Sabato 5 dicembre 2009
Io e Paolino l'Alpino
Fortunatamente mi capita molto di rado, ma stavolta devo commentare che la via non mi è piaciuta.
Andiamo per ordine: le precipitazioni e le temperature di questi giorni ci fanno propendere per il clima sempre invidiabile della riviera ligure.
Andiamo a far visita alla nuova via (2008) Mediterranea (5c D+ 7L 200 m) al Monte Rama (m 1.148), nell'entroterra di Arenzano (GE).
Conosciamo già la zona, la scorsa primavera abbiamo salito una bella via al vicino Bric Camulà (m 818).
Posteggiamo, ci prepariamo ed imbocchiamo il sentiero che ne risale le pendici: un sentiero molto bello e panoramico, con vista mare e sui vicini campi da golf:
Le cime sono tutte innevate, salvo la "nostra", essendo la più vicina al mare:
Continuiamo a salire, mentre, quasi giunti al Passo Camulà, osserviamo con entusiasmo la qualità delle rocce affioranti ovunque:
Le cime sono tutte innevate, salvo la "nostra", essendo la più vicina al mare:
Continuiamo a salire, mentre, quasi giunti al Passo Camulà, osserviamo con entusiasmo la qualità delle rocce affioranti ovunque:
Proseguiamo lungo il sentiero detto Diretta al Monte Rama e, 40 metri dopo una sorgente, lo abbandoniamo per salire all'attacco della via, poche decine di metri più in alto:
Dietro di noi, il bellissimo scorcio disegnato dal Bric Camulà (m 818) e dal mare sullo sfondo:
Le placche da cui inizia la via:
Ci prepariamo: l'attacco è segnalato da una freccia bianca di vernice sulla parete; ci leghiamo e parto io per il primo tiro (V-):
Supero la placca, a tratti verticale, su roccia non splendida (serpentino); la spittatura è buona, quindi esco su una grande cengia erbosa.
Alla base di una parete lievemente strapiombante trovo due spit da collegare, da cui recupero Paolino.
La temperatura è buona, un po' di vento fresco, ma la Liguria è comunque un altro pianeta (o meglio, un'altra stagione) rispetto alle Alpi...
Ci alterniamo e Paolino passa in testa: un paio di metri alla sinistra della sosta attacca un breve strapiombo, piuttosto bagnato, quindi si issa a fatica lungo le placche soprastanti (5c):
Non si tratta tanto della fatica fisica, ma questa roccia non dà sensazioni molto positive riguardo al grip, la tenuta della scarpetta in placca...
Non si tratta tanto della fatica fisica, ma questa roccia non dà sensazioni molto positive riguardo al grip, la tenuta della scarpetta in placca...
Una ventina di minuti dopo le difficoltà diminuiscono e, anziché sostare su albero come recita la relazione, preferisce proseguire per portarsi alla base del tiro successivo.
I problemi sono due: non ci sentiamo assolutamente a voce ed inoltre penso che non sia il massimo della sicurezza salire assicurati da 60 metri di distanza, con 60 metri di corda elastica a trattenere un eventuale volo...
Quando penso che l'amico mi stia effettivamente tenendo in sicura, parto e scalo anch'io con i miei buoni problemi il muro che mi sovrasta.
Quando penso che l'amico mi stia effettivamente tenendo in sicura, parto e scalo anch'io con i miei buoni problemi il muro che mi sovrasta.
La roccia non mi piace e non mi trasmette fiducia; tra l'altro, qualche scaglia effettivamente si stacca...
Un altro trasferimento a piedi ci porta alla base di una placca di buona roccia, che salgo senza difficoltà (III):
Supero la paretina, che mi porta ancora una volta lungo un pendio erboso, dove rinvio anche un albero...
Supero la paretina, che mi porta ancora una volta lungo un pendio erboso, dove rinvio anche un albero...
Sosto su un albero e faccio salire Paolino, mentre guardo già dubbioso il prossimo tiro.
Infatti ci aspetta il quarto tiro (V-), che propone quasi subito il cosiddetto Passo della Salamandra, dove occorre strisciare sotto una grande scaglia staccata, in placca:
Il problema è che la placca è invasa da una colata d'acqua...
Il problema è che la placca è invasa da una colata d'acqua...
Sembra proprio impraticabile...
Prima di desistere, propongo di fare un tentativo da parte mia: l'idea è quella di verificare se sia possibile passare un paio di metri a destra, fuori dalla strettoia, ma quando vi arrivo lascio perdere, sarebbe troppo difficile e rischioso traversare appeso solo alle mani e con i piedi nel vuoto...
Sinceramente, se dovessi forzare il passaggio per accedere alla vetta del Cervino o del Badile, potrei correre qualche rischio in più, ma oggi non mi sembra il caso...
Facciamo su le corde e risaliamo una rampa erbosa verso destra, poi ci imbattiamo nella parte finale della Via del Vecchio, facile, che percorriamo slegati seguendo frecce bianche di vernice sulla roccia:
Alle 14,00 siamo in vetta al Monte Rama (m 1.148) e la vista spazia subito verso Genova:
Verso sud, il mare:
A nord-ovest, le Alpi Marittime:
Verso nord-est:
Fa freddino in cima, infatti abbonda il ghiaccio:
Autoscatto, la via non ci è piaciuta granché, ma il posto è bellissimo:
Alle 14,00 siamo in vetta al Monte Rama (m 1.148) e la vista spazia subito verso Genova:
Verso sud, il mare:
A nord-ovest, le Alpi Marittime:
Verso nord-est:
Fa freddino in cima, infatti abbonda il ghiaccio:
Autoscatto, la via non ci è piaciuta granché, ma il posto è bellissimo:
Questi luoghi meritano senz'altro di essere visitati, soprattutto camminando; scendiamo, senza accorgercene abbiamo percorso 1.000 metri di dislivello!
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