Io
Partita male nelle premesse, è uscita una splendida giornata.
Mi ritrovo senza socio all'ultimo momento, provo a sentire qualche amico, ma in fondo ho un'idea che mi frulla in testa da un po' di tempo: la scalata solitaria della Rocca Castello (m 2.452), teatro di tante mie salite.
L'idea è di salire con una mezza corda da 60 m, come al solito, ma devo scegliere accuratamente la via da salire, essendo vincolato dalla lunghezza dei tiri e delle calate.
Parto poco prima delle sei e in un paio d'ore sono a Chiappera.
Il meteo è ottimo e stavolta proseguo in auto fino alle Grange Collet, da cui raggiungo in soli 38 minuti il Colle Greguri (m 2.317).
La solita grandiosa vista sul gruppo:
Ed eccomi per l'ennesima volta al cospetto delle mitiche pareti est:
Sono le 9,00.
Mangio qualcosina, poi, per la verità sotto lo sguardo decisamente sorpreso di un gruppetto di climber giunti poco dopo di me al colle, attacco la parete lasciando la corda nello zaino...
Il primo tiro è in comune tra la Diagonale Est (III+ AD- 5L 180 m) e la via Sigismondi (III+ AD 8L 180 m):
Salgo il primo tiro (III), lungo belle placche lavorate, fino alla sosta ora attrezzata con due fittoni, dove mi fermo ad ammirare la parete intorno a me:
L'ambiente è decisamente suggestivo:
A questo punto devo decidere quale via seguire: anziché la Normale, la Diagonale Est, opto per la Sigismondi, che percorro ancora slegato trovando di tanto in tanto le soste:
La quarta facile lunghezza (II) mi fa superare rapidamente alcuni risalti rocciosi, fino ad una comoda sosta:
La cresta che sto per raggiungere:
In realtà decido di spezzare il tiro in due, o meglio: mi fermo prima dell'espostissimo passo in spaccata nel camino che mi porterà a sinistra lungo il diedro che va aprendosi e decido di estrarre la corda ed autoassicurarmi:
Come detto, ho una sola mezza da 60 m, quindi ovviamente non posso fare tiri più lunghi di 30 m.
Ma il tratto che mi separa dalla prossima sosta dovrebbe essere breve, essendo già salito di quasi 20 m dalla sosta precedente.
Barcaiolo la corda ad uno spit in partenza e salgo legato con un machard; dopo meno di una decina di metri, ecco la sosta, da cui fotografo il tratto appena scalato:
Salgo sul filo di cresta, letteralmente tra cielo e terra:
Non servono parole:
Dopo 30 m esatti di entusiasmanti diedri e caminetti lungo lo spigolo, ecco la sosta.
Qui devo decidere cosa fare: ridiscendere in doppia per liberare il capo della corda e risalire nuovamente il tiro oppure... lasciare qui la corda, già pronta in sosta (dopo averla legata...) e proseguire slegato verso la vetta.
Un contro è il fatto che la Sigismondi non è generalmente contemplata tra le vie di discesa dalla vetta e in genere un motivo c'è... Si chiama rischio di incastro corde...
Erroneamente, penso che la vetta sia vicina, quindi opto per la seconda ipotesi.
Riprendo la salita lungo la settima lunghezza (passi di III), bellissima:
La cresta sotto di me, splendida:
Gli ultimi risalti:
Finalmente sbuco sulla piatta sommità della Rocca Castello, da cui raggiungo la croce di vetta in pochi istanti:
Autoscatto di vetta:
Il tempo è perfetto, sgranocchio qualcosa e firmo il libro di vetta, ma il fatto di dover scendere, da solo, lungo una via non esattamente preposta alla calata e l'opportunità di tornare a casa presto per i preparativi per il mare che da domani sarà casa mia, mi fanno propendere per una discesa quasi immediata.
Percorro a ritroso gli ultimi due tiri, aerei ed esposti, disarrampicando con estrema attenzione e concentrazione, torno alla mia corda fissata in sosta e mi calo.
Fortunatamente non ci saranno intoppo, anzi, mi godo anche la discesa e fotografo alcuni segni di un alpinismo che purtroppo siamo sempre meno ad amare ancora:
Sono ancora più rilassato quando scorgo più in basso una cordata che sta salendo la "mia" via, per cui anche in caso di incastri di corda potrei contare su un aiuto.
In realtà tutto fila liscio, faccio qualche calata e disarrampico lungo qualche lunghezza ed alle 11,50 sono già a terra, alla base della parete, da dove la ammiro ancora una volta:
Mi imbatto in un gregge al pascolo:
Scendendo in auto sfilano alla mia sinistra le pareti ovest di Rocca e Torre:
Un ultimo sguardo ammirato alle cascate di Stroppia, poi si torna a casa, dopo una (mezza) giornata memorabile:
Mi ritrovo senza socio all'ultimo momento, provo a sentire qualche amico, ma in fondo ho un'idea che mi frulla in testa da un po' di tempo: la scalata solitaria della Rocca Castello (m 2.452), teatro di tante mie salite.
L'idea è di salire con una mezza corda da 60 m, come al solito, ma devo scegliere accuratamente la via da salire, essendo vincolato dalla lunghezza dei tiri e delle calate.
Parto poco prima delle sei e in un paio d'ore sono a Chiappera.
Il meteo è ottimo e stavolta proseguo in auto fino alle Grange Collet, da cui raggiungo in soli 38 minuti il Colle Greguri (m 2.317).
La solita grandiosa vista sul gruppo:
Ed eccomi per l'ennesima volta al cospetto delle mitiche pareti est:
Sono le 9,00.
Mangio qualcosina, poi, per la verità sotto lo sguardo decisamente sorpreso di un gruppetto di climber giunti poco dopo di me al colle, attacco la parete lasciando la corda nello zaino...
Il primo tiro è in comune tra la Diagonale Est (III+ AD- 5L 180 m) e la via Sigismondi (III+ AD 8L 180 m):
Salgo il primo tiro (III), lungo belle placche lavorate, fino alla sosta ora attrezzata con due fittoni, dove mi fermo ad ammirare la parete intorno a me:
La seconda lunghezza (II+) propone una rampa verso sinistra, senza difficoltà, poi un singolo passo per superare una placca breve, quindi ancora a sinistra per uscire sulla grande cengia che incide quasi tutta la parete:
La terza lunghezza consiste nel percorrere la cengia, facendo più che altro attenzione a non precipitare, specie se si è slegati...L'ambiente è decisamente suggestivo:
A questo punto devo decidere quale via seguire: anziché la Normale, la Diagonale Est, opto per la Sigismondi, che percorro ancora slegato trovando di tanto in tanto le soste:
La quarta facile lunghezza (II) mi fa superare rapidamente alcuni risalti rocciosi, fino ad una comoda sosta:
Il quinto tiro (III+) presenta il passo tecnicamente più impegnativo, che altrove sarebbe valutato almeno 4c...
Salendo, il sentiero alla base della parete si allontana rapidamente:
Ora sono in prossimità della cresta ed ecco al famosa spaccatura che permette di vedere il cielo azzurro al di là della roccia:La cresta che sto per raggiungere:
In realtà decido di spezzare il tiro in due, o meglio: mi fermo prima dell'espostissimo passo in spaccata nel camino che mi porterà a sinistra lungo il diedro che va aprendosi e decido di estrarre la corda ed autoassicurarmi:
Come detto, ho una sola mezza da 60 m, quindi ovviamente non posso fare tiri più lunghi di 30 m.
Ma il tratto che mi separa dalla prossima sosta dovrebbe essere breve, essendo già salito di quasi 20 m dalla sosta precedente.
Barcaiolo la corda ad uno spit in partenza e salgo legato con un machard; dopo meno di una decina di metri, ecco la sosta, da cui fotografo il tratto appena scalato:
Un selfie prima di autoassicurarmi ancora per la sesta lunghezza (III+), che ricordo essere bella vertiginosa ed in continua esposizione:
Magnifico:Salgo sul filo di cresta, letteralmente tra cielo e terra:
Non servono parole:
Dopo 30 m esatti di entusiasmanti diedri e caminetti lungo lo spigolo, ecco la sosta.
Qui devo decidere cosa fare: ridiscendere in doppia per liberare il capo della corda e risalire nuovamente il tiro oppure... lasciare qui la corda, già pronta in sosta (dopo averla legata...) e proseguire slegato verso la vetta.
Un contro è il fatto che la Sigismondi non è generalmente contemplata tra le vie di discesa dalla vetta e in genere un motivo c'è... Si chiama rischio di incastro corde...
Erroneamente, penso che la vetta sia vicina, quindi opto per la seconda ipotesi.
Riprendo la salita lungo la settima lunghezza (passi di III), bellissima:
Lo spigolo non finisce mai:
Incontro una sosta, dopo alcuni passaggi veramente esposti, in uno dei quali ho moschettonato la longe ad uno spit per alcuni istanti; segue l'ottavo ed ultimo tiro (II+):La cresta sotto di me, splendida:
Gli ultimi risalti:
Finalmente sbuco sulla piatta sommità della Rocca Castello, da cui raggiungo la croce di vetta in pochi istanti:
Sono qui per l'ennesima volta, ma stavolta ha un sapore davvero particolare, completamente solo, anche in cima.
Sono le 11,00.
La piatta sommità della Torre, incredibilmente vicina:Autoscatto di vetta:
Il tempo è perfetto, sgranocchio qualcosa e firmo il libro di vetta, ma il fatto di dover scendere, da solo, lungo una via non esattamente preposta alla calata e l'opportunità di tornare a casa presto per i preparativi per il mare che da domani sarà casa mia, mi fanno propendere per una discesa quasi immediata.
Percorro a ritroso gli ultimi due tiri, aerei ed esposti, disarrampicando con estrema attenzione e concentrazione, torno alla mia corda fissata in sosta e mi calo.
Fortunatamente non ci saranno intoppo, anzi, mi godo anche la discesa e fotografo alcuni segni di un alpinismo che purtroppo siamo sempre meno ad amare ancora:
Sono ancora più rilassato quando scorgo più in basso una cordata che sta salendo la "mia" via, per cui anche in caso di incastri di corda potrei contare su un aiuto.
In realtà tutto fila liscio, faccio qualche calata e disarrampico lungo qualche lunghezza ed alle 11,50 sono già a terra, alla base della parete, da dove la ammiro ancora una volta:
La parete che amo alla follia:
Tornando all'auto, sorpreso per il fatto che quasi tutte le cordate impegnate si trovano ancora entro il secondo tiro delle vie, mi volto come sempre più e più volte a rimirare questo miracolo della natura:Mi imbatto in un gregge al pascolo:
Scendendo in auto sfilano alla mia sinistra le pareti ovest di Rocca e Torre:
Un ultimo sguardo ammirato alle cascate di Stroppia, poi si torna a casa, dopo una (mezza) giornata memorabile:
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