lunedì 26 agosto 2019

TESTA del GRAND ETRET (m 3.201): Bricco-Gandolfo

Lunedì 26 agosto 2019
Io e Simone

Settimana di ferie, meteo perfetto, Simone pronto a rispondere: bene, ci sono tutti gli ingredienti per una grande salita.
La scelta cade su un itinerario poco conosciuto, in una zona per noi nuova, per una salita dal sapore trad in ambiente: Testa del Grand Etret (m 3.201), via Bricco - Gandolfo (
5a   8L   200 m), nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Il viaggio in auto è lungo, l'avvicinamento a piedi è lungo... ovvio che la partenza è a un'ora diciamo... alpinistica... Ritrovo alle 4,00, Simone puntuale carica la sua roba sulla mia auto e via nella notte verso Ceresole Reale e poi ancora su, fino a posteggiare lungo i tornanti che salgono al Col del Nivolet, dove stranamente non sono mai stato.
Ci prepariamo, portiamo l'attrezzatura "pesante" da via trad in ambiente, anche se con la corda ci limitiamo a una sola mezza da 60 m che useremo sdoppiata, come suggerisce la relazione, e ci mettiamo in cammino lungo un sentiero che compie un lunghissimo tratto a mezzacosta, tornando in pratica fin sopra a Ceresole, in linea d'aria.
Gli immancabili stambecchi, simbolo del parco:
Alle 8,30 scavalliamo il Colle della Terra (m 2.905), la giornata è splendida, la temperatura alta:

Perdiamo purtroppo oltre 100 m di quota, poi risaliamo lato opposto e alla nostra destra eccoci proprio sopra Ceresole e il lago:
Risaliamo poi lungamente il fronte morenico, su sentiero molto buono ed ecco lo sperone sud che scaleremo, dietro a Simone:
Laggiù in fondo, oltre lo splendido Lago Lillet (m 2.795), il Colle della Terra superato 45 minuti fa e, a destra in foto, le possenti pareti granitiche di Punta Fourà (m 3.411) e Mare Percia (m 3.385):
Alla fine attraversiamo un tratto con neve dura come il marmo, che ci fa perdere tempo, per giungere al Colle della Porta (m 3.002):
Aggiriamo brevemente lo spigolo verso est e risaliamo qualche decina di metri, dove purtroppo vediamo che la cordata da due che incredibilmente si è materializzata dal nulla alle nostre spalle durante l'avvicinamento, per poi superarci, è ancora impegnata sul primo tiro... come se ci aspettassero... cosa che mi manda in bestia!
Tant'è.
Aspettiamo una ventina di minuti, poi attacchiamo a nostra volta la via, quando sono circa le 10,00.
Superato il primo risalto, salgo un diedrino che conduce ad un terrazzino sotto un tetto (chiodo con cordino). Aggiro il tetto a destra e seguo il bellissimo diedro a sinistra; ignoro una vecchia sosta e con passo delicato (5a) traverso verso destra, a reperire una splendida fessura verticale che seguo fino alla sosta a spit, in piena esposizione:
Simone sale a sua volta:

Secondo tiro (4c): salgo la fessura soprastante la sosta fino ad un terrazzo con una vecchia sosta:
Simone in sosta, visto dal terrazzino:
Traverso a sinistra oltre lo spigolo e salgo il bel diedro (spuntone con cordone vecchio al termine) e proseguo sulla bella placca fessurata fino alla sosta a spit posta su uno spigolo leggermente a destra.
Il terzo tiro (5a) è splendido.
Mi sposto un paio di passi a sinistra, a reperire le belle fessure sul muro quasi verticale, dove trovo 2 chiodi e un vecchio friend, fino ad una zona più facile; salgo quindi per piccoli diedrini fino ad un terrazzino con sosta a spit:

La parete, magnifica, come il granito che la compone:
Simone esce dal diedro e sale la placca seguente:
Quarta lunghezza (4c): Simo passa avanti, sale le prime facili placche e si porta sotto al tettino:
Piazza un buon friend e sale il breve passo di forza con cui si issa al di sopra del passaggio:
Poco sopra ecco la sosta, da cui mi recupera:
Resta davanti nel tiro successivo, il quinto (3 grado), senza problemi fino ad una selletta in cresta:

A mia volta salgo il sesto tiro (4a), non difficile, che mi porta ad una selletta successiva, dove attrezzo una sosta:
Da qui parte il trasferimento verso destra ad aggirare un tratto di cresta lato est, lungo sfasciumi abbastanza stabili, fino a ritornare in cresta in corrispondenza di una sella.
Da qui parte il settimo tiro (4c), che salgo in pochi istanti, essendo piuttosto breve, fino all'evidente sosta a spit posta sul filo alto dello spigolo:
Prima di partire, presto ascolto a quanto letto nella relazione, vale a dire lasciare qui in sosta lo zaino, in vista dello stretto camino del tiro finale.
Simone mi raggiunge in sosta:
Siamo all'ottavo ed ultimo tiro (5a), con il famigerato camino... lo chiamo così in quanto non sono molto amante del genere, solitamente...
Lascio la sosta per un deciso traverso a destra, in forte esposizione:


Dopo il traverso salgo diritto il camino, che definire stretto è in effetti un eufemismo...
Dopo il "secondo parto", esco facilmente sulla cima, dove poco dopo mi raggiunge l'amico, non meno stretto:
Qualche nuvola ostacola la vista, ma verso nord-est ecco il Rifugio Vittorio Emanuale, base di partenza per il Gran Paradiso (m 4.061):

A nord il Monte Bianco (m 4.810):

Eccoci qua:
A questo punto... sorpresa... abbiamo seguito l'indicazione di lasciare gli zaini alla penultima sosta... peccato che nello zaino è rimasta anche la relazione, che indica dove si trova la sosta do calata dall'aerea punta su cui siamo sbucati...
Ricordo di aver letto che occorre andare a sporgersi, rimanendo legati... gironzolo un po' a destra e sinistra, alla fine la trovo, al di sopra dello spigolo, e mi calo per primo:
Simone si cala subito dopo:
Percorriamo poi a ritroso il trasferimento e scendiamo per un tratto, prima di reperire le calate lungo i primi quattro tiri:
Senza intoppi, fortunatamente.
Poco sotto il colle, volgiamo lo sguardo allo spigolo scalato:
Il sentiero è lungo, come detto i tempi per il ritorno non differiscono più di tanto rispetto all'andata, essendo per buona parte un sentiero a mezzacosta:
Si chiude così una splendida giornata in un angolo per noi nuovo delle nostre magnifiche Alpi.

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