sabato 9 maggio 2009

BRIC CAMULA' (m 818): Cresta dei Guaranì




Sabato 9 maggio 2009


Io e Paolino l'Alpino

Continua il meteo avverso di questo 2009 veramente problematico...
Avevamo in programma un bel canalino di neve ed una vetta in quota, ma le previsioni sconsigliavano, quindi optiamo per una via di roccia al sole.
Andiamo nell'entroterra genovese a ripetere una via nuova di Andrea Parodi, la Cresta dei Guaranì (5a 12L 400 m) al Bric Camulà (m 818).
Partenza comoda, autostrada e parcheggio in zona tranquilla; un buon sentiero ci accompagna per oltre mezz'ora, poi lo lasciamo per risalire una pietraia e puntare all'attacco della cresta:



50' di avvicinamento, il caldo si fa sentire, ma ci siamo.
La via è di stampo alpinistico, ci sono 3 o 4 chiodi in 400 m di sviluppo; partiamo armati di tutto punto: rinvii, fettucce, cordini, nut, friend, martello e chiodi.

Ci leghiamo e parto io: salgo un muretto a sinistra dello spigolo (vecchio chiodo in partenza, III+), poi una bella paretina fessurata (IV-, un chiodo), per uscire su cresta facile fino ad un terrazzino, dove sosto su spuntoni:

Paolino mi raggiunge, cavalcando la "prua" di ottimo serpentino:

Ci alterniamo al comando: Paolino prosegue lungo la cresta articolata, superando due brevi risalti (II e III), e sosta ai piedi di un torrione verticale.

Il terzo tiro (IV+) propone il primo passaggio impegnativo dal punto di vista fisico: il torrione verticale è solcato sulla sinistra da una larga fessura, che supero vincendo un tratto leggermente strapiombante (IV+, un chiodo):

Uscito su un terrazzo, percorro una fessura-diedro articolata (II+), molto divertente e su roccia ottima, e raggiungo una cengia sul lato sud del torrione (20 m, sosta con chiodo), dopo aver posizionato un friend:

Paolino mi raggiunge:

Passa avanti per la quarta lunghezza (IV+), prima su placca inclinata (IV, un chiodo), poi lungo una fessura lievemente strapiombante ma con buone maniglie (passo di IV+, un chiodo), fino a ritornare in cresta; percorre poi alcuni metri sul facile, fino ad un alberello di sosta:


Seguono due facili lunghezze (III- e II), fino alla base di un muro verticale esposto a nord,
verticale ma con ottimi appigli (IV). Lo affronto, proteggendomi con un buon nut, ne esco piegando a destra lungo una fessura obliqua (III), che mi riporta su cresta più facile, dove trovo uno spuntone per la sosta:

Paolino mi raggiunge e riparte per l'ottavo tiro (II+): sale un bel muretto articolato (II+) e per una facile crestina si porta alla base del torrione successivo:

Il torrione è solcato da una fessura-diedro (IV): giunto ad un chiodo, muovo un passo a sinistra, salgo e mi porto in cresta. Vinco un gradino verticale (passo di IV+), poi per cresta facile vado a sostare su spuntone alla base del torrione successivo.


Nel recuperare le corde, ho qualche problema quando una di queste si incastra in una fessura: devo staccarmi dalla sosta, fissare quella già recuperata e ridiscendere qualche metro, rinviato al ramo di corda assicurato. Poi, posso recuperare Paolino:


Il quale si diverte a cavalcare la cresta:

Decimo tiro: Paolino sale facilmente ad un chiodo vicino allo spigolo del torrione. All’altezza del chiodo, la relazione parla di un passo a sinistra (V- esposto), che, per rocce articolate, conduce in cima al torrione:

Qualcuno qui ha ravanato non poco, lasciando anche un friend incastrato sulla destra, fuori via...
Paolino studia un po' il passaggio, pensando anche di piantare un ulteriore chiodo al di sopra del passaggio, ma la fessura è cieca. Allora si convince che deve salire così com'è e in effetti non trova difficoltà particolari: il passaggio è più psicologico che tecnico.

Giunti alla base del torrione successivo, lo attacco sulla destra e vado a tenere una bella lama orizzontale (IV, un chiodo), quindi mi muovo un passo a sinistra, da dove salgo con fatica dritto su placca compatta (un passo di IV+); proseguo poi per rocce più facili (III) e, superando un breve strapiombo (passo di V-, un chiodo), guadagna la sommità dell'ennesimo torrione:

Paolino giunge a sua volta in cima al torrione:


La temperatura è perfetta, si sta benissimo.
Il dodicesimo tiro percorre una cresta quasi orizzontale: Paolino aggira a sinistra un piccolo spuntone strapiombante e arriva su un terrazzo (I e II, 30 m). Qui la cresta vera e propria si esaurisce sul fianco settentrionale del secondo crestone della montagna.

Facciamo una pausa per mangiare e bere qualcosa, togliendo le scarpette e rilassandoci completamente.
Da qui abbiamo ancora una serie di torrioni e di crestine che conducono in vetta, ma le difficoltà rimangono entro il III grado, per cui ci sleghiamo.
La vetta del Bric Camulà (m 818):

La via offre ancora qualche spunto interessante con una paretina verticale e divertente:

Alla nostra destra, il vicino Monte Rama (m 1.149):

Verso le 15,00 siamo in cima, da cui si gode un panorama splendido:

Autoscatto di vetta:

Parte della cresta percorsa:

Dopo la firma del libro di vetta, scendiamo lungo un sentiero veramente bellissimo:

Il panorama è incantevole:

2 commenti:

andreaparodi ha detto...

Bravi. Avete fatto delle belle foto. E' vero che lungo la via ci sono pochi chiodi, ma così a salirla c'è più soddisfazione e bisogna essere un po' "alpinisti" non solo arrampicatori... Comunque, secondo me, i chiodi necessari ci sono: ne aggiungerei solo uno sul muretto iniziale del settimo tiro, perché lì se uno non sa usare i nut o friend rischia di farsi male.
L'avete già provata "Mediterranea"? La roccia in qualche tratto è ancora un po' da pulire, ma l'arrampicata è bella, l'ambiente bellissimo e la via è attrezzata con spit...
Ciao
Andrea

DANI ha detto...

Ciao Andrea,
hai ragione, i chiodi che servono ci sono tutti.
Complimenti per avere individuato questa linea di salita: a differenza di altre realizzazioni liguri (non tue...), non è assolutamente forzata, ci sta tutta!
Grazie ai chiodatori di vie, come sempre.
Aspetto l'uscita di un altro libro-culto come Le Alpi del Sole, fantastico.
Ciao e buone scalate!