Sabato 2 luglio 2011
Io e Carlo
Finalmente si torna in alta quota!
Manu ha problemi a una caviglia, Paolino ha un matrimonio... Colgo l'occasione e chiamo Carlo, per riportarlo nel suo (e nel mio) ambiente naturale, l'alta quota.
Il meteo è ok, parla solo di innocue velature e lo zero termico è intorno ai 3.200 metri; dal punto di vista logistico, purtroppo, gli impianti da Gressoney sono chiusi e mi tocca guidare fino ad Alagna Valsesia.
La nostra meta è infatti la Punta Parrot (m 4.436), nel gruppo del Rosa, non lontana dalla Capanna Margherita.
Partenza alle 4,10; strada facendo prendiamo anche un po' di pioggia, ma poi le nuvole si diradano ed alle 7,00 siamo al parcheggio.
Tutto si svolge con puntualità e saliamo in funivia, mentre come al solito mordo un panino, infilo le ghette e spalmo la crema solare.
Saliamo con la prima corsa della telecabina di Indren, che ci deposita verso le 8,30 ai 3.275 m del ghiacciaio di Indren.
Saliamo con la prima corsa della telecabina di Indren, che ci deposita verso le 8,30 ai 3.275 m del ghiacciaio di Indren.
Il mio dubbio è se salire lungo il solito tratto roccioso attrezzato che conduce al Ghiacciaio del Garstelet sbucando a metà strada tra il Rifugio Mantova e la Capanna Gnifetti, oppure seguire il canalino nevoso che taglia direttamente sopra il Ghiacciaio di Indren e sbuca all'altezza della Capanna Gnifetti: bastano due parole con Carlo per stabilire di seguire la strada tradizionale, soprattutto a causa della scarsa visibilità.
Sbuchiamo sul ghiacciaio e fortunatamente vediamo che le nuvole restano confinate in basso: sopra il cielo è sgombro e la visibilità perfetta!
Nonostante non venga in montagna da un anno, Carlo non soffre per nulla la quota ed anzi inizia a tirare un ritmo forsennato, che ci porta come sempre a sorpassare cordate su cordate...
Si alza il vento, piuttosto freddo, che però aiuta il cielo a rimanere terso e di un blu incredibile, come solo in alta quota...
Ecco sbucare il Balmenhorn (m 4.167) e, a destra, il Corno Nero (m 4.322):
Le raffiche di vento sono molto forti e fredde e noi superiamo la fatidica quota dei 4.000 m. Faccio fatica, ma sto benissimo, come Carlo.
Le raffiche di vento sono molto forti e fredde e noi superiamo la fatidica quota dei 4.000 m. Faccio fatica, ma sto benissimo, come Carlo.
La consistenza della neve è perfetta, magnifica: i ramponi fanno presa e non si perde neanche un centimetro affondando nella neve. Saliamo benissimo.
Man mano che saliamo, continua la carrellata di Quattromila, che ho già salito quasi tutti: ecco la Ludwigshohe (m 4.342), salita con Carlo un anno fa:
La mia idea sarebbe di eseguire la traversata della montagna, salendo la Cresta Nord-Ovest (45° PD+) e scendendo lungo la Cresta Nord-Est (35° PD).
La foto sopra mostra due alpinisti impegnati ad attaccare la Cresta Nord-Ovest, ma vediamo che vengono respinti dalle raffiche di vento e tornano indietro...
Breve sosta per mangiare qualcosa: a sinistra, la Punta Gnifetti (m 4.554) con la celebre Capanna Margherita, a destra la Punta Parrot spazzata dai venti:
Siamo subito d'accordo di andare tentare la Cresta Nord-Est, che però scopriamo essere un po' più impegnativa del previsto: aggiriamo la cima passando sotto la ghiacciata parete nord, sempre lungo la traccia autostradale che conduce alla Capanna Margherita, molto frequentata, traccia che abbandoniamo in direzione del Colle Sesia (m 4.299), su neve vergine...
Il vento è fortissimo e gelato... presto non riusciamo quasi più a parlare per via dei muscoli facciali gelati...
Arriviamo ai piedi di una paretina ben oltre i 45° lunga una ventina di metri, oltre i quali la pendenza diminuisce, ma le raffiche di vento sembrano insostenibili e sollevano turbini di neve e ghiaccio...
Che si fa?
Carlo si fa titubante, io intanto cambio i guanti, infilando (forse troppo tardi) quelli più pesanti.Io ho intenzione di provare a mettere il naso là sopra e verificare di persona le condizioni che ci aspettano; in quel momento, sulle nostre tracce vediamo salire altri 3 alpinisti: la loro vista ci infonde coraggio e proviamo decisi a salire; anzi, Carlo va avanti per primo:
La piccozza entra bene nella neve e si riesce a scavare dei buoni gradini; in breve siamo al di sopra, dove il vento in effetti continua ad essere freddo e fortissimo, ma la pendenza diminuisce.
La cresta che conduce in cima, non difficile, ma che richiede attenzione: un errore sarebbe disastroso per entrambi...
Pochi minuti dopo, alle 12,30, calco la vetta della Punta Parrot (m 4.436), con le mani gelate, ma felice per la scalata della mia 21-esima cima di Quattromila metri!
Alle mie spalle, il grandissimo Carlo:Il grandioso panorama dalla vetta: in primo piano, la splendida parete nord dei Lyskamm; più lontano, sua maestà il Cervino (m 4.478), ricco di ricordi, e gli altri colossi svizzeri:
Intanto alle nostre spalle arrivano gli altri alpinisti, che mi chiedono di scattare qualche foto; ho le mani assiderate, ma in qualche modo ci riesco.
In quelle condizioni climatiche è impossibile resistere, così io e Carlo scendiamo quasi subito, riprendendo il filo di cresta, stando attenti a non finire sulle cornici aggettanti verso il vuoto della Valsesia:
La Punta Gnifetti sembra anch'essa un vulcano, con i turbini di neve e ghiaccio sollevati dal vento:
La discesa si svolge con la solita dovuta concentrazione e senza problemi; Carlo con la "nostra" vetta alle spalle:
Nessun commento:
Posta un commento