, i soci protestano e portiamo 2 mezze (col senno di poi, consiglio di portarne una sola...).
Imbocchiamo il sentiero, che sale abbastanza ripido, con foglie che ricoprono le pietre di serpentino lucidate dai molti passaggi... sbagliamo percorso almeno una volta, ma ci accorgiamo presto: la segnaletica è piuttosto pietosa, ma alla fine raggiungiamo in poco più di mezz'ora gli speroni rocciosi dove corrono le vie di arrampicata; quello di destra (guardando il canalone che li divide) è il nostro, il nome della via è indicato alla grande:
Ci leghiamo e alle 10,40 attacco io il primo tiro della mia quinta via Gervasutti, non senza una certa emozione.
Salgo lungo lo sperone iniziale, portandomi sulla sinistra verso il fondo del diedro, puntando poi al chiodo in alto, tornando a centro parete, per uscire con un bel ribaltamento in cima al primo torrione:
Mi trovo di fronte un secondo torrione, che affronto direttamente al centro, per uscire sulla sua cima e sostare su solidi spuntoni:
Gli amici mi raggiungono, poi proseguono a piedi per una ventina di metri, fino alla base dello sperone più noto di questa via, quello del diedro di V del Fortissimo, nel centro:
Giunti alla base, Lollo si fa avanti: "Che dite, faccio la cazzata? Vado avanti io".
E sia.
Affronta il passo iniziale, leggermente strapiombante ma ben appigliato, per portarsi alla base dell'evidente diedro, purtroppo ormai molto lisciato nel fondo.
Il diedro è ben chiodato e Lollo può salire in sicurezza:
Primi passi in opposizione, poi in dulfer, per uscire in cima:
Per superare il tratto lisciato usiamo tutti e tre il chiodo, la roccia liscia non dà alcuna garanzia di tenuta per il piede destro:
Tocca poi a Renna e chiudo io la fila:
Altro cambio della guardia, Renna passa avanti per il terzo tiro (IV): sale lungo lo sperone, con un paio di passi interessanti e divertenti:
Raggiunge la vetta del torrione e sosta:
La sosta è decisamente panoramica, dalla bassa Val Susa la vista si apre sui Laghi di Avigliana, sulla prospiciente Sacra di San Michele e a sinistra fino alla città di Torino:
Ora ci aspetta una calata in doppia di una decina di metri, fino alla sella, cui segue una bella parete verticale, che lì per lì non sappiamo se affrontare a sinistra o al centro, leggermente a destra...
Vado io.
Una delle descrizioni della via, nonché un ometto in pietra alla base ci indicano che la via originale passa a destra, dove mi porto:
Siamo di nuovo in tre, ritrovo a Marene poco prima delle 8,00 poi via, dirigo il mezzo alla volta di Caprie (TO), sopra cui si erge la Rocca Sella (m 1.508), storica palestra di roccia del torinese dagli anni 30 in avanti. L'obiettivo è la via Gervasutti (V D- 150 m), con uscita lungo la Cresta Accademica (IV-) fino in vetta.
Oltrepassiamo Almese, poi a Rubiana svolto per Celle; quando faccio per parcheggiare, come da relazione, Renna insorge e mi intima di proseguire "almeno finché c'è asfalto, e anche oltre"...
Nell'ilarità generale, proseguo lungo la stradina, fino alla borgata Comba, dove troviamo parcheggio, per l'esultanza dell'amico poco amante dei dislivelli in avvicinamento, per dirla con un eufemismo...
Ci prepariamo, io propongo una sola mezza corda da 60 m da usare sdoppiata, i soci protestano e portiamo 2 mezze (col senno di poi, consiglio di portarne una sola...).
Imbocchiamo il sentiero, che sale abbastanza ripido, con foglie che ricoprono le pietre di serpentino lucidate dai molti passaggi... sbagliamo percorso almeno una volta, ma ci accorgiamo presto: la segnaletica è piuttosto pietosa, ma alla fine raggiungiamo in poco più di mezz'ora gli speroni rocciosi dove corrono le vie di arrampicata; quello di destra (guardando il canalone che li divide) è il nostro, il nome della via è indicato alla grande:
Ci leghiamo e alle 10,40 attacco io il primo tiro della mia quinta via Gervasutti, non senza una certa emozione.
Salgo lungo lo sperone iniziale, portandomi sulla sinistra verso il fondo del diedro, puntando poi al chiodo in alto, tornando a centro parete, per uscire con un bel ribaltamento in cima al primo torrione:
Mi trovo di fronte un secondo torrione, che affronto direttamente al centro, per uscire sulla sua cima e sostare su solidi spuntoni:
Gli amici mi raggiungono, poi proseguono a piedi per una ventina di metri, fino alla base dello sperone più noto di questa via, quello del diedro di V del Fortissimo, nel centro:
Giunti alla base, Lollo si fa avanti: "Che dite, faccio la cazzata? Vado avanti io".
E sia.
Affronta il passo iniziale, leggermente strapiombante ma ben appigliato, per portarsi alla base dell'evidente diedro, purtroppo ormai molto lisciato nel fondo.
Il diedro è ben chiodato e Lollo può salire in sicurezza:
Primi passi in opposizione, poi in dulfer, per uscire in cima:
Per superare il tratto lisciato usiamo tutti e tre il chiodo, la roccia liscia non dà alcuna garanzia di tenuta per il piede destro:
Tocca poi a Renna e chiudo io la fila:
Altro cambio della guardia, Renna passa avanti per il terzo tiro (IV): sale lungo lo sperone, con un paio di passi interessanti e divertenti:
Raggiunge la vetta del torrione e sosta:
La sosta è decisamente panoramica, dalla bassa Val Susa la vista si apre sui Laghi di Avigliana, sulla prospiciente Sacra di San Michele e a sinistra fino alla città di Torino:
Ora ci aspetta una calata in doppia di una decina di metri, fino alla sella, cui segue una bella parete verticale, che lì per lì non sappiamo se affrontare a sinistra o al centro, leggermente a destra...
Vado io.
Una delle descrizioni della via, nonché un ometto in pietra alla base ci indicano che la via originale passa a destra, dove mi porto:
Attacco e salgo i primi metri, rinviando poi un paio di chiodi non splendidi:
La parete si rivela essere più impegnativa del previsto, essendo a tratti strapiombante:
Supero una prima esitazione, dovuta anche al fatto che il prossimo chiodo che vedo sia molto lontano:
Il vento gelido mi sprona a sbrigarmi, così rompo gli indugi e salgo:
Il tiro è splendido, il più bello di tutti:
Bella roccia, esposizione costante, ottime prese e uscita in cima al torrione, dove in pratica le difficoltà terminano.
Recupero i soci facendo sosta su spuntone: Renna:
e poi Lollo:
Ci sleghiamo e, nel freddo ora intenso, proseguiamo lungo la parte finale della Cresta Accademica, con qualche passo di III:
Poco dopo siamo in vetta a Rocca Sella (m 1.508), mentre il sole va nascondendosi:
Il Monviso (m 3.841):
Raggiungiamo con un diedro un po' antipatico la madonnina di vetta posta al di sopra della cappella in cima, per regalarci una serie di battute micidiali e il solito autoscatto di vetta:
Fatta anche questa:
Scendiamo senza problemi, quando torniamo alla mia auto sta addirittura nevicando.
Anche questa bella avventura si chiude, in attesa della bella stagione...
La parete si rivela essere più impegnativa del previsto, essendo a tratti strapiombante:
Supero una prima esitazione, dovuta anche al fatto che il prossimo chiodo che vedo sia molto lontano:
Il vento gelido mi sprona a sbrigarmi, così rompo gli indugi e salgo:
Il tiro è splendido, il più bello di tutti:
Bella roccia, esposizione costante, ottime prese e uscita in cima al torrione, dove in pratica le difficoltà terminano.
Recupero i soci facendo sosta su spuntone: Renna:
e poi Lollo:
Ci sleghiamo e, nel freddo ora intenso, proseguiamo lungo la parte finale della Cresta Accademica, con qualche passo di III:
Poco dopo siamo in vetta a Rocca Sella (m 1.508), mentre il sole va nascondendosi:
Il Monviso (m 3.841):
Raggiungiamo con un diedro un po' antipatico la madonnina di vetta posta al di sopra della cappella in cima, per regalarci una serie di battute micidiali e il solito autoscatto di vetta:
Fatta anche questa:
Scendiamo senza problemi, quando torniamo alla mia auto sta addirittura nevicando.
Anche questa bella avventura si chiude, in attesa della bella stagione...