sabato 21 gennaio 2017

ROCCA PROVENZALE (m 2.402): Spigolo di Gaia

Sabato 21 gennaio 2017
Io e Stefano

Una giornata un po' folle, lo ammetto.
Non certo la prima, non certo l'ultima...
L'idea si fa strada nei due giorni precedenti: il meteo è bello, anche se freddo; le condizioni della parete sembrano buone, anche l'avvicinamento sembra ok, a giudicare dalla webcam.
Ovviamente stiamo parlando della Rocca Provenzale (m 2.402) e ovviamente sto parlando con Stefano.
Propongo di tentare la salita di Spigolo di Gaia (5c   TD-   5L   200 m), via che ho scalato a giugno e che mi era molto piaciuta.
Le giornate sono brevi, non si può tardare più di tanto, anche perchè prima di tutto la parete è esposta ad est, poi fa buio presto.
D'altro canto le temperature ora sono quelle vere di gennaio, è finito il falso inverno che ci ha accompagnati fino a fine anno con clima mite... Con il freddo intenso occorre attendere che il sole salga e scaldi un po' la roccia.
Le previsioni dicono zero termico a 1.000 - 1.200 m nelle ore centrali.
Al parcheggio, presso il Rifugio Campo Base, sono le 9,00 e la temperatura è -8,5°C:
La vista sulla montagna è splendida, c'è il sole e speriamo riesca a riscaldare un po' le nostre ossa e soprattutto la roccia:
L'avvicinamento però è decisamente meno agevole del previsto, a causa del ghiaccio che la fa da padrone e rende insidiosi tratti che da lontano apparivano tranquilli... La strada asfaltata per esempio (che noi dobbiamo solo attraversare, essendo sbucati per via diretta dalla boscaglia) è un'incredibile lastrone di ghiaccio purissimo... impossibile stare in piedi.
Poi risaliamo pendii a tratti innevati (anche qui spesso con ghiaccio), a tratti in erba letteralmente ghiacciata, piuttosto infida.
Comunque nulla di trascendentale... impieghiamo un'ora, ma eccoci in vista della parete, che sembra bella asciutta e pulita:
Raggiungiamo l'attacco poco dopo le 10.
Ci prepariamo, attacco io il primo tiro, vestito di tutto punto e fin qui con i guanti.
Il primo tiro è dato di IV+: salgo con le mani presto fredde e un po' insensibili, causa un fastidioso venticello che ci risparmieremmo volentieri:
Dopo un passaggio piuttosto ostico (perlomeno in queste condizioni), che non ricordavo tale, raggiungo la prima sosta, dopo aver lasciato gli scarponi a qualche metro da terra per evitare di bagnare le scarpette.
Ok Stefano, tocca a te!
Stefano sale a sua volta e conferma le mie difficoltà su un tratto medio-alto del tiro, poi ci riuniamo alla comoda sosta:
Proseguiamo a comando alternato, il secondo tiro (5a) presenta una bella successione di placche lavorate piuttosto verticali, con roccia spettacolare:
Confermo senz'altro il mio giudizio sulla chiodatura, decisamente ariosa, insomma vietato volare:
Salendo, la temperatura sembra migliorare un pochino, ma il secondo inizia sempre il tiro con le mani belle fredde. Eccomi su L2:
La terza lunghezza (5c) è splendida: salgo in diagonale verso sinistra per una quindicina di metri, poi la parete si raddrizza di brutto e offre bei muri da salire dritto per dritto, fino al tettino che vinco uscendo leggermente verso sinistra, per guadagnare la rampa inclinata che sostiene la sosta:
Stefano raggiunge la rampa finale, dove lo aspetto in sosta:

Quarto tiro (5c, in realtà se si sale dritti allo spit è più duro): traverso alla base della parete che sbarra la rampa, poi si sale in placca: sia Stefano che io più tardi supereremo il passaggio un po' sulla destra, usando il diedro, per poi tornare a sinistra verso il secondo spit:
Stefano sale il tiro (lunghissimo, 50 metri) con l'ultimo sole, nonostante siano solo le 14:
La parete infatti è esposta ad est e purtroppo ecco l'ombra che prevale... risultato: io salirò il tiro con le mani insensibili:
Sopra di noi l'ultima lunghezza (5c, anche questo bello sostenuto...), in ombra:
La tentazione sarebbe di scendere e tornare al caldo, ma manca solo un tiro e so che non è lungo.
Ok, si va!
Salgo velocemente i primi metri più articolati, poi imbocco la stretta rampa verso sinistra, che mi conduce sotto il pronunciato strapiombo, che supero dopo un primo ristabilimento, ribaltandomi su con il piede sinistro, per salire poi l'ultimo strapiombo, più ostico di quanto non sembri:
Sono nuovamente in cima alla via e recupero l'amico:
Che dire, se non che ho trovato un simpatico pazzo come me!
Autoscatto, poi via in doppia: una prima calata breve, in parte nel vuoto, ci riporta a S4; poi altre due calate lunghe fino a S2:
Un'ultima calata in doppia ci deposita giusti giusti (60 m) alla base della parete, senza intoppi.
Ambiente magnifico:
Scendiamo rapidi (stasera ho una cena a Torino con vecchi compagni di università), per quanto possibile sul ghiaccio.
La traversata della strada, in fondo, richiede l'uso delle terga:
Si chiude un'altra giornata grandiosa tra i monti, in totale solitudine.
Al ritorno all'auto la temperatura è -7°C...
Ok, lo ammetto: verso mezzanotte, di ritorno dalla cena, mi sale la febbre...

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