sabato 9 febbraio 2008

Monte COUDREY (m 1.298): Via le Dita dal Naso


Sabato 9 febbraio 2008




Io e Paolino l'Alpino



Torniamo ad Albard (AO), siamo un bel gruppetto: Io, Manu, Paolino, Simo, Manu e Daniel.




Al parcheggio, ci dividiamo in due settori diversi della montagna; io e Paolino l'Alpino andiamo su Via le Dita dal Naso (6a+ D+ 400 m).

Le previsioni sono buone, ma stavolta pare che il miracolo del Coudrey (arrampicata in maglietta in pieno inverno) non si compia...

Troviamo l'attacco della via, immortalato da un Paolino che è tutto un programma...



Sono le 10,30.

Il primo tiro (3a) è bruttino, oltretutto ci sono colate d'acqua che rendono tutto più antipatico...

Parto per il secondo tiro (4a): dopo aver rimontato una facile placca, salgo un diedro verticale, con una bella lama che però è mobile ed un masso all'uscita, che offrirebbe un comodo appiglio, se non mi sembrasse mobile pure lui! Non mi fido a "tirarlo", perchè se cadesse farebbe fuori Paolino...



Eccomi in sosta, uno sguardo alla cresta che ci porta fuori definitivamente fuori dal bosco:


La terza lunghezza (3a) è ancora una facile placca abbattuta su terreno erboso... Paolino si diletta in una bella sosta su albero.

Con il quarto tiro (4a) cominciamo a divertirci: salgo una bella placca quasi verticale, poi piego salendo verso sinistra, attraversando anche una fastidiosa colata d'acqua, infine attrezzo la sosta, collegando i due spit.




Paolino mi raggiunge e parte per la quinta lunghezza (4b): sale in verticale lungo il diedro-canale scavato dall'acqua, poi sosta sulla sinistra, dopo 35 m:


Il sesto tiro (4b) è piuttosto divertente: salgo in leggero traverso verso sinistra, poi supero un muretto verticale ma ben appigliato, quindi una placca mi porta a sinistra, dove attrezzo una sosta su di un solido albero, in posizione comoda.


La temperatura è freddina; da un paio di tiri siamo finalmente al sole, dopo la prima parte in ombra, ma in compenso si è levato un vento piuttosto freddo.

Paolino percorre la settima lunghezza di corda (5a), salendo dritto una successione di muretti e, più in alto, una placca con alcuni passi delicati.


Attrezzata la sosta ancora una volta su albero, salgo io e, dopo una barretta per reintegrare qualche zucchero, parto per l'ottavo tiro, semplice tecnicamente (2c), ma delicato, a causa dell'erba scivolosa che ricopre alcune cenge; vado a sostare su una rassicurante betulla e recupero il socio.



Il nono tiro (6a) presenta una parete aggettante percorsa da una piccola lama, da superare prima in dulfer, poi in aderenza.

Parte Paolino, individuiamo il movimento corretto, ma il vento e la roccia gelida attanagliano le nostre mani, per cui non riusciamo a passare puliti.

La sosta è nuovamente al sole, fortunatamente.

Il decimo tiro (5b) tocca a me: bellissimo, partendo con una bella lama da scalare in dulfer e continuando con una piacevole placca appoggiata, in pieno sole, fino ai due spit di sosta.


Alla decima sosta si resta stupiti dalla stranezza e dalla bellezza della grande placca che rappresenta l'undicesimo ed ultimo tiro (6a+).

Recupero Paolino, che parte per l'ultimo viaggio.

Entrambi, come credo chi ci ha preceduti, pensiamo che la placca non sembra così insuperabile ed intimamente speriamo seriamente di riuscire a superare il nostro primo 6a+...
Purtroppo, come spesso accade, un conto è osservare da sotto, un altro è trovarsi in parete...

Infatti, già la prima parte del tiro, una placca piuttosto appoggiata, non si rivela così semplice, anzi: Paolino si lagna per la lunghezza della chiodatura (fin qui decisamente ravvicinata), mentre procede su movimenti aleatori...



Un punto di riposo segna la fine della placca appoggiata e l'inizio del muro verticale e qui le cose si fanno veramente toste...

Troppo, per noi.

Per salire, dobbiamo azzerare; complimenti a chi sale in libera!


Alle 16,00 siamo fuori, ci dirigiamo alle macchine, dove aspetteremo fino alle 18,00 l'arrivo dei nostri amici.

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