Io e Paul
Dopo un week-end di brutto tempo e in vista di un nuovo week-end brutto, nonché a valle dello sconfortante esito della mia risonanza magnetica al ginoscchio (rottura del menisco mediale...), torno in montagna per regalarmi una via a lungo ammirata dal basso: la Genovesi Est (o Ravaioni) (6a TD- 7L 200 m) a Punta Figari (m 2.345), nel mio giardino della Castello-Provenzale.
Giorno di ferie, meteo ottimo e via: parcheggio sotto la Provenzale poco dopo le 8,30.
Nessun altro, a parte un'auto di austriaci che prosegue, salvo tornare indietro poco dopo e tornarsene a valle...
Il nostro Grido di Pietra:
Iniziamo l'avvicinamento, oggi ho con me anche la GoPro piantata sul casco.
Fino alle pareti della Provenzale è tutto ok, poca neve, poi iniziano i problemi: ne è venuta davvero parecchia!
Facciamo fatica, ma riusciamo a seguire all'incirca il sentiero; il problema viene quando raggiungiamo la Figari e ci tocca traversare a sinistra a mezza costa fino alla parete, il che sgnifica attraversare la lunga pietraia con massi enormi e un metro di neve sfondosa...
Un'odissea di un'ora, una nuotata nella neve alta e sprofondamenti improvvisi tra un masso e l'altro con gravi rischi di lasciarci una tibia...
La parete, magnifica, verticale e soprattutto in perfette condizioni; la nostra via sale nel bel mezzo, lungo l'evidente fessura che solca tutta la parete:
Il Colle Greguri ormai non dista più molto, via alla penosa traversata:
Giorno di ferie, meteo ottimo e via: parcheggio sotto la Provenzale poco dopo le 8,30.
Nessun altro, a parte un'auto di austriaci che prosegue, salvo tornare indietro poco dopo e tornarsene a valle...
Il nostro Grido di Pietra:
La temperatura dice 0°C:
Come abbiamo potuto vedere nell'ultimo tratto di strada, in alto c'è neve, speriamo non troppa.Iniziamo l'avvicinamento, oggi ho con me anche la GoPro piantata sul casco.
Fino alle pareti della Provenzale è tutto ok, poca neve, poi iniziano i problemi: ne è venuta davvero parecchia!
Facciamo fatica, ma riusciamo a seguire all'incirca il sentiero; il problema viene quando raggiungiamo la Figari e ci tocca traversare a sinistra a mezza costa fino alla parete, il che sgnifica attraversare la lunga pietraia con massi enormi e un metro di neve sfondosa...
Un'odissea di un'ora, una nuotata nella neve alta e sprofondamenti improvvisi tra un masso e l'altro con gravi rischi di lasciarci una tibia...
La parete, magnifica, verticale e soprattutto in perfette condizioni; la nostra via sale nel bel mezzo, lungo l'evidente fessura che solca tutta la parete:
Il Colle Greguri ormai non dista più molto, via alla penosa traversata:
Il Paul raggiunge la parete prima di me e intanto scala il primo tiro (III) in solo con scarponi, poi si assicura alla sosta con spit e catena:
Poi è la volta anche per me di salire, ma mi assicuro volentieri, avendo gli scarponcini ai piedi e per di più completamente fradici:
Paul attacca la seconda lunghezza (V+), dopo aver salito i primi metri ancora con gli scarponcini ai piedi, per evitare la neve; prosegue poi superando lo strapiombo:
per riprendere poi la fessura che caratterizza la direttrice della via:
Lo raggiungo in sosta.
Ci alterniamo davanti e attacco la terza lunghezza (5b), qualche metro a destra lungo un diedro, fino a reperire un buon chiodo e una fessura verticale:
L'esposizione si mantiene massima, caratteristica di tutta la via:
Salgo la fessura, poi ritorno lungo un diedro leggermente a sinistra, fino ad una cengetta e ad un traverso orizzontale a sinistra; rinvio un anello ad un cordino, poi raggiungo la sosta a spit e catene in una nicchia, al di sopra della fessura larga dove corre la variante di 6a+ al terzi tiro:
Il Paul sale a sua volta il tiro:
Quarto tiro(6a): strapiombo iniziale:
poi in fessura, sempre verticale:
Dopo un altro strapiombo da superarsi prima a sinistra per poi tornare a destra in obliquo, si incontra una sosta, che il Paul rinvia per proseguire su una placca piuttosto delicata (3 chiodi), attaccando infine un pilastrino, lungo la fessura che ne incide il lato destro (piuttosto sprotetto), per ritornare infine a sinistra nella grande nicchia di sosta su spit e catene:
Salgo io:
La fessurina finale:
Qui succede di tutto: vado avanti per la quinta (o forse sesta) lunghezza (V): studiamo le 2 o 3 relazioni che abbiamo in tasca, ovviamente discordanti...
Pensando che dritti sopra di noi corra una variante oppure la via Il Bello Della Diretta, provo a traversare a destra una quindicina di metri, lungo un tratto sulle mani non difficile ma sprotetto, fino a salire un breve diedro e ristabilirmi su una cengetta.
Qui vedo un paio di chiodi sul diedro ancora a destra, li raggiungo e mi spingo fino a sbucare al di sopra, ma da lì la descrizione non sembra tornare molto con le relazioni, per di più non vedo alcun segno di passaggio (chiodi o altro)...
Siccome sopra il terreno non è certo facile, non avendo (colpevolmente) con me martello e chiodi diventa pericoloso andare all'avventura senza sapere dove andrò a parare...
Aggiungiamo che si son fatte quasi le 15,00 e che siamo ormai in ombra da un pezzo e... la decisione è presto presa: in caso riesca a tornare sui passi... scendiamo.
Non senza difficoltà riesco infine a tornare indietro e buttiamo le doppie, che in sole due calate lunghe ci riportano a terra, nella neve:
Pensando che dritti sopra di noi corra una variante oppure la via Il Bello Della Diretta, provo a traversare a destra una quindicina di metri, lungo un tratto sulle mani non difficile ma sprotetto, fino a salire un breve diedro e ristabilirmi su una cengetta.
Qui vedo un paio di chiodi sul diedro ancora a destra, li raggiungo e mi spingo fino a sbucare al di sopra, ma da lì la descrizione non sembra tornare molto con le relazioni, per di più non vedo alcun segno di passaggio (chiodi o altro)...
Siccome sopra il terreno non è certo facile, non avendo (colpevolmente) con me martello e chiodi diventa pericoloso andare all'avventura senza sapere dove andrò a parare...
Aggiungiamo che si son fatte quasi le 15,00 e che siamo ormai in ombra da un pezzo e... la decisione è presto presa: in caso riesca a tornare sui passi... scendiamo.
Non senza difficoltà riesco infine a tornare indietro e buttiamo le doppie, che in sole due calate lunghe ci riportano a terra, nella neve:
La parete, allontanandoci:
La Torre e la Rocca, spettacolo:
Giù per il pendio, ora la neve fa quasi piacere:
Quel che è certo è che torneremo presto.
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