Io e Lollo
Oggi il meteo sarà eccezionale, quindi, su spinta di Lollo che brama questa salita, decidiamo di tornare al Corno Stella (m 3.050) per salire la mitica via De Cessole (5b D- 10L 300 m).
Saliamo abbastanza rapidi verso il Rifugio Bozano, che dovrebbe riaprire questo week-end, ma quando arriviamo lo troviamo ancora chiuso: evidentemente il mitico Marco non aveva prenotazioni per oggi e magari salirà in giornata per essere pronto la sera (sarà così).
La via che saliamo oggi è di diritto nella storia dell'alpinismo del nord-ovest, rappresenta la prima salita del Corno, definito lo "scoglio inaccessibile" non a caso...
La linea:
Parto io per la prima lunghezza (IV), un diedro-fessura, che purtroppo trovo totalmente fradicio e scolante acqua...
Provo lo stesso a salire, ma giunto oltre lo spit all'inizio della dulfer mi rendo conto che sarebbe veramente pericoloso; torno indietro disarrampicando, mi fermo su un terrazzino e valuto il da farsi:
Alla fine il dado è tratto: intravedo una linea alternativa a sinistra, sperando che:
1) sia salibile
2) permetta in alto di tornare a destra verso la via originale.
Attacco le placche sopra di me, salgo ad un cordone infilato attorno a un masso a mo' di clessidra, poi la parete si raddrizza ancora.
In pratica, sto tentando di convergere a sinistra verso la prima lunghezza della via Roby (5c).
Salgo ancora, fortunatamente trovo un chiodo provvidenziale, poi traverso a sinistra un paio di metri (delicato ed esposto), per salire poi diritto su placche articolate e difficoltà via via minori, fino alla prima sosta della via Roby:
Mi raggiunge Lollo, un po' perplesso:
Sopra di noi capisco fortunatamente che riusciremo a raggiungere la seconda sosta della via De Cessole:
La raggiungo facilmente (III), trovo la sosta a spit e, nonostante veda che anche il traverso di 60 m che segue sia bagnato, penso di poter proseguire:
In effetti procedo senza eccessivi problemi, i singoli passi bagnati si superano con un paio di spaccate:
Alla fine delle corde, dopo 60 m, vedo la sosta, all'altezza della vena di quarzo:
La sosta, su spit e chiodo:
L'amico mi raggiunge:
Sopra di noi la parete sale diritta:
Salgo in diagonale a sinistra, per poi tornare a destra al di sopra della sosta:
Alla sosta successiva proseguo in alto lungo rampe e placche facili, poi raggiungo un diedro scuro, che supero uscendone a destra (saltando quindi il chiodo che sta a sinistra, in pieno camino, percorso che avevo seguito la volta precedente che ero passato di qui), per poi proseguire lungo una facile rampa placcosa, fino alla sosta alla base di un muro scuro, dopo una cinquantina di metri (IV):
Sopra di me, mentre collego gli spit di sosta, ecco il famoso mauvais pas, il passo chiave della via:
Lollo intanto mi raggiunge in sosta:
Resto davanti per il tiro del mauvais pas (IV+), lungo lo speroncino a sinistra, poi in placca fessurata, ben protetto a spit e chiodi:
Saliamo abbastanza rapidi verso il Rifugio Bozano, che dovrebbe riaprire questo week-end, ma quando arriviamo lo troviamo ancora chiuso: evidentemente il mitico Marco non aveva prenotazioni per oggi e magari salirà in giornata per essere pronto la sera (sarà così).
La via che saliamo oggi è di diritto nella storia dell'alpinismo del nord-ovest, rappresenta la prima salita del Corno, definito lo "scoglio inaccessibile" non a caso...
La linea:
C'è ancora un po' di neve lungo l'avvicinamento allo zoccolo e anche un piccolo nevaietto nella parte alta, che ha soprendentemente tenuto duro fino ad oggi (sono stato qui col Pol una decina di giorni fa).
Saliamo, la neve si rivela fattibile, ma leggermente più dura di allora, nella parte alta:
Decidiamo anche stavolta di salire direttamente all'attacco della via, senza fare altri itinerari sullo zoccolo; saliamo quindi rapidi (slegati) lungo le rampe e i diedri sulla destra della parete basale, poi saliamo il conoide erboso che ci porta all'attacco della via, dove resiste un po' di neve:Parto io per la prima lunghezza (IV), un diedro-fessura, che purtroppo trovo totalmente fradicio e scolante acqua...
Provo lo stesso a salire, ma giunto oltre lo spit all'inizio della dulfer mi rendo conto che sarebbe veramente pericoloso; torno indietro disarrampicando, mi fermo su un terrazzino e valuto il da farsi:
Alla fine il dado è tratto: intravedo una linea alternativa a sinistra, sperando che:
1) sia salibile
2) permetta in alto di tornare a destra verso la via originale.
Attacco le placche sopra di me, salgo ad un cordone infilato attorno a un masso a mo' di clessidra, poi la parete si raddrizza ancora.
In pratica, sto tentando di convergere a sinistra verso la prima lunghezza della via Roby (5c).
Salgo ancora, fortunatamente trovo un chiodo provvidenziale, poi traverso a sinistra un paio di metri (delicato ed esposto), per salire poi diritto su placche articolate e difficoltà via via minori, fino alla prima sosta della via Roby:
Mi raggiunge Lollo, un po' perplesso:
Sopra di noi capisco fortunatamente che riusciremo a raggiungere la seconda sosta della via De Cessole:
La raggiungo facilmente (III), trovo la sosta a spit e, nonostante veda che anche il traverso di 60 m che segue sia bagnato, penso di poter proseguire:
In effetti procedo senza eccessivi problemi, i singoli passi bagnati si superano con un paio di spaccate:
Alla fine delle corde, dopo 60 m, vedo la sosta, all'altezza della vena di quarzo:
La sosta, su spit e chiodo:
L'amico mi raggiunge:
Sopra di noi la parete sale diritta:
Salgo in diagonale a sinistra, per poi tornare a destra al di sopra della sosta:
Alla sosta successiva proseguo in alto lungo rampe e placche facili, poi raggiungo un diedro scuro, che supero uscendone a destra (saltando quindi il chiodo che sta a sinistra, in pieno camino, percorso che avevo seguito la volta precedente che ero passato di qui), per poi proseguire lungo una facile rampa placcosa, fino alla sosta alla base di un muro scuro, dopo una cinquantina di metri (IV):
Sopra di me, mentre collego gli spit di sosta, ecco il famoso mauvais pas, il passo chiave della via:
Lollo intanto mi raggiunge in sosta:
Resto davanti per il tiro del mauvais pas (IV+), lungo lo speroncino a sinistra, poi in placca fessurata, ben protetto a spit e chiodi:
Lollo mi segue, anche questa volta non possiamo non stupirci per l'impresa compiuta da Jean Plent oltre un secolo fa nel salire di qui, senza piantare chiodi!
Un cimelio:
Lollo in uscita dal tiro:
Il tiro successivo propone qualche passo delicato nel superamento di un diedro-fessura in dulfer (IV), poi la relazione parla di lungo traverso a sinistra, che eseguo per oltre 40 m, senza trovare la sosta però...
Perdo un po' di tempo a cercare, poi torno sui miei passi e salgo invece diritto, trovando chiodi, fino alla sosta!
Poco dopo l'amico mi raggiunge:
Lollo passa avanti per la lunghezza successiva, superando placche e muretti (III+), fino a far sosta alla base dello sperone che delimita un canale a destra.
Proseguo, traverso a destra ed entro nel canalone, fatto di placconate facili, che salgo fino alla fine delle corde, all'uscita del canale stesso, dove sosto su uno spuntone.
Lollo prosegue poi verso uno spit di sosta, circa una quindicina di metri più su, sulla forcella, a destra di una chiazza di neve e alla base della parete terminale:
Salgo senza indugio le belle placche articolate della parete finale e raggiungo il plateau sommitale, dove faccio sosta su spuntoni per recuperare il socio:
Un cimelio:
Lollo in uscita dal tiro:
Il tiro successivo propone qualche passo delicato nel superamento di un diedro-fessura in dulfer (IV), poi la relazione parla di lungo traverso a sinistra, che eseguo per oltre 40 m, senza trovare la sosta però...
Perdo un po' di tempo a cercare, poi torno sui miei passi e salgo invece diritto, trovando chiodi, fino alla sosta!
Poco dopo l'amico mi raggiunge:
Lollo passa avanti per la lunghezza successiva, superando placche e muretti (III+), fino a far sosta alla base dello sperone che delimita un canale a destra.
Proseguo, traverso a destra ed entro nel canalone, fatto di placconate facili, che salgo fino alla fine delle corde, all'uscita del canale stesso, dove sosto su uno spuntone.
Lollo prosegue poi verso uno spit di sosta, circa una quindicina di metri più su, sulla forcella, a destra di una chiazza di neve e alla base della parete terminale:
Salgo senza indugio le belle placche articolate della parete finale e raggiungo il plateau sommitale, dove faccio sosta su spuntoni per recuperare il socio:
Lollo poco prima dell'uscita dalla via:
Ora di fronte a noi abbiamo una parte di plateau da risalire, per andare a toccare la vera vetta del Corno Stella (m 3.050) e giustamente Lollo ci tiene, essendo la prima volta:
Poco dopo eccoci alla croce di vetta, con il Lourousa sullo sfondo:
Lollo arriva, con qtteggiamento quasi mistico-adoratore, quasi ascetico:
Il Canalone di Lourousa, impressionante:
Selfie in cima:
Scendiamo poi fino alle calate della Campia e rapidamente siamo giù:
La parete sud-ovest del Corno vista dal rifugio:
Grande giornata, ora si torna a casa, ma... torneremo!
Ora di fronte a noi abbiamo una parte di plateau da risalire, per andare a toccare la vera vetta del Corno Stella (m 3.050) e giustamente Lollo ci tiene, essendo la prima volta:
Poco dopo eccoci alla croce di vetta, con il Lourousa sullo sfondo:
Lollo arriva, con qtteggiamento quasi mistico-adoratore, quasi ascetico:
Il Canalone di Lourousa, impressionante:
Selfie in cima:
Scendiamo poi fino alle calate della Campia e rapidamente siamo giù:
La parete sud-ovest del Corno vista dal rifugio:
Grande giornata, ora si torna a casa, ma... torneremo!
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