Io e il Pol
Si riforma la coppia d'oro dopo un po' di tempo... e si fa subito il botto!
Obiettivo ambizioso, anche considerando la stagione invernale: la Traversata Integrale del Gruppo Castello-Provenzale (6a TD- 1500 m) toccando tutte le cime del gruppo, dalla Rocca Provenzale (m 2.451) alla Punta Figari (m 2.345) alla Torre Castello (m 2.448), fino alla Rocca Castello (m 2.453), scendendo poi sul lato nord-est e compiendo così tutta la traversata da sud a nord.
In questa stagione non mi pare proprio l'abbiano fatta in tanti (nemmeno in estate, a leggere in giro)...
La cosa positiva è che la prima via del lungo concatenamento è la Cresta Sud (PD 700 m) della Provenzale, che possiamo percorrere slegati e anche prima che arrivi il sole a scaldare un po' la roccia, in modo da avere più margine per le vie più impegnative del trip.
Infatti la partenza da casa è alle 4,40, ritrovo alle 5 da Mario al bar (ancora chiuso); carichiamo la mia auto e via verso la ben nota alta Val Maira.
Purtroppo anche stavolta restiamo fregati dalla "recettività turistica" del cuneese... risultato, niente caffè e niente colazione!
Arriviamo a Chiappera, parcheggio poco prima del Campo Base, ci prepariamo e si parte, quando sono le 7,00, con l'obiettivo ben davanti a noi, alle prime luci del giorno:
Abbiamo tutto l'armamentario delle grandi occasioni, nut, friend, cordini, fettucce, martello, chiodi, 12 rinvii, due mezze corde da 60 m e molto abbigliamento, essendo metà febbraio con vento purtroppo previsto da moderato a forte...
Saliamo abbastanza rapidi, nonostante gli zaini belli pesanti.
Una ventina di minuti dopo mettiamo piede (e mani) sulla Cresta Sud della Rocca Provenzale:
La temperatura è bassa, ma camminando ci scaldiamo subito.
Alla nostra sinistra, il sole inizia a far risplendere le vette circostanti, le loro pareti est:
La salita è sempre bella, esposta ma facile; il Pol sale:
Dopo circa un'ora eccoci al passo chiave della via:
Verso le 8,30 eccoci ormai al sole calcare la crestina aerea e magnifica della vetta della Rocca Provenzale:
Appena oltre la croce di vetta, troviamo subito la sosta per la calata sul lato nord, un po' ingombra di neve:
La vista sul resto della cavalcata è spettacolare: prima la Cresta Figari, sottile, aerea ed esposta, poi la strepitosa e vertiginosa parete sud della Torre Castello:
Da quando siamo sbucati in cima alla Rocca siamo stati investiti da un vento fortissimo e incredibilmente gelido... le mani sono diventate insensibili all'istante, mentre sgranocchiamo qualcosa e studiamo il percorso.
Ora siamo a un bivio importante: calarsi in doppia da qui preclude la possibilità di ritornare indietro, almeno fino alla Forcella Provenzale...
In realtà nessuno dei due parla, attrezziamo la calata e scendiamo di circa 20 metri, atterrando tra roccia e neve marmorea, in ombra...
Recuperiamo la corda, mentre la mia rimane nello zaino; come da relazione, optiamo per reperire subito la cresta, sulla destra, dopo aver "indossato" tutta la ferraglia del caso; teniamo le scarpe da avvicinamento e ci leghiamo per procedere in conserva protetta a 15 m di distanza.
Va avanti il Pol, partendo con qualche aggiramento acrobatico di accumuli di neve dura, per portarci sul lato est della parete, un filo più riparato e asciutto:
Quasi subito,ecco un passaggio delicato, scendendo oltre un tratto ghiacciato tra la parete e una grande lama staccata:
L'esposizione è massima, le difficoltà tecniche non eccessive (IV+) se non fosse per le estremità insensibili, un po' di ghiaccio e il vento patagonico che a tratti sembra volerci strappare via...
Finalmente la Cresta Figari ci concede qualche metro più relax, con bei passaggi su cresta facile, in un ambiente indescrivibile e magico:
Raggiungiamo la sommità di un torrione, da cui riusciamo a scendere con un delicato aggiramento ancora in parete est:
Solo pochi giorni fa ero qui a scalare quasi in maglietta... oggi la musica è diversa, purtroppo... del resto, aptrimenti che invernale sarebbe?
Proseguiamo, proteggendoci soprattutto a friend e con qualche fettuccia; ogni tanto sostiamo dopo i passaggi critici, ci riuniamo e scambiamo il materiale.
Alle mie spalle, il percorso compiuto fin qui:
Un altro passaggio delicato è rappresentato dalla discesa da un grande gendarme, che effettuiamo in disarrampicata:
Ancora cresta, salita e discese, che concludiamosenza effettuare calate in doppia, ma scendendo con passi delicati e una traversata a mezza costa in parete ovest, fino alle cenge basali, innevate ma portanti, per raggiungere infine, con una breve risalita, la Forcella Provenzale.
Qui abbiamo un check-point importante: se fosse oltre mezzogiorno, scenderemmo.
Sono le 10,40, ottimo. Avanti, attacchiamo lo Spigolo Castiglioni (6a TD- 6L 200 m) alla Torre Castello (m 2.448), una delle vie più belle del nord-ovest...
Pochi minuti dopo siamo alla base dell'elegante e vertiginoso spigolo sud-est della Torre, dove sgranocchiamo nuovamente qualcosa, ci leghiamo con la seconda mezza corda da 60 m (finalmente alleggerisco lo zaino...) e calziamo le scarpette da arrampicata.
Vado avanti io lungo il bellissimo primo tiro (IV+), appena a sinistra del filo di spigolo, fino ad incontrare la sosta sul filo, che rinvio per proseguire concatenando il secondo tiro (IV+); arrampico fino a un tetto rossastro, che supero traversando a sinistra con passo molto esposto:
Al di sopra, salgo una quindicina di metri, prima di tornare a destra per sostare sul filo dello spigolo su 3 chiodi in parte da collegare, da dove posso recuperare l'amico e ammirare ancora la lunga strada già percorsa fin qui:
A tratti il vento sembra darci tregua, ma sono solo attimi, ricomincia puntuale.
Il sole però ora è alto e si sente il suo effetto benefico.
Il Pol frattanto mi raggiunge in sosta:
Rimango davanti e salgo il terzo tiro (IV+), splendido: scalo una bella placca ascendente verso destra, sfruttando una fessurina di dita da salire in dulfer, rinviando un buon chiodo:
Al suo termine, traverso qualche metro a destra, rinvio un altro chiodo, poi stavolta non raggiungo la sosta di uscita della Fessura Brunilde, come la volta precedente anni fa, ma salgo diritto un magnifico sistema di diedri verticali e ben appigliati, con ottima possibilità di protezione in fessura o con cordini su spuntoni, fino ad emergere nuovamente sul filo dello spigolo, che qui è molto ampio e facile; lo percorro salendo fino al punto in cui la parete torna ad impennarsi con decisione, dove trovo la nuova sosta su anelloni da collegare, da cui posso recuperare il compagno.
Ora cedo il timone al Pol, che sale (nuovamente, dopo lo scorso anno) il quarto tiro (6a), portandosi oltre lo spigolo, rinviando subito un paio di chiodi e salendo una decina di metri in verticale:
Più in alto traversa a sinistra con un paio di passi in leggera discesa, per riprendere il filo di spigolo, rinviare una vecchia sosta a chiodi e proseguire sempre sul filo, con un ultimo passo delicato prima dell'aerea sosta appesa (spit e catena):
Lo raggiungo poco dopo, quando purtroppo la parete est è già andata in ombra, ma quando ritorno sullo spigolo per emergere poi in parete sud le cose migliorano:
L'esposizione è semplicemente massima, l'arrampicata e la roccia entusiasmanti...
Quinta lunghezza (V+), quello del mitico traverso: Pol sale 7 o 8 metri in verticale, con un primo passo impegnativo:
Poi inizia a traversare a sinistra per una tranita di metri, in diagonale, rinviando uno spit e qualche chiodo, fino a raggiungere la sosta a spit e catena al centro della parete:
Tocca a me, percorro lo splendido tiro a mia volta:
E siamo all'ultimo tiro, il sesto (5c): Pol va avanti diritto, in verticale, rinviando qualche buon chiodo:
Il tiro è lungo una trentina di metri, poi finalmente sbuca in cima, in sosta, dove il vento è nuovamente più impietoso. Sono le 13,45.
Poco dopo raggiungo l'amico sulla piatta sommità della Torre Castello (m 2.448), che raggiungo per l'ennesima volta, sempre con emozione...
Un po' di neve, ma sole e vento:
Ovviamente, nessuno in giro quest'oggi, men che meno su queste pareti...
Selfie celebrativo:
Ci portiamo sul versante nord-est, dove sale la Placca Gedda, da cui ci caliamo con una doppia da 30 m:
Ora siamo più rilassati, non abbassiamo la guardia e la concentrazione, ma sappiamo che la parte più impegnativa della nostra galoppata odierna ormai è fatta.
Ora calziamo nuovamente gli scarponcini da avvicinamento e la mia corda torna nel mio zaino.
Ci portiamo in slego al di sotto dell'impennata terminale della parete che difende la vetta della Rocca Castello (m 2.453); da lì Pol mi assicura e salgo il tiro finale della Balzola fino a tornare in cima, per la milionesima volta, la "mia" cima... Sono le 14,30.
Poco dopo sale l'amico:
Il vento qui ora è terrificante, da spazzarci via, ma siamo gasati e soddisfatti, è fatta, non resta che scendere lungo una delle linee tutte ben note:
La sommità della Torre, dov'eravamo poco fa:
Iniziamo le calate, con una sola corda, lungo la Diagonale Est, per non avere problemi con incastri ed eventuali recuperi corde. Non abbiamo problemi, a parte il vento terribile e freddo.
Tocchiamo terra con un'ultima calata fino alla neve alla base delle pareti est, poi iniziamo a scendere, fortunatamente la consistenza della neve è buona e non ci dà problemi.
Scendendo ci imbattiamo in un branco di stambecchi:
Abbiamo la pila frontale nello zaino, ma alla fine scendiamo a piedi ancora col sole, incredibile; perfetto.
Un ultimo sguardo alla nostra cavalcata entusiasmante e allo Spigolo Castiglioni in particolare, ancora in pieno solelassù:
La discesa:
Torniamo alla mia auto alle 17, ben prima di quanto preventivato.
Nessun altro in giro.
Mi aspetta la mia Monster al gusto mango, stra-meritata.
Alla prossima avventura!
In questa stagione non mi pare proprio l'abbiano fatta in tanti (nemmeno in estate, a leggere in giro)...
La cosa positiva è che la prima via del lungo concatenamento è la Cresta Sud (PD 700 m) della Provenzale, che possiamo percorrere slegati e anche prima che arrivi il sole a scaldare un po' la roccia, in modo da avere più margine per le vie più impegnative del trip.
Infatti la partenza da casa è alle 4,40, ritrovo alle 5 da Mario al bar (ancora chiuso); carichiamo la mia auto e via verso la ben nota alta Val Maira.
Purtroppo anche stavolta restiamo fregati dalla "recettività turistica" del cuneese... risultato, niente caffè e niente colazione!
Arriviamo a Chiappera, parcheggio poco prima del Campo Base, ci prepariamo e si parte, quando sono le 7,00, con l'obiettivo ben davanti a noi, alle prime luci del giorno:
Abbiamo tutto l'armamentario delle grandi occasioni, nut, friend, cordini, fettucce, martello, chiodi, 12 rinvii, due mezze corde da 60 m e molto abbigliamento, essendo metà febbraio con vento purtroppo previsto da moderato a forte...
Saliamo abbastanza rapidi, nonostante gli zaini belli pesanti.
Una ventina di minuti dopo mettiamo piede (e mani) sulla Cresta Sud della Rocca Provenzale:
La temperatura è bassa, ma camminando ci scaldiamo subito.
Alla nostra sinistra, il sole inizia a far risplendere le vette circostanti, le loro pareti est:
La salita è sempre bella, esposta ma facile; il Pol sale:
Dopo circa un'ora eccoci al passo chiave della via:
Verso le 8,30 eccoci ormai al sole calcare la crestina aerea e magnifica della vetta della Rocca Provenzale:
Appena oltre la croce di vetta, troviamo subito la sosta per la calata sul lato nord, un po' ingombra di neve:
La vista sul resto della cavalcata è spettacolare: prima la Cresta Figari, sottile, aerea ed esposta, poi la strepitosa e vertiginosa parete sud della Torre Castello:
Da quando siamo sbucati in cima alla Rocca siamo stati investiti da un vento fortissimo e incredibilmente gelido... le mani sono diventate insensibili all'istante, mentre sgranocchiamo qualcosa e studiamo il percorso.
Ora siamo a un bivio importante: calarsi in doppia da qui preclude la possibilità di ritornare indietro, almeno fino alla Forcella Provenzale...
In realtà nessuno dei due parla, attrezziamo la calata e scendiamo di circa 20 metri, atterrando tra roccia e neve marmorea, in ombra...
Recuperiamo la corda, mentre la mia rimane nello zaino; come da relazione, optiamo per reperire subito la cresta, sulla destra, dopo aver "indossato" tutta la ferraglia del caso; teniamo le scarpe da avvicinamento e ci leghiamo per procedere in conserva protetta a 15 m di distanza.
Va avanti il Pol, partendo con qualche aggiramento acrobatico di accumuli di neve dura, per portarci sul lato est della parete, un filo più riparato e asciutto:
Quasi subito,ecco un passaggio delicato, scendendo oltre un tratto ghiacciato tra la parete e una grande lama staccata:
L'esposizione è massima, le difficoltà tecniche non eccessive (IV+) se non fosse per le estremità insensibili, un po' di ghiaccio e il vento patagonico che a tratti sembra volerci strappare via...
Finalmente la Cresta Figari ci concede qualche metro più relax, con bei passaggi su cresta facile, in un ambiente indescrivibile e magico:
Raggiungiamo la sommità di un torrione, da cui riusciamo a scendere con un delicato aggiramento ancora in parete est:
Solo pochi giorni fa ero qui a scalare quasi in maglietta... oggi la musica è diversa, purtroppo... del resto, aptrimenti che invernale sarebbe?
Proseguiamo, proteggendoci soprattutto a friend e con qualche fettuccia; ogni tanto sostiamo dopo i passaggi critici, ci riuniamo e scambiamo il materiale.
Alle mie spalle, il percorso compiuto fin qui:
Un altro passaggio delicato è rappresentato dalla discesa da un grande gendarme, che effettuiamo in disarrampicata:
Ancora cresta, salita e discese, che concludiamosenza effettuare calate in doppia, ma scendendo con passi delicati e una traversata a mezza costa in parete ovest, fino alle cenge basali, innevate ma portanti, per raggiungere infine, con una breve risalita, la Forcella Provenzale.
Qui abbiamo un check-point importante: se fosse oltre mezzogiorno, scenderemmo.
Sono le 10,40, ottimo. Avanti, attacchiamo lo Spigolo Castiglioni (6a TD- 6L 200 m) alla Torre Castello (m 2.448), una delle vie più belle del nord-ovest...
Pochi minuti dopo siamo alla base dell'elegante e vertiginoso spigolo sud-est della Torre, dove sgranocchiamo nuovamente qualcosa, ci leghiamo con la seconda mezza corda da 60 m (finalmente alleggerisco lo zaino...) e calziamo le scarpette da arrampicata.
Vado avanti io lungo il bellissimo primo tiro (IV+), appena a sinistra del filo di spigolo, fino ad incontrare la sosta sul filo, che rinvio per proseguire concatenando il secondo tiro (IV+); arrampico fino a un tetto rossastro, che supero traversando a sinistra con passo molto esposto:
Al di sopra, salgo una quindicina di metri, prima di tornare a destra per sostare sul filo dello spigolo su 3 chiodi in parte da collegare, da dove posso recuperare l'amico e ammirare ancora la lunga strada già percorsa fin qui:
A tratti il vento sembra darci tregua, ma sono solo attimi, ricomincia puntuale.
Il sole però ora è alto e si sente il suo effetto benefico.
Il Pol frattanto mi raggiunge in sosta:
Rimango davanti e salgo il terzo tiro (IV+), splendido: scalo una bella placca ascendente verso destra, sfruttando una fessurina di dita da salire in dulfer, rinviando un buon chiodo:
Al suo termine, traverso qualche metro a destra, rinvio un altro chiodo, poi stavolta non raggiungo la sosta di uscita della Fessura Brunilde, come la volta precedente anni fa, ma salgo diritto un magnifico sistema di diedri verticali e ben appigliati, con ottima possibilità di protezione in fessura o con cordini su spuntoni, fino ad emergere nuovamente sul filo dello spigolo, che qui è molto ampio e facile; lo percorro salendo fino al punto in cui la parete torna ad impennarsi con decisione, dove trovo la nuova sosta su anelloni da collegare, da cui posso recuperare il compagno.
Ora cedo il timone al Pol, che sale (nuovamente, dopo lo scorso anno) il quarto tiro (6a), portandosi oltre lo spigolo, rinviando subito un paio di chiodi e salendo una decina di metri in verticale:
Più in alto traversa a sinistra con un paio di passi in leggera discesa, per riprendere il filo di spigolo, rinviare una vecchia sosta a chiodi e proseguire sempre sul filo, con un ultimo passo delicato prima dell'aerea sosta appesa (spit e catena):
Lo raggiungo poco dopo, quando purtroppo la parete est è già andata in ombra, ma quando ritorno sullo spigolo per emergere poi in parete sud le cose migliorano:
L'esposizione è semplicemente massima, l'arrampicata e la roccia entusiasmanti...
Quinta lunghezza (V+), quello del mitico traverso: Pol sale 7 o 8 metri in verticale, con un primo passo impegnativo:
Poi inizia a traversare a sinistra per una tranita di metri, in diagonale, rinviando uno spit e qualche chiodo, fino a raggiungere la sosta a spit e catena al centro della parete:
Tocca a me, percorro lo splendido tiro a mia volta:
E siamo all'ultimo tiro, il sesto (5c): Pol va avanti diritto, in verticale, rinviando qualche buon chiodo:
Il tiro è lungo una trentina di metri, poi finalmente sbuca in cima, in sosta, dove il vento è nuovamente più impietoso. Sono le 13,45.
Poco dopo raggiungo l'amico sulla piatta sommità della Torre Castello (m 2.448), che raggiungo per l'ennesima volta, sempre con emozione...
Un po' di neve, ma sole e vento:
Ovviamente, nessuno in giro quest'oggi, men che meno su queste pareti...
Selfie celebrativo:
Ci portiamo sul versante nord-est, dove sale la Placca Gedda, da cui ci caliamo con una doppia da 30 m:
Ora siamo più rilassati, non abbassiamo la guardia e la concentrazione, ma sappiamo che la parte più impegnativa della nostra galoppata odierna ormai è fatta.
Ora calziamo nuovamente gli scarponcini da avvicinamento e la mia corda torna nel mio zaino.
Ci portiamo in slego al di sotto dell'impennata terminale della parete che difende la vetta della Rocca Castello (m 2.453); da lì Pol mi assicura e salgo il tiro finale della Balzola fino a tornare in cima, per la milionesima volta, la "mia" cima... Sono le 14,30.
Poco dopo sale l'amico:
Il vento qui ora è terrificante, da spazzarci via, ma siamo gasati e soddisfatti, è fatta, non resta che scendere lungo una delle linee tutte ben note:
La sommità della Torre, dov'eravamo poco fa:
Iniziamo le calate, con una sola corda, lungo la Diagonale Est, per non avere problemi con incastri ed eventuali recuperi corde. Non abbiamo problemi, a parte il vento terribile e freddo.
Tocchiamo terra con un'ultima calata fino alla neve alla base delle pareti est, poi iniziamo a scendere, fortunatamente la consistenza della neve è buona e non ci dà problemi.
Scendendo ci imbattiamo in un branco di stambecchi:
Abbiamo la pila frontale nello zaino, ma alla fine scendiamo a piedi ancora col sole, incredibile; perfetto.
Un ultimo sguardo alla nostra cavalcata entusiasmante e allo Spigolo Castiglioni in particolare, ancora in pieno solelassù:
La discesa:
Torniamo alla mia auto alle 17, ben prima di quanto preventivato.
Nessun altro in giro.
Mi aspetta la mia Monster al gusto mango, stra-meritata.
Alla prossima avventura!
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