domenica 13 giugno 2010

ROCHER du PIROULIRE (m 2.517): Rave Party


Domenica 13 giugno 2010



Io e Paolino l'Alpino

Di ritorno dalla vacanza in Costiera Amalfitana, non perdo tempo e rispondo alla chiamata dei monti!
Aeroporto, nanna all'1,30 e sveglia alle 5,00...
Doppiamo il Colle della Maddalena e, pochi km dopo Larche, in Francia, svoltiamo verso il piccolo borgo di St. Ours.
Proseguiamo in macchina lungo una strada sterrata, per circa 1,5 km, poi parcheggiamo e partiamo.
Il meteo è ottimo, le previsioni sono brutte in Italia e dicono che le nuvole dovrebbero risparmiarci fino al primo pomeriggio.
La valle è splendida, circondata da torrioni dolomitici:

Ci mettiamo in cammino, l'avvicinamento è di circa un'ora.
Abbiamo due relazioni contrastanti sul sentiero da seguire: ovviamente, seguiamo quella che si rivelerà sbagliata, nel senso che ci porterà a dover guadare un torrente che in questo periodo è decisamente impetuoso...
Risaliamo per un po' lungo il corso d'acqua alla ricerca di un guado, ma è tutto vano; alla fine, Paolino propone di passare al di sopra di un ponte di neve, dove un residuo di valanga ricopre il torrente; la scelta è corretta, la neve è bella assestata e tiene, così in breve siamo sul sentiero principale.
Alla nostra destra, il Rocher du Piroulire (m 2.517) comincia a mostrarsi, anche se ancora in ombra:

Poco dopo, guadiamo il torrente in un punto favorevole, che contrassegniamo con un ometto di pietre per ritrovarlo al ritorno, e risaliamo un breve pendio, al termine del quale siamo al cospetto della montagna; sulla sinistra, la falesia, mentre al centro e sulla destra le vie lunghe:

Saliamo verso destra, con esposizione ovest-sud-ovest, ed eccoci di fronte alla parete dove corre la via Rave Party (5c D+ 6L 320 m):

La roccia è uno splendido calcare grigio, decisamente abrasivo, che sembra offrire buone garanzie di tenuta del piede in placca.

Ci leghiamo e parto io, salendo una bella placca grigia:

La parete si raddrizza:


Un breve passo a sinistra:

Ed eccomi al passo chiave: un diedrino (5c) che salgo in dulfer con buona aderenza di piedi, quindi la parete si fa più articolata e raggiungo la comoda sosta:

Mentre recupero Paolino gli manifesto tutto il mio entusiasmo per la qualità del calcare e per la bellezza della via, oltre che per l'impeccabile chiodatura:

La sosta:

Paolino attacca la seconda lunghezza (5c), prima in placca, poi superando un primo muretto:

Segue un secondo muro leggermente strapiombante, poi una placca divertente fa uscire in cengia, dove si trova la seconda sosta:

Salgo a mia volta, quindi proseguo lungo uno sperone (5b) dapprima verticale:

Poi mi sposto leggermente a destra del filo, sempre su calcare perfetto e lavorato:

Il tiro ora è un po' più abbattuto e si raddrizza negli ultimi metri, prima della sosta.
Paolino mi raggiunge:

:

Gran bella via, divertimento puro!

La quarta lunghezza (5b) è magnifica: Paolo risale una placca verticale:

Al di sopra, la via continua ad essere verticale, ma la roccia è più lavorata, offrendo un'arrampicata veramente godibile:

Eccomi all'uscita del tiro:

Riparto per le ultime due lunghezze, più semplici (un passo di 5a), che concateno involontariamente (non vedo la sosta mediana...), fino a raggiungere esattamente (60 m) l'ultima sosta, dove mi raggiunge il socio poco dopo:

Da qui la vetta è vicina: ci sleghiamo, calziamo scarponcini più comodi e percorriamo gli ultimi 60-70 m di facili roccette:

Alle 13,00 siamo in vetta, dopo poco più di 2 ore di arrampicata:

Il vicino Brec de Chambeyron (m 3.389):

Il panorama è spettacolare, in cielo arrivano le prime nuvole, ma non preoccupano:

Sul versante est la parete precipita verticalissima:

Verso nord troviamo l'ancoraggio per la calata in doppia, che ci deposita al colle 30 m più in basso:



Va detto comunque che tutte le soste della via sono attrezzate per calata in doppia, in caso di bisogno; non è il massimo della vita calarsi in via, per il fatto che c'è una certa probabilità di tirarsi in testa qualche pietra, soprattutto recuperando la corda.
Scendiamo poi dal canale nord, ormai senza più neve, lungo sfasciumi che richiedono attenzione, quindi ci volgiamo a riguardare la "nostra" cima:

Il sole comincia a giocare a nascondino con le nuvole. Ogni tanto scende anche qualche goccia, esattamente come previsto dai meteorologi.
Che spettacolo tutto intorno:

Torniamo verso il sentiero, ora si vede anche la parete ovest:

Ecco indicata la linea della via scalata:
Ritroviamo il punto in cui abbiamo attraversato il torrente e ripercorriamo a ritroso la strada, con qualche acrobazia che il "gufo" Paolino immortala così (sperando malignamente di cogliere il mio naufragio...):

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