venerdì 1 maggio 2009

AILEFROIDE (m 1.507): Ecrins Total + Chaud Biz


Venerdì e Sabato 1-2 maggio 2009



Io, Manu e Paolino l'Alpino

Da tempo fervono i preparativi per un trip di grande divertimento arrampicatorio; stavolta il meteo non tradisce e, nonostante qualche difficoltà ad avere notizie certe sulle condizioni delle vie ad Ailefroide, soprattutto riguardo alla presenza di neve, decidiamo di andare a vedere.
Solite contrattazioni sull'orario (io e Paolino vogliamo partire presto, Manu tardi...), finalmente alle 7,20 siamo in viaggio alla volta del Colle del Monginevro.
Soste in autogrill, un incontro inquietante con un intero esercito di gendarmi apparentemente in assetto da guerra (strano esercitarsi in mezzo ai civili in un giorno festivo...) ed eccoci ad Ailefroide (m 1.507) alle 10,35.
Ci rallegriamo subito del fatto che abbiamo colto nel segno: le condizioni sono ottime, qui non nevica da giorni, a differenza delle nostre montagne, ed il clima spettacolare!

Il settore Orage d'Etoiles, accanto alla prima punta di Palavar:

Visto che le condizioni sono ottime, partiamo subito!
Ci portiamo sotto l'attacco della via Ecrins Total (5c D+ 200 m):

Per raggiungere l'attacco calpestiamo neve ben assestata per alcuni metri, il che contribuisce a rendere l'atmosfera alpinistica:

Bando agli indugi, ci leghiamo e parto io, in maglietta, lungo il primo tiro (4c), prima su splendida placca di granito, poi superando una serie di risalti.
Infine mi seguono i compari:



Bellissimo, siamo praticamente padroni assoluti della valle, non c'è quasi nessuno!

La sosta è comoda, ma devo ripartire per la seconda lunghezza (5a), prima un muro in placca:

poi in traverso verso destra:


Attrezzo la sosta, collegando i due spit, ed individuo la sosta attrezzata per l'ultima calata in doppia, quando scenderemo.
Mi raggiungono i compagni e cedo il passo a Manu per il terzo tiro (5c): prima un muro verticale:

quindi un diedro svaso e, per finire, un infido traverso verso destra, fino in sosta:

Le condizioni sono ottimali, temperatura gradevole, assenza totale di vento, chiodatura della via ottima.
Manu attacca il quarto tiro (5c), salendo in placca:

si porta quindi in un diedro quasi verticale, che offre bei movimenti:

All'uscita dal diedro, attrezza la sosta; tocca a noi, io salgo da secondo e Paolino mi segue lungo una lunghezza davvero splendida:

Altro cambio della guardia: negli ultimi tratti della via passa davanti Paolino.
La quinta lunghezza (5a) ci porta oltre lo spigolo e da qui in salita appena sotto il filo di cresta, con movimenti particolari:



La sosta è molto comoda e ne approfittiamo per dissetarci e sgranocchiare qualcosa.
Il sesto tiro (4b) non presenta difficoltà, una lunga placca appoggiata, che si raddrizza un po' negli ultimi metri:

La settima ed ultima lunghezza (5c) è veramente bellissima: Paolino si porta un paio di metri a sinistra, sale sul filo dello spigolo e, sfruttando fessure e lamette di granito perfetto, si innalza in verticale:

La via termina con una placca che si abbatte all'altezza dell'ultima sosta:



Siamo in cima alla Poire e sono le 15,30: abbiamo impiegato circa tre ore.

Un metro e mezzo alla nostra sinistra, ecco la sosta della prima calata: due spit (entrambe le piatrine si muovono...) collegati da un paio di cordini e un maillon di calata.
Prima, la proverbiale foto di vetta:

Come sempre, faccio da battistrada lungo le calate, testando mio malgrado la tenuta degli ancoraggi...
Quattro calate da 45 m ci ridepositano alla base della via.

Attorno a noi il panorama è mozzafiato:

Alle 16,30 siamo sul sentiero del ritorno, che in una ventina di minuti ci riporta alla macchina.



La conca prativa di Ailefroide è praticamente tutta per noi, così scegliamo il posto che più ci ispira e in 10 minuti montiamo la tenda:

Visto che non è tardi, decidiamo di andare a dare un'occhiata al Pré de Mme. Carle (m 1.874), per vedere la situazione neve.
Saliamo in auto e, agli ultimi tornanti, siamo impressionati dalla quantità di vetture assiepate alla fine della strada pulita, prima della trincea di neve che ancora lo ricopre...
Oltre 70 auto, il che significa rifugi tutti pieni!
Chapeau ai francesi, mentre da noi i rifugi aprono in media a giugno...
Fa freddo, Manu non è vestito, così io e Paolino andiamo a fare quattro passi sulla neve dura ed assestata...
Il filo rosso è duplice: da una parte riviviamo le tribolate vicissitudini della nostra discesa dal Pelvoux (m 3.943) l'estate scorsa lungo il Névé Pélissier ed il Névé des Militaires, dall'altra studiamo nuove vie da percorrere quest'anno.
Riscendiamo per andare a cena, ma a Pelvoux la nostra creperia-ristorante di fiducia è chiusa... Proseguiamo allora per Vallouise, il paese successivo, che visitiamo a piedi in attesa che si liberi un tavolo nell'unico ristorante aperto in tutta la valle.
Prima delle 23,00 eccoci a nanna in tenda:

La mattina, il tempo è ancora perfetto, il sole illumina già da un pezzo il settore Palavar sopra di noi:

Il nostro angolo di paradiso:

L'idea è di andare ad attaccare un'altra via: La Voie Eteinte (6a D+ 250 m).
Imbocchiamo il sentiero che porta ai rifugi du Pelvoux e du Sélé, ma dopo una decina di minuti ecco la traccia che sale a destra.
Dopo altri 20 minuti siamo sotto l'imponente prua granitica dell'Eperon de la Voie Eteinte:

Individuiamo la via, ma... piccolo particolare: gli spit, dove sono?
Il primo è a circa 2 metri da terra, ma non ne vediamo altri fino ad oltre 20 m da terra!
Piccolo conciliabolo: siamo qui per rilassarci, al diavolo la via poco chiodata!
Scendiamo e torniamo alla tenda ed al prato verde, cui Manu e Paolino non sanno resistere; si abbandonano, ma io comincio a rompere le scatole, fino a quando non convinco Paolino a rialzarsi ed a seguirmi alla ricerca di altre vie.
Cerchiamo una via tranquilla e la scelta cade su Chaud Biz (5c D 180 m).
Per la verità ravaniamo un bel po' prima di individuare la partenza della via...
Attacca Paolino (5b), muretto, poi placca e sosta:

Il secondo tiro (5b) mi vede traversare in leggera discesa verso destra, fino a doppiare lo spigolo;

lo scavalco, salendo in placca, poi traverso a sinistra e rasento un muro scuro fino ad attrezzare la sosta, su un pulpito aereo, dove mi raggiunge l'amico:

Paolino si spara, suo malgrado, il muro verticale che apre il terzo tiro (5c), molto faticoso:

Passo avanti io e accoppio i due tiri seguenti (5b e 4c), in placca fino ad incrociare il sentiero di discesa:

Ne abbiamo abbastanza, saltiamo gli ultimi due tiri che avevamo già salito 2 anni fa e ci dedichiamo alle foto di rito:

Alle nostre spalle, imperioso, il Pelvoux (m 3.943), ricordi recenti in bianco e nero:

Torniamo da Manu, ci svacchiamo un'oretta sul prato, al sole caldo, poi molliamo gli ormeggi e, previa scontata sosta al McDonald's di Briançon, facciamo rientro a casa; per me non è finita: cambio il guardaroba e parto subito per le spiagge della Liguria, dove raggiungo la mia dolce metà.

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