Sabato 24 luglio 2010
Per la passeggiata di avvicinamento organizziamo una bella compagnia: il ritrovo è al Pian del Re (m 2.020) poco prima delle 7,00.
Il panorama è splendido e grandioso, il meteo è terso, anche se tira un vento forte e freddo.
Saliamo tutti insieme fino al Rifugio Giacoletti (m 2.741), accolti da un vento ancor più gelido:
Ci informiamo dal gestore sulle condizioni delle vie che vogliamo salire; le mie previsioni dicono che il vento cesserà al più tardi verso le 11,00 e inoltre la parete sud-est di Punta Venezia (m 3.095) è opposta alla direzione da cui proviene il vento, per cui confido sia abbastanza riparata.
Io, Paolino e Manu vogliamo salire la Via dei Torrioni (6b D+ 11L 350 m), mentre gli altri amici puntano ad Alice 120-80 sulla Udine, dove però fa sicuramente più freddo.
Mentre siamo ancora davanti al rifugio, ridacchiamo del mio aggeggio, un frog con una prolunga leggermente vistosa... per arrangiarmi a rinviare il famoso bombé di 6b presente al secondo tiro della via... Ma il gestore mi dice che non serve; io lo porto lo stesso, ma non mi servirà...
Io sono il più deciso a partire e faccio presente che secondo me possiamo andare anche subito; il rifugista ci presta gentilmente una piccozza per il nevaio alla base della via, così partiamo. In effetti, più ci avviciniamo, più il vento cala.
Il nevaio non è molto lungo ed inclinato e la consistenza è buona, così lasciamo la piccozza ad un ragazzo che sta andando al rifugio, così non dobbiamo portarcela dietro.
Raggiungiamo con molta attenzione la cima del nevaio e... sorpresa: c'è una seria crepaccia terminale da superare:
Tentenniamo un po', poi alla fine Manu fa il primo passo e raggiunge uno spit della via:
Lo raggiungiamo io e Paolino, mentre anche gli altri amici hanno deciso di seguirci e di fare la nostra stessa via.
Raggiungiamo anche noi lo spit, mentre Manu estrae il sacchetto con dentro le scarpette da arrampicata. Incredibile: dal sacchetto saltano fuori... dei sandali!!!!!!!!!!!!!!
Sconcerto iniziale... poi ilarità incontenibile, Paolino ha le lacrime agli occhi dal ridere.
Allora, ormai sono quasi le 11,00, non ci sono alternative: Manu salirà con gli scarponcini, che per sua fortuna hanno un'ottima suola per arrampicare.
OK, parto davanti io: il primo tiro (4c) supera le lisce placche iniziali levigate in passato dal ghiacciaio e, lungo un diedro, raggiunge la grande cengia erbosa soprastante:
Mi raggiungono i compagni:
Attacco il secondo tiro (6b), che contiene il famigerato passaggio duro, su bellissime e compatte placche di gneiss:
La giornata è perfetta, il vento è cessato.
Armato del mio "accrocchio infernale" per azzerare il passo duro, attacco le prime placche:
Raggiungo ben presto il bombé di 6b, che supero rapidamente azzerando: la chiodatura è molto ravvicinata, per cui il mio aggeggio speciale non mi serve:
Segue una bellissima placca di 5b a tacche, fino alla comoda sosta:
Riparto lungo la terza lunghezza (5a), una placca verticale ma ben appigliata, splendida:
La quinta lunghezza (5b) è molto particolare: in pratica siamo al termine della lunghissima placconata che ci ha impegnati fin qui dall'inizio; mi porto a destra lungo una placca semplice, poi mi infilo in una fessura-camino piuttosto ostica:
da cui esco lungo la placca verticale a destra:
Paolino impegnato nello stesso passaggio:
Attacco il sesto tiro (4b), lungo spigoli e brevi placche sempre ottimamente chiodati:
Raggiungo un comodo ed aereo terrazzino di sosta su una selletta, da cui la vista sulla vicina parete nord-est di Punta Udine (m 3.027) è clamorosa; dietro, fa capolino il Monviso (m 3.841):
Intanto mi raggiungono Manu (con i suoi scarponcini...) e Paolino:
La via ci sta divertendo moltissimo, logica, varia, elegante e molto ben chiodata.
Intanto, lungo la cresta sommitale non più molto lontana, ecco stagliarsi uno splendido stambecco, statuario ed altezzoso, dominatore di questi anfratti:
Quando Paolino è in sosta, seguo a ruota e Manu dietro di me:
Ottavo tiro facile (3c), divertente in cresta:
Non riesco a non ammirare la parete della Udine su cui siamo saliti 2 settimane fa:
Arriviamo ad attraversare un couloir, da dove Paolino attacca la nona lunghezza (4c), molto lunga (55 m):
Decimo tiro (4c): molto divertente, verticale e ben appigliato; Paolino sale senza problemi, a parte un po' di stanchezza:
Paolino e Manu all'uscita della via, all'ultima sosta:
Una breve cengia ci conduce al sentiero della via normale:
Da veri alpinisti, non ci priviamo della vetta, anche se la via conduce un pochino sotto.
Una foto all'interno è d'obbligo:
Mi trovo qui per la terza volta, dopo le due salite di Dimensione Quarto, prima al corso di alpinismo, poi con Manu:
Lungo il sentiero di discesa mi lascio affascinare dalla natura:
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