Io e Paolino l'Alpino
Un'altra bella giornata nei Cerces, ormai il Briançonnais è una seconda patria...
Purtroppo siamo solo due, oggi, e soprattutto devo rimandare il mio progetto di arrampicata sul granito del Bianco, causa mancanza di informazioni certe sulle condizioni delle vie, dopo le nevicate dei giorni scorsi.
OK, andiamo al Col de Buffère, arrivandoci per la pessima strada sterrata che si stacca poco prima del Col du Granon:la macchina è quella di Paolino, un po' più adatta...
OK, andiamo al Col de Buffère, arrivandoci per la pessima strada sterrata che si stacca poco prima del Col du Granon:la macchina è quella di Paolino, un po' più adatta...
Partenza alle 5,00.
Alle 8,00 raggiungiamo il colle, parcheggiamo, divoriamo un panino e ci prepariamo.
Alle 8,00 raggiungiamo il colle, parcheggiamo, divoriamo un panino e ci prepariamo.
Mezz'ora dopo siamo in cammino, il posto è splendido:
La vicina Pointe de Buffère (m 2.742), con le sue pareti severe in quarzite gialla:
Noi seguiamo un comodissimo sentiero a mezza costa, praticamente in piano, verso sud-ovest, magnifica balconata sui colossi del Delfinato (Agneaux, Pic Gaspard, Meije, ecc):
Dopo meno di un'ora, eccoci finalmente al misterioso (non capivamo dove potesse essere...) Vallon de la Moulette, con le sue numerose torri.
La nostra meta è la Prémière Tour de la Moulette (m 2.767), al centro della foto:
La nostra meta è la Prémière Tour de la Moulette (m 2.767), al centro della foto:
La via prescelta è una classica della zona, La Poire (5a AD+ 13L 350 m), che sale appunto l'evidente poire a sinistra della prima torre:
Come da relazione, raggiungiamo l'attacco della via dopo 1h 15' di comodo sentiero.
Paolino ha con sè i bastoncini: siccome non ripasseremo da qui in discesa, deve portarseli dietro sulla via, infilandoli dietro allo zaino.
Ci leghiamo, parte Paolino: il primo tiro (4b) attacca l'evidente diedro-fessura di fronte a noi, riprendendo un po' il discorso lasciato una settimana fa:
Giunto in sosta, chiama il mio turno: finalmente, dopo un'altra settimana di lavoro, eccoci all'inizio di una lunga avventura verticale, una nuova via da scoprire:
Sopra di me incombe una parete gialla veramente impressionante:
Salgo il tiro, quindi ci alterniamo come sempre e vado a condurre il secondo tiro (5a): purtroppo mi imbatto in uno dei camini di roccia patinée della peggior specie...
Prese e soprattutto appoggi sono lucidi come argenteria e la fiducia nel piede crolla a zero...
Mi invento strane posizioni, incastro un piede nella fessura e salgo oltre l'ostacolo, senza trovare chiodi, né possibilità di integrare, fino a quando ormai ne sono fuori:
Paolino mi raggiunge e mi conferma che il tiro era bello ostico, in queste condizioni...
Poi prosegue, prima su placce facili, poi superando un muretto più delicato (5a), ma ben protetto a spit:
Il quarto tiro (5a) è veramente bellissimo: salgo lo speroncino di roccia rossastra sulla sinistra, sul filo:
Poi attacco un muro verticale con un magnifico diedro di uscita, che interpreto in dulfer, fino al comodo terrazzino di sosta che trovo sulla sinistra:
La quinta lughezza (4c) è divertente, caratterizzata da un bel muro giallo ocra da superare in aderenza:
Intanto sui ghiaioni basali sono passati quattro ragazzi italiani, che mi chiedono quale sia la Seconda Torre...
Paolino in sosta, sullo spigolo:
Sesto tiro (4c): attacco il magnifico calcare grigio dello sperone, sul filo dello spigolo, quindi doppio la larga fessura che lo divide dalla parete di destra e salgo un paio di bei muri:
L'uscita da un diedro-camino mi porta su un comodo terrazzino di sosta, dove mi raggiunge il socio:
Alla nostra sinistra, l'impressionante ed invitante parete sud della Deuxième Tour de la Moulette:
Alle notre spalle, invece, la regina di queste valli, la Meije (m 3.983):
Settimo tiro (4b): placca facile, poi fessura e muro da scalare sulla sinistra, quindi facilmente sullo sperone successivo:
Salgo a mia volta:
Ora la via segue il filo dello sperone, senza difficoltà; possiamo rilassarci.
L'ottavo tiro (III) è una lunga galoppata, che termino quasi alla fine delle corde, sostando su un ottimo spuntone:
Ecco Paolino spuntare, con i colossi del Delfinato alle spalle:
Nona lunghezza (IV), Paolino sulle belle placche della cima dello sperone, fino alla cengia che ne segna la conclusione:
Ovviamente approfitto per farmi fotografare anch'io con le alte cime alle spalle; ormai la voglia di alta quota è esplosa...
Percorro la facile cengia, poi risalgo un couloir di rocce rotte (III), fino ad individuare il punto in cui la via riprende la parete nord della Prima Torre e prosegue verso la vetta:
Paolino sale l'undicesimo, divertentissimo tiro (4c), in opposizione nel camino e poi facilmente lungo le placche, fino alla fine delle corde:
La decima sosta, uno spit ed un chiodo da collegare:
Ecco Paolino abbarbicato ad uno spuntone, di nuovo in pieno sole:
Lo raggiungo, con alle spalle l'enorme parete sud della Seconda Torre:
Facciamo su le corde e risaliamo slegati prima lungo sfasciumi per qualche minuto, quindi lungo placche facili, fino a superare un diedro di III grado, protetto da un chiodo, che ci conduce ad una sella, posto spettacolare, da cui parte la placca del tredicesimo tiro (5a), magnifica:
Me la godo completamente, sapendo che la via sta per finire...
In cima alla placca traverso a destra sul filo, poi mi calo dalla parte opposta e raggiungo la breccia seguente, dopo aver superato un masso incastrato:
Trovo uno spit e faccio sosta:
Ormai ci siamo, facciamo nuovamente su le corde e, con la giusta attenzione, percorriamo gli ultimi 50 metri sul filo di cresta, superando alcuni gendarmi, fino a quello più alto:
Una sosta meritata, un panino e una bella bevuta; fa un caldo pazzesco, magnifica giornata; autoscatto celebrativo:
Vado ad appollaiarmi proprio sulla punta estrema della montagna:
Il Pic Gaspard (m 3.883) e la Meije (m 3.983):
Dopo il riposo, cerchiamo la via di discesa, che individuiamo subito grazie all'ottima e precisissima guida di Hervé Galley: un couloir da discendere per una ventina di metri, con attenzione (II), quindi l'evidente traccia di sentiero a mezza costa, segnalata da ometti, che taglia e porta sul versante opposto in pochi minuti:
Poco più tardi, torna visibile l'attacco della via e buona parte del suo sviluppo:
La via del ritorno è piuttosto comoda, presto ci troviamo a discendere morbidi prati, fino a raccordarci con il sentiero seguito stamane.
Dopo circa un'ora totale, eccoci in vista dell'auto, con altre grandiose pareti a sorvegliarla... Magia dei Cerces!
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