Io, Manu e Paolino l'Alpino
Meteo un po' avverso, previsti temporali dal primo pomeriggio.
La scelta cade allora sul miglior compromesso possibile tra voglia di scalare e voglia di farlo in montagna... non è ancora quella vera, ma è mezza montagna, che ci condurrà ad un balcone di alto livello sul gruppo dell'Argentera.
Parcheggiamo a Tetti Lup, prima delle Terme di Valdieri, in Valle Gesso, e di fronte a noi ecco le rocce delle Placche dei Camosci (m 1.600):
Il nostro obiettivo è la via Odore di Fieno (6a D+ 8L 355 m).
L'avvicinamento non è comodissimo, ma è breve: in circa 25 minuti raggiungiamo la cengia alla base delle vie.
Sono le 9,00.
Ci prepariamo e ci leghiamo; oggi siamo in tre e i primi due tiri toccano a Paolino, che attacca le placche della prima lunghezza (5c che secondo noi non va oltre il 5b):
La via è caratterizzata dal fatto che i tiri sono tutti piuttosto lunghi, da 40 a 50 metri.
Salgo come secondo, seguito da Manu:
Il secondo tiro (6a) è divertente e lungo 50 m.
Una facile placca conduce sotto ad un breve strapiombo, da superare senza difficoltà grazie alle lame presenti a destra:
Segue una placca verticale con un singolo passaggio delicato e tecnico (6a):
Manu sale per secondo:Cambio della guardia, passo avanti io.
La terza lunghezza (4c) è molto semplice e poco significativa, una pascolata tra arbusti e singoli risalti in placca:
Qualche passo interessante:
Dalla comoda sosta da collegare, un po' nascosta in una nicchia sulla destra, recupero i compagni, poi affronto il quarto tiro (5a), molto divertente.
Una lunga placconata lavorata, segnata da fessure, fino alla grande cengia che taglia tutta la parete, dove sosto su un albero:
La quinta lunghezza (5b) è da un lato magnifica, dall'altro un po' ingaggiosa, in quanto si tratta di una lunga parete in placca con soli due chiodi in oltre 40 metri...
La placca è molto lavorata, ottima:
Alla fine scovo la sosta e recupero i compagni, lontanissimi:
Cambio al comando, passa avanti Manu.
Il sesto tiro (5c/6a) è il più bello della via, insieme con il precedente: una serie di diedri e placche conduce alla base di uno strapiombo:
Manu lo supera, quindi percorre il muro verticale che segue senza trovare chiodi o spit:
Qui secondo me non ci siamo con la chiodatura: da metà via in avanti, la chiodatura cambia drasticamente, troveremo pochi chiodi e messi con criterio discutibile.
Parere nostro, per quanto opinabile...
Manu prosegue, sempre più in alto, anche questo tiro è bello lungo:
Finalmente tocca a noi e vado avanti; qui sono nel punto più divertente, uno strapiombo da superare in leggero diagonale a destra, con ottime prese:
Paolino sotto di me:
La delicata placca di uscita:
Il settimo tiro (6a) propone prima una serie di risalti placcosi senza difficoltà, quindi un muro liscio:
Quando siamo riuniti in sosta, terminiamo qui la via: ci accorgeremo poi che c'era ancora un tiro facile, poco significativo, al punto che secondo noi era finita lì.
Alle nostra spalle la vista è letteralmente catturata dall'Argentera (m 3.297), dal magnifico Canalone di Lourousa e, alla sua destra, dalla parete nord-est del Corno Stella (m 3.050):
Autoscatto in cima:
Una serie di doppie, alcune (specie la seconda) laboriose e dove mi tocca la solita manovra di risalita su machard, e torniamo a terra:
Non piove e non pioverà: col senno di poi, potevamo fare di più oggi, anche perchè la via nel complesso è carina, ma non certo entusiasmante.
Ma la stagione è appena all'inizio...
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