Io e il Pol
Oggi altra via bella dura, in un posto per me totalmente nuovo: il Monte Bersaio (m 2.386), in Valle Stura.
Praticamente, un angolo di Dolomiti a due passi da casa...
Ritrovo da Mario col Pol, salto sulla sua auto e via, nonostante la tosse e le temperature basse di questi giorni valutiamo che a 2.000 m al sole staremo bene.
Vedremo.
Il cielo è terso, una bella colazione a Demonte ed eccoci a Sambuco, dove chiediamo info da Bartolo (credo sia il figlio) e andiamo a parcheggiare in un magnifico spiazzo erboso dopo la segheria indicata nelle relazioni.
L'obiettivo è la Parete (o Muro) dell'Arcobaleno (m 2.000), uno dei contrafforti sud-est del Bersaio, dove corre la via Don Frank (6b TD 6L 260 m), via dedicata al parroco alpinista di Sambuco, deceduto in montagna, proposta dal Pol.
Il Bersaio dal parcheggio:
Purtroppo la guida che ho in mano ("Stura-Ubaye") riporta un errore nella descrizione dell'avvicinamento, trascurando il primo ponte... Quando ce ne accorgiamo, torniamo indietro e nel complesso perdiamo una bella mezzora...
Per l'esattezza, al primo ponte occorre proseguire, trascurandolo, mentre bisogna attraversare il secondo ponte e poi tenere sempre lo stesso sentiero (splendido, tra l'altro), che in un'ora conduce alla Parete dell'Arcobaleno:
Pareti magnifiche:
Eccoci in vista della nostra parete, dove ho evidenziato il tracciato della via:
Le gole sono impressionanti:
Come previsto, in primavera i guadi possono essere problematici... In effetti anche per noi guadare il torrente non è facile: l'azione congiunta del disgelo primaverile (portata elevata del torrente) e del gelo di questi giorni freddi (patina di ghiacchio sulle rocce, nel torrente) rendono molto difficile trovare un punto adatto a passare...
Risaliamo molto a monte, poi finalmente il Pol trova il varco giusto e passa, prima di darmi una mano: dato il menisco rotto che mi porto appresso, meglio non fare movimenti sbagliati, quando possibile...
Scendiamo nuovamente sul lato opposto verso la parete, che raggiungiamo dopo una breve arrampicata su terra e roccia: il posto è magnifico, niente da dire.
Ci prepariamo e partiamo: il primo tiro (6a+) tocca al Pol, che si lancia sulle belle placche calcaree che aprono la via:
Il sole è magnifico, si sta benissimo.
I primi passaggi impegnativi, lungo la via molto ben chiodata:
Ambience:
Dopo un ultimo passo veramente ostico, esce sul terrazzino di sosta e via, tocca a me:
Praticamente, un angolo di Dolomiti a due passi da casa...
Ritrovo da Mario col Pol, salto sulla sua auto e via, nonostante la tosse e le temperature basse di questi giorni valutiamo che a 2.000 m al sole staremo bene.
Vedremo.
Il cielo è terso, una bella colazione a Demonte ed eccoci a Sambuco, dove chiediamo info da Bartolo (credo sia il figlio) e andiamo a parcheggiare in un magnifico spiazzo erboso dopo la segheria indicata nelle relazioni.
L'obiettivo è la Parete (o Muro) dell'Arcobaleno (m 2.000), uno dei contrafforti sud-est del Bersaio, dove corre la via Don Frank (6b TD 6L 260 m), via dedicata al parroco alpinista di Sambuco, deceduto in montagna, proposta dal Pol.
Il Bersaio dal parcheggio:
Purtroppo la guida che ho in mano ("Stura-Ubaye") riporta un errore nella descrizione dell'avvicinamento, trascurando il primo ponte... Quando ce ne accorgiamo, torniamo indietro e nel complesso perdiamo una bella mezzora...
Per l'esattezza, al primo ponte occorre proseguire, trascurandolo, mentre bisogna attraversare il secondo ponte e poi tenere sempre lo stesso sentiero (splendido, tra l'altro), che in un'ora conduce alla Parete dell'Arcobaleno:
Pareti magnifiche:
Eccoci in vista della nostra parete, dove ho evidenziato il tracciato della via:
Le gole sono impressionanti:
Come previsto, in primavera i guadi possono essere problematici... In effetti anche per noi guadare il torrente non è facile: l'azione congiunta del disgelo primaverile (portata elevata del torrente) e del gelo di questi giorni freddi (patina di ghiacchio sulle rocce, nel torrente) rendono molto difficile trovare un punto adatto a passare...
Risaliamo molto a monte, poi finalmente il Pol trova il varco giusto e passa, prima di darmi una mano: dato il menisco rotto che mi porto appresso, meglio non fare movimenti sbagliati, quando possibile...
Scendiamo nuovamente sul lato opposto verso la parete, che raggiungiamo dopo una breve arrampicata su terra e roccia: il posto è magnifico, niente da dire.
Ci prepariamo e partiamo: il primo tiro (6a+) tocca al Pol, che si lancia sulle belle placche calcaree che aprono la via:
Il sole è magnifico, si sta benissimo.
I primi passaggi impegnativi, lungo la via molto ben chiodata:
Ambience:
La prima sosta è con due spit collegati da un cordone, non più in magnifiche condizioni ma ancora ok; noi integriamo tutte le soste con fettucce, che poi togliamo.
Ci alterniamo al comando e vado avanti io nel secondo tiro (5c), una lunghezza abbastanza particolare nei movimenti che propone; mi porto in traverso verso il diedro a destra:
Poi salgo in verticale, spesso in opposizione, fino alla sosta posta a circa 45 m:
Il Pol segue:
Per lasciare al socio il tiro duro finale, resto davanti per la terza lunghezza, facile (5a), con cui esco dal diedrone per percorrere fcili placche e risalti, fino alla sosta:
Il Pol segue:
Per lasciare al socio il tiro duro finale, resto davanti per la terza lunghezza, facile (5a), con cui esco dal diedrone per percorrere fcili placche e risalti, fino alla sosta:
Il quarto tiro (6a) è secondo me il più bello della via.
Una splendida placca da percorrere in diagonale verso destra, per poi salire diritti lungo ancora placca a tacche e buchi, magnifica:
Tocca al Pol, che non si fa certo pregare:
Quinto tiro (5c): salgo in verticale, supero una zona più appoggiata, per poi salire di nuovo in verticale lungo risalti di roccia non indimenticabile ma alla fine solida, un pochino vegetata; segue il socio:
Sesto ed ultimo tiro (6b): passo tecnico subito in partenza, verticale, su roccia strepitosa:
Segue una bellissima fessure che offre spesso lame da salire in dulfer, fino ad una placca liscia molto tecnica, che conduce dopo un paio di metri ad un sistema di cannelures da pinzare, da urlo:
Poco sopra termina la via, in cima allo sperone.
Decidiamo di calarci in doppia, con 6 calate che filano lisce lisce, fino alla base della parete.
Fortunatamente ora il guado non pone problemi, il ghiaccio è sciolto al sole e non abbiamo bisogno di risalire per attraversare.
Chiacchierando e programmando le prossime salite come sempre, percorriamo in discesa il bellissimo sentiero, fino all'auto e alla sospirata Red Bull.
Alle prossime avventure!