sabato 17 novembre 2012

ROCCA SBARUA (m 1.300): L'Isola che Non C'è + Like a Rolling Stones

Sabato 17 novembre 2012

Io, Manu e Paolino l'Alpino

Altra bella giornata rilassante in Sbarua: oggi penso che ci siamo regalati alcune delle vie più spittate che ci siano...
All'ultimo momento mi trovo fuori dal cancello la macchina di Manu, che evidentemente ha deciso di venire nonostante la scorpacciata al PalaPorro di ieri sera...
Ok, siamo in tre e in Sbarua oggi dovrebbero esserci anche Bruno e Renato.
Partenza poco dopo le 7,00, ma con Manu si sa che occorre fermarsi in autogrill per colazione ed approvvigionamenti vari...
Parcheggiamo a Dairino prima delle 9,00 e ci sono già parecchie auto, compreso forse un sempre temutissimo corso CAI!
Il programma è presto fatto: ci dirigiamo verso il Torrione Pacciani, dove saliremo L'Isola che Non C'è (5+/6a   4L   100 m):
Fortunatamente non troviamo nessuno in zona e precediamo di pochi minuti un gruppetto di 4 persone, che salirà la parallela Angiolina Ritorna, che ho già scalato 2 volte.
Ci leghiamo, Manu andrà avanti per primo: il primo tiro (5) presenta una serie di gradoni ed un breve straiombo da superare:
La chiodatura a spit su questa via è quanto di più plaisir si possa pretendere...
Seconda lunghezza (4), facile: in placca, fino ad un breve ribaltamento ed alla comoda sosta su terrazzo ampio:
Siamo in tre, quindi non ci alterneremo tanto spesso: Manu resta davanti per tutta la via, essendo anche piuttosto breve.
Il terzo tiro (5+) è veramente brevissimo: saliamo una bella fessura, in parte in dulfer, quindi una placca conduce al terrazzino di sosta:
Purtroppo il sole è stato offuscato dalla nebbia che sale e ci avvolge, abbassando notevolmente la temperatura, anche se non troppo.
Intanto Manu attacca la quarta ed ultima lunghezza (5+/6a): una bella placca per salire ed in parte aggirare il pilastro alla nostra sinistra...
 
quindi una placca liscia, un muro quasi verticale con roccia magnifica:
Raggiungo gli altri in sosta:
Bene ragazzi, si prosegue!
Breve conciliabolo, poi la scelta cade su Like a Rolling Stones (6a   7L   200 m) al Torrione Rubinetto
La scelta è molto logica, innanzitutto perchè la via attacca a poche decine di metri dall'uscita della precedente, quindi poiché prosegue, appena più difficile, sullo stesso stile di chiodatura, vale a dire molto generosa.
Cambio al comando: passo avanti io e mi spalmo subito sulle placche del primo tiro (5), che si chiude con un traversino a sinistra, sempre in placca, per sostare sotto un pronunciato tetto:
Il secondo tiro (5) è molto particolare e vario: aggiro sulla sinistra il grande tetto che ci sovrasta e ne risalgo in pratica la parete opposta, per sbucare al di sopra delle teste dei compagni: 
I due ceffi che mi assicurano dalla S1:
Risalgo poi la placca di uno sperone, che mi propone un'uscita un pochino delicata sulla grande cengia superiore:
La terza lunghezza (3) è una sorta di facile trasferimento: placche appoggiate ed un facile muretto, fino alla sosta S3 sotto l'albero:

La quarta lunghezza (5+/6a) vede la parete raddrizzarsi di nuovo: traverso a destra, scalo un primo pilastrino, quindi proseguo sempre in diagonale verso destra; la chiodatura, specie nei traversi, è incredibilmente ravvicinata...
Raggiungo un marcato diedro verticale, di cui risalgo la delicata faccia sinistra, una placca liscia, fino ad entrare in un secondo diedro, dopo un delicato passo in fuori, ora più appigliato.
Dopo una trentina di metri raggiungo la sosta, su un pulpito decisamente aereo, e recupero i compagni:
 Altro cambio in testa, passa avanti Paolino; il quinto tiro (6a) presenta una placca iniziale:
seguita da un fantastico diedro verticale, con lame che permettono una estetica scalata in dulfer:
Il passo delicato è in uscita, un traverso verso sinistra di 3 o 4 metri, spittato a 80 cm.
Sesta lunghezza (5+): un diedro a sinistra della sosta, poi un magnifico muro verticale, con buone prese e su roccia sempre perfetta:

Sbuchiamo così su un'ampia cengia, da cui attacca la settima ed ultima lunghezza, con una partenza boulder in strapiombo (6a) e quindi un'uscita facile, salvo che per un rognoso diedro-camino, che ci fa faticare un pochino in vista della cima:
I Denti di Cumiana sbucano dal mare di nebbia:
Paolino ci aspetta in cima:
Con una calata su una sola corda guadagniamo il bosco, che risaliamo per alcuni minuti, fin sotto l'ultima barriera rocciosa, che aggiriamo a sinistra, non senza alcuni splendidi scatti con il Monviso sullo sfondo:
Tocca a me:

Si chiude così un'altra bella giornata su roccia, una quarantina di minuti di sentiero comodo ci riportano all'auto. 

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