Io e Federico
Una salita desiderata e progettata da un po', una grande giornata che non ha tradito le aspettative.
Nel decimo anniversario dal mio incidente in Castello, cosa c'è di meglio di una splendida giornata in montagna, con un tempo finalmente magnifico e la prima scalata in cordata con Fede?
La Tete du Sanglier (m 2.653) si trova nel'alta Vallée de l'Ubaye, a quasi tre ore di auto da casa; in più la combinazione di vie che propongo a Fede è piuttosto lunga ed impegnativa, quindi il ritrovo è verso del 5,45.
Guido io e punto dritto al Colle della Maddalena, che doppiamo per scendere in Ubaye e svoltare verso Maljasset.
Arriviamo a destinazione verso le 8,30, posteggio e questa è la vista grandiosa sulla parete sud-est della montagna, anche detta "Parete dei due diedri":
Saliremo la via Fleurs de Rocaille (6a TD 4L 150 m), per poi andarci a ricongiungere con la via Jardin d'Amandine (6a TD 11L 400 m), già scalata quasi 4 anni fa, ottenendo una via di circa 380 m.
Stavolta azzecchiamo subito la via più breve per l'avvicinamento, dopo i ravanamenti di 4 anni fa, ed in circa 25' siamo all'attacco della via, segnalato da una scritta in verde:
Ci prepariamo, ci leghiamo e Fede attacca il primo tiro (5a), in un diedro verticale:
La giornata si conferma splendida dal punto di vista meteo, la temperatura è ottima.
Sappiamo che la chiodatura sarà piuttosto ariosa e lo si capisce da subito. La roccia è una magnifica e solida quarzite.
Fede sale poi la placca seguente ed il muro che lo conduce alla comoda sosta, in una nicchia.
Ci alterniamo al comando e salgo senza indugio la seconda lunghezza (5b):
Il tiro è una lunga galoppata sempre in leggero diagonale verso destra, con appigli netti e qualche appoggio da individuare con attenzione; un bellissimo tiro, dove poco dopo mi segue l'amico:
Selfie in partenza, in sosta, poi attacco le prime placche, facili ed articolate:
La parete si raddrizza e, quando raggiungo la parete scura, a tratti strapiomba.
Le prese sono sempre abbastanza buone, la via è più fisica che tecnica; un paio di passi delicati in leggero traverso a sinistra e qualche presa bagnata mi danno un po' di grattacapo, ma poco dopo sbuco in cima al pilastro, da cui recupero l'amico:
E' all'incirca mezzogiorno e la prima parte della via è finita (anzi, la via Fleurs de Rocaille termina qui), ma noi proseguiamo verso la vetta della montagna:
La tattica per quel che concerne la discesa sarà la seguente: se non ci sarà troppa neve in cima, scenderemo a piedi verso il Vallon des Houerts, al cospetto del dolomitico Sommet Rouge (m 2.845), in alternativa torneremo giù in doppia, anche se non è certo la soluzione più consigliata dalle relazioni...
Risaliamo fino al cengione, aggirando qualche nevaio, poi ci portiamo a sinistra, a reperire lo spigolo che contorna il diedrone, dove individuo e raggiungo la sesta sosta di Jardin d'Amandine; lancio una cima di corda a Fede e lo assicuro fin qui.
Da questa sosta mi innalzo per i 50 m di 4c che mi conducono alla cengia superiore, dove trovo una sosta attrezzata, 3 m a sinistra di un albero.
Traverso poi per circa 40 m a sinistra, salendo pochi metri per poi ridiscendere lungo un'evidente diedro-rampa, fino al limitare del nevaio da cui inizia l'ultima parte della via.
Assicuro l'amico in discesa:
Sgranocchiamo qualcosina, poi avanti: Fede attacca le placche del sesto tiro (5b), un tiro lunghissimo, almeno 50 m:
Raggiunta una sosta alquanto scomoda, appeso nel vuoto a destra di un diedro e al di sotto di un grande tetto, il socio mi recupera.
Mi aspetta un tiro splendido, lunghissimo e continuo, il settimo (5c):
Mi ribalto quasi subito a sinistra sullo speroncino che delimita il diedro di sosta, poi inizio a salire in verticale, superando una prima fascia strapiombante e proseguendo in massima esposizione, con un paio di passaggi più tecnici in uscita da tettini, leggermente verso sinistra, poi ancora diritto, con le corde che iniziano a far sentire il loro peso, fino alla sosta, dopo una cavalcata di oltre 45 m.
Poco dopo, Fede mi raggiunge, uscendo dall'ultima fascia strapiombante:
Che spettacolo!
Avanti, ottava lunghezza (5c): placche facili, poi qualche passo verso destra per attaccare il tetto soprastante, passaggio in realtà molto più agevole di quanto sembrasse dal basso:
Pausa ristoratrice, la vista da qui non è terrificante, non sembra esserci troppa neve.
Mancano comunque 30 minuti alla vetta...
Dopo dieci minuti raggiungiamo l'anticima e purtroppo quel che vediamo non ci piace: le cenge che permettono di salire e in parte aggirare le placche rocciose sono purtroppo ingombre di neve e, rivolte come sono verso il basso e verso un abisso di centinaia di metri, non sono molto invitanti:
Optiamo per tornare sui nostri passi ed avventurarci in una lunga serie di 9 calate in corda doppia:
Fortunatamente, a parte un paio di episodi risolti senza risalire, verso le 18 siamo a terra e possiamo imboccare il sentiero percorso all'andata in senso inverso, volgendoci continuamente ad ammirare la splendida parete appena scalata:
L'ambiente circostante è fantastico, ci porteremo il ricordo di una grande giornata in montagna, senza incontrare anima viva, come piace a me:
La parete sud-est, ora totalmente in ombra:
I due ceffi che ridiscendono a valle, soddisfatti:
La via salita:
Nel decimo anniversario dal mio incidente in Castello, cosa c'è di meglio di una splendida giornata in montagna, con un tempo finalmente magnifico e la prima scalata in cordata con Fede?
La Tete du Sanglier (m 2.653) si trova nel'alta Vallée de l'Ubaye, a quasi tre ore di auto da casa; in più la combinazione di vie che propongo a Fede è piuttosto lunga ed impegnativa, quindi il ritrovo è verso del 5,45.
Guido io e punto dritto al Colle della Maddalena, che doppiamo per scendere in Ubaye e svoltare verso Maljasset.
Arriviamo a destinazione verso le 8,30, posteggio e questa è la vista grandiosa sulla parete sud-est della montagna, anche detta "Parete dei due diedri":
Saliremo la via Fleurs de Rocaille (6a TD 4L 150 m), per poi andarci a ricongiungere con la via Jardin d'Amandine (6a TD 11L 400 m), già scalata quasi 4 anni fa, ottenendo una via di circa 380 m.
Stavolta azzecchiamo subito la via più breve per l'avvicinamento, dopo i ravanamenti di 4 anni fa, ed in circa 25' siamo all'attacco della via, segnalato da una scritta in verde:
Ci prepariamo, ci leghiamo e Fede attacca il primo tiro (5a), in un diedro verticale:
La giornata si conferma splendida dal punto di vista meteo, la temperatura è ottima.
Sappiamo che la chiodatura sarà piuttosto ariosa e lo si capisce da subito. La roccia è una magnifica e solida quarzite.
Fede sale poi la placca seguente ed il muro che lo conduce alla comoda sosta, in una nicchia.
Ci alterniamo al comando e salgo senza indugio la seconda lunghezza (5b):
Il tiro è una lunga galoppata sempre in leggero diagonale verso destra, con appigli netti e qualche appoggio da individuare con attenzione; un bellissimo tiro, dove poco dopo mi segue l'amico:
Terza lunghezza (5c): diritti a goccia d'acqua, sempre in alto, sempre verticale, su prese entusiasmanti:
Eccoci al passo chiave, il quarto tiro (6a), che tocca a me:Selfie in partenza, in sosta, poi attacco le prime placche, facili ed articolate:
La parete si raddrizza e, quando raggiungo la parete scura, a tratti strapiomba.
Le prese sono sempre abbastanza buone, la via è più fisica che tecnica; un paio di passi delicati in leggero traverso a sinistra e qualche presa bagnata mi danno un po' di grattacapo, ma poco dopo sbuco in cima al pilastro, da cui recupero l'amico:
E' all'incirca mezzogiorno e la prima parte della via è finita (anzi, la via Fleurs de Rocaille termina qui), ma noi proseguiamo verso la vetta della montagna:
La tattica per quel che concerne la discesa sarà la seguente: se non ci sarà troppa neve in cima, scenderemo a piedi verso il Vallon des Houerts, al cospetto del dolomitico Sommet Rouge (m 2.845), in alternativa torneremo giù in doppia, anche se non è certo la soluzione più consigliata dalle relazioni...
Risaliamo fino al cengione, aggirando qualche nevaio, poi ci portiamo a sinistra, a reperire lo spigolo che contorna il diedrone, dove individuo e raggiungo la sesta sosta di Jardin d'Amandine; lancio una cima di corda a Fede e lo assicuro fin qui.
Da questa sosta mi innalzo per i 50 m di 4c che mi conducono alla cengia superiore, dove trovo una sosta attrezzata, 3 m a sinistra di un albero.
Traverso poi per circa 40 m a sinistra, salendo pochi metri per poi ridiscendere lungo un'evidente diedro-rampa, fino al limitare del nevaio da cui inizia l'ultima parte della via.
Assicuro l'amico in discesa:
Sgranocchiamo qualcosina, poi avanti: Fede attacca le placche del sesto tiro (5b), un tiro lunghissimo, almeno 50 m:
Raggiunta una sosta alquanto scomoda, appeso nel vuoto a destra di un diedro e al di sotto di un grande tetto, il socio mi recupera.
Mi aspetta un tiro splendido, lunghissimo e continuo, il settimo (5c):
Mi ribalto quasi subito a sinistra sullo speroncino che delimita il diedro di sosta, poi inizio a salire in verticale, superando una prima fascia strapiombante e proseguendo in massima esposizione, con un paio di passaggi più tecnici in uscita da tettini, leggermente verso sinistra, poi ancora diritto, con le corde che iniziano a far sentire il loro peso, fino alla sosta, dopo una cavalcata di oltre 45 m.
Poco dopo, Fede mi raggiunge, uscendo dall'ultima fascia strapiombante:
Che spettacolo!
Avanti, ottava lunghezza (5c): placche facili, poi qualche passo verso destra per attaccare il tetto soprastante, passaggio in realtà molto più agevole di quanto sembrasse dal basso:
Seguono altri bei passaggi, fino ad un diedro che risale da destra a sinistra, fino in sosta.
Da qui parto senza indugi per la nona ed ultima lunghezza (4b), facili placche e un paio di passaggi ancora verticali, guadagno la sosta verso le 14,45 e faccio salire il socio:
Alle nostre spalle le cime principali dell'Ubaye: l'Aiguille Pierre-André (m 2.812) e il Aiguille de Chambeyron (m 3.412):Pausa ristoratrice, la vista da qui non è terrificante, non sembra esserci troppa neve.
Mancano comunque 30 minuti alla vetta...
Dopo dieci minuti raggiungiamo l'anticima e purtroppo quel che vediamo non ci piace: le cenge che permettono di salire e in parte aggirare le placche rocciose sono purtroppo ingombre di neve e, rivolte come sono verso il basso e verso un abisso di centinaia di metri, non sono molto invitanti:
Optiamo per tornare sui nostri passi ed avventurarci in una lunga serie di 9 calate in corda doppia:
Fortunatamente, a parte un paio di episodi risolti senza risalire, verso le 18 siamo a terra e possiamo imboccare il sentiero percorso all'andata in senso inverso, volgendoci continuamente ad ammirare la splendida parete appena scalata:
L'ambiente circostante è fantastico, ci porteremo il ricordo di una grande giornata in montagna, senza incontrare anima viva, come piace a me:
La parete sud-est, ora totalmente in ombra:
I due ceffi che ridiscendono a valle, soddisfatti:
La via salita:
Non è finita: dopo la piadina e il panino lasciati nella borsa frigo (grande idea!), mi aspettano quasi tre ore di auto, ma ne è valsa ampiamente la pena!
Nessun commento:
Posta un commento