sabato 10 luglio 2010

PUNTA UDINE (m 3.027): Alice 120-80


Sabato 10 luglio 2010


Io e Manu

Da quando ho letto di questa nuova via (settembre 2009) che corre a breve distanza da Tempi Moderni a Punta Udine (m 3.027), ho deciso che l'avrei salita al più presto.
Purtroppo Paolino ha ancora problemi fisici, quindi siamo della partita solo io e Manu.
Partiamo alle 5,00 e poco dopo le 6,30 paghiamo e parcheggiamo al Pian del Re (m 2.020), al cospetto del Re di Pietra, il Monviso (m 3.841), e del suo reggente, il Visolotto (m 3.348):

La giornata è splendida, calda e senza nuvole; con lo zero termico a 4.400 m, ovvio partire leggeri nel vestiario e nel contenuto dello zaino, all'infuori di mezzo litro d'acqua e mezzo di Coca.
Partiamo spediti lungo il sentiero diretto al Rifugio Giacoletti (m 2.741), attraversiamo la famosa cascata, che ci bagna completamente con un certo piacere, dato il caldo, quindi mi faccio immortalare con il Viso alle spalle:

Saliamo tranquilli, ma di buon passo:

In 1h 30' siamo al Giacoletti, dove comunichiamo dalla finestra del bar dove siamo diretti, rimandando a più tardi la sosta ristoratrice: si tratta della nuova via Alice 120-80 (5c D+ 8L 320 m), sulla parete N-N-E di Punta Udine (m 3.027).

Ci incamminiamo sul nevaio che conduce al Coulour del Porco, teatro purtroppo di un brutto incidente ai danni di tre ragazzini, la settimana scorsa...
Transitiamo sotto lo splendido Diedro Raffi-Rattazzini (6a+ TD 9L 250 m), che Manu ha già salito 2 o 3 anni fa:

Eccoci all'attacco della via, uno spit nuovo e dorato segnala il punto preciso:

Ci leghiamo, parto io per la prima lunghezza (4b): un diedro verticale ma ben appigliato conduce ad una serie di placche molto divertenti, sempre in leggero diagonale verso destra:

Poco dopo Manu mi raggiunge:

Siamo in parete nord di una montagna di oltre 3.000 m ed indossiamo pantaloni corti e maglietta: fa caldo e non c'è un filo di vento.
La seconda lunghezza (5c) contiene già il passo chiave della via; Manu attacca la bella placca di gneiss sopra di noi e, dopo un primo bombé (5a), sale il margine di un tetto:
Segue una placca più appoggiata, prima del tetto (5c) che impegna in un passo faticoso ed esposto, sebbene ottimamente chiodato.
Percorro il tiro a mia volta, con grande divertimento:

La terza lunghezza è magnifica: salgo un unico, lungo (35 m) muro verticale a reglettes:

Bellissimo!

Manu, tocca a te, goditelo!



Il sole rimane caldo, le prime foschie che cominciano a salire dal fondovalle per ora restano lontane.
Manu prosegue la cavalcata: quarto tiro, facile (3b) ma estetico, su roccia perfetta:

Salgo anch'io, immerso ora in un oceano di gneiss quarzitico...

ora idealmente in un mare di neve:

Attacco senza indugi la quinta lunghezza (4c): una breve placca, poi un ripido muro a reglettes mi porta alla base di un diedro verticale; lo studio un attimo, per superarlo con movimenti atletici ma non difficili: buone prese (qualche pietra instabile) e chiodatura ultra-sicura:
Manu mi segue ed eccolo sbucare dal diedro:

Come tutte le vie molto belle, il tempo passa in fretta e quasi con rammarico avverto già l'aria della cima...
Le ultime lunghezze della via presentano un grado decisamente accessibile, ma senza banalizzarsi mai, il divertimento rimane costante.
Sesto tiro (4b): Manu prima in placca, poi lungo un piccolo tetto solcato da una fessura, quindi un ultimo diedro verticale:

La settima lunghezza (4a) è più breve (25 m): un diedro, poi una placca abbattuta ed una parete a tacchette, sempre in diagonale verso destra:

Manu mi raggiunge, mentre le foschie se ne stanno in basso:

E' già tempo dell'ultimo tiro della via (4b): un breve bombé, poi una bellissima placca conduce fuori dalla parete vera e propria, lungo una cresta via via più abbattuta:

Mi godo gli ultimi passi della via; l'uscita:

La prospiciente Punta Venezia (m 3.095):

L'uscita della via, dove facciamo su le corde, è a pochi metri dalla croce di vetta:

Gli ultimi risalti della Cresta Est e, in basso, il tetto del Rifugio Giacoletti:

Autoscatto di vetta:

Guardo l'orologio: abbiamo impiegato esattamente 3 ore.
Dopo la sosta ristoratrice in vetta, che ci godiamo in totale solitudine, scendiamo i facili risalti del versante ovest e, poco prima dell'imbocco del Coulour del Porco, troviamo una mandria di stambecchi ad attenderci, totalmente indifferenti alle nostre vicende:


L'imbocco innevato del Coulour:
Manu passa a sua volta in mezzo a loro, ma continuano a godersi la loro siesta...
Scendiamo il Coulour lungo il tratto attrezzato con corde fisse, poi, quando queste terminano, discendiamo i restanti 70 m che ci separano dalla base del nevaio con una calata in doppia, comodamente.
Poco prima, forse proprio grazie ai nostri amici stambecchi, una caduta di pietre di buona entità ci spaventa a morte, sfrecciando fischiando a 5 o 6 metri dalle nostre teste, appiattite contro la parete...
Thè e crostata al rifugio, poi la tranquilla discesa a valle, per fortuna all'ombra di qualche innocua nuvoletta di calore.

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