Io e il Pol
All'ennesimo tentativo organizzativo la cosa va in porto.
Dopo 10 anni, torno a scalare il Campanile di Val Montanaia (m 2.173), nelle Dolomiti Friulane.
L'occasione viene da una trasferta di lavoro, che ci porta a tornare in quel di Erto nel tardo pomeriggio di lunedì.
Lungo la strada è d'obbligo una breve sosta alla diga del Vajont, anche perchè il Pol non è mai stato da queste parti:
Arriviamo a Erto e parcheggio di fronte alla bottega di Mauro Corona, che sembra vuota:
La sua attrezzatura da arrampicata è lì, di fronte all'ingresso:
Un caffè al bar di fronte, poi prima di proseguire per Claut, dove pernotteremo, lo vediamo all'interno intento ad accendere la stufa. Un saluto fugace attravero il vetro, poi ripartiamo.
Serata un po' strana, ma alla fine piacevole, in quel di Claut. Il Rifugio Pordenone infatti è sfortunatamente chiuso in questi due giorni...
Previsioni meteo leggermente migliorate all'ultimo, ma pur sempre nubi sparse e rischio pioggia nel pomeriggio...
Puntiamo la sveglia alle 5,30, salto giù dal letto e mi fiondo alla finestra: "Pol, ci sono le stelle! Anduma!"
Veloce colazione, poi si parte, con l'obiettivo di arrivare al parcheggio alle prime luci del giorno.
In effetti percorriamo i 13 km della Val Cimoliana al buio e parcheggiamo poco prima che faccia giorno, verso le 6,30.
C'è solo un furgone tedesco, con un signore in attesa di fronte a una macchina fotografica fissata su un cavalletto, evidentemente in attesa della luce giusta per le foto.
Noi ci prepariamo e poco dopo siamo in marcia verso il Campanile.
Prima parte nel bosco, poi usciamo nella grande colata detritica che caratterizza la valle.
La progressione è abbastanza disagevole, ma saliamo abbastanza veloci, sono contento dato che un giorno e mezzo fa ero a letto con la febbre...
Dopo circa mezz'ora, ecco finalmente il nostro Campanile:
Il cielo si mantiene terso, splendido!
Alla nostra sinistra le pareti iniziano ad accendersi di sole e roccia, brillando come canne d'organo nella grande cattedrale delle Dolomiti Friulane:
Continuiamo a salire, siamo soli nella valle; poco dopo il Campanile si erge in tutta la sua bellezza di fronte a noi:
Purtroppo la sua incredibile posizione incastonata al centro del grandioso scenario degli Spalti Toro fa sì che il sole tardi a lambire la sua roccia, riscaldandola, quindi per un po' staremo al fresco...
Siamo saliti fin qui in 1h 15' dal parcheggio.
La via che saliremo è quella dei primi salitori, Von Glanvell e Von Saar, che fregarono letteralmente la prima a Napoleone Cozzi, in una maniera a dir poco rocambolesca.
Von Glanvell - Von Saar (V D 9L 290 m).
Posiamo i bastoncini, lasciamo la traccia che sale al Bivacco Perugini, posto a nord del Campanile, e ci portiamo alla base dello zoccolo.
In realtà lo approcciamo un po' troppo in basso, salendo qualche passaggio interessante in slego, per poi accorgerci che arrivando da un po' più in alto sarebbe stato più facile:
Saliamo in diagonale a sinistra, portandoci al centro della parete sud e troviamo la sosta iniziale della via, con un chiodo e un fittone, in corrispondenza di un terrazzo comodo; qualche metro sopra, a destra, ecco il primo cordone in clessidra che attrezza la via.
Sono le 8,30.
Ci leghiamo, abbiamo qualche friend ma niente martello.
Parte Pol davanti, esattamente alle 8,45.
Il primo tiro (IV) sale la parete a destra del diedro-camino che sormonta la sosta, si rinviano un paio di cordoni in clessidre, poi il Pol sale in diagonale a sinistra, fino a portarsi nel diedro:
Per la verità non trova il chiodo citato in realzione, ma poco sopra esce sul terrazzo di sosta, dove trova due anelloni cementati da collegare (10 anni fa era uno solo).
Mi recupera e procediamo a comando alternato.
Siamo ancora purtroppo in piena ombra, a causa delle alte pareti circostanti, mentre tutta la valle è già al sole; fa freddo e soprattutto la roccia è gelida... Tant'è... un po' di disagio fa ambience, come si dice!
Salgo il secondo tiro (IV+), spostandomi 5 metri a sinistra per attaccare la parete strapiombante al di sopra di un buon chiodo:
Trovo ottime prese e soprattutto una roccia fantastica, per nulla lisciata dai molti passaggi, e salgo prima in verticale, poi, dopo un anello cementato, deviando leggermente a sinistra, fino a reperire un fessurone verticale, senza difficoltà protetto da 2 spit inutilmente vicini, e in cui trovo più su un friend incastrato, prima di raggiungere la nicchia di sosta (2 anelli cementati).
Terza lunghezza (IV+), finalmente sbuchiamo al sole!
Pol sale il delicato passo iniziale, poi impegna l'evidente diedro-fessura che sale verticale, piazzando un buon friend a metà:
Anche qui non troviamo gli spit e i chiodi citati, ma un anello cementato al punto in cui si traversa a destra per uscire dal diedro, per poi percorrere paretine e facili rampe verso destra, fin quasi allo spigolo sud-est, dove l'amico trova la solita sosta su 2 anelloni cementati.
Lì lo raggiungo poco dopo, grazie alle radio che oggi abbiamo con noi, che facilitano le comunicazioni nei tiri più lunghi.
Il muro sotto la sosta:
Proseguo per il quarto tiro (III), spostandomi a sinistra per scalare un risalto:
Guadagno così la facile rampa che sale in diagonale verso il Pulpito Cozzi, il terrazzino posto al di sotto della celebre fessura omonima, posto quasi sullo spigolo sud-ovest.
Il Pol mi raggiunge poco dopo e qui siamo alla scelta tra salire la famosa Fessura Cozzi (un quinto grado che a causa dell'unto delle migliaia di ripetizioni è diventato un 6a, a detta dello stesso Mauro Corona) oppure la variante chiodata a sinistra (IV+), più facile e non lisciata.
Il tiro tocca a lui e ovviamente optiamo per la Cozzi, protetta da un paio di friend incastrati.
Normalmente la fessura era salita in dulfer, le prese per le mani non sono male, il problema sono i piedi in appoggio, con la roccia lisciata... Infatti l'amico sale a modo suo, incastrandosi nella fessura e salendola direttamente:
Il tiro è super-breve, 10 metri, con sosta in cengia su chiodi collegati da un cavo; poco dopo tocca a me, che salgo invece in dulfer:
Sesta lunghezza (III), splendida ancorché facile: percorro verso sinistra il celebre traverso che i primi salitori avevano individuato sbinocolando dalle cime circostanti, dopo aver sgraffignato con l'inganno le info a Cozzi su come arrivare fin lì...
Il tiro è incredibilmente esposto, man mano che ci si sposta a sinistra:
Rinvio alcuni chiodi e clessidre, doppio lo spigolo e mi porto in parete ovest, dove sosto in una nicchia, sui soliti due anelloni cementati.
Settimo tiro (IV+): il Pol sale letteralmente sulla mia testa il camino Von Glanvell, leggermente strapiombante ma ben appigliato:
Poi prosegue in verticale lungo muri e diedri molto divertenti, fino a raggiungere la grande cengia anulare, dove trova la sosta su 2 anelli:
Lo raggiungo e salgo subito l'ottavo tiro (IV), salendo la parete che sormonta la sosta, verticale ma con buone prese, per uscire poi su terreno più facile e sostare su un anello cementato con un fittoncino vicino:
Dopo 10 anni, torno a scalare il Campanile di Val Montanaia (m 2.173), nelle Dolomiti Friulane.
L'occasione viene da una trasferta di lavoro, che ci porta a tornare in quel di Erto nel tardo pomeriggio di lunedì.
Lungo la strada è d'obbligo una breve sosta alla diga del Vajont, anche perchè il Pol non è mai stato da queste parti:
Arriviamo a Erto e parcheggio di fronte alla bottega di Mauro Corona, che sembra vuota:
La sua attrezzatura da arrampicata è lì, di fronte all'ingresso:
Un caffè al bar di fronte, poi prima di proseguire per Claut, dove pernotteremo, lo vediamo all'interno intento ad accendere la stufa. Un saluto fugace attravero il vetro, poi ripartiamo.
Serata un po' strana, ma alla fine piacevole, in quel di Claut. Il Rifugio Pordenone infatti è sfortunatamente chiuso in questi due giorni...
Previsioni meteo leggermente migliorate all'ultimo, ma pur sempre nubi sparse e rischio pioggia nel pomeriggio...
Puntiamo la sveglia alle 5,30, salto giù dal letto e mi fiondo alla finestra: "Pol, ci sono le stelle! Anduma!"
Veloce colazione, poi si parte, con l'obiettivo di arrivare al parcheggio alle prime luci del giorno.
In effetti percorriamo i 13 km della Val Cimoliana al buio e parcheggiamo poco prima che faccia giorno, verso le 6,30.
C'è solo un furgone tedesco, con un signore in attesa di fronte a una macchina fotografica fissata su un cavalletto, evidentemente in attesa della luce giusta per le foto.
Noi ci prepariamo e poco dopo siamo in marcia verso il Campanile.
Prima parte nel bosco, poi usciamo nella grande colata detritica che caratterizza la valle.
La progressione è abbastanza disagevole, ma saliamo abbastanza veloci, sono contento dato che un giorno e mezzo fa ero a letto con la febbre...
Dopo circa mezz'ora, ecco finalmente il nostro Campanile:
Il cielo si mantiene terso, splendido!
Alla nostra sinistra le pareti iniziano ad accendersi di sole e roccia, brillando come canne d'organo nella grande cattedrale delle Dolomiti Friulane:
Continuiamo a salire, siamo soli nella valle; poco dopo il Campanile si erge in tutta la sua bellezza di fronte a noi:
Purtroppo la sua incredibile posizione incastonata al centro del grandioso scenario degli Spalti Toro fa sì che il sole tardi a lambire la sua roccia, riscaldandola, quindi per un po' staremo al fresco...
Siamo saliti fin qui in 1h 15' dal parcheggio.
La via che saliremo è quella dei primi salitori, Von Glanvell e Von Saar, che fregarono letteralmente la prima a Napoleone Cozzi, in una maniera a dir poco rocambolesca.
Von Glanvell - Von Saar (V D 9L 290 m).
Posiamo i bastoncini, lasciamo la traccia che sale al Bivacco Perugini, posto a nord del Campanile, e ci portiamo alla base dello zoccolo.
In realtà lo approcciamo un po' troppo in basso, salendo qualche passaggio interessante in slego, per poi accorgerci che arrivando da un po' più in alto sarebbe stato più facile:
Saliamo in diagonale a sinistra, portandoci al centro della parete sud e troviamo la sosta iniziale della via, con un chiodo e un fittone, in corrispondenza di un terrazzo comodo; qualche metro sopra, a destra, ecco il primo cordone in clessidra che attrezza la via.
Sono le 8,30.
Ci leghiamo, abbiamo qualche friend ma niente martello.
Parte Pol davanti, esattamente alle 8,45.
Il primo tiro (IV) sale la parete a destra del diedro-camino che sormonta la sosta, si rinviano un paio di cordoni in clessidre, poi il Pol sale in diagonale a sinistra, fino a portarsi nel diedro:
Per la verità non trova il chiodo citato in realzione, ma poco sopra esce sul terrazzo di sosta, dove trova due anelloni cementati da collegare (10 anni fa era uno solo).
Mi recupera e procediamo a comando alternato.
Siamo ancora purtroppo in piena ombra, a causa delle alte pareti circostanti, mentre tutta la valle è già al sole; fa freddo e soprattutto la roccia è gelida... Tant'è... un po' di disagio fa ambience, come si dice!
Salgo il secondo tiro (IV+), spostandomi 5 metri a sinistra per attaccare la parete strapiombante al di sopra di un buon chiodo:
Trovo ottime prese e soprattutto una roccia fantastica, per nulla lisciata dai molti passaggi, e salgo prima in verticale, poi, dopo un anello cementato, deviando leggermente a sinistra, fino a reperire un fessurone verticale, senza difficoltà protetto da 2 spit inutilmente vicini, e in cui trovo più su un friend incastrato, prima di raggiungere la nicchia di sosta (2 anelli cementati).
Terza lunghezza (IV+), finalmente sbuchiamo al sole!
Pol sale il delicato passo iniziale, poi impegna l'evidente diedro-fessura che sale verticale, piazzando un buon friend a metà:
Anche qui non troviamo gli spit e i chiodi citati, ma un anello cementato al punto in cui si traversa a destra per uscire dal diedro, per poi percorrere paretine e facili rampe verso destra, fin quasi allo spigolo sud-est, dove l'amico trova la solita sosta su 2 anelloni cementati.
Lì lo raggiungo poco dopo, grazie alle radio che oggi abbiamo con noi, che facilitano le comunicazioni nei tiri più lunghi.
Il muro sotto la sosta:
Proseguo per il quarto tiro (III), spostandomi a sinistra per scalare un risalto:
Guadagno così la facile rampa che sale in diagonale verso il Pulpito Cozzi, il terrazzino posto al di sotto della celebre fessura omonima, posto quasi sullo spigolo sud-ovest.
Il Pol mi raggiunge poco dopo e qui siamo alla scelta tra salire la famosa Fessura Cozzi (un quinto grado che a causa dell'unto delle migliaia di ripetizioni è diventato un 6a, a detta dello stesso Mauro Corona) oppure la variante chiodata a sinistra (IV+), più facile e non lisciata.
Il tiro tocca a lui e ovviamente optiamo per la Cozzi, protetta da un paio di friend incastrati.
Normalmente la fessura era salita in dulfer, le prese per le mani non sono male, il problema sono i piedi in appoggio, con la roccia lisciata... Infatti l'amico sale a modo suo, incastrandosi nella fessura e salendola direttamente:
Il tiro è super-breve, 10 metri, con sosta in cengia su chiodi collegati da un cavo; poco dopo tocca a me, che salgo invece in dulfer:
Sesta lunghezza (III), splendida ancorché facile: percorro verso sinistra il celebre traverso che i primi salitori avevano individuato sbinocolando dalle cime circostanti, dopo aver sgraffignato con l'inganno le info a Cozzi su come arrivare fin lì...
Il tiro è incredibilmente esposto, man mano che ci si sposta a sinistra:
Rinvio alcuni chiodi e clessidre, doppio lo spigolo e mi porto in parete ovest, dove sosto in una nicchia, sui soliti due anelloni cementati.
Settimo tiro (IV+): il Pol sale letteralmente sulla mia testa il camino Von Glanvell, leggermente strapiombante ma ben appigliato:
Poi prosegue in verticale lungo muri e diedri molto divertenti, fino a raggiungere la grande cengia anulare, dove trova la sosta su 2 anelli:
Lo raggiungo e salgo subito l'ottavo tiro (IV), salendo la parete che sormonta la sosta, verticale ma con buone prese, per uscire poi su terreno più facile e sostare su un anello cementato con un fittoncino vicino:
Il Pol arriva e va a chiudere il conto, scalando l'ultimo tiro (IV), senza percorso obbligato, fino alla vetta del campanile:
La sosta S8:
Lo raggiungo in cima e mi dirigo verso la celeberrima campana, mentre Pol attrezza già le calate prima di raggiungermi:
La vetta, con la campana e l'incredibile scenario degli Spalti Toro tutto attorno al Campanile:
Splende il sole e si sta benissimo. Sono le 11,20.
Anche stavolta abbiamo avuto fortuna, fortuna che abbiamo "aiutato" credendoci, partendo presto e salendo la via velocemente.
Splendide le guglie che ci corcondano:
Verso il fondovalle si addensa qualche nube, ma nulla di preoccupante:
La campana di vetta e, sullo sfondo, laggiù nel prato, il Bivacco Perugini:
Autoscatto celebrativo:
Il libro di vetta, ovviamente vergato da Mauro Corona:
Verso mezzogiorno iniziamo la discesa in doppia, con due calate fino alla cengia anulare, poi la mitica calata Piaz, 38 metri in parte nel vuoto in parete nord:
Infine l'ultima calata di 20 m nel vuoto per arrivare a terra, sul lato nord, dopo circa 40':
Scendiamo lungo la base della parete fino a ritrovare i bastoncini, alla base dello zoccolo, quindi giù per la traccia nel ghiaione, da cui mi volto continuamente ad ammirare la guglia appena scalata:
Splendido e irreale, l'Urlo Pietrificato ci saluta, prima di sparire:
Scendiamo veloci, alle 13,40 siamo all'auto, dove consumiamo un panino e via, 5 ore di viaggio fino a casa.
La sosta S8:
Lo raggiungo in cima e mi dirigo verso la celeberrima campana, mentre Pol attrezza già le calate prima di raggiungermi:
La vetta, con la campana e l'incredibile scenario degli Spalti Toro tutto attorno al Campanile:
Splende il sole e si sta benissimo. Sono le 11,20.
Anche stavolta abbiamo avuto fortuna, fortuna che abbiamo "aiutato" credendoci, partendo presto e salendo la via velocemente.
Splendide le guglie che ci corcondano:
Verso il fondovalle si addensa qualche nube, ma nulla di preoccupante:
La campana di vetta e, sullo sfondo, laggiù nel prato, il Bivacco Perugini:
Autoscatto celebrativo:
Il libro di vetta, ovviamente vergato da Mauro Corona:
Verso mezzogiorno iniziamo la discesa in doppia, con due calate fino alla cengia anulare, poi la mitica calata Piaz, 38 metri in parte nel vuoto in parete nord:
Infine l'ultima calata di 20 m nel vuoto per arrivare a terra, sul lato nord, dopo circa 40':
Scendiamo lungo la base della parete fino a ritrovare i bastoncini, alla base dello zoccolo, quindi giù per la traccia nel ghiaione, da cui mi volto continuamente ad ammirare la guglia appena scalata:
Splendido e irreale, l'Urlo Pietrificato ci saluta, prima di sparire:
Scendiamo veloci, alle 13,40 siamo all'auto, dove consumiamo un panino e via, 5 ore di viaggio fino a casa.
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