Venerdì 22 marzo 2024Io e Giorgio
Finalmente si torna in montagna, quella vera!
Oggi propongo a Giorgio il ritorno in Castello, prima stagionale, dopo aver monitorato per alcuni giorni il progressivo scioglimento della neve attraverso la provvidenziale webcam del Rifugio Campo Base.
Si è sciolta parecchia neve, ma ne è venuta davvero molta, per cui so che non sarà tutto rose e fiori; penso però sia fattibile.
Obiettivo: la via Motti (V D+ 8L 370 m) alla Rocca Provenzale (m 2.402), via che ho salito un paio di volte nel 2015 e nel 2017, di cui conservo un ottimo ricordo.
Appuntamento alle 6,45 da Mario, colazione e via verso la Val Maira; come previsto, parcheggio al bivio per il rifugio, non potendo arrivare al parcheggio abituale, ingombro di neve. Sappiamo della recente richiodatura della via, ma visto l'ambiente in cui siamo portiamo con noi adeguato "armamentario": serie completa di nut e friend in primis.
Sono quasi le 9,00 quando partiamo a piedi, pestando subito un po' neve, alternata a tratti inerbiti; la temperatura è alta, oggi lo zero termico è previsto a 3.300 m, con poco vento.
Cerchiamo la traiettoria migliore, aggirando un po' di tratti innevati, arrivando infine in vista della parete e della via:
Alle nostre spalle, la situazione è la seguente:
La via di oggi è questa:
Le difficoltà in avvicinamento fanno lievitare un po' i tempi, compresa l'ultima parte, interessata da accumuli nevosi sotto alla parete, negli ultimissimi metri.
Raggiungiamo infine il cordone al primo spit, poco sopra la targhetta con il nome della via, a cui ci appendiamo per cambiare le scarpe e attaccare la via; sono le 10,30.
Ci leghiamo, Giorgio sale il primo tiro (IV-), salendo in diagonale a sinistra le placche verdastre, rinviando uno spit, fino al diedro verticale appigliato che segue, un po' bagnato:
In cima al diedro, la via torna a destra, traversando in diagonale sotto le lame rossastre, con i piedi lungo una rampa, rinviando altri due nuovi spit, fino alla nuova sosta a spit e catena, sulla verticale del punto di partenza, dove intanto io mi preparo a mia volta:
Salgo poi io il tiro, con un filo di emozione per il ritorno nel mio "giardino" preferito dopo un po' di tempo; sono anche un filo curioso di testare la testa, tornando in ambiente, con la chiodatura distanziata, in esposizione continua, dopo un periodo di tempo passato a scalare "plaisir": ebbene, la risposta sarà confortante, tutto sarà ok.
Intanto in sosta ci riuniamo, al caldo sole di oggi, per proseguire a comando alternato come al solito; attacco lo splendido arco di roccia rossa che si impenna verso sinistra (IV), rinviando uno spit dopo 7-8 metri, laddove in passato piazzavo il primo friend della lunghezza, poi proseguo con arrampicata entusiasmante:
La roccia, come sempre su queste pareti, è un qualcosa di entusiasmante:
Dopo l'arco di roccia, traverso a sinistra fino a un pilastrino, che salgo sempre traversando a sinistra, fino alla sosta posta pochi metri al di sopra della cima del pilastrino; da qui, assicurando su due spit con anello da collegare, faccio sicura all'amico:
Salendo al pilastrino:
Terza lunghezza (IV+): Giorgio sale la placca al di sopra della placca, fino ad uno spit posto a 5 m, poi inizia a traversare a destra fino a riprendere la fessurona che caratterizza tutta la via:
Oltrepassa una vecchia sosta, poi risale una parte della fessura-rampa verso destra, fino alla nuova sosta su spit e catena, da cui poco dopo mi fa sicurezza:
Quarto tiro (IV+): risalgo l'evidente fessura Motti, in parte sulle placche di destra, fino ad un muro a destra, che scalo fino al terrazzo dove trovo la successiva sosta:
Roccia splendida. Faccio salire il socio, che qualche minuto dopo spunta sotto di me:
Quinta lunghezza (V): Giorgio attacca il muretto che conduce nuovamente alla fessura, che si scala senza eccessive difficoltà fino ad un singolo passo, la strozzatura, che la chiude parzialmente e che richiede un passaggio di forza:
Subito al di sopra, ecco la sosta a spit e cordone.
L'ambiente circostante si commenta da solo...
La sosta:
Sesto tiro (V): molto caratteristico, lo ricordo bene. Parto in traverso verso destra, per una decina di metri, con un singolo passo delicato in spaccata, dopo il quale rinvio uno spit:
Proseguo e, prima di raggiungere il diedro che chiude il traverso, inizio a salire con splendida arrampicata, esposta, verticale, su buone prese, rinviando un paio di spit; salgo in leggero diagonale a sinistra, emergendo nuovamente su una cengia nel diedro-fessura, da cui, con un ultimo passo verticale, raggiungo la sosta, anch'essa nuova a spit collegati.
Qui poco dopo mi raggiunge l'amico:
Settima lunghezza (V): ricordo che qui si saliva il diedro, a tratti incastrandosi all'interno, anche per raggiungere i chiodi presenti, uscendo in alto su terreno infido. Stavolta sale Giorgio, che impegna da subito la parete verticale che costituisce la faccia destra del grande diedro, rinviando un paio di spit:
Rimane sempre in parete, senza raggiungere il diedro, uscendo su una rampa, che risale in diagonale a destra, passando sotto un tetto, a differenza di quanto mi pare avessi fatto nelle precedenti salite. Di questa via sappiamo del rischio di finire su Dieci Centesimi, via che ho salito la scorsa estate con Lollo e il Pol, proprio all'altezza del famigerato camino di V+...
Puntualmente, quando Giò mi dice che posso salire a mia volta, scalo la parete che sormonta la sosta, poi raggiungo la rampa che traversa a destra e mi si gela il sangue... immediatamente ricordo di essere passato di qui la scorsa estate... salendo poi il diedro successivo ecco che vedo l'amico in sosta alla base del famigerato camino di Dieci Centesimi... tra l'altro, dopo essere passato sotto una doccia di acqua che cola dall'alto.
Fortunatamente, scorgo alla mia sinistra la sosta corretta della Motti e sono molto sollevato nel capire che io posso raggiungerla senza difficoltà e che il socio può raggiungere a sua volta la sosta.
Lo assicuro nel raggiungermi in sosta, poi iniziamo a studiare i problemi successivi, a partire dal fatto che la parete verticale che caratterizza l'ottavo ed ultimo tiro (IV+) della via è una cascatella d'acqua...
Peccato, perchè il tiro è magnifico... verticale, appigliato, roccia da urlo...
In un modo o nell'altro vedrò di salire: attacco le prime prese, subito fradicio, aggancio il primo spit col Panic visto che ho i piedi sul bagnato... poi salgo veloce il diedro verticale, uscendo a destra su rocce finalmente asciutte:
Proseguo, il tiro si conferma magnifico, salgo dritto fino ad emergere su un ripiano dove purtroppo scopro la causa delle colate d'acqua... un accumulo nevoso di oltre un metro che occupa tutta la cengia, sosta compresa... studio un attimo il da farsi, ma alla fine non ho scelta: cambio le scarpe, metto gli scarponcini ed entro nella neve alta, fino ad assicurarmi in sosta.
Recupero l'amico e, quando è vicino alla sosta, gli chiedo di fare una digressione a sinistra per andare a vedere se troviamo una linea di uscita sgombra dalla neve che invece invade la traiettoria verso il prossimo spit... Fortunatamente è così, quindi lo raggiungo e vado avanti in conserva protetta, cercando di avanzare in diagonale a sinistra, nel tentativo di andare a sbucare sulla Normale il più in basso possibile.
Senza eccessivi problemi, verso le 14,00 siamo sulla Normale, dove purtroppo vedo subito che ci aspetterà un po' di neve; frattanto, dall'alto un curioso camoscio ci scruta facendo capolino:
Selfie in cima, con sfondo himalyana:
Panorama più invernale che mai:
La discesa richiede molta concentrazione, in quanto tutta la prima parte è interessata da accumuli nevosi nei tratti pianeggianti e in cengia, la cui insidia risiede nel non vedere cosa c'è al di sotto di quello che calpesti...
Raggiungiamo poi le placche della cresta sud, ben esposte al sole e quindi asciutte, senza problemi quindi eccoci a terra, dove ci imbattiamo ben presto nei resti di uno stambecco adulto:
Poi attraversiamo la zona fangosa alla base della Rocca, fino al parcheggio, da cui volgiamo un ultimo sguardo alle slanciate forme che ci hanno accolto poco prima:
All'auto, carichiamo tutto e via, a casa progettando già le prossime avventure.
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