Io e il Pol
Ricomponiamo la cordata col Fortissimo per una salita nel mirino da un po' di tempo (anche se per la verità il nostro mirino è... piuttosto capiente!).
Oggi abbiamo in programma una scalata molto ricercata, una via storica raramente ripetuta, nel cuore del parco del Monviso, casa nostra: la via Mattia (6b TD+
11L 450 m) alla Guglia delle Forciolline (m 2.861).
Il ritrovo è alle 4,30, poi via verso la Val Varaita e il parcheggio a Castello di Pontechianale; ci prepariamo e poco dopo le 6,00 siamo in marcia; mezz'ora dopo, in cima alla serie di strappi in salita che danno sempre la sveglia, ecco visibile il nostro obiettivo:
Imbocchiamo il sentiero segnato verso il Bivacco Berardo, che peraltro non ho mai visto, salendo nel bosco con pendenza sempre abbastanza decisa; quando si esce dal bosco occorre mollare la traccia e tagliare a destra, doppiando il costone; noi in realtà saliamo di più e dovremo poi ridiscendere un po avventurosamente, ma un po' di disagio ci sta sempre:Al momento di tagliare a destra, ecco il bivacco, illuminato dal primo sole:
Al momento di cercare una via di discesa per riguadagnare la pietraia sottostante, possiamo ammirare e iniziare a studiare la parete che scaleremo tra poco, ancora in ombra; vi ho tracciato la linea della via:
Troviamo l'attacco della via dopo aver cercato un po'; alla fine ecco lassù uno spit!
La via, nonostante sia stata richiodata con soste a spit e qualche spit sui
tiri, conserva molto dell’impegno fisico-mentale originale; le protezioni (spit-fix inox da 10 mm) sono state
sistemate per lo più nei tratti dove in precedenza erano presenti
protezioni tradizionali (chiodi).
Sono le 9,00 quando ci leghiamo e il Pol attacca in testa il primo tiro (5c): sale qualche metro nel camino iniziale, poi con una spaccata atletica e delicata
verso destra guadagna la placca. Superatala, prosegue ancora a destra
raggiungendo un diedro, da salire in dulfer per raggiungere un terrazzo
inclinato alla base di un diedro strapiombante, ove trova la sosta.
Tocca poi a me; siamo già concordi che i gradi non saranno regalati... se questo è il 5c, prepariamoci a un serio impegno...
Secondo tiro (6b): Pol resta davanti, attaccando un primo strapiombo, poi il lungo diedro, prima ancora strapiombante, poi più abbattuto, con arrampicata atletica e sostenuta:
Raccomando ai futuri ripetitori di tenere un po' di gas per la seconda parte del tiro, dove le protezioni si allungano e l'impegno rimane serio; salgo poi io:L'ultimo passo con ribaltamento a destra per raggiungere il terrazzino di sosta:
Terzo tiro (5c/6a): Pol attacca il diedro sopra la sosta, lievemente strapiombante, quindi prosegue leggermente in diagonale
verso sinistra per una successione di piccoli diedri, di cui uno
strapiombante; piega poi leggermente a destra per portarsi sotto un
evidente tetto rettangolar, dove sosta:
La sosta:Quarta lunghezza (6a): Pol sale sin sotto il tetto, uscendo a sinistra per evitarlo, lungo un diedro rossastro,
quindi prosegue leggermente a destra su terreno più articolato, traversando a destra in placca e portandosi alla base di una
fessurina con andamento verso sinistra, posta su una liscia e verticale
placca nerastra. La supera e ragiunge una comoda cengia, con
la sosta posta subito sopra:
Quando salgo io, eccomi sotto l'evidente fessurina da salire verso sinistra:Passo avanti io, il quinto tiro (5c) mi vede traversare facilmente qualche metro a sinistra, raggiungendo un breve muretto verticale, che salgo direttamente, per proseguire ancora decisamente a sinistra verso una selletta,
nei pressi di una serie di blocchi; disarrampico qualche metro lungo la cengia
e attacco infine un diedro nerastro compatto,
che mi conduce verso un caratteristico masso a forma di prua, ribaltandomi sopra il quale trovo la sosta:
Il Pol poco dopo, sotto il diedro verticale:
Sesta lunghezza (6a): Pol scala direttamente il muro verticale sopra la sosta lungo una fessura; poco sotto alla grande lama staccata, traversa a destra su appoggi delicati, portandosi all’interno
della lama; entra quindi nel camino, per seguirlo verso destra sino alla sosta
posta quasi al termine:
Poco dopo è il mio turno di tramutarmi in "nut umano":
Torno davanti per la settima lunghezza (5c), splendida: proseguo diritto uscendo dal camino e guadagno una cengia di rocce rotte:
Mi sposto decisamente a sinistra (faccia a monte), oltrepassando lo spigolo rosso posto di fronte,
scendo qualche metro sulla cengia e vado a reperire lo spigolo successivo
arrotondato e compatto che conduce nei pressi di un breve diedro
verticale, che supero direttamente, giungendo in cima al torrione
ove è posta la sosta:
Il Pol sulle mie tracce:Avanti con l'ottavo tiro (3c): Pol prosegue sul terrazzo abbattuto e poi orizzontalmente per circa
15 mt, evitando la piccola torre posta di fronte alla sosta, quindi
piegando a destra su terreno articolato giunge ad una forcella, dove sosta:
Ora salgo il nono fantastico tiro (5b), in comune con la via Grassi che segue
direttamente l’aereo ed estetico spigolo posto di fronte, uscendo su
terreno più articolato e giungendo poi ad una forcella dove trovo la
sosta:
Ora la vetta non è più distante, la posso vedere:
Il decimo tiro (4a) è particolare: il Pol scende l’affilato filo di cresta con arrampicata esposta ma non difficile, sino ad una
selletta:
Quindi prosegue lungo una cengia che conduce verso il canale
di fronte e, poco prima, sale le belle placche nere
a destra sino alla sosta, su comodo terrazzo, alla base di una fessura:Chiudo le danze scalando l'11esimo tiro (4a), salendo la fessura con arrampicata divertente, a destra di un
diedro, per uscire in cresta; la percorro sulla sinistra lungo il filo su
placche abbattute sino ad un muretto, al di sopra del quale è posta la
sosta:
Proseguo ancora oltre la sosta, avendo corda, e mi fermo dopo 60 m, attrezzando una sosta su spuntoni.
Mentre recupero l'amico, ecco poco distante la croce di vetta:
Sono le 13,30; percorriamo gli ultimi facili metri, dopo aver fatto su le corde, e ci regaliamo la meritata foto ricordo in cima:
Finisce così una via molto molto bella, impegnativa e interessante, che merita di diventare una classica delle nostre valli.
Il fantastico panorama, la solitudine totale nell'intera valle... perfetto:
La discesa non pone problemi: seguiamo un facile percorso in cresta, quasi camminando, fino al colletto, da dove volgiamo a sinistra per scendere il canalone detritico:
Una lunga pietraia ci riconduce all'attacco della via, recuperiamo i bastoncini nella chiazza di neve dove li avevamo lasciati stamattina, poi giù verso il fondovalle, transitando a fianco del Lusiero del Mutun (m 2.200):
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