sabato 28 febbraio 2015

ROCCA SBARUA (m 1.000): Rivero

Sabato 28 febbraio 2015
Io e Simone 

Dopo un po' di (troppo!) tempo, si torna a scalare!
Simone risponde presente e la destinazione è la Rocca Sbarua, ancora una volta.
Oggi ne approfitto per chiudere i conti con una via che avevo iniziato anni fa e mai terminato, nonostante sia una super-classica della zona: lo Sperone Rivero (5c   6L   140 m).
La Sbarua è innevata e non c'è nessuno.
Le pareti però paiono asciutte, come avevo intuito e sperato.
La giornata però è piuttosto velata, purtroppo non avremo il sole a riscaldarci le ossa:
Apriamo un varco nella neve profonda, fortunatamente l'avvicinamento è breve ed eccoci all'attacco della via:
Ci prepariamo, attacca Simone il primo tiro (5a):
Sale lo spigolo, con qualche passo in placca ed un paio di diedrini aperti da passare in opposizione o in aderenza; sosta comoda su terrazzino:
L'ancoraggio:
Ci alterniamo in testa e salgo il secondo tiro (5c), che richiede impegno: una fessura-camino iniziale:

Roccia molto rugosa:
Dopo un delicato bilanciamento di peso sulla destra, reperisco una bellissima fessura vericale:

Un po' in dulfer, un po' in aderenza ed incastrando un piede, salgo la fessura, uscendo su comodo terrazzino di sosta, dove poco dopo mi raggiunge il socio:
Simone in azione:
Terza lunghezza (4c), che si svolge sulla parete successiva, divisa da una breve sella; Simone sale in aderenza un diedro inclinato da sinistra a destra:
Un paio di passi delicati:
Poco più in alto, sale diritto in placca verso un diedro marcato, poi scavalla lo spigolo e sale oltre:
Una delicata cengetta inclinata verso sinistra conduce in sosta:
Un passo di quinto qui ci sta, secondo noi:
Alla nostra sinistra, il muro delle Placche Gialle:
La sosta:
Ora paiono vacillare un po' le certezze sull'andamento della via...
Sopra di noi interessanti placche chiuse da un tettino in alto; la relazione parla di "diedro seguito da un tettino"... onestamente diedri non ne vedo...
Né scorgiamo alcun chiodo o spit, nemmeno sporgendoci in fuori appesi alla sosta...
Beh, da qualche parte bisogna salire: vado su diritto, in placca, poi arrivo al tettino e lo supero:

Fin qui nessun chiodo e francamente scarse possibilità di integrare, anche se non incontro difficoltà elevate.
In alto trovo un chiodo veramente vecchissimo, poi piego a sinistra ed inizio a percorrere una sorta di rampa obliqua, a metà della quale rinvio un vecchissimo cordino marcio infilato in una clessidra.
Al termine della rampa salgo un diedro, rimanendo sulla placca destra, anche perchè intanto ho visto uno spit qualche metro più su.
Mi porto sotto ad un grande tetto e traverso a sinistra, fino a reperire una comoda sosta sul filo dello spigolo, dove mi raggiunge Simone:
Non siamo sicuri di essere sulla linea giusta, ma intanto siamo ad una solida sosta e tanto ci basta.
Il tiro successivo (5c) propone una partenza verticale, ma con discrete prese, seguita da un'uscita un po' più delicata. Resto davanti io:
Incontro un'altra sosta, quella che presumo fosse quella corretta, da cui la descrizione torna a corrispondere.
Sulla destra salgo una placca piuttosto avara di appigli di appoggi, in particolare in corrispondenza di un traverso a destra, da cui, dopo aver rinviato un provvidenziale spit, posso proseguire lungo la placca ora più articolata, molto divertente:
Più avanti, incontro una parete nuovamente più verticale, solcata da una larga fessura ed un paio di magnifiche cannelures da pinzare; purtroppo le corde iniziano a tirare di brutto e la fatica aumenta...
Finalmente, dopo un viaggio di 50 metri, ecco in alto una cengia con due o tre soste, di cui scelgo la più solida.
Più tardi, ecco sbucare Simone:
La vista da qui è ancora decisamente invernale...
Siamo soli e cade anche qualche fiocco di neve:
L'ultimo tiro (4a) ci porta in vetta alla struttura: Simone sale un breve risalto, poi supera l'ultima paretina, prima in diedro, poi in placca:
Quando è il mio turno, non posso non fotografare questo splendido chiodo d'antan:
L'uscita è molto divertente ed estetica, con Simone che fa capolino dalla cima:
Eccoci riuniti in cima, dove cerchiamo un po' di spazio per sgranocchiare qualcosa, cercando di non bagnare le corde nella neve:
Una breve serie di doppie ci riporta alla base, dritti sugli scarponi: