Mercoledì e Giovedì 10-11 agosto 2011
Io e Manu
Finalmente!!!
Dopo anni di studio e di attesa, quasi di appostamento, stavolta è quella buona.
Pizzo Badile (m 3.308), che saliremo lungo lo Spigolo Nord (5a+ D 1.100 m) per discendere sul versante sud, italiano, e tornare in qualche modo in Svizzera a recuperare l'auto.Dopo anni di studio e di attesa, quasi di appostamento, stavolta è quella buona.
Inizialmente dovevamo essere in 4, poi purtroppo il meteo ha fatto selezione...
Dopo una lunga e paziente attesa, aspettando almeno una finestra di 2 o 3 giorni di bel tempo, giugno e luglio se ne vanno.
Passa anche la prima decina di agosto...
In questo periodo proviamo per ben due volte a prendere ferie tutti e quattro ed a prenotare il Rifugio Sasc Fourà (m 1.904), ma il maltempo ci costringe a rimandare.
L'ultima volta è tutto organizzato per martedì 9 e mercoledì 10 agosto: meteo buono e stabile.
Purtroppo Paolino è inchiodato al lavoro...
Lo zero termico molto basso (2.150 m) e la parete non ancora perfettamente asciutta ci consigliano caldamente di spostare ancora di un giorno in avanti la scalata, con il conforto di un meteo ancora migliore e di assenza di vento.
La scelta è sofferta e condivisa in pieno (anzi, suggerita in primis) da Bruno, che però nel pomeriggio di venerdì deve essere a Genova all'imbarco dei traghetti per la Sardegna.
All'ultimo momento Bruno non se la sente di rischiare la vacanza ed il conseguente divorzio (:-D): la lunghezza della via ed i possibili problemi che si possono presentare potrebbero prolungare la nostra permanenza al Badile oltre il lecito...
Rimaniamo io e Manu, determinati.
Cade anche l'ultima remora, vale a dire la partenza a mezzogiorno: si va presto, così avremo il tempo di mangiare pranzo a Chiavenna e di fare una bella ricognizione pomeridiana dal rifugio fino all'attacco della via, tratto che percorreremo al buio.
Ho anche il numero di telefono ed un accordo con un tassista di Chiavenna, che ci verrà a recuperare a Bagni di Masino il giovedì sera, per ricondurci a Bondo a recuperare l'auto.
Ho anche il numero di telefono ed un accordo con un tassista di Chiavenna, che ci verrà a recuperare a Bagni di Masino il giovedì sera, per ricondurci a Bondo a recuperare l'auto.
Alle 7,30 passo a prenderlo e partiamo verso Chiavenna. Lì ci fermiamo in una tavola calda, dove mangiamo un trancio di pizza.
Le previsioni meteo sono confermate: perfette, sia per oggi che per domani.
Stavolta veniamo fermati alla dogana: controllo documenti ed un quarto d'ora perso...
Svoltiamo a destra per Bondo, paghiamo il pedaggio di 10 € e risaliamo la stradina sterrata che ben conosciamo, dallo scorso anno.
Parcheggio e ci prepariamo, esaltati dalla vista del Badile e del suo incredibile Spigolo Nord, questa volta sgombro di neve!
Su consiglio di Heidi, che gestisce il rifugio, lasciamo in macchina i ramponcini.
In piena caldazza, verso l'una, cominciamo la salita verso il Rifugio Sasc Fourà (m 1.904), faticosissima, ma fortunatamente breve.
Alle 14,10 siamo già arrivati: ci dissetiamo, avvertiamo Heidi del nostro arrivo ed ammiriamo la parete, come fanno tutti...
Verso le 15,00 ripartiamo verso l'alto, con imbrago, corde e mezzo litro d'acqua a testa da depositare da qualche parte nei pressi dell'attacco della via: in questo modo domani mattina saliremo leggeri per le prime 2 ore.
Salendo incontriamo altri alpinisti, che in un clima molto particolare cercano di informarsi su tutto: "dove andate a scalare qui intorno?", "come mai salite adesso con l'attrezzatura?", ecc.
Insomma, ci si studia parecchio... ognuno ha il timore di trovarsi poi dietro ad altre cordate sulla via, magari più lente...
Dunque, un anno dopo, siamo di nuovo qui:
Lungo la pietraia al limitare delle prime placche prolungamento dello spigolo, ecco un paio di tende e segni di altri posti da bivacco già occupati.
Noi imboschiamo la nostra attrezzatura sotto ad una roccia, avendo cura di avvolgerla in un grande sacco di nylon per evitare che si bagni, quindi proseguiamo verso l'alto, aggirando a destra il primo, esile, nevaio e salendo in aderenza la placca:
Incontriamo altri ragazzi che stanno perlustrando come noi, un po' di tutte le nazionalità; all'improvviso la via si raddrizza: saliamo un diedro-camino verticale di 4 o 5 metri, evitiamo il secondo nevaio sulla sinistra, per sfaciumi, quindi vediamo che di qui in poi occorre seguire un lungo diedro, presumibilmente fino alla famosa selletta quotata 2.590 m che segna l'inizio vero e proprio della via.
Per non sprecare troppe energie e per tornare in tempo per la cena delle 18,30, decidiamo di fermarci qui e torniamo indietro.Certo, invidiamo un po' quelli che si fermano qui, mentre noi dobbiamo scendere 1h 30' e la notte successiva dovremo risalire 2 ore fino a qui...
Un'ultima occhiata ed un arrivederci a domani, anzi... a stanotte:
Torniamo al rifugio, ci riposiamo, prendiamo posto in camera ed ammiriamo il nostro obiettivo, in attesa della cena:
Fuori dal rifugio facciamo la conoscenza di una vera e propria leggenda vivente di queste pareti: il grande Gianni Rusconi, autore di nuove vie (come la Via del Fratello) e di gran parte delle prime invernali delle vie del Badile:
Non solo: ci troviamo addirittura a tavola con lui per la cena, scoprendo che si tratta di una persona decisamente gradevole.
Completano la tavolata due ragazzi italiani, piuttosto giovani, che palesano qualche remora e, temo, forse non sufficiente esperienza per avventurarsi sulla nord del Badile...
Capisco che anche il nostro illustre commensale ha mangiato la foglia e, tra le righe, tenta di far desistere i due, i quali invece cercano di agganciarsi a noi due, forse...
Molto presto e con la giusta tensione tipica delle grandi occasioni, andiamo a dormire; la sveglia è puntata alle 2,00 e lo zaino è già pronto, alleggerito del peso delle corde e di mezzo litro d'acqua che abbiamo scammellato all'attacco dello spigolo.Decidiamo che non è mai troppo presto per partire, così ce ne infischiamo della colazione, fissata per le 4,00 o 4,30, e imbocchiamo il sentiero ormai noto per averlo percorso nel pomeriggio, purtroppo è buio pesto, niente luna...
Ben presto facciamo un incontro un po' inquietante, in tema di lunghezza della via che ci aspetta: incrociamo una cordata di spagnoli che stanno scendendo... dallo Spigolo!!! Sono le 3,00...
Coraggio, saliamo decisi: la temperatura è buona, si sta benissimo; apprezziamo molto il fatto di essere quasi scarichi, soprattutto le corde sono un bel fardello in genere, anche se abbiamo scelto per le due mezze da 8 mm.
Saliamo fino alle pietraie prima dell'inizio dello spigolo e ci rendiamo conto di essere rimasti troppo a sinistra; fortunatamente me ne accorgo in tempo, non perdiamo troppo tempo e torniamo a destra, quando improvvisamente... mi fermo e riconosco il posto dove abbiamo imboscato il materiale: è tutto in ordine, facciamo una breve pausa, poi via, si sale.
Raggiungiamo il punto dove ci eravamo fermati il pomeriggio precedente e proseguiamo senza incertezze: ben presto però il cammino diventa arrampicata e superiamo un diedro piuttosto verticale con un paio di passi non troppo lontani dal IV grado...
E' qui che sentenzio la correttezza del programma: se non fossimo venuti in avanscoperta ieri, dubito che avrei proseguito a salire di qui... avrei sicuramente pensato di aver sbagliato strada!
Come minimo, avrei aspettato che si facesse giorno.
Alle nostre spalle, in basso, scorgiamo dei lumini, le pile frontali di altri scalatori, alcuni molto lontani.
Ad un certo punto ci raggiungono i due ragazzi conosciuti a cena, che si mettono a ruota.
Noi intanto arriviamo alla forcella dove in genere qualcuno bivacca prima di scendere all'attacco della Cassin e volgiamo a destra, lungo lo spigolo largo e facile.
Le giornate ad agosto sono già notevolmente più corte rispetto a giugno e luglio: infatti, una volta tanto... siamo in anticipo!
La verità è che è ancora buio pesto quando raggiungiamo all'incirca la zona di attacco della via; attacco che non vogliamo certo sbagliare già dall'inizio, ragion per cui ci fermiamo su una cengia ed aspettiamo che albeggi, per vedere distintamente dove salire. Lo stesso fanno i nostri amici, che aspettano qualche metro più in basso; sono circa le 5,00:
Verso le 6,00 partiamo, ravanando un po' per trovare l'attacco giusto, che alla fine individuiamo grazie alle molte descrizioni che abbiamo e ad un po' di intraprendenza mia: salgo il diedro che corrisponde alla descrizione, benché non sia l'unico, ma quando scorgo uno spit 4 o 5 metri in alto a sinistra capisco che ci siamo:
Procederemo come prestabilito, in conserva protetta, legati con una mezza corda da 60 m sdoppiata, mentre io terrò nello zaino la seconda corda da 60 m, che potrà essere utile per le calate in doppia.
Vado avanti io nella prima parte della via, volo letteralmente entusiasta di dove mi trovo; in più la roccia è strepitosa, il famoso granito del Badile è finalmente sotto le mie dita.
Procediamo in conserva, grazie al fatto che lungo la via sono stati infissi alcuni spit: facciamo in modo che tra me e Manu rimanga sempre almeno un rinvio; le soste sono attrezzate con grossi anelli cementati; purtroppo i nostri giovani amici optano per salire tutta la via a tiri di corda, così li perdiamo di vista subito. Il secondo tiro, con gli amici che sono già lontani, in basso, e Manu in placca, che offre un passo di IV in diagonale verso destra:
Stiamo arrampicando sul versante est, sulle propaggini laterali della mitica parete nord-est del Badile, e, dopo una divertente placca lavorata, esco sul filo dello spigolo, subito dopo un evidente risalto: alla mia sinistra si sviluppa l'infinito e sinuoso Spigolo Nord:
Come da previsioni, la giornata è splendida, il sole arriva alle 6,30 ad incendiare le parti alte della montagna; non c'è vento e le condizioni sono a dir poco ideali:
Procediamo per alcuni tiri, veloci e senza problemi, sempre in conserva protetta: io davanti a rinviare i fittoni resinati che ogni tanto incontriamo, Manu a ruota:
Ovviamente ogni tanto mi devo fermare, per permettere lo scambio del materiale; mi fermo facendo sosta su spuntoni o su un fittone.
La roccia è a dir poco fantastica:
Alla nostra sinistra si apre l'oceano di granito liscio della parete Nord-Est:
Abbiamo già percorso molta strada, senza incontrare difficoltà particolari, essendo anche ben allenati a viaggiare su lunghe distanze e molto ben affiatati sul ritmo e le manovre, senza dover parlare più di tanto.
Mi fermo ad una sella, Manu mi raggiunge e sgranocchiamo qualcosa:
Avanti, proseguiamo, sospesi a metà tra due mondi: il buio che ancora avvolge le valli sotto di noi e l'azzurro intenso del cielo che rincorre il profilo sinuoso dello spigolo che stiamo letteralmente cavalcando:
Procediamo, resto davanti e nessuno ci segue, per ora.
Raggiungo un'altra sella di rocce rotte e riconosco il tratto in cui la relazione indica di deviare in parete ovest, per ritornare sul filo dello spigolo dopo un paio di tiri; Manu mi raggiunge, mentre recupero la nostra mezza corda raddoppiata:
Ok, lasciamo il percorso fin qui impossibile da smarrire, per seguire una linea incognita, di cui non c'è certezza assoluta, a causa dell'assenza di protezioni ravvicinate...
Inizio un traverso in diagonale a destra, finendo in piena parete ovest e superando qualche passaggio di quinto grado, i primi della giornata, rinviando qualche chiodo un po' datato.
Alla fine, dopo un viaggio di oltre cinquanta metri, individuo prima e raggiungo poi una sosta a chiodi su un piccolo terrazzino, da cui recupero Manu:
Siamo in piena esposizione sui precipizi della parete ovest, completamente soli; in ombra la temperatura è ancora bassina, tra l'altro... Forse ora per un momento rimpiangiamo un pochino di essere i primi, oggi; spesso può essere d'aiuto sulle grandi pareti confrontarsi con altre cordate o vedere come interpretano la relazione...
L'esame visivo della parete ci fa dubitare di essere nel giusto, eppure la descrizione dei tiri precedenti sembra confermare il percorso seguito.
Cambio al comando, passa avanti Manu, che va a cercar fortuna in parete ovest, tentando di ritornare sullo spigolo a monte degli strapiombi che lo sbarravano; anche se in realtà per un po' abbiamo rimpianto l'aver abbandonato il filo di cresta...
Traversa leggermente a sinistra, poi sale deciso ed affronta un breve strapiombo, un diedro verticale e si ritrova di nuovo sullo spigolo, con nostro grande sollievo:
Inutile sottolineare che incontra ben poche protezioni, lungo il tiro.
Riprendiamo la nostra corsa, nuovamente lungo lo spigolo, con Manu davanti:
Ci avviciniamo al punto della grande frana:
Manu segue una serie di diedri e cenge verso destra, svoltando l'angolo nuovamente in versante ovest:
Lì sale una bellissima placca lavorata, la roccia si mantiene sempre fantastica:
Intanto alle nostre spalle si vede il serpentone di cordate che seguono, in basso:
Manu resta davanti, la placca da scalare in diagonale verso sinistra si presenta abbastanza delicata in un paio di passi, ma è protetta da 2 o 3 spit:
Torniamo nei pressi dello spigolo, su roccia nuovamente più lavorata, splendida:
Alla nostra sinistra cerco con lo sguardo le placche di uscita della mitica via Cassin:
Ora la parete ci propone una serie di diedri piuttosto verticali, mentre alle nostre spalle una veloce cordata francese sembra avvicinarsi:
Infatti sulle magnifiche placche fessurate che seguono ecco che ci incrociamo:
La parete torna a piegare leggermente a destra ed a raddrizzarsi, con un diedro non difficile:
Seguo a ruota, ritrovandomi su un ballatoio, ancora una volta in piena esposizione sulla vertiginosa parete ovest:
Qui optiamo per un tiro di corda assicurato, la parete è verticale e molto esposta e siamo in ottimo orario sulla tabella di marcia:
Alla nostra destra, la grandiosa vista sulle placche di granito della Punta Sant'Anna (m 3.171) e del Pizzo Trubinasca (m 2.921), a picco sull'omonimo ghiacciaio, che ci fa capire che siamo già molto in alto:
Dunque, non dovrebbe mancare moltissimo...
La solidissima sosta:
Avanti, lungo altre sequenza di diedri e placche:
Torniamo sul filo dello spigolo, che si delinea sotto di noi infinito...
Poco sotto, la cordata francese segue:
Ora l'aria di vetta si fa sentire distintamente ed i passaggi cambiano, offrendo alcuni saliscendi sui torrioni che conducono verso la cima;
Il meteo si mantiene semplicemente perfetto, senza rischi.
Ora possiamo intravvedere la cima, davvero:
Ancora alcuni torrioni, poi pieghiamo a sinistra:
Riconosco distintamente le cenge ed i diedri che ci condurranno in cima: alterniamo passi facili, quasi di camminata, ad alcuni passaggi che richiedono ancora attenzione, alcuni anche in discesa:
Da qualche minuto sono tornato in testa, pensando di riconoscere più facilmente la via, avendola studiata per mesi; Manu segue entusiasta, ora che abbiamo capito che ce la faremo in un tempo insperato, essendo poco oltre mezzogiorno:
Supero alcuni torrioni, forse a volte non scelgo la via più facile, ma alla fine emergo in cresta, la cresta sommitale, da cui posso vedere la vetta:
Alla mia destra, tra alcune quinte di roccia, individuo già il Rifugio Gianetti, in direzione del quale dovremo scendere:
Pochi passi ed è fatta:
Alle 12,30 siamo in vetta al Pizzo Badile, il tanto agognato Spigolo è alle nostre spalle!
Di più, ci godiamo la vetta in totale solitudine, i due francesi transitano per la vetta veloci e scendono subito; le chissà quante cordate che seguono sono ancora molto indietro.
La vista può spaziare liberamente ovunque:
Solo cielo azzurro e splendide montagne, dovunque guardiamo:
Foto, uno spuntino ed una telefonata a casa:
Autoscatto celebrativo, immancabile:
La lapide che ricorda la drammatica morte di Molteni e Valsecchi, a monito del fatto che dovremo comunque tenere le antenne dritte fino a terra:
Dopo il riposo, dobbiamo scendere; lo facciamo come previsto verso sud, operando la traversata completa della montagna.
Percorriamo alcuni risalti e cenge di pietrisco, fino a portarci ai primi ancoraggi di calata:
Incontriamo una cordata che sale lungo la Normale, noi salutiamo e proseguiamo la discesa, alternando calate in corda doppia a brevi camminate in cengia:
Dopo attente valutazioni e con il conforto di un'altra cordata che ci raggiunge durante la discesa e che conosce bene la via, proseguiamo verso il basso senza intoppi.
Eccoci alla celebre croce che segna un punto caratteristico della via Normale, da cui effettuiamo le ultime calate:
Ormai manca poco, ancora calate:
Poco dopo le 15, dopo cioè circa un'ora e mezza, portiamo le chiappe a terra, come si suol dire.
La strada sarà ancora molto lunga, ora scendiamo i ghiaioni e le pietraie che ci condurranno al Rifugio Gianetti, dove facciamo una pausa culinaria.
Ripartiamo, tesi a raggiungere il fondovalle puntuali per l'appuntamento con il servizio taxi, che richiamo dal rifugio per conferma e che ci riporterà dalla Val Masino alla Val Bondasca.
Arriveremo a fondovalle verso le 20,00, dopo una discesa infinita (oltre 3 ore) e da qui all'auto, con la spiacevole coda di dover pagare un'altra volta il pedaggio per il taxi, oltre alla sua tariffa di 50 €...
Lascio immaginare la stanchezza che accompagnerà il mio viaggio di ritorno alla guida, oltre 4 ore di auto con le palpebre sempre più pesanti... ma ne è valsa ampiamente la pena, questa è una via che non può assolutamente mancare nell'elenco di qualsiasi scalatore!
Saluto queste valli con un arrivederci, la prossima volta saremo qui per la Cassin!
2 commenti:
Ciao, non è che periodicamente vi andrebbe di aggregare un nuovo membro al gruppo ?
Rob
nysalsa@gmail.com
COMPLIMENTISSIMI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ECCELLENTE DESCRIZIONE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
CHAPEAU!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
BRAVISSIMI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Cordiali Saluti.
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