sabato 6 giugno 2020

CORNO STELLA (m 3.050): Cenerentola + Spigolo Inferiore

Sabato 6 giugno 2020
Io e Lollo

Finalmente il meteo è ok e stavolta ci siamo per dare il primo assalto stagionale al Corno Stella (m 3.050)!
Sveglia di quelle belle, alle 3,50.
Ritrovo al Bar Mario alle 4,30, gasati a mille, anche in ragione del clamoroso progetto meso a punto il giorno prima, per le prossime settimane...
Puntiamo ancora una volta verso la Valle Gesso, parcheggio al Gias delle Mosche, dove con sorpresa vediamo arrivare altre due auto... saranno diretti al canale del Colletto Freshfield.
Noi percorriamo nuovamente a distanza di pochi giorni il sentiero verso il Rifugio Bozano, ancora chiuso, soffermandoci ad ammirare e vagliare le condizioni delle cime alla luce del maltempo dei giorni scorsi.
L'Argentera (m 3.297) con i suoi speroni ovest:
e la nostra meta odierna, il Corno Stella (m 3.050):
Arriviamo presto, verso le 8; fa freddo, ovviamente non c'è nessuno, nemmeno i soliti stambecchi sono già in giro...
La magnifica parete e leggermente sulla sinistra le nostre vie di oggi:
Bene, c'è neve per arrivare all'attacco e poi ovviamente per scendere dalla doppia dalla cengia mediana; in discesa la neve avrà smollato, perl'attacco... si vedrà...
Intanto mangiamo qualcosa fuori dal rifugio, con un Lollo infreddolito:
Come sempre faccio il furbo, ho portato poco da vestirmi, da calorato naturale... col senno di poi, avrò freschino, ma non userò la maglia che ho nello zaino oltre al softshell.
Bene, si va: percorriamo la pietraia che conduce all'attacco della combinazione di vie scelta per oggi: Cenerentola + Spigolo Inferiore (5c+   D+   12L   400 m).
Abbiamo le due mezze da 60 m, 14 rinvii, 4 nut e tanta voglia.
Alle 8,40 siamo nei pressi dell'attacco, col nevaio tra i piedi e la neve marmorea; lassù troneggia lo Spigolo Inferiore del Corno:
L'unica soluzione è risalire alla meglio i primi risalti e raggiungere uno spit della via Operazione Commerciale, che sta a sinistra della nostra; provo a proseguire per vedere se riesco a traversare a destra in placca, al di sopra del nevaio, ma vedo che non è così semplice...
Ok, torno indietro qualche metro, a un terrazzino, dove ci prepariamo alla "lotta", un po' intirizziti ma di buonumore come sempre:
Primo tiro (IV): salgo oltre il primo spit di Operazione, poi traverso a destra, proteggendomi con un nut piccolo, per raggiungere le facili balze del primo tiro di Cenerentola (III+), fino alla comoda sosta:
Lollo mi raggiunge poco dopo:
Secondo tiro (5c): mi alzo fino a una bella lama staccata, poi impegno uno strapiombo su roccia fantastica, ottimamente protetto a spit come tutta la via, del resto:
Lollo in uscita dal tetto, con le belle placche che ancora ci separano:
Terzo tiro (5b), una divertente sequenza di placche e muri, con un diedro da salire in opposizione:
Lollo sale, mentre il freddo è tale da rendergli un braccio intorpidito in maniera quasi preoccupante:
La quarta lunghezza (5b) si apre con un tratto a destra di roccia un po' più marmorea, poi placche in salita e un lungo arco a destra, dove per evitare tiraggi di corde poco piacevoli sfalso le corde nei rinvii:

Ci siamo, si avvicina la liason tra le due vie; mentre tutta la valle intorno a noi va al sole e arrivano un paio di cordate sulle placche assolate della Catena delle Guide, alla nostra sinistra in lontananza, noi proseguiamo in piena ombra...
Il quinto tiro (5b) mi vede salire a destra della sosta un diedro-camino verticale, per sbucare su un tratto più abbattuto, sotto marcati strapiombi rossastri.
Qui la via si biforca e mi dirigo a destra, lungo una rampa facile, rinviando 3 spit fino alla comoda sosta da cui dovremo calarci nel canalone a destra.
Recupero l'amico, che tiene duro come sempre, così come sempre spariam le nostre cavolate scanzonate ai quattro venti (tanto dove scaliamo noi non c'è mai nessuno...):
Sopra di noi incombe ormai vicino il magnifico Spigolo Nord-Ovest, dai colori giallo-ocra fortemente invitanti:
Ci caliamo ora per una quindicina di metri, in diagonale a destra faccia a monte, scendendo nel canale fino a reperire lo spit con cordone bianco-nero su cui fare sosta:
Salgo ora il sesto tiro (5b/c), cioè il primo tiro del collegamento con lo Spigolo Inferiore: scalo il primo risalto cavalcandone lo sperone, poi attacco la placca seguente con alcuni passi delicati, fino alla sosta (2 spit da collegare) posta alla fine dell'evidente tetto rossastro, sulla destra:
Continua a far freddo, oggi lo zero termico è dato in risalita fino a 3.400 m; Lollo sale a sua volta il lungo tiro:

Siamo al settimo tiro della combinazione (5c+), il tiro tecnicamente più impegnativo, a mio avviso.
Dopo i primi facili metri sulla destra, mi impegno in un muro verticale a tacchette molto bello, dove, forse a causa del freddo e di un po' più di lichene, trovo anche la chiodatura un filo più esigente, pur rimanendo ottima. L'arrampicata mi richiede alcuni passi atletici, dovendo "spaccare" a vlte su appoggi lontani; l'ultima parte si addolcisce, fino all'uscita dal muro e agli ultimi facili risalti che conducono alla sosta su anelli posta appena sotto la sella:
Lollo in uscita dal muro:
Qui il vento è decisamente più forte, sempre freddo; Lollo si difende come può, con i guanti in sosta:
Ci siamo, dopo tanti anni torno sullo Spigolo Inferiore!
Attacco quello che oggi è l'ottavo tiro (IV+), che la relazione definisce engagé, esattamente come ricordo...
Fine della fila di spit; mi porto sul filo dello spigolo, sotto un diedro-fessura caratteristico, scavando nella mia memoria un qualcosa da cercare proprio lì... ma non vedo nulla...
Mi fido di me e salgo, sferzato da raffiche di vento gelido:
Mi alzo 5 o 6 metri ed eccolo! Lassù, un chiodo biancastro, invisibile dal basso, proprio nella fessura in cui mi trovo. Lo raggiungo, lo rinvio e proseguo un po' più rincuorato, bei passaggi verticali ma ben appigliati, movimenti a tratti eleganti, in leggero diagonale a destra per poi trovare un altro chiodo e salire su diritto, vicino al filo dello spigolo.
Ora trvo anche uno spit, poi ancora su, rinviando un altro chiodo prima di raggiungere la sommità dello sperone, quasi ad una selletta, dove trovo i 2 spit con anello su cui sostare, dopo una quarantina di metri.
Recupero Lollo, sto benissimo in questa nicchia riparata dal vento:
Mi raggiunge in sosta, con alle spalle lo spettacolo delle cime della Catena delle Guide che si inseguono in rapida sequenza:
La nona lunghezza (IV), terzo tiro dello Spigolo, non presenta problemi, né tecnici, né di individuazione.
Salgo il muro a destra, protetto da uno spit, poi proseguo fino all'uscita, con difficoltà decrescenti, per superare poi una serie di risalti facili, fino a reperire i due spit di sosta da collegare, poco prima della parete dello spigolo vero e proprio:
Lollo mi raggiunge, con il Vallone di Lourousa alle spalle, mentre realizziamo di essere di nuovo alla mercè del vento freddo...
Eccoci al tiro più bello, il decimo (IV+), tiro che ricordo molto bene, ben scalabile, ottima roccia, esposto, risolutore: salgo un primo diedrino, poi ne segue un secondo con una bella fessura sul fondo per le falangi, protetto da un buon chiodo:
Mi alzo ancora, con ottime prese specie a destra, raggiungo uno spit sotto uno strapiombo; qui ho un dubbio, non sapendo se traversare al di sotto o al di sopra dello strapiombo stesso...
Alla fine lo forzo, trovando ottime prese in alto, poi esco a destra, dove trovo un chiodo giallo, proseguendo ancora in traverso per ribaltarmi su un terrazzino in posizione aerea fantastica:
Finalmente, quasi a fine via, metto una parte del corpo al sole!!!
Ed è subito fantastico, un altro mondo...
Poco dopo ecco l'amico che mi raggiunge:
Undicesimo tiro (IV+): mi innalzo in opposizione nel diedro-camino che sormonta la sosta (già collegata), poi salgo un bellissimo muro a tacche, rinviando un paio di chiodi e uno spit:
Proseguo in diagonale a sinistra, poi salgo ancora alcuni passi non banali, brevi tettini, per raggiungere una sosta su spit e catena nuova fiammante; non mi fermo, reputando di essere ormai fuori e infatti, dopo un unico passaggio di forza protetto da uno spit, emergo sul plateau sommitale del Corno, per l'ennesima volta, ma prima di quest'anno.
Certo, le corde tirano abbastanza, ma ho unito i due tiri finali, cosa che consiglio.
Subito lo sguardo va al panorama, per due motivi: le magnifiche montagne circostanti, dal Monte Matto (m 3.080) al Monviso (m 3.841), ma anche le brutte nuvole che si stanno addensando:
Dopo urla selvagge, riusciamo a capirci e poco dopo ecco l'amico sbucare in cima a sua volta:
Il plateau sommitale, con la croce di vetta:
Un selfie celebrativo:
Sono le 14 quando siamo usciti dalla via.
Il sole sta lasciando spazio a nubi sempre più malintenzionate, nonostante le previsioni rassicuranti: come sempre, in montagna non mi fido, il pomeriggio meglio levarsi dalle scatole in fretta, ecco spiegate le partenze antesignane.
Gli ancoraggi di calata sono vicini, tento una telefonata ma non mi riesce, nell'unico punto in tutta la valle in cui è possibile. Pazienza, non è terdi.
Come spesso accade, la prima sosta di calata lungo la Campia è sotto una colata d'acqua...
Prima doppia liscia, nonostante il vento forte; seconda doppia... problemi: scendiamo alla sosta sottostante e durante il recupero della corda rossa eccola che va a incastrarsi in una scaglia; non solo, un ramo esce dalla scaglia e aggancia a sua volta uno spuntoncino più in basso, per poi risalire verso il resto della corda fermo in alto... un giro infernale, impossibile da districare tirando dal basso...
Proviamo in tutti i modi, anche dal basso con me appeso alla terza calata, ma niente da fare.
Trovo un'altra sosta poco più bassa ma spostata a sinistra, verso il "problema"; ci assicuriamo lì, con recuperi infiniti di quasi 120 m di corda.
Alla fine, decido di risalire lungo un tratto di Ricordo d'Orlando, in scarponcini, assicurato con un ramo di corda blu: raggiungo la scaglia, libero la corda, poi lascio un maillon a uno spit e mi faccio calare in sosta, da cui non avremo più problemi.
Frattanto le nubi si fanno minacciose e inizia a tuonare, puntualmente.
La cengia mediana è già ben pulita dalla neve; ci caliamo da lì sul nevaio alla base, dove la corda rossa riesce a incastrarsi nuovamente in una sorta di mix tra una pietra presa al lazo e un abalakov... incredibile la malignità delle corde quando ci si mettono... Mentre Lollo richiama all'ordine tutti i santi del paradiso, risalgo lungo il nevaio a liberare la corda, poi fortunatamente la neve ha la consistenza giusta e ci buttiamo a cannone verso il rifugio, mentre inizia a gocciolare e scende qualche chicco di grandine:
Poco dopo, al rifugio, mangiamo qualcosa, mentre il tempo brontola ma alla fine combina ben poco:
Alle 17,00 siamo in cammino, tranquillamente, addirittura a tratti col sole, arrivando all'auto asciutti, dopo aver dato l'ennesimo arrivederci alla parete simbolo della scalata in provincia di Cuneo, il nostro Corno:
Alle prossime avventure!

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