sabato 23 maggio 2015

CONTRAFFORTI di LAUSA BRUNA (m 1.600): A l'è il Travai Pi Bel Fé

Sabato 23 maggio 2015
Io e Paolino l'Alpino

L'Alpino torna ad arrampicare!
Non ho molto tempo a disposizione ed il meteo non è il massimo...
La scelta cade allora su una nuova via in una zona che conosciamo bene, il Vallone di Sant'Anna, laterale alla Valle Stura.
La nuova via di Luciano Orsi è A l'è il Travai Pi Bel Fé (6a   7L   230 m), a spit.
Al parcheggio incontriamo proprio l'apritore della via, tipo decisamente simpatico ed entusiasta, che ci svela anche qualche anteprima inedita circa altre sue recenti realizzazioni, terminate e non.
L'avvicinamento è quanto di più breve si possa immaginare: la relazione parla di 5', ma direi che se ne possono tranquillamente togliere 2!
Eccoci quindi in breve sotto la placconata su cui corrono i primi due tiri:
Targhetta col nome ben visibile:
Parto io, il primo tiro (5c) è una bella placca lavorata, con ottimo gneiss:
Forse un singolo passo delicato, non un 5c continuo:
Paolino segue:
La sosta da collegare:
Il secondo tiro (5b) prosegue lungo la medesima placca, con un risaltino in mezzo:
Giungiamo in sosta sotto ad un leggero strapiombo, che nel terzo tiro (5a) aggiro a destra, lasciando l'Alpino in sosta: 
Proseguo su placca appoggiata e lavorata, guadagnando rapidamente la cengia dove trovo la sosta:
Un brevissimo trasferimento ci conduce alla base di un elegante diedro (5c), molto divertente e ben chiodato, come del resto tutta la via:
Raggiungo il socio:
Un altro trasferimento a sinistra, guadando un ruscello, dove incontriamo i resti di qualche sfortunato camoscio, vittima delle valanghe presumibilmente:
Siamo in una gola spettacolare:
Il quinto tiro (5c+) è magnifico: prima un muretto verticale, all'inizio leggermente aggettante, da cui esco in diagonale a sinistra, per reperire uno spigolo arrotondato in placca; giunto sotto ad un tettino, lo supero con passaggio aereo ma ben appigliato, uscendo ancora a sinistra e tornando a destra al di sopra dello strapiombino, da cui una breve facile placca mi conduce in cengia:
Attraversati i 2 o 3 metri della larghezza della cengia, affronto un muro verticale magnifico, inciso da fessure e molto lavorato:
Le corde iniziano a tirare un po', ma questo è un tratto bellissimo; eccolo visto dall'alto, uscendo:
Il tiro successivo (6a) è ancora molto bello e vario: Paolino percorre pochi metri, poi supera un breve bombé in placca:

Dopo il breve passo di forza per uscire, dove forse il 6a è un pochino largo, segue un divertente spigolo, non difficile:
Alla penultima sosta, il pasticcio: la ghiera del moschettone con cui Paolino mi ha recuperato in autobloccante rimane inchiodata e non c'è verso di aprirla!
Ci proviamo entrambi, io me la rido, lui meno...
Alla fine sfodero una soluzione che nemmeno McGiver (per chi è sopra i 35 anni un nome, una garanzia :D): uso qualche goccia di crema solare come lubrificante nel filetto della ghiera e così il moschettone si apre!
Ok, possiamo proseguire: vado avanti per il settimo ed ultimo tiro (5c): proseguo brevemente lungo lo spigolo, poi traverso a sinistra con alcuni movimenti delicati:
Percorro così una bella placca lavorata su piccole tacche, sempre muovendomi in diagonale verso sinistra, finché la logica non suggerisce di salire diritto verso la sommità, con un paio di dulfer.
Giunto in cima allo sperone, faccio salire il socio, mentre sgranocchio qualcosa:
La discesa è in doppia, senza problemi particolari:
Nel complesso una bella via, decisamente varia e divertente, molto migliore di quanto ci si possa attendere da una via a quota medio-bassa.
Meritevole di essere frequentata, nelle mezze stagioni o se si ha poco tempo a disposizione.

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