Io e Bruno (e Livio)
Finisco l'anno alla grande, regalandomi un altro viaggio sulle tracce del Fortissimo, la firma di Gervasutti a Rocca Sbarua.
Stavolta la cumpa è composta da Bruno per scalare e da Livio che ci accompagnerà a Casa Canada, per salire il Monte Freidour, punto più alto della Sbarua.
Noi saliremo la Gervasutti-Ronco ((5c TD- 4L 120 m) + Diretta Bianciotto (6a/b 2L 50 m).
Ritrovo a Pinerolo con Bruno, che io e Livio raggiungiamo insieme.
Stavolta parcheggio al posteggio basso, non al solito posto in borgata Dairino; ampio parcheggio, ma decisa salitina iniziale per raggiungere il Col Ciardonet; c'è subito uno stupendo sole che ci fa capire che oggi staremo benissimo.
Poco dopo, al rifugio, ci dividiamo, Livio farà la sua escursione, io e Teo raggiungiamo l'attacco della Gerva:
Il sole ha appena raggiunto anche il diedro iniziale, scaldando per bene la roccia: perfetto!
Ci leghiamo e Bruno attacca il primo tiro (5b), prima sulla faccia destra del diedro iniziale, poi lungo l'antipatico passo che costringe prima ad entrare in un diedro-camino, poi ad uscirne in fuori in massima esposizione con buone mani ma pochi piedi; quindi facilmente in sosta:
Vicino alla sosta nuova (a spit), quella storica, sempre affascinante:
Ci alterniamo e vado avanti nella seconda lunghezza (III+): salgo leggermente, poi traverso a sinistra e salgo verso una sosta nuova, che salto per proseguire e portarmi nel diedro verticale che sale a destra:
Non si capisce bene dalla relazione fin dove mi devo spingere, così nel dubbio, non vedendo oltre uno strapiombo se sopra troverò la sosta o no, decido di fermarmi a questa sosta storica, probabilmente originale del Fortissimo: due chiodi, che collego e che rinforzo con un buon friend medio:
Bruno mi raggiunge; il diedro prosegue verticale, chiuso da qualche tettino.
Decidiamo di lasciare a Bruno la dulfer dell'ultimo tiro, così resto davanti io per la terza lunghezza (5b), bellissima:
Alterno movimenti in opposizione a qualche passo in aderenza:
Sbagliando, pensiamo di essere già all'ultimo tiro... Bruno va avanti e supera un singolo passo insidioso (5c), per poi salire un diedrino che non è la celebre fessura finale...
Decide comunque di proseguire e di salire la mitica dulfer direttamente, piazzando un paio di friend, ma costretto a usare l'ultimo spit causa la mancanza di un secondo friend medio-grande come quello usato poco sotto.
Tocca poi a me:
Che dire, un tiro magnifico:
La roccia è particolarmente buona come grip, temevo un po' di usura, invece no:
Tutta in dulfer:
La prima lunghezza (6a/b) è una variante diretta dello Spigolo Bianciotto, molto bella e su roccia strepitosa, con chiodatura decisamente plaisir:
Placca, breve strapiombo non difficile, poi una placca delicata, che costringe ad un balletto di appoggi piuttosto aleatori, alternando una mano sullo spigolo a sinistra ad altri passi più interni:
La gestione del baricentro non è sempre semplice e Bruno lotta bene, fino alla comoda sosta su terrazzino:
La partenza del secondo tiro (5c+) presenta un passo molto particolare verso sinistra, da cui poi si torna sul filo dello spigolo:
Si prosegue sul filo dello spigolo, con passaggi splendidi, aerei e su roccia da urlo, poi io e l'amico interpretiamo in maniera differente gli ultimi 7-8 metri della via: Bruno si ribalta a destra in parete e ne risale la parte finale; io resto sullo spigolo e ne esco solo in uscita:
La mia uscita:
Con una sola doppia ci portiamo sulla traccia di discesa, dove avevamo lasciato gli zaini:
In pochi minuti siamo siamo al rifugio, proprio mentre Livio fa ritorno a sua volta.
Sgranocchiamo qualcosa nel piazzale antistante, dove per la verità mi aspettavo di trovare molta più gente, essendo Capodanno con condizioni atmosferiche incredibilmente favorevoli e piacevoli...
Stavolta la cumpa è composta da Bruno per scalare e da Livio che ci accompagnerà a Casa Canada, per salire il Monte Freidour, punto più alto della Sbarua.
Noi saliremo la Gervasutti-Ronco ((5c TD- 4L 120 m) + Diretta Bianciotto (6a/b 2L 50 m).
Ritrovo a Pinerolo con Bruno, che io e Livio raggiungiamo insieme.
Stavolta parcheggio al posteggio basso, non al solito posto in borgata Dairino; ampio parcheggio, ma decisa salitina iniziale per raggiungere il Col Ciardonet; c'è subito uno stupendo sole che ci fa capire che oggi staremo benissimo.
Poco dopo, al rifugio, ci dividiamo, Livio farà la sua escursione, io e Teo raggiungiamo l'attacco della Gerva:
Il sole ha appena raggiunto anche il diedro iniziale, scaldando per bene la roccia: perfetto!
Ci leghiamo e Bruno attacca il primo tiro (5b), prima sulla faccia destra del diedro iniziale, poi lungo l'antipatico passo che costringe prima ad entrare in un diedro-camino, poi ad uscirne in fuori in massima esposizione con buone mani ma pochi piedi; quindi facilmente in sosta:
Vicino alla sosta nuova (a spit), quella storica, sempre affascinante:
Ci alterniamo e vado avanti nella seconda lunghezza (III+): salgo leggermente, poi traverso a sinistra e salgo verso una sosta nuova, che salto per proseguire e portarmi nel diedro verticale che sale a destra:
Non si capisce bene dalla relazione fin dove mi devo spingere, così nel dubbio, non vedendo oltre uno strapiombo se sopra troverò la sosta o no, decido di fermarmi a questa sosta storica, probabilmente originale del Fortissimo: due chiodi, che collego e che rinforzo con un buon friend medio:
Bruno mi raggiunge; il diedro prosegue verticale, chiuso da qualche tettino.
Decidiamo di lasciare a Bruno la dulfer dell'ultimo tiro, così resto davanti io per la terza lunghezza (5b), bellissima:
Trovo un'ottima sosta a spit e catena e recupero l'amico:
La temperatura è strepitosa, incredibile che oggi sia l'ultimo dell'anno!Sbagliando, pensiamo di essere già all'ultimo tiro... Bruno va avanti e supera un singolo passo insidioso (5c), per poi salire un diedrino che non è la celebre fessura finale...
Decide comunque di proseguire e di salire la mitica dulfer direttamente, piazzando un paio di friend, ma costretto a usare l'ultimo spit causa la mancanza di un secondo friend medio-grande come quello usato poco sotto.
Tocca poi a me:
Che dire, un tiro magnifico:
La roccia è particolarmente buona come grip, temevo un po' di usura, invece no:
Tutta in dulfer:
All'uscita della via, ci portiamo in alto uscendo a sinistra lungo un tratto attrezzato con spit (ma fattibile in slego, con un minimo di attenzione), poi saliamo verso l'attacco della Diretta Bianciotto (6a/b 2L 50 m):
Ancora un po' ghisato dalla dulfer finale, lascio a Bruno condurre i due tiri di questa via a cui tiene.La prima lunghezza (6a/b) è una variante diretta dello Spigolo Bianciotto, molto bella e su roccia strepitosa, con chiodatura decisamente plaisir:
Placca, breve strapiombo non difficile, poi una placca delicata, che costringe ad un balletto di appoggi piuttosto aleatori, alternando una mano sullo spigolo a sinistra ad altri passi più interni:
La gestione del baricentro non è sempre semplice e Bruno lotta bene, fino alla comoda sosta su terrazzino:
La partenza del secondo tiro (5c+) presenta un passo molto particolare verso sinistra, da cui poi si torna sul filo dello spigolo:
Si prosegue sul filo dello spigolo, con passaggi splendidi, aerei e su roccia da urlo, poi io e l'amico interpretiamo in maniera differente gli ultimi 7-8 metri della via: Bruno si ribalta a destra in parete e ne risale la parte finale; io resto sullo spigolo e ne esco solo in uscita:
La mia uscita:
Autoscatto in cima, beatamente al sole:
Il Monviso (m 3.841) è sempre là:Con una sola doppia ci portiamo sulla traccia di discesa, dove avevamo lasciato gli zaini:
In pochi minuti siamo siamo al rifugio, proprio mentre Livio fa ritorno a sua volta.
Sgranocchiamo qualcosa nel piazzale antistante, dove per la verità mi aspettavo di trovare molta più gente, essendo Capodanno con condizioni atmosferiche incredibilmente favorevoli e piacevoli...
E' ancora presto quando torniamo a casa, in vista dei bagordi di questa sera.
Nessun commento:
Posta un commento