mercoledì 20 maggio 2020

PUNTA MORELLI (m 2.724): Sperone Lollie

Mercoledì 20 maggio 2020
Io e Stefano

Prosegue il ritorno alla montagna dopo il lungo lockdown dovuto al maledetto virus.
Stavolta organizzo con Stefano una di quelle salite che posso proporre solo a lui...
Per la verità gli sciorino la solita serie numerata di possibili obiettivi, ma lui va dritto su quello che ero certo avrebbe scelto: lo Sperone Lollie (5a   AD+   4L   180 m) alla Punta Morelli (m 2.724), nell'alto Vallone di Lourousa, via aperta dal grande Patrick Gabarrou.
Data la situazione di emergenza, ci rechiamo al parcheggio delle Terme di Valdieri ognuno con la propria auto; ci ritroviamo alle 6,10 e mentre ci prepariamo ecco arrivare Paolo, il gestore del rifugio Morelli-Buzzi, vicino a cui vogliamo andare a scalare. Scambiamo quattro chiacchiere sulla difficile situazione attuale e soprattutto futura, per la gestione dei rifugi... sconfortante... poi lui sale in mountain bike e ci precede lungo il sentiero.
Ci mettiamo in cammino alle 6,30, chiacchierando come sempre.
Il sentiero è molto piacevole, ambiente magnifico e pendenze sempre morbide.
Dopo un'ora e mezza siamo al Lagarot di Lourousa, da dove l'occhio sale subito al Canalone di Lourousa e alla parete nord-est del Corno Stella (m 3.050):
Ben visibile il Bivacco Varrone, usato da chi sale il Canalone:
Facciamo una sosta mangereccia, poi ripartiamo e dopo aver superato il fronte morenico passiamo sotto alla Torre Vittorina (m 2.635), teatro della nostra scalata dello scorso anno:
Alle 9,30 siamo al rifugio, come sempre popolato da stambecchi tutto intorno:
Saliamo oltre il rifugio, dirigendoci verso la Cima Mondini (m 2.915):
Il problema è che le previsioni meteo non sembrano averci azzeccato molto... parlavano di lievi velature alte nelle prime ore della giornata, invece la copertura nuvolosa è consistente e soprattutto fa un freddo micidiale, a causa del vento...
Anche le condizioni di conseguenza non sono buone come speravo, leggendo di sole ieri e stamattina...
Individuiamo la nostra vetta, la Punta Morelli (m 2.724), piuttosto repulsiva in queste condizioni:
Siamo in cima a un'altura morenica, da dove abbiamo individuato la nostra meta e da cui vediamo ancora il rifugio:
Fa troppo freddo, in queste condizioni non si può scalare...
Optiamo per dar fiducia alle previsioni, sperando siano solo in ritardo di qualche ora, e ci ripariamo in una sorta di grotta nella pietraia.
Tremo un po' per il freddo, avendo colpevolmente portato poco da vestirmi, come sempre... Stefano è più attrezzato; chiacchieriamo quasi 2 ore e mezza, poi finalmente sembra arrivare la schiarita.
Dapprima breve, poi le aperture si fanno sempre più frequenti.
Verso le 13 decidiamo di provarci: in attesa della definitiva certezza del beltempo, ci muoviamo verso la parete:
Alle nostre spalle, il Monte Stella (m 3.262), in versione himalayana:
Gli avancorpi della Cima Mondini, dove corrono le altre due vie che avevamo valutato di salire, interessate però da importanti colate di acqua:
Avanziamo nella neve, sufficientemente portante:
Quando siamo più vicini, vediamo che anche la nostra parete non scherza... ora il disgelo si fa importante:
Battiamo traccia e saliamo:
Quando, dopo un traverso delicato, non sapendo cosa c'è sotto la neve, raggiungiamo l'attacco della via, sono ormai le 14,00.
Ci leghiamo e Stefano sale il primo tiro della via (III+), tenendo gli scarponi ai piedi, trovando però alcuni passi delicati, a causa del bagnato e del lichene:
Frattanto, ci siamo già accorti che saliremo una via percorsa da colate di acqua molto importanti...
Le soste sono a spit collegati da cordoni piuttosto vetusti, da rinforzare. Raggiungo Stefano tenendo anch'io gli scarponcini.
Passo avanti, infilo le scarpette e salgo il muro iniziale al di sopra della sosta:
Ora splende un sole magnifico, sembra impossibile sia lo stesso luogo di un'ora fa...
Proseguo a salire lungo lo sperone, il secondo tiro (4c) è molto divertente e salgo protetto da qualche spit fino a quando purtroppo non devo tornare a destra, per infilarmi in una sorta di diedro-rampa che è diventato un ruscello alimentato da una vera e propria cascata di acqua da un tetto al di sopra:
Purtroppo, come temevo già dall'inizio, ecco che la seconda sosta è posta proprio sotto la cascatella...
Quando finisco sott'acqua, gelida, mi bagno all'istante ovunque e quasi non riesco a respirare...
No, non posso restare qui... decido di proseguire almeno un breve tratto del terzo tiro (5a, proprio il passo iniziale, bagnato fradicio), salendo in posizione scomoda ed esposta, appeso a uno spit ma all'asciutto... Allestisco la sosta aggiungendo ben 3 nut allo spit presente:
Sale Stefano e mi raggiunge in maniera avventurosa:
La buona notizia è che al di sopra le cose sembrano migliorare, la via è più asciutta.
Resto davanti, esco dal diedro a cui siamo appesi in sosta, percorro una facile rampa, per salire a destra un bel diedro più verticale
Al di sopra, una rampa a sinistra mi conduce in sosta, vicino al filo dello sperone:
Quarto ed ultimo tiro (4b): forzo uno strapiombo subito sopra la sosta, poi una serie di bei passaggi verticali ma ben appigliati, per raggiungere una cengia parzialmente innevata, da cui a destra raggiungo la sosta finale:
Alle 17,20 siamo entrambi riuniti in sosta, dove subito cambio le scarpe, piacevolmente al sole:
L'ultimo tiro, sotto di noi:
Certo, è tardi, ma abbiamo aspettato mezza giornata prima di poter attaccare...
Il meritato selfie celebrativo:
Il Monte Stella (m 3.262), l'Argentera (m 3.297) e a destra il Corno Stella (m 3.050), il cuore pulsante delle Alpi Marittime:
Scendiamo con due lunghe calate in doppia, rinforzando le soste con due cordini da abbandono nuovi:
Scendiamo senza problemi, così come nessun problema pone la neve, la cui consistenza è ancora buona:
L'unico problema come spesso accade è il non poter avvertire a casa che faremo tardi, ma che è tutto ok...
Fortunatamente, tornati al rifugio, Stefano individua lo scatolotto rosso in cui c'è un telefono, fuori dal rifugio, e dopo qualche tentativo riesco a chiamare casa, poco dopo le 19, tranquillizzando tutti.
Intanto il gestore del rifugio è già andato via e gli stambecchi tornano a impossessarsi del luogo, bellissimi:
Ora scendiamo, godendo dell'ora forse più bella della giornata, in montagna...
Al Lagarot passiamo a rendere omaggio alle tante lapidi che segnano tristemente la storia del Canalone di Lourousa:
Poi diamo un ultimo sguardo al canalone e, specie per quanto riguarda me, al Corno Stella e alle condizioni dello Spigolo Inferiore, prima di riguadagnare il fondovalle:
Alle prossime avventure!

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