Continua l'ondata di caldo anomalo, con temperature fino a 33°C ad inizio aprile...
Io lancio la proposta di tornare in Castello-Provenzale, ma gli amici declinano. Lancio un ventaglio di proposte alternative e la scelta cade sulla via Michelin-Rossetto (6a TD- 8L 260 m) alla Torre Falconera (m 1.200), in Val Chisone. Il meteo è ancora una volta spettacolare, anzi, troppo caldo. Parcheggiamo a Roure: a sinistra, la Falconera, a destra la Rocca Morel:
La salita all'attacco è faticosa, con questo caldo; dopo 40' siamo all'attacco della via.
Ci leghiamo e parte Paolino per il primo tiro (5b), lungo una placca molto abbattuta, ma altrettanto liscia:
Il secondo tiro è più semplice (4b) e saliamo in fretta:
Passa avanti Manu ed il terzo tiro (5c) ci fa capire che la gradazione è molto stretta, così come la chiodatura, che dopo i primi due tiri diventa molto parca...
Il caldo è veramente incredibile...
OK, tocca a me:
In effetti la traversata in placca a due terzi di salita presenta un passo veramente ostico, il 6a ci sta tutto...
Eccoci a quello che dovrebbe essere il tiro chiave: traverso a sinistra di 5a, poi il superamento di uno strapiombo con rari appigli in arrivo:
Manu:
Paolino:
In qualche modo saliamo tutti, poi passo avanti ed attacco la grande placca del quinto tiro (4c), intervallata da un paio di tettini:
Sesto tiro (5b): vado avanti in dulfer, ma... ci sono 2 spit ed un chiodo in oltre 25 metri... veramente criminale...
Lungo il primo diedro piazzo un buon Camalot, quindi mi ribalto sulla placca di sinistra ed affronto un passaggio molto aleatorio, che mi conduce dove non potrò più scendere, fino al prossimo, distante chiodo.
Tentenno, alla fine non mi va di rischiare le vertebre e torno giù; Manu dice che avanti lui:
Alla fine il tiro è magnifico e presto tocca a me salire:
Dalla sosta, Paolino in arrivo:
Gli ultimi due tiri ci condurranno in cima alla Torre, che sembra ancora molto lontana...
Manu attacca la placca che apre il settimo tiro (5c, ma anche qui il 6a ci sta comodo comodo...), con un primo spit piazzato ad altezza siderale da terra:
Si percorre poi un diedro verticale ed una interminabile fessura ad arco verso sinistra, sempre sulle mani, nel disperato tentativo di arrivare al lontanissimo chiodo di protezione:
Ribaltamento al di sopra del primo tetto, per affrontare poi il grande tetto che chiude le danze:
Attraversiamo la placca iniziale:
poi Paolino sale il diedro:
e parte lungo la fessura:
Il primo ribaltamento al di sopra del tetto:
Cui segue l'uscita in sosta dal grande tetto strapiombante, segnato da una provvidenziale spaccatura centrale: fatica pazzesca! Non è finita, la via non molla mai e si mantiene sostenuta e atletica: Manu resta in testa lungo l'ottavo tiro (5b):
La sosta da cui partiamo, simile a molte altre:
Ancora strapiombi...
Benché molto stanco, arriva nei pressi della vetta:
L'uscita alla croce di vetta:
Riuniti in cima, ci riposiamo, firmiamo il libro delle ascensioni ed eccoci al classico autoscatto di vetta:
La discesa inizia con una spettacolare calata nel vuoto di 25 metri:
Un lungo ed infido canalone inframezzato da salti di roccia ci conduce alla base della torre, a tentare invano di dissetarci, disidratati...
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