sabato 25 giugno 2011

CRETE du RAISIN (m 2.818): Le Raisin Glicera Trois Fois


Sabato 25 giugno 2011




Io, Manu e Paolino l'Alpino






Arriva la grandiosa due giorni programmata su roccia!



Partenza sabato mattina alle 5,30, armati di tenda e sacchi a pelo, guido io.




Prima delle 8,00 parcheggiamo a Fontcouverte, a Névache; ci prepariamo, avendo cura di portare qualcosa per vestirci abbastanza bene, visto che l'obiettivo è la via Le Raisin Glicéra Trois Fois (6a TD 13L 400 m), sulla calcarea parete ovest della Crete du Raisin (m 2.818), in ombra fin quasi a mezzogiorno.




Ci avviamo verso il sentiero, magnifico, in ambiente bucolico:

Ma dove siamo, nei Cerces o piuttosto in Dolomiti???




Ecco la nostra cima:




La palina segnava 1 h per il Réfuge du Chardonnet, ma noi in mezz'ora siamo lì e transitiamo senza fermarci, anche perchè ho visto che quattro alpinisti francesi ci precedono di poco sul sentiero e non vorrei ritrovarmeli davanti in parete... Fortunatamente, poco dopo il rifugio si dirigono a sinistra, verso la Crete du Diable.




L'ambiente circostante è veramente un paradiso:




Come previsto, non c'è una nuvola.




Dopo circa un'ora e 10', eccoci di fronte alla parete ovest, dove corre la nostra via:




Magnifico, sembra la Marmolada!

Sono le 10,45.



Raggiungiamo l'attacco vero e proprio, io per primo che non sto più nella pelle, poi ci leghiamo; attacco io i primi tiri: il primo (5b) inizia con un bel muro verticale, cui segue un leggero traverso verso destra, fino ad una comoda sosta in cengia:

La chiodatura a spit è piuttosto generosa.




Salgo il secondo tiro (6a), con qualche passo ostico, anche a causa delle mani gelate in questi primi tiri in piena ombra...




Il calcare è magnifico, molro abrasivo, e me la cavo abbastanza bene; seguono i compagni:




Nel terzo tiro (5b+), prima un muro verticale, poi la musica cambia: inizia la risalita di un lungo sperone, piuttosto facile, ma molto divertente:




Cambio della guardia: passa avanti Paolino, che conduce la quarta lunghezza (5a) lungo lo spigolo:




Alla nostra sinistra, les Cretes du Queyrellin (m 2.936) e, più basso davanti, il Pavé du Chardonnet (m 2.600), dove due settimane fa abbiamo scalato la via Dessine-moi un Quatre Supérieur, evidenziata in rosso:




Proseguiamo, mentre un caldo e piacevole sole giunge a riscaldarci le membra: ancora lungo lo sperone (4c), quasi fino alla sua cima, dove il salto di una sosta ed un traverso (3c) ci portano su una grande cengia erbosa, alla base di una magnifica parete verticale:




Qui facciamo una piccola pausa per sgranocchiare qualcosa e bere.




Paolino riparte in diagonale verso destra (5c), con un passo delicato, poi sale in sosta, seguito da me e Manu:




Settimo tiro, Manu passa davanti. Magnifica placca verticale, lavorata (5c):




La sosta è comoda e da lì riprende a salire la via, ora veramente magnifica ed esposta, sempre su roccia perfetta. Un risalto (5b), poi in un diedro-camino più facile, fino ad uscire su un'ampia cengia:




Alle nostre spalle comincia ad aprirsi un panorama clamoroso: a sinistra, il Pelvoux (m 3.946), a destra la Barre des Ecrins (m 4.102) ed il Dome de Neige des Ecrins (m 4.015):




La nona lunghezza (6a) inizia con una magnifica placca grigia:




poi si aggira a sinistra uno strapiombo e si sale una placca molto ostica:



Un breve trasferimento ci porta oltre un canale detritico, ad attaccare la struttura che sorregge la vetta vera e propria.



Manu prosegue lungo l'undicesimo tiro (5b+), salendo una placca grigia in leggero diagonale verso destra:


Il dodicesimo tiro vede Manu ancora davanti, siamo d'accordo che magari io mi farò ancora l'ultimo tiro.


Parte in traverso a destra, poi affronta un breve strapiombo liscio e svaso, una partenza boulder veramente strana rispetto al grado proposto (5c):


In ogni caso riesce a passare, nonostante la stanchezza inizi a farsi sentire.


Poi però prosegue ed il tempo passa: io e Paolino in sosta non capiamo il motivo, visto che più in alto dovrebbe essere 5b o giù di lì...


Quando tocca a noi salire capiremo: triboliamo sullo strapiombo, poi occorre scendere qualche metro e traversare in posizione aleatoria e anche un po' pericolosa, per riprendere la parete a destra e salire su difficoltà piuttosto sostenute, fino all'uscita in vetta che stimiamo di 6° grado!











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