Io e Bruno
Ponte del 2 giugno, purtroppo funestato da previsioni meteo a dir poco drammatiche...
Ma sia io che Bruno siamo "costretti" a prendere ferie oggi, quindi... piuttosto che mollare, facciamo un tentativo disperato e generoso.
L'analisi del meteo ci suggerisce una vaga speranza in Valle dell'Orco, patria del granito e delle vie chiodate trad, posto dove non sono mai stato prima (grave mancanza).
La scelta deve comunque cadere su una via con soste di calata, non potendo fidarci del tempo, ammesso che riusciremo ad attaccare una via.
L'obiettivo allora sarà la Via dello Spigolo (6a+ 5L 175 m) alla Torre di Aimonin (m 1.380).
Partiamo alle 6,30 da Carmagnola e puntiamo verso la Valle dell'Orco; alle 8,00 siamo a Noasca, posteggio in piazza e la vista sulle pareti è piuttosto triste:
Direi che c'è tutto il tempo per una buona colazione al bar in piazza, dove facciamo la conoscenza di due simpatici ragazzi svizzeri, di stanza qui per 4 o 5 giorni di arrampicata intensiva.
Dopo colazione, usciamo fuori, non è cambiato granché ma intanto non sta piovendo e, vista dal basso, forse la parete non è nemmeno così bagnata...
Ok, saliamo a dare un'occhiata da vicino!
Ok, saliamo a dare un'occhiata da vicino!
Imbocchiamo il sentiero, bagnato e scivoloso nella ripida parte iniziale:
Dopo una ventina di minuti siamo all'attacco della via, decisamente evidente:
Ci leghiamo, siamo soli naturalmente...
Attacco io la prima lunghezza (IV), superando le placche arrotondate che mi conducono ad una prima cengetta, poi proseguo lungo risalti successivi; la chiodatura è quella che ci si aspetta da queste parti: uno spit dopo pochi metri, poi un chiodo molto in alto, poco prima di una sosta su golfari:
Mi fermo e faccio salire Bruno:Il muro iniziale:
Procederemo a tiri alterni.
Bruno va avanti in quella che pensiamo essere la seconda lunghezza (IV+): traverso a destra in cengia, poi attacca direttamente il diedro verticale (chiodo), uscendo quasi subito in fuori sulla destra:
L'uscita sullo speroncino conduce su una breve placca verso sinistra, dove si trova la sosta e dove poco dopo approdo anch'io:
Il tiro successivo (IV+) per la relazione che leggiamo è il secondo...
Ok, l'importante è leggere l'itinerario giusto sulla roccia, la conta dei tiri poco importa...
Supero facilmente i primi risalti in placca, mi porto sotto lo strapiombo e lo aggiro a destra grazie ad una bella fessura orizzontale:
Eccomi al diedro vero e proprio, dove rinvio almeno un paio di chiodi, prima di afferrare la fessura sul fondo e salire in dulfer, fino a quando posso afferrare lo spigolo destro e uscire sulla cengia al di sopra:
Un'occhiata a Bruno prima di sparire oltre il tetto:
Salgo ora le placche che in diagonale verso sinistra mi fanno guadagnare una comoda sosta.
Siamo al tiro chiave (6a+): Bruno sale i primi facili metri, poi grazie ad uno spigolino si innalza fin sotto il pronunciato strapiombo, solcato da due fessure parallele.
La relazione dice che cambia poco su quale utilizzare.
I chiodi (sotto e sopra il tetto) sono in corrispondenza della fessura sinistra.
Bruno supera la difficoltà con una spaccata a metà tra le due fessure:
Riesce a piazzare un paio di friends medio e grande per proteggere l'uscita, poco dopo è in sosta:
Tocca a me, quando sono nel tratto critico faccio un tentativo di spaccare come il socio, ma non arrivo all'altra fessura; il passo è troppo faticoso, mi aiuto con uno dei friends e mi isso al di sopra:
La sosta si trova all'ingresso di una pittoresca nicchia, sulle nostre teste, leggermente in fuori, pende un cordino da un masso incastrato, piuttosto inquietante:
E' la quarta lunghezza (5c), secondo me di gran lunga la più bella.Non senza difficoltà, mi alzo all'interno del camino per andare a rinviare il cordino che penzola sopra le nostre teste, poi raggiungo la parte destra della nocchia e mi ristabilisco al di sopra, in spaccata sopra la sosta.
Da qui attacco la fessura off-width verticale, su un granito magnifico, puntando a rinviare un cordone su masso incastrato, posto all'interno del fessurone, cordone che purtroppo non arrivo a rinviare dall'esterno...
Dopo lungo ravanamento, con l'aiuto del cava-nut, riesco ad afferrare il cordone e rinviarlo, poi poseguo in verticale fino ad una piccola cengia, da cui si diparte una fessura più sottile, sempre verticale, splendida ed elegante da scalare grazie alla possibilità di salire in dulfer.
Un ultimo traversino esposto ma facile verso sinistra mi conduce alla comoda sosta a spit.
Bruno poco dopo è sulle mie tracce:
La sosta:Ormai abbiamo la certezza che il meteo ci lascerà completare la via e sono raggiante.
Bruno attacca il muro verticale che apre la sesta lunghezza (5c/6a):
Segue una splendida sequenza di diedri e placche, fino all'uscita in sosta:
Una via molto divertente, meritevole e in ottima compagnia:Con 2 sole doppie, giuste giuste da 60 m, siamo alla base della parete:
Purtroppo esce un sole caldissimo, proprio ora che abbiamo terminato, ma va bene così e optiamo per scendere e tornare a casa a un'ora decente, una volta tanto:
Il tracciato della via:
Un'ultima puntatina ad ammirare le placche vertiginose del Caporal, poi si torna a casa, il week-end è ancora lungo!
Nessun commento:
Posta un commento