Io e Paolino l'Alpino
Il programma prevedeva l'alta quota....
Tanto per cambiare, quest'anno, il meteo è di altro avviso.
OK, caro il mio Paolo, ti tocca ancora ravanare appeso a pareti rocciose, visto che invece è previsto tempo splendido nelle Alpi Marittime!
OK, caro il mio Paolo, ti tocca ancora ravanare appeso a pareti rocciose, visto che invece è previsto tempo splendido nelle Alpi Marittime!
Non sono mai riuscito a portare il mio socio su una delle pareti più celebri del nord-ovest, il Corno Stella (m 3.050)... Che sia la volta buona?
Incredibilmente, è lui stesso a menzionarlo per primo ed io non mi faccio certo pregare!
Incredibilmente, è lui stesso a menzionarlo per primo ed io non mi faccio certo pregare!
Partenza presto e si va in giornata: l'obiettivo prevede il concatenamento di una via sullo zoccolo, Rabdomante (5c D 7L 280 m), e dello Spigolo Inferiore (IV+ D 6L 200 m), per un totale di 13 tiri e oltre 500 m di sviluppo, contando la liaison tra le due vie.
Parcheggiamo al Gias delle Mosche (m 1.591) e ci mettiamo in cammino.
Giornata splendida, non c'è una nuvola.
Giornata splendida, non c'è una nuvola.
Dopo meno di un'ora siamo al cospetto del Corno e, alla sua destra, la regina delle Marittime, l'Argentera (m 3.297):
Uno scatto artistico, la sagoma inconfondibile del Corno proiettata sul versante opposto della valle:
L'avvicinamento al Rifugio Bozano è sempre piacevole, ora ancora di più, grazie al magnifico lavoro di pulizia e ripristino operato da Marco e soci, il gestore coadiuvato dagli addetti del Parco.
Dopo 1h 40' siamo al rifugio, dove l'accoglienza è sempre fantastica: anche se la voglia di raggiungere la parete è tanta, mi pare d'obbligo una tappa al Bozano, per scambiare quattro chiacchiere con Marco e prendere un thè ed una fetta di torta:
Dopo la sosta ristoratrice ed un breve consulto col gestore, sempre preciso ed informatissimo su tutte le vie della parete, si parte; in un quarto d'ora siamo al cospetto dello zoccolo del Corno:Ecco l'attacco della via Rabdomante:
Ci leghiamo e Paolino attacca il primo tiro (4a), lungo 50 m:
Ci alterniamo al comando, a me tocca il secondo tiro (5a), diritto fino ad un risalto erboso, poi lungo un muro verticale, leggermente a destra:La sosta:
Terzo tiro (4c), lungo rocce articolate, ancora per 40 m:
Nella quarta lunghezza (5c), prima mi impegno a superare un tettino, poi proseguo a lungo su belle placche articolate, nuovamente per 40 m:
Paolino mi raggiunge:Segue un tiro facile ed appoggiato (3), quindi proseguiamo lungo le placche del Corno::
Una magnifica lunghezza (5b) mi conduce molto in alto, con una cavalcata divertentissima:
Il fido Paolino segue di lì a poco:
L'ultimo tiro (4b) della via ci permette di uscire a destra e raggiungere la grande cengia mediana:
Sopra di noi le splendide e celebri placche verticali su cui corre la via Campia, mentre noi saliamo slegati le rampe che ci porteranno verso la parte sinistra della grande cengia, verso lo Spigolo Inferiore:
Mentre percorriamo la grande cengia la nostra attenzione è attratta dalla voce di Orazio Pellegrino che sta aprendo in solitaria una via, lamentandosi del freddo che in effetti sta sferzando anche noi:Io poi sono in pantaloni corti...
Ma torniamo al nostro obiettivo: di fronte a noi ora c'è Punta Ghigo (m 2.831), mentre ci portiamo al di sotto della Forcella del Corno Stella:
Ci leghiamo, il primo tiro (III+) sale la fessura a zig-zag nel diedro per circa 25 m, fino a raggiungere la Forcella:
Paolino attacca, fino a sostare su spuntoni dopo un totale di 40 m:
Lo raggiungo, il freddo alle mani è intenso, siamo all'ombra, ma si prosegue:
Il rifugio, laggiù, lontanissimo:
Passo avanti io; Paolino propone di scendere, visto l'attacco del secondo tiro, vertiginoso e senza chiodi in vista dal basso, e data la temperatura bassa.
Mi incaponisco e dico di proseguire, tento di forzare il primo passo, effettivamente sprotetto, e salgo:
Attacco il filo di cresta e, dopo una quindicina di metri, mi sposto verso nord (5b), in piena esposizione, incontrando qualche chiodo e qualche spit.
Raggiungo la sosta su un terrazzino, con splendida vista sul Monte Matto (m 3.080):
Un riluttante Paolino mi raggiunge:Dai Paulin, ormai siamo in ballo, avanti!
Va avanti lui, traversando in parete nord per poi tornare verso ovest; la parete da qui è impressionante, che ambiente!
Dopo alcune rocce rotte, sale belle placche lavorate (III), mentre faccio sicura stando al sole più che posso:
Supera un'ultima bella placca, breve, prima di uscire su una cengia comoda:
Sopra di me la quarta lunghezza (III+), con roccia compattissima:
Scalo il diedro di destra:
Esco sempre verso destra, è una lunghezza magnifica:
Approdo in sosta, in piena esposizione, superando un breve strapiombo con ottimi appigli, dove poco dopo mi raggiunge il socio.
Alle sue spalle, Punta Ghigo, giù in basso:
Paolino prosegue, superando magnifici risalti verticali:
Per poi portarsi nuovamente sullo spigolo, leggermente verso sinistra (IV):
Salgo a mia volta quest'altro bellissimo tiro:
Ultima lunghezza (IV): affronto le belle placche assolate (finalmente) che sormontano la sosta:
Poi supero una successione di risalti ed un diedro che mi porta diritto verso il plateau sommitale:
Mi raggiunge l'amico, alla fine contento anche lui di aver continuato: la via è bellissima!
Il lunghissimo plateau sommitale; Paolino è in cima per la prima volta, ma nonostante tutto concorda sul fatto di risparmiarci la scammellata fino alla croce di vetta (io ci sono già stato):
Vicino a noi abbiamo la linea di calata più gettonata, quella lungo la Campia.Dopo uno spuntino ed una foto celebrativa insieme, iniziamo la discesa:
Tre calate vertiginose ci portano lisci lisci sulla grande cengia mediana, da cui raggiungiamo l'ultima discesa posta sulla destra della parete.
Più tardi siamo sulla pietraia e possiamo ammirare la celebre parete sud-est del Corno Stella (m 3.050);
Sulla sinistra il profilo elegante della via che abbiamo appena scalato:
La fantasia vola già verso nuove avventure su questa parete simbolo delle Alpi Marittime:
Per esempio, spostando lo sguardo tutto a destra fino alla parete ovest dell'Argentera (m 3.297), ecco l'evidente Sperone Campia, che prima o poi ho tutta l'intenzione di scalare:
Il tracciato della nostra combinazione di vie, oggi:
Un saluto al sempre simpaticissimo Marco, gestore del Bozano, e via verso il fondovalle!
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