Venerdì 29 settembre 2023Io e Lollo
Oggi ci regaliamo una grande via, puntata da tempo e nella famosa lista obiettivi da inizio stagione: ancora Ecrins (ero qui l'altro ieri...), ancora il granito eccellente del Delfinato... Pointe des Cinéastes (m 3.205), Voie du Vieux Piton (6a TD 7L 300 m).
Questo autunno dalle tinte pienamente estive continua e noi ne approfittiamo.
Partenza alle 5 dal casello di Carmagnola, Lollo è puntuale, buttiamo tutto sulla mia auto e via verso la Francia!
Come da programma, alle 7,20 posteggio al Pré de Mme Carle, dove ci prepariamo con imbrago, corde, rinvii e friend; mi vesto leggero, date le condizioni, e non sbaglierò.
Alle 7,40 siamo in cammino, imbocchiamo il sentiero autostradale che conduce al Glacier Blanc, che meno di un'ora dopo è già davanti a noi:
Alle nostre spalle invece troneggia il
Pelvoux (m 3.946):
La
Barre des Ecrins (m 4.102), regina del Delfinato:
Raggiungiamo in 1h 15' il Refuge du Glacier Blanc (m 2.542) e da lì la vista sull'omonimo ghiacciaio è spettacolare:
Di fronte a noi, la nostra meta, la Pointe des Cinéastes (m 3.205), con la lunga sequenza di punte, di cui la prima fantastica, una prua di granito rosso percorsa dalla nostra via di oggi, segnata in rosso:
Dopo il rifugio, percorriamo il sentiero che porta verso il Col du Monetier, lasciamo i bastoncini vicino ad un ometto e lasciamo la traccia per salire la pietraia fino alla base della parete, che raggiungiamo esattamente alle 9,45, in pratica due ore dopo aver lasciato l'auto.
Ci prepariamo, il sole sta giusto per scendere a riscaldare tutta la via.
Le relazioni parlano di una via splendida, su roccia da favola e recentemente (2022) richiodata: che volere di più per valorizzare al massimo questo anomalo autunno?
Parto io per la prima lunghezza (4c), su roccia particolarmente liscia, arrotondata e marmorea, dunque insidiosa... Salgo con qualche passo da studiare, confermando le aspettative, che parlano di roccia un po' lisciata sul primo tiro, poi di un grip strepitoso. Quel che non trovo molto confermato è la chiodatura, piuttosto parsimoniosa in vero...
Come suggerisce una delle relazioni che ho in tasca, mi fermo a metà tiro per spezzarlo in due, facendo sosta su uno spit e recuperando il socio:
Il quale poi prosegue per la seconda parte del primo tiro, confermando le impressioni:
La sosta è su un cengione comodo; attacco deciso la seconda lunghezza (
6a), in teoria il tiro chiave; dopo i primi metri facili, la parete si raddrizza e al contempo la roccia cambia, il grip diventa ottimo.Mi porto nel diedro, a sinistra, poi salgo ad uno spit e mi accorgo che la via traversa decisa a destra, sul passo chiave; poi un breve strapiombo mi conduce su una cengetta, che precede un secondo bombé.
Ormai abbiamo capito che la presunta richiodatura 2022 ha riguardato solo la sostituzione di qualche cordone alle soste, gli spit in realtà sono piuttosto distanziati e spesso arrugginiti...
Beninteso, io non critico la chiodatura, che in alta quota va benissimo così: sottolineo solo le false aspettative che potrebbero far credere a qualcuno che ora la via è chiodata plaisir, perchè così assolutamente non è.
Ora, con lo spit sotto i piedi, supero il bombé e raggiungo la sosta, con un altro passo che richiede decisione, in grande esposizione; posso recuperare l'amico, che salendo non trova entusiasmante la chiodatura...
Eccolo prima dell'ultimo bombé:
Quando mi raggiunge, mi propone di tirare io la via, complice un fastidio alla spalla.
La terza lunghezza (5c) è da un lato entusiasmante, dall'altro effettivamente psicologica.
Salgo in placca al di sopra della sosta, poi gradualmente mi porto verso destra, fino a scalare direttamente lo spigolo, decisamente aereo e atletico:
Secondo me almeno un passo di 6a ci può stare anche qua... in ogni caso, ho trovato più impegnativo il terzo tiro rispetto al secondo.
Raggiungo il terrazzino di sosta e recupero l'amico:
Il tiro è semplicemente splendido:
Al sole si sta benissimo, le condizioni sono perfette.
Attacco la quarta lunghezza (5b), salendo in cima allo sperone, traversando a destra per andare a reperire la parete che prosegue verso l'alto. Scalo le placche e i muri con andamento diagonale verso sinistra, superando una serie di tettini e raggiungendo il pianerottolo di sosta:
Lollo sale a sua volta:
Ora siamo a un altro punto chiave della via, con la sesta lunghezza (5c) che procede in diagonale a sinistra operando un geniale aggiramento dei grandi strapiombi che sormontano la parete; traverso salendo in placca, supero un tetto grazie alle prese rovesce, traverso ancora scomparendo alla vista del socio, fino ad una incredibile lama da salire dapprima in dulfer, poi sbandierando in fuori su buone prese:
Segue una sequenza entusiasmante di traversi e placche lisce che supero grazie a esili, magnifiche e provvidenziali serie di tacche e lamette di ottimo granito. Infine, un passaggio liscio, che supero in spaccata, mi porta alla sosta (2 spit da collegare), finalmente, da cui posso far salire l'amico:
Un tiro entusiasmante, ripeto:
Andiamo avanti, mentre assicuravo Lollo ho già adocchiato bene il tiro successivo, il sesto (5c), da valutare bene in quanto a metà tiro la via ne incrocia un'altra.
Proseguo in traverso, ben protetto, su tacchette piccole ma buone:
Scalo poi in diagonale verso sinistra, raggiungendo una magnifica sezione dove tengo una scaglia rovescia, che sale ad arco:
Arrivato quasi allo spigolo a sinistra, salgo e poi seguo una rampa che torna al di sopra verso destra, causando chiaramente un po' di tiraggio delle corde, niente di che. Raggiungo la sosta, alla fine di un altro tiro splendido, e recupero il socio:
La rampa finale:
Siamo all'ottava ed ultima lunghezza (5a), tiro che la relazione dichiara di quarto superiore, ma che si capisce dal primo passo non sarà così... Scalo un passo non banale, rinvio un chiodo a metà della placca successiva, poi salgo in diagonale a sinistra, dove più logico, con dei discreti run-out:
Sopra di me, ancora placca, poi la parete si raddrizza, anche se ben articolata, e mi permette di guadagnare l'esile ed aerea vetta, con la sosta:
Mentre già mi slego per attrezzare la calata nel canale sottostante, faccio sicura all'amico in salita:
Le foto di vetta: verso il proseguo della cresta dei
Cinéastes:
Intorno a noi, oceani di granito:
Il
Pelvoux e l'
Ailefroide:
La
Barre des Ecrins e il
Glacier Blanc:
I due pirla solitari in vetta:
Scendiamo con una sola doppia di una quarantina di metri nel canale sottostante:
Da qui in avanti, scendiamo con un po' di attenzione, a tratti disarrampicando, poi camminando lungo le pietraie seguendo una serie di ometti, fino alla morena basale, che scendiamo su terreno abbastanza malagevole:
La prua appena scalata:
Ritorniamo al sentiero e da qui con piacevole passeggiata fino al Pré de Mme Carle, portandoci a casa le impressioni e il ricordo di una via e di una parete magnifiche.
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