Io, Paolino l'Alpino, Paolo e Fabri
Sintetizziamo subito la giornata: la parola d'ordine è CRINARE!
Siamo unanimi nel definire la salita di oggi al Monte Maniglia (m 3.177) la più grande e faticosa crinata della nostra carriera...
Dopo ben tre tentativi falliti, a causa delle condizioni meteo e della neve, stavolta partiamo arrazzatissimi!
Parcheggiamo al rifugio Melezé (m 1.812), in Valle di Bellino, e partiamo.
Saliamo spediti, attraversiamo il torrente e ci troviamo di fronte un lungo falsopiano innevato: azz, qua ce n'è ancora di neve!
Infatti cominciamo a tribolare, affondiamo fino alla coscia, spesso: ad ogni passo non sai se la crosta terrà o se verrai risucchiato giù, tu e il tuo morale...
Si valuta la possibilità di cambiare la destinazione, per uscire da quella neve alta, ma si sa com'è... un po' il conto aperto con il Maniglia, un po' il fatto che mentre parliamo siamo andati avanti e ormai dispiace tornare indietro faticando... tanto vale proseguire, proviamo!
Dandoci il cambio a battere la traccia, saliamo lentamente l'infinito pendio che ci conduce infine in cresta.
Nella prima foto, in basso si vede il profilo inconfondibile del gruppo Castello-Provenzale: infatti, siamo sul crinale che divide la valle di Bellino dalla Val Maira.
In cresta, la neve diminuisce, a causa dell'esposizione e del vento, sebbene siamo saliti di quota.
Fa un caldo incredibile.
Finalmente la lunga cresta finisce e noi siamo in vetta al Monte Maniglia (m 3.177)!!!
Foto, mangiare, bere; Paolino prende il sole a torso nudo, mentre noi con la pelle da bimbi ci cospargiamo dell'odiosa e unta crema solare...
Dopo un po', tocca scendere e ancora non sappiamo che il bello deve ancora venire, la REAL CRINATA è tutt'altro che finita!
Infatti il sole del pomeriggio ha reso completamente marcia la neve, non c'è più crosta portante e scendendo il pendio affondiamo senza dignità fino alla cintola!
Nel pianoro sottostante, ancora peggio... ricordiamo tutti come sia stato l'unico giorno in vita nostra in cui abbiamo sentito Fabri letteralmente CRISTONARE!!!
Stravolti, quando pensiamo di essere fuori dall'incubo, sull'erba dopo i pendii innevati, un'altra simpatica sorpresa: a causa del disgelo e del caldo, dobbiamo guadare quello che la mattina presto era un torrente e che adesso è un fiume impetuoso!!!
Fortunatamente, il capo-scout Paolo prende in mano la situazione ed organizza il guado facendoci entrare nella corrente tenendoci per le braccia a formare una sorta di catena umana; in qualche modo, ci ritroviamo sull'altra sponda, ovviamente bagnati fino al petto e con i piedi che nuotano negli scarponi...
Meritatissimo il solito the caldo ai frutti rossi al rifugio Melezé!
Nota a margine: nel libro di vetta abbiamo trovato le forme misteriose di un omonimo (nome e cognome) di Paolo, anch'egli di Cuneo, giunto in vetta qualche giorno prima con una certa Elisabetta... mistero... Ma lui nega!