sabato 28 settembre 2019

ROCHERS du GRAND LAUS (m 2.805): Le Bonheur est dans le Pré

Sabato 28 settembre 2019
Io e Lollo


Ci sono quelle vie di cui parli mille volte, che io mi porto da anni nell'elenco degli obiettivi, che dici sempre "questo è l'anno buono". Magari quelle vie presuppongono condizioni particolari, che contribuisco a rendere rari i momenti giusti per salirle davvero.
Questa per esempio richiede allenamento, affiatamento, conoscenza della zona, meteo super-stabile per tutto il giorno, zero termico alto, oltre alle solite condizioni: meteo ok, giorno libero mio e del socio, motivazione alta di entrambi, via in condizioni, asciutta.
La via in questione è Le Bonheur est dans le Pré (5c   D   15L   500 m) ai Rochers du Grand Laus (m 2.802), sopra il Pré de Mme Carle.
Bene, è arrivato il momento giusto e Lollo c'è.
Appuntamento alle 4,30 da Mario, saltiamo sulla mia auto e via verso, come sabato scorso verso la Francia attraverso il Monginevro.
Arriviamo al Pré de Mme Carle alle 7,00, sta facendo giorno solo adesso. Parcheggio al primo ponte sul torrente, all'inizio del pianoro e da qui vediamo già che la prima parte del complesso avvicinamento, il Nevé des Militaires, non ha più neve, per cui non porteremo certo i ramponi:
Lassù, ecco la nostra cima di oggi, tra le nebbie che stanno inghiottendo la zona e che fanno inquietare Lollo, al quale avevo garantito bel tempo, tramite l'infallibile MeteoFrance:
Risaliamo faticosamente il canale detritico, poi, ad un grande masso scuro, tralasciamo la traccia che conduce alle Vires d'Ailefroide del Travers du Pelvoux e prendiamo a destra un'esile traccia tra le erbacce, confortati da un ometto di pietre.
Saliamo fino a finire nel nulla, già dopo aver percorso qualche pericoloso passo di arrampicata tra rocce, erba umida e fango, in esposizione...
Alla fine torno indietro e, poco sopra un ometto, traversiamo a destra, salendo senza traccia, aggrappandoci ad arbusti spinosi, per raggiungere il filo dello sperone, esposto sul canalone; sul lato opposto, ecco la parete che dovremo risalire, con corde fisse e catene:
Raggiungiamo la base della parete e la risaliamo, passando un moschettone nella corda e nel cavo, pur senza appenderci, in quanto specie la corda appare in condizioni poco rassicuranti:
Emergiamo su un pendio camminabile, ci avviciniamo alla parete e iniziamo un lungo traverso di circa 800 m su una sorte di cengione sospeso sul Pré de Mme Carle, alternando una traccia fatta dai camosci a passi su placche appoggiate.
Giunti quasi in fondo, prima del grande canalone sul cui fondo prima precipita, poi scorre il torrente Saint Pierre, volgiamo a sinistra iniziando ad arrampicare su facili placche , in direzione dell'attacco della via:
Le nebbie ci avvolgono ancora ma io continuo a pensare che siano solo sbuffi mattutini dovuti all'evaporazione dell'acqua evidentemente scesa ieri. Lollo mi segue sulle placche, facili ma esposte:
Finalmente ci siamo, alla base dello sperone verticale trovo la sosta che segna l'attacco della via:
Poco dopo le 10,00, ci leghiamo con le due mezze corde da 60 m e partiamo, vado avanti io e quando la corda finirà, partirà anche Lollo per procedere in conserva protetta.
Attacco il muro verticale iniziale (un po' gratuito il primo passo... se fatto diretto è almeno 5c), poi saliamo 3 tiri di quarto superiore veramente belli, verticali ma manigliati, su un ottimo granito, molto ben chiodati a spit dal mitico Cambon:

Raggiungo la prima sosta, la rinvio e proseguo:
Dal secondo tiro la parete si raddrizza:
Lungo il terzo tiro, mi volto, mentre Lollo sta salendo da qualche parte là sotto:
Esco su una cengia, trovo la sosta (S3) e mi fermo per recuperare l'amico:
Lollo mi raggiunge e va avanti per la quarta lunghezza (4c, in realtà nonostante le gradazioni in relazione non incontreremo tutte queste differenze tra un tiro e l'altro, come difficoltà, stando quasi sempre omogenea sul quinto grado); basta conserva, la corda tira troppo e vediamo che non guadagniamo tutto questo tempo, tanto vale procedere a tiri:
L'ambiente circostante è grandioso, mentre gli sbuffi mattutini si dissolvono e lasciano spazio a una giornata radiosa:
Salgo poi il quinto tiro (5b), con alcuni bei passi seguiti da un pilastro più verticale:
Il sesto tiro (5b) è bellissimo, salgo una prima paretina, poi perdo gli spit... vago un po' a destra e sinistra, poi oprto per andare a destra e ci prendo, a una decina di metri ecco lo spit! Dopo una cengetta il tiro si raddrizza ulteriormente, un bel diedro con uscita con ribaltamento a sinistra ed ecco la sosta, anche stavolta con un tiro molto lungo:

Il fronte del Glacier des Violettes alle spalle di Lollo:
Lollo va avanti, prima facilmente, poi con un passo delicato a destra:

Avanti, avanti, la via è lunga, ma la giornata è splendida, ci stiamo divertendo alla grande.
Salgo il tiro successivo, sempre con passi di quinto o quinto superiore:
Lollo mi raggiunge all'aereo pulpito di sosta:
Altri tiri verticali, su ottima roccia, divertenti:

Il Glacier Blanc ci tiene d'occhio:
Lollo "en plein gaz":


A un certo punto le soste non sono più collegate e gli spit si fanno più radi; nessun problema per proteggermi, ma perdo tempo a cercare dove passa la via...
Un tiro fantastico, verticale, su roccia da urlo:
Ormai siamo molto in alto, un traverso a destra mi porta a sostare in una rampa, dove poco dopo mi raggiunge l'amico:
Nel ripartire faccio molta fatica a individuare la linea, finché Lollo non vede quello che sembra uno spit completamente a destra, da cui salgo diritto vicino al filo dello spigolo:
Salgo poi un muro verticale, rinviando un paio di spit e più in alto un chiodo, prima di emergere finalmente al sole e trovare la sosta in una nicchia sospesa, poco sopra; Lollo mi raggiunge:
Vado ancora avanti, l'inizio è facile, poi mi impegno in un traverso diagonale di una ventina di metri, verso destra:
Ambiente supersonico:
Vado a sostare in una nicchia sospesa appena a destra di un diedro scuro e un po' umido:
Alla mia destra il Glacier des Violettes, che avevo percorso 12 anni fa scendendo dalla vetta del Pelvoux (m 3.946) sotto il temporale:
A destra ancora, la vetta della Barre des Ecrins (m 4.102), la vetta degli Ecrins, che ho scalato con Bruno nell'estate 2012, altro grandioso ricordo:
Ora siamo quasi in cima, salgo un passo strapiombante per guadagnare una bella placca, che mi conduce lungo un aereo spigolo, poi lungo un diedro appena sotto lo spigolo (che tengo con la mano destra) salgo fino alla fine delle corde, senza trovare la sosta... Ne attrezzo una su solidi spuntoni, sulla cresta finale, e recupero l'amico:
Poco dopo Lollo sale a sua volta, ormai manca pochissimo:
Parto deciso lungo la cresta dell'ultimo tiro, esposta ma facile, solo un po' rotta, e in pochi minuti sono in vetta:
Da qui Lollo appare sospeso sul vuoto:
L'ambiente ci rapisce:

Lollo sale facilmente il tiro:
Ci siamo! Poco dopo le 15,00 siamo sulla vetta, con il Pelvoux alle spalle:
Che posto, che balcone!

La discesa è lunga, 2 ore o 2 ore e mezza, e richiede attenzione, sia per individuare il percorso, sia per i tratti da disarrampicare, fin quasi al terzo grado, che specie in caso di bagnato sarebbero decisamente poco simpatici...
Alcuni ometti e, alla fine, il ricordo della mia discesa di 12 anni fa ci fanno riconoscere e guadagnare la traccia giusta, che taglia a sinistra, dopo aver sceso pendii su pendii, e riporta in cima al Nevé des Militaires, di cui discendiamo gli sfasciumi fino al Pré, passando sotto la cima scalata e alla sua enorme cengia sospesa:
All'auto è ancora ora di muoversi, un appuntamento serale mi farà battere il record della pista sulla strada verso casa...

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