Io, Simone e Paolino l'Alpino
Un'uscita programmata da tempo, una scalata che io e l'Alpino abbiamo messo nel mirino da almeno un paio d'anni.
Ci siamo, si va!
Siamo addirittura in tre: io, Simone e l'Alpino!
Prenoto il Réfuge des Bans, dove trovo subito cordialità e simpatia.
Partiamo il giovedì mattina, con calma, e facciamo sosta al McDonald's di Briançon per un boccone.
Poi via verso Vallouise ed il vallone dei Bans.
Parcheggiamo sotto un sole spietato verso le 15,00; il parcheggio è pieno di auto, a dispetto delle attese.
Foto di inizio trip:
Lungo il sentiero incontriamo una quantità impressionante di bambini, anche piccoli: sembrano rimproverarmi il fatto di non aver portato il mio...
In meno di un'ora e mezza eccoci al rifugio, dove siamo accolti bene da subito; il rifugio è piccolo, conta solamente 22 posti letto ed i gestori dormono addirittura fuori, in tenda!
Dopo le presentazioni, saliamo al primo piano a prendere posto per la notte e troviamo i nostri letti segnalati dal nome della via che saliremo domani: Isabelle aux Bans (5c D 11L 400 m):
Serpeggia un pochino di preoccupazione sia per il meteo di domani, che dovrebbe essere migliore dei giorni scorsi, sia per le condizioni della parete, che fino al primo pomeriggio mostrava qualche residuo di neve e molte colate d'acqua.
Ma il vento che soffia la sera fa ben sperare, contribuisce ad asciugare e spazza via le nubi (almeno speriamo...).
La cena è ottima e l'atmosfera è davvero particolare, capita raramente di trovarsi in un rifugio così piccolo, con atmosfera decisamente familiare.
Dopo cena, conclusa con un genepy casalingo, scambiamo qualche chiacchiera con due ragazzi italiani che rimangono lì tre giorni e che oggi avevano in programma la salita della nostra via.
Sfogliamo i libri fotografici del rifugio, poi concordiamo col gestore l'ora della colazione, fissata alle 4,30.
Tutti a nanna.
La sveglia mi coglie come sempre nel momento di miglior sonno, ma le motivazioni sono a mille e in pochi istanti siamo sotto in cucina, dove armeggio subito con le lenti a contatto (fastidiosa incombenza che ritorna nei miei risvegli ai rifugi alpini...).
Verso le 5,30 siamo in cammino:
Facciamo qualche zig-zag, il pendio raggiunge i 40°, nella parte alta forse anche qualcosa in più:
Ora siamo di nuovo su un nevaio e calziamo ancora i ramponi, visto che le pendenze arrivano a 35°.
Qui veniamo accolti decisamente male dalla fantastica e selvaggia conca glaciale dei Bans: un proiettile delle dimensioni di una grossa mela sfreccia sibilando tra me e Simone.
La velocità è tale che l'amico quasi non si accorge di nulla, ma gli garantisco che la pietra passa molto vicino a lui in particolare, esattamente ad altezza della testa...
Ok, Simone si convince che è meglio indossare il casco ancor prima di avvicinarci alla parete... anche questo è ambience...
In vista di una serie di crepacci nel ghiacciaio, lo abbandoniamo, non senza difficoltà, per risalire un pendio molto erto di terreno estremamente friabile, fortunatamente tenuto un po' insieme dal ghiaccio sottostante, che ci suggerisce di salire con i ramponi ai piedi, anche se su terra e ghiaia:
Alle 8,30 ci siamo, siamo in cima alla morena che conduce all'attacco della via:
Il Glacier des Bans, selvaggio e tormentato, sotto di noi:
Una corda fissa segnala l'attacco della via; selfie sotto alle placche iniziali di Isabelle aux Bans:
Ci leghiamo.
Fa freddo e purtroppo proprio adesso il sole si è coperto, a causa di sbuffi nuvolosi che arrivano dal colle alla nostra destra.
Attacca Paolino:
Giù in basso a sinistra, i nostri amici italiani del rifugio attaccano una via:
La sosta, attrezzata:
Quarto tiro (dato 5b ma secondo me un bel 5c ci sta tutto), quello della tribolazione definitiva...
Paolino sale le facili placche iniziali:
Ok, salgo io: ci scambiamo le corde e vado avanti io, pienamente convinto di andare in cima:
La parete intorno a me, mentre, come sempre, il capocordata si accompagna alla solitudine di chi deve risolvere da solo i problemi che la montagna oppone:
Poco dopo eccomi al punto dove l'Alpino ha mollato: mi sposto con attenzione per traversare il marcato diedro verticale e mi porto sotto la parete che da qui si fa totalmente verticale, con un tratto lievemente strapiombante:
Paolino vuole scendere, dice che fa troppo freddo.
Io dico di proseguire, che tirerò volentieri la cordata in cima e che addirittura ho ancora un micropile nello zaino che non ho indossato!
A Simone spetta di fare da ago della bilancia e ben presto la via finisce qui.
Ma alla fine eccoci!
Mangiamo qualcosa, poi imbocchiamo il sentiero di ritorno, con destinazione... McDonalds di Briançon!
Dal sentiero, un ultimo sguardo ai Bans ed alle sue pareti granitiche:
Ci siamo, si va!
Siamo addirittura in tre: io, Simone e l'Alpino!
Prenoto il Réfuge des Bans, dove trovo subito cordialità e simpatia.
Partiamo il giovedì mattina, con calma, e facciamo sosta al McDonald's di Briançon per un boccone.
Poi via verso Vallouise ed il vallone dei Bans.
Parcheggiamo sotto un sole spietato verso le 15,00; il parcheggio è pieno di auto, a dispetto delle attese.
Foto di inizio trip:
Conosciamo bene il sentiero, avendolo percorso un paio di anni fa.
C'è qualche sbuffo nuvoloso, ma le previsioni sono buone per domani, così il morale è alto.Lungo il sentiero incontriamo una quantità impressionante di bambini, anche piccoli: sembrano rimproverarmi il fatto di non aver portato il mio...
In meno di un'ora e mezza eccoci al rifugio, dove siamo accolti bene da subito; il rifugio è piccolo, conta solamente 22 posti letto ed i gestori dormono addirittura fuori, in tenda!
Dopo le presentazioni, saliamo al primo piano a prendere posto per la notte e troviamo i nostri letti segnalati dal nome della via che saliremo domani: Isabelle aux Bans (5c D 11L 400 m):
Serpeggia un pochino di preoccupazione sia per il meteo di domani, che dovrebbe essere migliore dei giorni scorsi, sia per le condizioni della parete, che fino al primo pomeriggio mostrava qualche residuo di neve e molte colate d'acqua.
Ma il vento che soffia la sera fa ben sperare, contribuisce ad asciugare e spazza via le nubi (almeno speriamo...).
La cena è ottima e l'atmosfera è davvero particolare, capita raramente di trovarsi in un rifugio così piccolo, con atmosfera decisamente familiare.
Dopo cena, conclusa con un genepy casalingo, scambiamo qualche chiacchiera con due ragazzi italiani che rimangono lì tre giorni e che oggi avevano in programma la salita della nostra via.
Sfogliamo i libri fotografici del rifugio, poi concordiamo col gestore l'ora della colazione, fissata alle 4,30.
Tutti a nanna.
La sveglia mi coglie come sempre nel momento di miglior sonno, ma le motivazioni sono a mille e in pochi istanti siamo sotto in cucina, dove armeggio subito con le lenti a contatto (fastidiosa incombenza che ritorna nei miei risvegli ai rifugi alpini...).
Verso le 5,30 siamo in cammino:
Buio pesto, le giornate si sono già accorciate parecchio; in compenso il cielo è stellato ed il vento pare cessato:
Dopo 40' raggiungiamo il nevaio, una lingua che scende da molto in alto e che dovremo risalire faticosamente per un bel po':
Inizia a schiarire, infiliamo i ramponi ma non usiamo ancora la piccozza.
Alle 6,40 il sole illumina le cime circostanti, tutto va bene:
Facciamo qualche zig-zag, il pendio raggiunge i 40°, nella parte alta forse anche qualcosa in più:
Verso la sommità volgiamo a destra, in direizione di una bella cascata; di fronte a noi, ancora in alto, le pareti granitiche dei Contreforts des Bans (m 3.400), finalmente illuminate dal sole:
Usciamo dopo quasi un'ora di salita e dopo aver usato anche la piccozza negli ultimi tratti a maggior pendenza; usciamo verso destra:
Gli ultimi passi sul nevaio:
Togliamo i ramponi e vado avanti, seguendo un ometto, per portarmi alla base di un'ampia parete, prima facile, poi con uscita più verticale ed un passaggio di III grado; saliamo slegati e raggiungiamo la parte superiore, aggirando le ultime placche a destra, fino ad entrare in un largo canalone di sfasciumi con un torrente di fusione, che scende dal Glacier des Bans:
Di fronte a noi le grandi pareti, bellissime ed invitanti, al sole:
Purtroppo la nostra via è sul contrafforte più lontano, quello dopo il grande pilastro staccato in centro:Ora siamo di nuovo su un nevaio e calziamo ancora i ramponi, visto che le pendenze arrivano a 35°.
Qui veniamo accolti decisamente male dalla fantastica e selvaggia conca glaciale dei Bans: un proiettile delle dimensioni di una grossa mela sfreccia sibilando tra me e Simone.
La velocità è tale che l'amico quasi non si accorge di nulla, ma gli garantisco che la pietra passa molto vicino a lui in particolare, esattamente ad altezza della testa...
Ok, Simone si convince che è meglio indossare il casco ancor prima di avvicinarci alla parete... anche questo è ambience...
In vista di una serie di crepacci nel ghiacciaio, lo abbandoniamo, non senza difficoltà, per risalire un pendio molto erto di terreno estremamente friabile, fortunatamente tenuto un po' insieme dal ghiaccio sottostante, che ci suggerisce di salire con i ramponi ai piedi, anche se su terra e ghiaia:
Sono circa le 8,00.
Risaliamo ora ancora per sfasciumi, cercando la via migliore, sempre con gli occhi fissi sulla parete che ci aspetta lassù, ma con le antenne ben diritte alle pietre che il sole smuove, scaldando le cime e sciogliendo neve e ghiaccio:
Gran fatica, ma ormai manca poco:
Paolino raggiante, dietro di lui a sinistra il Pic de Bonvoisin (m 3.481) e a destra il Pic Jocelme (m 3.458), ancora imbiancati dalla recentissima neve:Alle 8,30 ci siamo, siamo in cima alla morena che conduce all'attacco della via:
Il Glacier des Bans, selvaggio e tormentato, sotto di noi:
Una corda fissa segnala l'attacco della via; selfie sotto alle placche iniziali di Isabelle aux Bans:
Ci leghiamo.
Fa freddo e purtroppo proprio adesso il sole si è coperto, a causa di sbuffi nuvolosi che arrivano dal colle alla nostra destra.
Attacca Paolino:
Il primo tiro (4b) non presenta vere difficoltà, ma la roccia gelida e le mani presto insensibili rendono tutto più difficile:
Io e Simone in partenza, visti dalla prima sosta:
E' il nostro turno, salgo maledicendo la sfortuna che ci nasconde il sole proprio quando attacchiamo noi la via:
La seconda lunghezza (5a) prosegue prima diritta, poi leggermente a destra, con una serie di passi più delicati, sempre totalmente all'ombra.
Paolino raggiunge la sosta imprecando, poi tocca a noi:
Facce turbate in sosta: Simone sconfortato, mentre io mi arrabbio in quanto solo noi siamo in ombra, tutto il resto della vallata, comprese le pareti a fianco a 50 metri da noi, sono al sole:
Intanto Paolino sale il terzo tiro (5a), prevalentemente in placca:Giù in basso a sinistra, i nostri amici italiani del rifugio attaccano una via:
La sosta, attrezzata:
Quarto tiro (dato 5b ma secondo me un bel 5c ci sta tutto), quello della tribolazione definitiva...
Paolino sale le facili placche iniziali:
Io e Simone siamo in sosta, con atteggiamenti diversi... lui trema e non parla, io porto positività e faccio selfie:
Più in alto Paolino impreca e, dopo 45' di lotta, si arrende e si fa calare.Ok, salgo io: ci scambiamo le corde e vado avanti io, pienamente convinto di andare in cima:
La parete intorno a me, mentre, come sempre, il capocordata si accompagna alla solitudine di chi deve risolvere da solo i problemi che la montagna oppone:
Poco dopo eccomi al punto dove l'Alpino ha mollato: mi sposto con attenzione per traversare il marcato diedro verticale e mi porto sotto la parete che da qui si fa totalmente verticale, con un tratto lievemente strapiombante:
Esito anch'io per un po'; faccio un paio di tentativi, ma torno indietro, un po' a causa del freddo alle mani, ma soprattutto a causa della chiodatura a spit, che qui si fa improvvisamente molto distanziata, proprio sul passo chiave...
Strano, molto strano... alla fine, nonostante Paolino mi consigli di scendere, mi ostino a fare un ultimo tentativo deciso, col quale riesco finalmente a superare l'ostacolo.
Dopo il passo delicato, incontro ancora altri tratti impegnativi, ma alla fine raggiungo la quarta sosta, con una certa soddisfazione (derivante da una delle molle che forse spinge alpinisti e scalatori a fare ciò che facciamo, vale a dire porsi di fronte a difficoltà serie e riuscire a superarle).
Dalla comoda sosta, dove non ho neanche più freddo, recupero i compagni:
Eccoli sul muro finale:
Intanto io guardo già la quinta lunghezza (4c), più facile ed articolata:
Peccato che i miei soci non la pensino allo stesso modo...Paolino vuole scendere, dice che fa troppo freddo.
Io dico di proseguire, che tirerò volentieri la cordata in cima e che addirittura ho ancora un micropile nello zaino che non ho indossato!
A Simone spetta di fare da ago della bilancia e ben presto la via finisce qui.
Ok, facciamo le corde e do inizio alle calate, dopo averle tentate tutte per convincere gli amici a proseguire: del resto, quando mai torneremo fin quassù per finire la via, realisticamente parlando???
Prima calata:
e così via:
Tutti i metri faticosamente conquistati, vengono discesi comodamente, avvicinandoci di nuovo al ghiacciaio:
Per la nota ed infallibile Legge di Murphy, appena tocchiamo terra ecco sbucare il sole!
Ma ormai in effetti si è fatto tardi, torniamo alle nostre cose abbandonate (ramponi, picca, ecc) e ci rimettiamo in cammino:
Non sarà né facile, né rapido tornare al rifugio:
Ma alla fine eccoci!
Mangiamo qualcosa, poi imbocchiamo il sentiero di ritorno, con destinazione... McDonalds di Briançon!
Dal sentiero, un ultimo sguardo ai Bans ed alle sue pareti granitiche:
Ma io, se riesco, domani sono di nuovo in pista!
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